Meridionali, arrabbiamoci! Riflessione sui limiti e sulle promesse di riscatto del nostro Sud

di Giuseppe Portonera

Tremonti è uno di quei politici che parla poco, ma che quando parla sa sempre il fatto suo. Lo abbiamo conosciuto negli anni sempre intento a far di conto, a gestire questo o quel problema finanziario, molto preciso e puntiglioso. Ultimamente, sarà la febbre da successione nel Pdl, è diventato molto più loquace ed ha sempre una parolina per tutto: ormai, le sue pubbliche uscite a conferenze o incontri con le parti sociali sono davvero imperdibili. Anche perché, di solito, sono sempre vespaio di polemiche. Il nostro ministro non s’è smentito nemmeno qualche giorno fa, quando, intervenendo all’assemblea della Coldiretti, non ha risparmiato critiche alla gestione delle risorse economiche al Sud. “Più il Sud declinava, più i fondi salivano: questa cosa è di una gravità inaccettabile”, ha evidenziato Tremonti, secondo cui la colpa di questo “scandaloso percorso” non è dell’Unione Europea né dei governi nazionali, di destra o sinistra che siano. “È colpa della cialtroneria di chi prende i soldi e non li spende: e siccome i soldi per il Sud saranno di più e non di meno nei prossimi anni, allora non si può continuare con questa gente che sa solo protestare ma non sa fare gli interessi dei cittadini”. Sono parole durissime che, come prevedibile, hanno mandato in bestia i governatori del meridione, che hanno corrisposto pan per focaccia alle critiche ministeriali.

Ma se Tremonti avesse ragione? Insomma, questi fondi esistono (anche quando qualcuno tenta di scipparli) e sono pure belli cospicui. Eppure qui al Sud le cose non vanno per nulla bene: ci sono grandi opere pubbliche che restano incompiute, una sanità che non funziona, scuole o ospedali messi male. Nell’ambito del programma 2007-2013, infatti, il Ministro ha assicurato che c’è stato per il Sud uno stanziamento di fondi europei pari a 44 miliardi, ma – dice – ne sono stati spesi solo 3,6: come mai la maggior parte di questi soldi finisce inutilizzata? Scorrendo velocemente le statistiche ci si rende conto che la Calabria, per esempio, ha utilizzato solo il 12% dei 1.868 milioni di euro assegnati, “perdendone” 1.643,84; seguono la Puglia (16,22%, spreco 2.740,44 milioni), la Sicilia (18,99%, 3.493,96), la Campania (20,8%, 3.251.16). Perché, maledizione? Perché non si usano fino all’ultimo centesimo questi benedetti fondi? Certo, se il nostro ministro è davvero convinto che la colpa sia dei governatori, questi non la pensano proprio come lui e fanno notare che grazie alle Tabelle del Rapporto Strategico 2009 redatto dal Dipartimento Politiche di Sviluppo, si può verificare che sul totale dei Fondi comunitari gestiti dai ministeri (PON), che ammonta a circa 11 miliardi, i ministeri interessati (Sviluppo Economico, Ricerca, Ambiente, Interni, Infrastrutture) hanno speso poco più di 732 milioni di euro, pari al 6,7 % della dotazione disponibile. È ovvio, insomma, che parlando di spreco di soldi, si giocherà a puntare il dito l’uno contro l’altro. Ma io, amici miei, non ci sto. Non voglio cadere nella retorica provata dello scarica-barile, ne fare polemiche autonomiste contro Roma (anche perché sapete bene come la penso su questo punto). Vorrei solo poter vivere in una terra finalmente capace di poter riscoprire l’orgoglio che l’ha sempre contraddistinta e che possa diventare treno motore, anziché vagone al rimorchio. A me piacerebbe che il tutto partisse dal basso, dalla gente comune che non ne può proprio più dei dinosauri della politica che l’hanno solo soffocata per tutto questo tempo; dai nostri laureati e dai nostri geni, che invece di dover emigrare (o meglio, fuggire) potrebbero diventare la leva con cui risollevare la nostra situazione; dai nostri lavoratori, che non possono sempre pagare per primi, vedendosi chiudere la fabbrica in cui hanno lavorato per una vita; da tutti noi, insomma, da chi il Sud lo vive per com’è davvero e non come certi tizi lo vorrebbero fare apparire. Meridionali, arrabbiamoci: ormai ce n’è proprio di bisogno! Per fare capire a chi ci comanda, che non si può spuntare a tempo di elezione e poi sparire nel nulla. Il Sud è attualmente più arretrato del Nord e la questione meridionale tiene banco da 150 anni, ok. Ma chi l’ha detto che le cose non possono cambiare? Chi l’ha detto che le nostre potenziali sono minori di quelle della Padania? Il cammino è lungo e faticoso, ma sono convito che non si possa più permettere che a decidere la strada siano sempre i soliti spreconi che ci hanno governato: favoriamo il ricambio generazionale, lanciamo la rivoluzione della buona politica proprio da qui, dal “malfamato, mafioso e sprecone” Sud. Le potenzialità non mancano, ma servono molta, molta buona volontà e tanta caparbietà. Perché il nostro futuro sia migliore del nostro passato.

