postato il 20 Ottobre 2009 | in "Giovani, In evidenza, Lavoro e imprese, Spunti di riflessione"

Posto fisso o lavoro flessibile? Dite la vostra

Isabella Ragonese in un'immagine del film Tutta la vita davanti, regia di Paolo VirzìMai tramontato nei discorsi tra i giovani, dopo le dichiarazioni del ministro Tremonti torna di attualità anche nella cronaca politica il dibattito sul posto fisso. Facciamo un passo indietro al giugno del 2003, quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi commentava il maxidecreto di attuazione della cosiddetta “legge Biagi” (30/2003) dicendo: “Con questa riforma il mercato del lavoro in Italia è tra i più flessibili d’Europa”.
All’origine della riforma c’era il “Libro Bianco” scritto da Biagi a fine 2001 in cui il giuslavorista, assassinato nel marzo 2002 a Bologna dalle nuove Br, indicava le sue ricette per raggiungere l’obiettivo posto all’Italia dalla Ue, e cioè il raggiungimento di un tasso di occupazione pari al 70% entro il 2010. Apertura del collocamento ai privati; aumento delle forme di lavoro flessibile con la caduta dei vincoli sui vecchi contratti atipici; la possibilità di ricorrere al lavoro interinale e al part-time. Poi la nascita di nuovo contratti: a chiamata (job on call), occasionale, interinale a tempo indeterminato (staff leasing), ripartito (job sharing). E, ancora, i contratti “a progetto” al fine di eliminare l´abuso del co.co.co. (il contratto di collaborazione coordinata e continuativa) per lavoratori che svolgono a tutti gli effetti un lavoro dipendente.

Prima della legge 30 del 2003, nel giugno del ’97 era stato il “pacchetto Treu” a introdurre nell’ordinamento italiano il lavoro interinale, precedentemente vietato dalla Legge n. 1369 del 1960. Il concetto del lavoro interinale prevede che il dipendente “temporaneo” venga assunto da una società che poi lo “affitta” ad un’altra azienda per un periodo definito e limitato, ma con un contratto che gli garantisce le stesse tutele dei colleghi lavoratori a tempo indeterminato.

Con il pacchetto Treu prima, con la legge Biagi poi, irrompe nel mercato del lavoro il concetto di”lavoro flessibile”: non più un posto fisso per tutta la vita, ma un cambiamento di occupazione e datori di lavoro che, in un´ottica di crescita, dovrebbe permettere al lavoratore di migliorare le proprie conoscenze e il proprio livello occupazionale nell’arco della vita.

In Italia, secondo l´Istat, i lavoratori senza posto fisso sono 2.214.000 su un totale di 23 milioni e 200 mila occupati. Circa un lavoratore su 10 in Italia è quindi “precario o flessibile” .

Ma qual è la differenza tra flessibilità e precarietà? In un mercato del lavoro flessibile, la precarietà nasce nel momento in cui mancano forme di tutela adatte alla nuova organizzazione del lavoro e pesa sulle spalle dei più giovani che, a differenza dei loro coetanei di altri Paesi, non hanno sussidi di disoccupazione, salari minimi, prospettive di pensione minima, accesso a mutui e prestiti semplici.

E voi come la pensate? Preferireste il posto fisso o siete per una flessibilità con migliori ammortizzatori sociali. Sareste disposti a concepire il lavoro come in Inghilterra o negli Usa, dove esistono persino contratti settimanali, ma se si perde il lavoro si ha la quasi certezza di trovarne un altro? E ancora, considerate il lavoro un mezzo per vivere o un fine per la realizzazione personale?
Dite la vostra.

