Primo maggio, festa dei lavoratori
Primo maggio, festa dei lavoratori. Una data in cui ricordare le storiche battaglie degli operai per la conquista di condizioni lavorative dignitose, ma anche un momento per fare il punto sulla situazione attuale nel nostro Paese. I dati diffusi dall’Istat non sono confortanti: secondo l’istituto di statistica, infatti, la disoccupazione è salita all’8,8% e in un anno sono stati persi in Italia 367mila posti di lavoro. Il dato di marzo è il peggiore dal 2002, in un mese ci sono stati 58 mila disoccupati in più e ad essere penalizzati sono soprattutto i giovani e le donne. La percentuale di donne in cerca di occupazione a marzo è infatti aumentata del 4,8% su base mensile, contro un incremento dello 0,9% per quella maschile.
1 maggio, la storia. Ma facciamo un passo indietro nel tempo. Era il primo maggio del 1866 quando, a Chicago, la polizia fece fuoco contro i dimostranti radunati davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti: quattro i morti da allora ricordati come i “martiri di Chicago”. Il primo maggio fu anche opposizione al regime fascista, che in Italia aveva soppresso la ricorrenza: si tornò a celebrarla nel 1945, sei giorni dopo la liberazione. C’è poi il ricordo della brutta pagina della strage di Portella della Ginestra.
E oggi? Il primo maggio è un’occasione per riflettere sull’importanza del lavoro, dei diritti dei lavoratori, tanto più con l’anno trascorso e nel difficile momento in cui ci troviamo, con la crisi economica che continua a mordere le imprese, mette in ginocchio le famiglie, fa paura ai giovani precari e ancor più a chi è in cerca di occupazione. A pagare la crisi è soprattutto chi cerca di entrare nel mondo del lavoro: il 60 per cento dei disoccupati ha infatti meno di 34 anni.
L’anno trascorso è stato caratterizzato da nuove forme di protesta: lavoratori sui tetti per farsi sentire, per attirare l’attenzione dei media in una società in cui i problemi di cui non si parla in tv in pratica non esistono. E’ il motivo per cui Matteo Portalupi, imprenditore trevigiano di 36 anni, da lunedì scorso fa lo sciopero della fame nel cortile dell’azienda che gli deve 9 mila euro, per lui necessari per onorare gli stipendi.
Sfruttamento e morti bianche. Il primo maggio deve essere anche occasione per riflettere sui tanti lavoratori sfruttati, sottopagati, che lavorano senza alcuna tutela. E questo vale tanto per gli italiani quanto per gli immigrati: le morti sul lavoro non hanno colore, una strage silenziosa che purtroppo continua a mietere vittime, e che lo stato deve continuare a combattere.
Non dimentichiamo poi i tanti immigrati che lavorano nel nostro Paese spesso in condizioni disumane, vittime di caporali senza scrupoli come è accaduto a Rosarno.
Il vocabolario della politica. Su questi e su tanti altri temi dobbiamo oggi riflettere e vi invitiamo a farlo. Quali sono le parole a cui leghereste la festa dei lavoratori, e che dovrebbero secondo voi entrare con più forza nel dizionario della politica? Legalità, sicurezza, diritto al lavoro, integrazione o quali altre? Dite la vostra.
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Legalità, sicurezza, diritto al lavoro. manca un po’ tutto. io sono dell’idea che se gli italiani avessero la dignità e il coraggio di fare certi lavori, sicuramente non ci sarebbero così tanti immigrati e così tanta forza lavoro estera. bisogna cambiare il modo di fare i contratti e bisogna cambiare la mentalità. i lavori umili non per forza devono farli gli analfabeti, gli immigrati e i poveri. questo è razzismo lavorativo. è una moda e un lusso che gli italiani non si possono permettere.
Sono un 51 enne 25 anni fa lavoravoravo per una azienda appena nata ,giravano 60 furgoni con la stessa bolla di acconpagnamento merce. Si lavoravano anche 19/21 ore al giorno 550 mila lire al giorno gli straordinari non esistevsno!Stavano rischiando il loro capitale evasione fiscale al 500% ora sono in crisi .Come rispondereste?Le stesse persone che spingevano questa azienda sono gli stessi personaggi politici che oggi dicono che leconomia é in crisi oggi 1 maggio lavoro 45/50 ore settimanali con uno stipendio inferiore a 25 anni fa’ Comincio a pensare che i sindacati sono veramente delle societa s.p.a .dopo tanti anni spero ancora di sbagliarmi .Esiste qualche onorevole ministro che sa darmi una risposta di cosa penso.GRAZIE in attesa di qualche risposta n.m. grazie
Sinceramente quest’anno c’è molto da riflettere sui dati difussi dall’Istat. L’Italia è il paese europeo con il tasso più alto di disoccupazione giovanile. Attualmente per un ragazzo che cerca semplicemente un posto di lavoro per essere indipendente dalla famiglia tutti giorni si deve scontrare con una realtà che è scoraggiante (il sottoscritto è 09 mesi che è in disoccupazione). La crisi economica ha colpito duramente, i posti di lavoro sono pochi, le aziende hanno ampia scelta di candidati e qualche volta offrono impieghi al limite della ragionevolezza sfruttando la fame di lavoro che c’è in giro. Si spera che passi il prima possibile la crisi ma per un giovane che deve dipendere dai propri genitori senza poter fare progetti è dura vedere positivo il futuro.
Abbiamo bisogno di una classe politica e di un governo,
capaci di ridare fiducia nel futuro,
fiducia ai giovani, ai lavoratori
alle imprese, agli agricoltori, alle famiglie,
e non certo di bande che pensano solo agli affari e ai malaffari propri.
Caro per qualche figlia di SindacalistaPresidente io non che pensare in Italia succedono cose strane, per chi sta con il Governo c’è tutto, per chi sta all’opposizione non c’è un bel niente, addirittura qua in Campania per qualche figlia di Sindacalista CISL si trova lavoro subito, ma se diciamo che forse pensiamo come Casini, o qualche altro moderato, veniamo licenziati, caro Presidente all’interno dsi queste istituzioni si deve fare pulizia e sgombrare questo clientelismo, perciò è inutile parlare in Parlamento portare avanti pareri e controversie, quando le istituzioni locali fanno quello che vogliono per mettere a posto i fatti loro, Presidente qua in Campania siamo rovinati, non so se ha visto ultima parola su RAI due, la colpa è sempre del lavoratore mai del datore di lavoro, lamentarsi? allora Ti chiamano comunista come hanno detto a FINI.