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13 anni fa

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Mara
Mara
13 anni fa

Salve a tutti,
io non mi arrabbio affatto, sono del Sud e purtroppo non posso vantarmi di questo. Dico purtroppo perché fondamentalmente Tremonti e la Lega hanno ragione. Abbiamo avuto, almeno in Calabria, amministratori che hanno fondato il loro lavoro sul clientelarismo e quindi sul fallimento. Fondi stanziati a pioggia sia da governi di destra che da quelli di sinistra e spesi male, senza alcun controllo! Milioni di euro dati ad aziende per creare capannoni, assumere personale ed invece gli imprenditori girano con mercedes di ultima generazione. Sono una ragazza laureata in Ingegneria Informatica ma purtroppo ancora disoccupata per mancanza di aziende serie che mi facciano lavorare. Amo la mia terra ed i miei cari e non voglio allontanarmene per far fortuna altrove. Vivo con la speranza che ora con la nuova giunta regionale guidata da Giuseppe Scopelliti con al fianco i nostri esponenti dell’Udc la nostra Calabria migliori!

Mimmo da Ardore (RC)
Mimmo da Ardore (RC)
13 anni fa

Io aggiungerei che oltre ai governatori del Meridione la colpa è di Silvio… naturalmente Berlusconi!
E non per dare sempre la colpa a lui su tutto, ma perché il Meridione sta sempre più sprofondando e lui non è stato capace, in tanti anni di governo, a risollevarlo seriamente. Diciamo che non c’è stata proprio la volontà di volerlo fare, anche perché l’alleanza con la Lega di questi anni gliel’ha anche impedito.
Sarebbe necessario un suo intervento come l’emergenza dell’Aquila o quella dei rifiuti di Napoli, anche perché la Calabria ed in particolare la Ionica vive una situazione di arretratezza enorme che frena lo sviluppo economico e turistico, innanzi tutto per la mancanza di strade ed infrastrutture adeguate.
Tutto ciò non c’è stato, appunto, perché i candidati governatori della Locride (io parlo del mio territorio) erano più interessati ad andare singolarmente al potere (parlo delle ultime elezioni regionali, ad esempio) e sappiamo perché, visto che guadagnano più di Sarkozy e Zapatero, piuttosto che cercare di creare quella compattezza di obiettivi, programmi e voglia di cambiare le cose. Il risultato è stato la suddivisione dei voti utili senza nessuna rappresentanza alla regione.
Per concludere, direi che Tremonti non ha per niente torto, ma sbaglia non dicendo che la colpa è anche di Silvio che è disinteressato allo sviluppo della Calabria e di tutto il Meridione.
Ed io sono calabrese!