Il dibattito in Rete

21 Commenti
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gianluca
gianluca
14 anni fa

Il lavoro flessibile può essere affascinate ma la vita, ed il futuro, non sono un gioco…

Mimmo da Ardore
Mimmo da Ardore
14 anni fa

Innanzi tutto al giorno d’oggi non si può che lavorare in due in famiglia, per poter avere una vita agiata e dignitosa. La vita è fatta per essere vissuta e non per andare avanti. Quindi penso che il lavoro deve essere una realizzazione personale o comunque un qualcosa di piacevole. A me personalmente il lavoro ripetitivo non piace (tra i lavori che non farei mai… il portiere di un condominio). Il mio lavoro deve essere creativo e comunque devo dimostrare giornalmente le mie capacità. E non un luogo dove passare 8 ore in qualche modo, aspettando l’uscita.
In ogni caso, in una famiglia l’ideale sarebbe un lavoro fisso per una sicurezza economica ed un altro dove magari si può anche pensare ad uno studio, ad un’azienda o comunque ad un lavoro indipendente.
Per quanto riguarda il lavoro da precariato, il datore di lavoro non dovrebbe approfittare della legge a suo favore, ma considerare il lavoratore dipendente che dimostra le sue capacità come un’opportunità.
Forse tutto ciò è un sogno ma volendo si può realizzare.

Giancarlo Calò
Giancarlo Calò
14 anni fa

L’Italia non è l’Inghilterra, nè gli Stati Uniti. La ricerca di un posto fisso non è solo un dato culturale, ma una necessità in un Paese che dà senso alla parola “famiglia”. Oggi è difficile, se non impossibile, metter su una famiglia se non lavorano entrambi i coniugi, figuriamoci come si può creare un nucleo familiare con prole al seguito se nessuno dei genitori ha un posto SICURO. E’ proprio quello il problema! Per anni ci è stato detto di dimenticare il posto fisso e ci siamo abituati all’idea, ma il sistema si è involuto e abbiamo capito che in pericolo era il posto SICURO e non il posto fisso!

Francesco
Francesco
14 anni fa

POSTO FISSO !!! E’ l’unica base per poter tirare su una famiglia e portarla avanti dignitosamente…IL LAVORO E’ SACRO…E’ GIUSTO CHE OGNI CITTADINO ABBIA UN POSTO FISSO !!! Il nostro Partito lotti in questa direzione !!! STOP ALLA FLESSIBILITA’ CHE ORMAI, DA ANNI, CELA IL PRECARIATO !!!

Francesco

Sonia Angioi
14 anni fa

Il posto fisso è diventato oggi più che mai, una meta ambita, un obbiettivo per cui tutti siamo disposti a lottare partecipando a mille concorsi, pur sapendo che quell’unico posto a disposizione molto probabilmente è già stato assegnato, e affrontando come minimo tre/quattro step di selezione, rispondendo alle domande più ridicole che possano venire in mente ad un fantomantico selezionatore del personale, magari per un posto di operatore di call center, e qui il discorso andrebbe ulteriormente approfondito….
Se siamo fortunati ci verrà offerto un contratto a progetto e l’ingresso nel mondo dei precari, un mondo in cui non c’è alcun modo per ottenere un mutuo o un qualsivoglia finanziamento per poter acquistare una casa, un’auto etc.. beni materiali che ci vengono preclusi proprio dal nostro status “precario”.
Sicuramente, penso di parlare a nome di tanti giovani, preferiamo la certezza di un posto fisso; grazie ad un CCNL abbiamo non solo la possibilità di poterci rendere indipendenti e crearci un futuro e una famiglia, ma soprattutto di sentirci finalmente e concretamente realizzati.

nicolò
nicolò
14 anni fa

Il lavoro a tempo determinato potrà sicuramente essere utile sia al lavoratore (capisce se la mansione che svolge è quella che vuole intrarprendere) ma soprattutto all’azienda che ha dei benefici da questi contratti a tempo. Credo che toccherebbe fissare dei limiti a tutto ciò, perchè il lavoratore è una persona che vuole costruirsi un futuro tramite un reddito. Non scordiamoci che un lavoratore rappresenta un “capitale” a lungo termine per un’azienda nella quale ha investito per la formazione.

Marco
14 anni fa

Va bene la flessibilità a patto che non sia solo in entrata (come accade oggi in Italia) ma che lo sia anche in uscita per favorire un mercato del lavoro più concorrenziale e dinamico. Naturalmente andrebbero migliorati di conseguenza anche gli ammortizzatori sociali.

Occorrerebbe poi abbassare drasticamente la pressione fiscale sui contratti a tempo indeterminato e rendere un po’ più onerosi quelli flessibili per scoraggiarne, almeno in parte, l’abuso rispetto ai primi.
La precarietà non deve essere il sistema con cui le aziende abbassano il costo del lavoro, ma deve essere un modo per
incentivale a richiedere costantemente sul mercato tutte quelle figure professionali di cui hanno bisogno in un determinato momento innescando così un circolo virtuoso destinato ad incrementare l’occupazione.