Giuseppe Portonera
13 anni fa

@Mara: ma io voglio arrabbiarmi proprio per i motivi che hai bene espresso tu, per gli “amministratori che hanno fondato il loro lavoro sul clientelarismo e quindi sul fallimento”; per i “fondi stanziati a pioggia sia da governi di destra che da quelli di sinistra e spesi male, senza alcun controllo”; e soprattutto perché una ragazza laureata come te sia costretta a rimanere disoccupata. E’ quello che ho tentato di spiegare nel mio pezzo: il Meridione è evidentemente più arretrato, ma perché chi ci ha governato in tutti questi anni non lo ha fatto nel modo giusto, visto che ha concentrato la propria attenzione in politiche clientelari che potessero assicuragli la rielezione. Il problema del lavoro non si può risolvere sistemando persone nei vari uffici ed enti regionali (Inps o cose del genere, tanto per fare un esempio): si può risolvere solo creando nuove opportunità di lavoro, attirando investimenti e capitali delle grandi industrie. Per farlo però, serve una politica illuminata: perché nel Sud non si può ripetere il miracolo economico che ha conosciuto la Spagna negli ultimi tempi? Era la cenerentola d’Europa, quasi un paese in via di sviluppo, e ora è (sebbene ci sia crisi) una nazione fantastica con strade, infrastrutture e servizi ottimi. Ecco il senso della mia arrabbiatura. E soprattutto della speranza di un futuro migliore.

@Mimmo: giusto quello che dici. Anche il governo nazionale ha la sua buona parte di colpa, ma di sicuro se i nostri amministratori fossero più decisi e capaci non ci potrebbe essere Silvio che tenga. I soldi arrivano, se ne spende un decimo e il resto torna all’Europa! Io non riesco proprio a capire perché! La situazione della tua Calabria è davvero difficile, anche peggiore di quella della mia Sicilia. Ecco perché dobbiamo farci coraggio, Mimmo, e cercare di modificare questo sistema malato e malfunzionante. Perché io di tutti questi cialtroni, nazionali e regionali, mi sono proprio stancato!
Ps: un intervento del governo è auspicabile, anche se l’Aquila e Napoli non è che siano proprio paragoni azzeccatissimi: hai visto come stanno messe le due città ultimamente, lontane dai riflettori?

gaspare
gaspare
13 anni fa

poco da dire. per quanto riguarda la regione, ha perfettamente ragione: da tre anni, per colpa di Lombardo, tutto è fermo.
E’ anche vero che se si è creata questa situazione è perchè Lombardo si limita a galleggiare grazie all’appoggio esterno di una parte del PD e soprattutto per l’appoggio del PDL Sicilia di Miccichè.
DI fatto Lombardo ha una risicata maggioranza nei numeri e per non scontentare nessuno, non fa niente e non si muove.

Alessandro Valesi
Alessandro Valesi
13 anni fa

Dal Sud Molti giovani Laureati Emigrano,da Roma in su,per cercare opportunità migliori,e la musica è uguale agli anni 70. La Sanità in Calabria è una sorta di -Fiat- e ne fanno le spese i cittadini.
Il meridionale nelle urne,vota senza manco sapere cosa,e poi si lamenta.L’Affermazione di Tremonti è verosimilmente oggettiva e plasusibile.

Mimmo da Ardore (RC)
Mimmo da Ardore (RC)
13 anni fa

@Giuseppe: Mi dispiace ma io non ci credo nel cambiamento che parte da noi “piccoli”. Come dicevo anche prima, NON C’E’ COMPATTEZZA in Calabria e questo blocca tutte le nostre speranze e volontà di cambiamento. Deve cambiare prima la testa dei cittadini che si sono ormai “abituati” a questo stato di fatto. Chi ha qualche aspirazione emigra anche all’estero, chi può sfrutta il clientelismo politico puntando ad un mensile per tirare avanti, chi azzarda qualche piccola azienda o attività commerciale sa di rischiare con tutti i pro (pochi) e i contro (ndrangheta, in pochi pagano, intoppi nelle autorizzazioni degli enti). E questi sono gli onesti. Poi ci sono quelli disonesti… ma non ne parliamo.
Il fatto dei soldi europei che tornano indietro, c’è solo una spiegazione: “molti” dei dipendenti comunali, provinciali e regionali sono stati messi su quella sedia senza che se lo meritassero, magari scavalcando altri più capaci (frutto del cosiddetto clientelismo), quindi non sono neanche all’altezza di saper “chiedere” come si ottengono questi fondi europei.
Il paragone con l’Aquila e Napoli l’ho semplicemente fatto per dire che la Calabria è un’emergenza da risolvere al più presto, di sicuro non volevo paragonare la disgrazia del terremoto con l’emergenza sviluppo del sud italia.

Giuseppe Portonera
13 anni fa

@ Mimmo: quello che dici è dannatamente vero. Noi il passato non lo possiamo cambiare, ovvio: ma possiamo fare di tutto perché il nostro futuro sia diverso. Abbiamo in maggioranza amministratori pessimi e dipendenti pubblici ancor peggiori, in grado solo di fare i fatti propri e di far perdere il treno del rilancio e del rinnovamento. E allora LIBERIAMOCENE! Partendo dal poco, dal basso. Però c’è bisogno di compattezza, senza quella non si va da nessuna parte. Tu dici che c’è ne poca? Forse è vero, ma da qualche parte bisognerà pur cominciare. Io non voglio solo sperare che tutto questo un giorno possa cambiare, voglio che accada. E da parte mia, farò tutto il possibile.
Per quanto riguarda il discorso l’Aquila, non era quello che intendevo: mi riferivo al fatto che Berlusconi si è profuso in proclami e servizi televisivi, ma concretamente la situazione è sempre quella.

Roberto Occhiuto
13 anni fa

Rabbia e speranza sono il mix giusto per cambiare la Storia, anche quella del Sud.
E’ certo, però, che per farlo occorrano classi dirigenti migliori (più preparate sui temi dello sviluppo locale, e più coraggiose per sottrarsi al ricatto del consenso), ma anche politiche nazionali più incisive.

Sono convinto che quasi tutti i problemi del Mezzogiorno siano gli stessi che affliggono il Paese, ma cento volte più gravi; e che se si facessero davvero le riforme che occorrono all’Italia, di queste riforme si gioverebbe soprattutto il Sud.
Per esempio: il nostro Paese non è sufficientemente competitivo, ha una dotazione infrastrutturale mediamente inferiore a quella degli altri paesi europei, non attrae investimenti stranieri (solo il 6% del totale degli investimenti), ha necessità di riformare la burocrazia, l’università, il sistema della formazione, di accorciare i tempi della giustizia civile, non valorizza a sufficienza il merito; il Mezzogiorno è ancor meno competitivo, ha un deficit di infrastrutture molto più grave, è ancor meno attraente per gli investimenti esteri (solo lo 0,6%), ha un livello di intermediazione politica e burocratica molto più soffocante, un sistema universitario e della ricerca insufficiente, tempi della giustizia ancora più lunghi, percorsi di mobilità sociale e di selezione quasi impermeabili al merito.
Per questo sono convinto che riformando davvero il Paese si sviluppi anche il Mezzogiorno.
Così come sono convinto che solo sviluppando il Sud possa crescere il Paese: non vi è, infatti, alcuna possibilità che l’economia italiana possa crescere e competere in Europa se 21 milioni di persone residenti nel Mezzogiorno d’Italia restano fuori da questo processo.

Occorrerebbe, poi, avere il coraggio di puntare con decisione ad alcune scelte di politica economica e di sviluppo per il Sud.
Al posto di Tremonti e delle Regioni meridionali, per esempio:
1. scambierei i contributi a fondo perduto (che costano circa 5/6 mld di euro all’anno, e che si disperdono in mille rivoli) con la istituzione di una Low Tax Area, applicando per sei anni un’aliquota di tassazione per le società del 12,5% (costerebbe circa 2mld l’anno);
2. istituirei un’agenzia per l’attrazione degli investimenti dal Mediterraneo (potrebbe essere anche la Banca del Mezzogiorno, della quale non si sente più parlare!), per fare del Sud la piattaforma logistica del Mediterraneo;
3. penserei ad un Piano straordinario per il Turismo riprogrammando in obiettivi strategici le risorse regionali, perché non è possibile che il Sud non riesca ad intercettare una parte significativa dei turisti che si recano in Italia, nonostante abbia un terzo dei siti Unesco del nostro Paese e sebbene le regioni meridionali investano (male) ogni anno circa 700 milioni nel loro (mancato) sviluppo turistico.
4. mi impegnerei per una Riforma della Formazione Professionale, che nonostante l’enorme quantità di fondi europei utilizzati non produce alcun posto di lavoro. La orienterei al potenziamento del sistema dei voucher per i giovani e le imprese, perchè ci si formi nelle imprese più che nelle aule degli enti di formazione.