Discorso a parte andrebbe invece fatto per il pubblico impiego dato che, negli ultimi anni, sembra sia diventato la vera culla del precariato (quello a cui stiamo assistedo negli ultimi tempi riguardo alla scuola è significativo). Secondo Almalaurea a cinque anni dalla laurea sono stabili 31 laureati su cento nel pubblico contro 72 nel privato…. Paradossalmente quello che doveva essere il simbolo del posto fisso sembra essersi trasformato nel più instabile!

In ogni caso sono certo che ciò che è stato detto da Tremonti (peraltro lapalissiano!) e reiterato successivamente da Berlusconi, lascerà soltanto il tempo che ha trovato. Si parla del nulla poichè sono affermazioni a cui non seguirà una riforma o uno straccio di provvedimento.
Purtroppo ci siamo abituati, ci siamo quasi assuefatti alla “politica degli annunci” a cui non segue mai nulla e che tanto male sta facendo al nostro Paese.

angelosirchia
angelosirchia
14 anni fa

la flessibilità non sarebbe poi cosi male se applicata in un concetto in cui il mercato riesca ad assorbire la domanda e permetta la crescita e lo sviluppo del lavoratore; ormai in tanti Paesi, europei e no, è diventato una realtà. il problema semmai è che Italia, quallo che è nato x essere un serio strumento x affrontare le sfide (e le crisi) del mercato, è purtroppo diventato lo strumento migliore x eludere il fisco, provocando quindi un precariato cronico che ti permette nel migliore dei casi di vivere a stento.
come puoi crearti una famiglia se non hai gli strumenti e gli aiuti che occorrono? come si puo parlare di posto flessibile se nemmeno puoi metterti un mutuo sulle spalle per comprare una casa, visto che nessuna banca te l’approverà mai?
purtroppo oggi il posto fisso è visto come un traguardo perchè è l’unica soluzione seria che possa dare stabilità vista la mancanza di politiche serie a sostegno della famiglia.
speriamo che l’udc non resti l’unico partito che si occupi di questo problema serissimo….

Carlo Lazzeroni
14 anni fa

Le parole del Ministro Tremonti mi sono sembrate “banali”. Il problema vero nel nostro paese non è quello del posto fisso o meno. Il problema vero è invertire il “classismo” italiano che porta uno che ha capacità ma è povero a non avere le stesse opportunità di emergere di altri giovani europei, non solo inglesi o americani. E’ questo ciò di cui dovrebbero parlare Tremonti e Berlusconi non del posto fisso o flessibile. Io che credo alla famiglia sono disponibile a rinunciare al posto fisso se so che ci sono molte opportunità in giro e quindi, per chi vale, non ci sono problemi a cambiare lavoro o mettersi continuamente in discussione dal punto di vista professionale. Anche perchè la logica del posto fisso in Italia, come ha ricordato la Marcegaglia, si è portata dietro anche un bel pò di inefficienza. Bisogna cercare soluzioni invece per aiutare i precari ad avere più tutele e ad essere meno sfruttati ma è meglio conservare un pò di flessibilità che tornare alla vecchia concezione del posto fisso. Potrebbe essere utile ad esempio la proposta di dare a tutti il tempo indeterminato ma con più facilità di licenziamento.

Valeria
Valeria
14 anni fa

le famiglie italiane hanno bisogno di avere la garanzia che solo un occupazione fissa può dare il lavoro non può essere inteso come saltuario! non posso pensare che al giorno d’oggi non si possano creare nuclei famigliari per mancanza di redditti, non posso pensare che la gente sia costretta a fare la fame riducendosi a frugare nella spazzatura ! spero che attraverso noi volontari dell’UDC si smuovano le acque!