Insomma, per stare nel tema del post di Giuseppe, non credo che questa volta Tremonti abbia dimostrato il suo consueto acume.
Infatti, le responsabilità dei gruppi dirigenti del Sud sono sotto gli occhi di tutti, ed è persino banale limitarsi a richiamarle soltanto. Dal responsabile della politica economica del Governo ci si attenderebbe, invece, qualche indicazione sulle strategie di sviluppo per il Mezzogiorno. Lo dico non per amore di polemica, ma perché mi preoccupa molto che anche un ministro intelligente come Tremonti si limiti ad alimentare la solita retorica del Sud ormai senza soluzioni e speranze. Più si afferma questa idea, più diventa solido l’alibi di chi non vorrebbe alcun intervento per il Mezzogiorno.

Credo che abbia più ragione Giuseppe: lo sviluppo del Mezzogiorno non è impossibile, altre zone d’Europa come l’Irlanda hanno dimostrato che si può risalire la china.
Soprattutto se ci credono i giovani e se loro stessi diventano nuova classe dirigente, per realizzare ciò che ai loro padri non è riuscito.
Dice Paolo Coelho che “c’era un posto dove qualcuno credeva nei miracoli. Siccome credeva, in quel posto i miracoli cominciarono ad accadere..”

Giuseppe Portonera
13 anni fa

Sono perfettamente d’accordo con l’onorevole Occhiuto: rabbia e speranza devono essere le molle del riscatto della nostra terra. Il nostro sviluppo deve diventare prioritario nell’agenda dei nostri amministratori: non si può più pensare di continuare a stare a galla, sperando di poter tirare a campare ogni giorno, senza alcuna progettualità e speranza nel domani. Governare una regione è difficilissimo lo so, e amministrare milioni di persone non è cosa da tutti, ma io, da giovane sedicenne, “voglio” pensare che, tutto sommato, sia un’esperienza fantastica. Serve molto acume, tanta caparbietà e voglia di impegnarsi. Bisogna essere in grado di affacciarsi alla finestra del proprio studio e immaginare come rilanciare la propria terra, sfruttandone fino all’ultimo le energie e le potenzialità. Bisogna essere capaci di lanciare proposte efficaci, costruttive e produttive e in questo senso le sue, onorevole, lo sono senz’altro: il nostro Sud è al centro del Mediterraneo, un’area economica che dopo un lungo periodo di dormiveglia, si è finalmente risvegliata. Saremo in grado di intercettare le possibilità economiche che ne conseguiranno? Saremo in grado di instaurare rotte commerciali e affaristiche con i popoli del “Mare nostrum”? Caro onorevole, mi viene un’altra idea e la butto lì: qualche anno fa il presidente Sarkozy, quando era ancora uno dei miei miti, lanciò una proposta che mi piacque molto: l’Unione per il Mediterraneo, un progetto di promozione della cooperazione tra le due sponde del mare interno, Nord e Sud. Non so come è andata finire, immagino male. Ma noi potremmo trarne una efficace lezione: nel secondo punto lei parla di una “piattaforma logistica del Mediterraneo”. Perché non la lanciamo noi? Una grande alleanza tra tutti i meridioni degli stati europei e i paesi mediterranei: sono sicuro che ne potremmo trarre un grossissimo vantaggio economico e sociale. Io vivo in una terra, la Sicilia, che ha conosciuto il melting polt di culture ed esperienze fin dalla sua nascita. Riproduciamo e rilanciamo quel meraviglioso “crogiolo” in larga scala. Se ci crediamo e se ci impegneremo davvero, sono convinto che ce la faremo.

Francesco
Francesco
13 anni fa

Fin quando non si trova il coraggio di sottrarre per Legge le risorse finanziarie alla gestione “vischiosa” della politica, il risultato finale non cambierà. Ci sono forme mentis, cricche e lobby, collaudate nel parassitizzare le risorse, distogliendole e deviandole dal fine dell’interesse pubblico, per assoggettarle all’interesse privato, con mezzi e modi, clientelari e mafiosi, comunque sempre illeciti, ma difficilmente imputabili. Da quello che vediamo è un malcostume generale, diffuso a tutte le regioni italiana. Alcune regioni del Sud, hanno difficoltà oggettive di ordine burocratico amministrativo, nell’impiego delle risorse. Ritengo che sono problemi risolvibili, quando c’è la volontà di risolverli. Ma la politica è disposta a togliere le mani dalle risorse? Per molti politici, non è una condizione accettabile volontariamente, quindi speranze ne restano poche.

Roberto Occhiuto
Roberto Occhiuto
13 anni fa

@Giuseppe: dell’importanza del rapporto col Mediterraneo si cominciò a parlare seriamente in Europa nel 1995 col Processo di Barcellona. Da lì in poi, però, sono stati fatti pochi passi in avanti, la Spagna e la Francia (proprio con Sarkozy) hanno dimostrato in questi anni maggiore sensibilità dell’Italia sulla questione.
Eppure il nostro Mezzogiorno potrebbe essere la porta naturale dell’Europa sul Mediterraneo, e viceversa. Potrebbe fornire competenze e know how a paesi che stanno registrando sensibili aumenti del PIL, anche in questi anni di crisi mondiale.
Quindi, la tua idea è senz’altro apprezzabile: per questo credo che sia utile pensare anche ad un’agenzia per l’attrazione degli investimenti dal mediterraneo (costruita sul modello della ireland development agency). Inoltre, siccome l’UE ha deciso di istituire la Banca Euromediterranea, sarebbe auspicabile che il Governo riuscisse ad ottenere che questa banca abbia sede nel Sud dell’Italia.
Infine, caro Giuseppe, complimenti per la tua passione; credo che la speranza, a differenza dei sogni, si incarni nelle volontà e nelle intenzioni dei migliori. I tuoi sedici anni, e le tue idee, mi riempiono di ottimismo per il nostro Mezzogiorno.

@ Francesco: sono d’accordo. Ma io sarei ancora più radicale: chiederei al governo solo risorse per le grandi infrastrutture che mancano al Sud ed un investimento nella fiscalità di vantaggio. Gli incentivi a fondo perduto, concessi alle imprese attraverso la vischiosa intermediazione della politica, non hanno prodotto alcuno sviluppo. Come ha detto Draghi, sono stati concessi il più delle volte ad imprese che comunque avrebbero sostenuto gli stessi investimenti; e come ha dimostrato Confindustria in un suo studio sono state polverizzate, nel 2006 – per esempio – erano attive 1317 misure di agevolazione alle imprese (91 di derivazione nazionale e ben 1216 di derivazione regionale!).
Inoltre, forse sarebbe il caso di pretendere dalle regioni del Sud due cose:
1. che programmino insieme le risorse in una logica di Macroarea, perchè altrimenti è più facile che prevalgano il localismo e i particolarismi di molta politica “cialtrona” meridionale;
2. che si dotino di sistemi di controllo sulla legittimità e sulla qualità della loro spesa pubblica. Infatti, negli anni passati, mentre sono state devolute alle regioni nuove competenze, sono stati smantellati quasi del tutto i sistemi di controllo. La conseguenze è che le Aziende Sanitarie e le Regioni stesse hanno potuto spendere senza essere sottoposte ad alcun controllo, alimentando spesa di scarsa qualità e (in molti casi, come dimostrano i deficit sanitari) con spaventosi buchi di bilancio.

Giuseppe
Giuseppe
13 anni fa

Quando parli di dinosauri della politica ti riferisci anche a Pier Ferdinando vero? L’unita’ d’Italia fu fatto con il sangue ed i soldi del Meridione..eravamo un treno e adesso ci tocca elemosinare il biglietto per la corsa.

IO SONO FIERO DELLA MIA MERIDIONALITA’ e tutti i meridionali dovrebbero leggere un po’ di storia in piu’ da quella propinata dalla scuola e ritrovare il coraggio e la fierezza per cio’ che siamo veramente.



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