Mimmo d'Amone
Mimmo d'Amone
14 anni fa

La scelta penso sia facile, posto fisso, con diritti e doveri. Cosa potremmo mai realizzare e come potremmo mai pensare di chiedere un mutuo per acquistare una casa di propietà senza determnate garanzie? Capisco la crisi, i vari problemi dell’economia attuale, ma non possono sempre e solo pagare i lavoratori! La precarietà posso capirla-accettarla ad un giovane che inizia a conoscere il mondo del lavoro, ma non posso capirla-accettarla che venga usata a lungo termine, contratti a 3 mesi, se ti va bene a 6 mesi..non maturando in realtà niente, contributi, ferie, premi. Non è vero assolutamente che coloro che hanno il posto fisso finisco di “lavorare”, sbagliato, perchè tutti comprendono quanto sia importante avere una collocazione fissa, perciò si lavora meglio, producendo di più, con la mente libera dai ma, perchè, se, forse…Tremonti mi ha sorpreso, non sono quanto sono vere quelle sue dichiarazioni, però spero che qualcuno le ascolti e le faccia sue..Presidente lei è vicino alle famiglie da tempo, non da ora, sappiamo il grande valore che da alla serenità famigliare, le chiedo di stare sempre vicino a queste tematiche, per il nostro bene, ma sopratutto per poter dare una sicurezza ai nostri figli.

Marta Romano
Marta Romano
14 anni fa

Il lavoro flessibile è un’idea importante, perchè permetterebbe, soprattutto ai giovani, di impegnarsi in un lavoro che piace di più. Ma non si può vivere una vita da precario, c’è il futuro in ballo. Per questo credo che sarebbe bene porre un limite alla flessibilità, per poi introdurre i giovani al lavoro fisso, alla base della costruzione di una famiglia, primo tassello della società.
Marta

Samantha Pinna
Samantha Pinna
14 anni fa

Io sono assolutamente per il posto fisso. E’ vero che può essere positiva la flessibilità del mondo del lavoro, ma non nel modo in cui è strutturata in Italia. Come viene detto bene sopra, negli Stati Uniti la flessibilità coincide con la possibilità di cambiare spesso posto di lavoro, arricchendo così la propria esperienza professionale. In Italia, ne siamo consapevoli tutti, le cose vanno in modo assai diverso… se infatti si perde il lavoro, è davvero molto difficile trovarne un altro e spesso i datori di lavoro approfittano di questo per sfruttare i propri dipendenti i quali sono in molti casi costretti a subire perchè temono di perdere il lavoro e non trovarne un altro. Inoltre, in Italia la flessibilità implica una mancanza di fiducia da parte delle banche che non concedono prestiti a coloro che hanno contratti precari. Se si pensa che questi ultimi sono in genere i più giovani, si capisce come mai i giovani si sposano con sempre minore frequenza e, se si sposano, raramente lo fanno entro i trent’anni. Le famiglie non si allargano perchè, ovviamente, con un lavoro precario la maggior parte delle coppie non si sente di avere un figlio (quale futuro potrebbe garantirgli d’altronde se venisse a mancare il lavoro?). Credo che il lavoro non dovrebbe essere soltanto un mezzo per vivere, ma soprattutto un fine per la realizzazione personale… certo che, di questi tempi, è davvero difficile trovare un impiego che sia entrambe le cose!Spero davvero che la situazione lavorativa in Italia migliori… che speranza avremo se no noi giovani di farci un futuro?

Fernando Miele
14 anni fa

Il posto fisso non è la sicurezza per i giovani.
E’ necessario che si dia ai giovani il supporto di crearsi il posto di lavoro e che sia produttivo.
Per far ciò e necessario destinare risorse all’impreditoria giovanile senza troppi vingoli e garanzie che spesso i giovani non hanno.Altra cosa evitare che la selvaggia concorrenza approfitta dei non controlli distruggendo ogni iniziativa dei giovani.

Non è certamente con il sistema di questo governo che si risolva il problema. Il Posto fisso può servire se un giovane percepisce uno stipendio adeguato alle esigenze per poter avviare un’autonomia della vita. Se è invece costretto comungue ad adoperarsi a fare lavoro nero non credo che abbiamo risolto il problema.
Fernando Miele

Valentina Ottobre
Valentina Ottobre
14 anni fa

Ma non era Tremonti che fino a poco fa sottolineava l’importanza del lavoro flessibile in Italia per essere all’avanguardia sullo stampo americano? O forse semplicemente non si è reso conto che quello che c’è nel nostro paese ossia il precariato spesso viene spacciato per flessibilità! Tuttavia credo che il famoso “posto fisso” resti ancora oggi un traguardo fondamentale nella vita di tutti i lavoratori, ma che per noi giovani spesso è solo un miraggio. Perciò si all’attuazione di una logica di lavoro flessibile (ma veramente tale!) e ancor più si a una strategia per assicurare un lavoro a tempo indeterminato e con più garanzie nel tempo.

Mimmo d'Amone
Mimmo d'Amone
14 anni fa

E’ propio il caso di dire..clamoroso in Abruzzo! Sa davvero di clamoroso o miracoloso, l’ultima fresca notizia che viene dall’Abruzzo esattamente dalla frazione di Preturo! Case che dopo il tragico terremoto del 6 aprile furono classificate di tipo E cioè inagibili, ora come per magia, senza il controlli degli adetti ai lavori, muratori, carpentieri, vengono classificate A! Agibili al 100%! In questi 6 mesi le case si sono autosistemate? Miracolo! Incredibile..La signora Orsini Maria è stata tra le “fortunate” ad avere una casa antisismica, (nucleo famigliare composto da 6 persone, con un’anziana malata)ma ora ha avuto la telefonata, con la comunicazione di lasciare la casa antisismica entro 30 gg, per ritornare nel loro stabile magico che ora è di tipo A…Chiedo al Presidente Casini, a tutti i Parlamentari dell’UDC di far chiarezza su questa incredibile, vergognosa situazione in Abruzzo..I miracoli lasciamoli alla salute delle persone, alle case servono i tecnici. Mi auguro in un rapido interessamento del nostro partito. Mimmo d’Amone

Niki Bufo
14 anni fa

L’idea del lavoro flessibile non è sbagliata, anzi garantisce la possibilità di adeguarsi alle proprie reali aspirazioni ed ambizioni, potendo cambiare lavoro a medio termine. Il problema serio è che in Italia non c’è un mercato del lavoro sviluppato a tal punto da consentirlo. E quindi sarebbe meglio “accontentarsi” del posto fisso, con tutti i limiti che ne seguono, ma almeno si avrebbe la certezza di un futuro più stabile economicamente.

Niccolò Susini
Niccolò Susini
14 anni fa

La flessibilità del lavoro può interessare i giovani perchè permette di venire incontro alle prorprie esigenze, però non si può abusare di questa. I neo diplomati, i neo laureati devono essere tutelati e tragehettati nel mondo del lavoro a posto fisso. Quello stesso lavoro, che gli permetterà di costruirsi una famiglia. Non si può essere precari a vita!

Addo Giuseppe
Addo Giuseppe
14 anni fa

Il lavoro fisso è una garanzia x il futuro,anche perche nessuna banca ti fa un mutuo se non presenti delle garanzie lavorative,e il posto fisso è una garanzia.Solo che i lavori a tempo indeterminato sono sempre meno e le aziende preferiscono assumere a contratti con scadenza siano semestrali,o di altra forma ma sempre a scadenza.

Fla
Fla
14 anni fa

Utopico pensare che sia possibile una flessibilità lavorativa che ammetta la formazione personale dei giovani nel lavoro cosi ben costruita da far parte di un progetto più grande,sinergico e variegato,che duri e si persegua nel corso dell’esistenza,almeno per quel che si vive ora,in Italia.Pensare al famoso posto fisso,metà ambita dei nostri genitori come base per il futuro sembra sia troppo per la nostra generazione,restiamo quindi ancorati alle speranze!

sergio
sergio
14 anni fa

che domanda…! Posto fisso, nò? Ma un posto fisso non come quelli del passato, che rimanevano al loro posto anche se non producedavano ed erano degli assenteisti cronici. Un posto fisso che può diventare licenziamento, serio, e non come quello che è scritto ma che per applicarlo è un’ impresa. Basta con questi contratti ad ore, o mesi. Sì ad un precariato di breve durata, un precariato che servi al datore di lavoro per capire chi ha davanti. Ma decisamente basta a questi ricatti a vita, che non ti permettono di farti una vita lontano dal tetto paterno, e che ti fanno vivere nell’ansia, e non ti fanno spiccare il volo, se non quello di un’estremo gesto.



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