Archivio per Agosto 2012

Rassegna stampa, 23 agosto ’12

postato il 23 Agosto 2012
Oggi su Tempi, trovate la pubblicazione integrale dell’intervista del direttore Amicone al Presidente Mario Monti: un’intervista ampia, interessante, tecnicamente perfetta (per la scelta degli argomenti e per la maniera in cui li ha trattati: se non fosse che ha ripetuto che non si ricandida, sarebbe da campagna elettorale). Ma siamo proprio sicuri che l’esperienza Monti finirà presto? Lo Sardo su Europa spiega che difficilmente si arriverà al voto anticipato: anzi, appare sempre più probabile che si vada verso un nuovo esecutivo Monti; per questo il Premier ha già disegnato la sua personale road map: sprint finale per mettere in campo nuove e più profonde riforme, in modo da proiettarle e portarle al termine nel prossimo esecutivo. Spazio quindi alla lotta all’evasione fiscale (leggete Vanuzzo su Linkiesta) e alla cosiddetta riforma fiscale: il viceministro delle infrastrutture, Ciaccia, intervistato sul Sole, annuncia un piano di defiscalizzazione dell’Iva per tutte le nuove infrastrutture, mentre il ministro Fornero assicura che saranno messe in campo “misure mirate, territoriali, minute, misure microeconomiche” per tagliare le tasse (insostenibili) sul lavoro.

Mario Monti: “Sistemo l’Italia e me ne vado” (Luigi Amicone, Tempi)

Monti, terzisti e Colle così s’arriverà al 2013 (Francesco Lo Sardo, Europa)

Ciaccia: “Cantieri, esenzione Iva ai privati” (Mariano Maugeri, Sole24Ore)

Fornero: “Troppe tasse in busta paga. Per i giovani misure mirate in arrivo” (Il Messaggero)

Recupero dell’evasione? Monti batte Tremonti di 8 milioni al giorno (Antonio Vanuzzo, Linkiesta)

Così gli elettori torneranno a scegliere i parlamentari. (Ettore Colombo, il Messaggero)

Così Berlusconi studia le alleanze. (Tommaso Labate, Corriere della Sera)

Pd, alla Festa per costruire il dopo-Monti. (Maria Zegarelli, l’Unità)

Prez* e prof, perche li odiano. (Giuliano Ferrara, Il Foglio)

Se cade l’euro Ue al collasso. (Nouriel Roubini; Mohamed El-Erian; Nicolas Berggruen, La Stampa)

Rai, Tarantola: bando alla banalità e più cultura. Spazio alle donne normali, professionali e capaci (Alessia Guerrieri, Avvenire)

I cattolici e l’unità (impossibile) da recuperare. (Massimo Franco, Corriere della Sera)

Le mani bucate delle Regioni. (Sergio Rizzo, Corriere della Sera)

Baci e sputacchi. La febbre d’amore tra Pdl e Lombardo, spudorata come un ribaltone. (Giuseppe Sottile, Il Foglio)

E Lombardo in Sicilia fa la mossa del cavallo. (Gian Antonio Stella, Corriere della Sera) 

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Rassegna stampa, 22 Agosto ’12

postato il 22 Agosto 2012
Francesco Bei, su Repubblica, delinea la road map messa a punto dai partiti: pare si vada verso una rapida approvazione della legge elettorale, per consentire il ritorno al voto già a novembre (dopo l’approvazione degli ultimi decreti per la crescita e lo sviluppo) – Ainis sul Corriere mette le cose in chiaro, però: il tempo scaduto non sia l’alibi per non far nulla o peggio per fare male. Ieri, poi, le agenzie di rating hanno clamorosamente rivisto il proprio giudizio sull’Italia, promuovendo a pieni voti l’operato di Mario Monti (“è credibile e autorevole”), prevedendo il ritorno alla crescita già nel 2013 (Sinai, guru di Wall Street, conferma su La Stampa), ma esponendo al contempo un giudizio negativo sulla nostra classe politica. Sul Sole 24 Ore, trovate al riguardo il commento di Gentili (finalmente i mercati si accorgono dei nostri passi avanti) e l’analisi di Pesole (torniamo davvero a crescere se vinciamo la scommessa di un fisco più leggero). Anche Bonanni, leader sindacale CISL, apre all’idea di un Monti bis (che ritiene inevitabile), ma chiede al Premier di rivedere i suoi giudizi sulla concertazione (leggete pure l’intervista di Barca, sul Corriere: non basta decidere, concertare, bisogna attuare le misure). Da leggere poi, sul tema della guerra all’evasione fiscale, l’intervista di Pizzetti ad Avvenire (che suggerisce di togliere il diritto di voto agli evasori) e Gabanelli sul Corriere (che spiega perché bisogna ridurre e contrastare l’uso del contante).

I poli accelerano, riforma elettorale e voto a novembre. (Francesco Bei, la Repubblica)

Il grande alibi del tempo scaduto. (Michele Ainis, Corriere della Sera)

Barca: i cantieri devono aprire subito. Non basta decidere, attuiamo le misure (Antonella Baccaro, Corriere)

La pagella dei passi avanti (Guido Gentili, Sole24Ore)

Crescita e fisco leggero, sfide ancora da vincere (Dino Pesole, Sole24Ore)

Bonanni: Il Monti bis è inevitabile Come la concertazione. (Laura Della Pasqua, il Tempo)

Decrescita, un’illusione romantica. (Irene Tinagli, La Stampa)

Sinai: “La crescita nel 2013 ci sarà, ma l’Europa deve sostenerla” (Maurizio Molinari, La Stampa)

Che fine ha fatto l’agenda digitale. (Massimo Sideri, Corriere della Sera)

Pizzetti: via il voto agli evasori. Basta con l’omertà (Vincenzo Spagnolo, Avvenire)

Perché va combattuto l’uso del contante. (Milena Gabanelli, Corriere della Sera)

Trentenni, svegliamoci. (Giacomo Poggiali, Europa)

Le feste dei partiti tra alleanze e novità. Sobriamente. (Tullia Fabiani, l’Unità)

Rosario Crocetta (candidato Pd-Udc alle elezioni siciliane): Meno burocrazia per la base produttiva. (Giuseppe Oddo, il Sole 24 Ore)

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I passi del governo per rilanciare la crescita

postato il 21 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il governo sta studiando i vari dossier presentati dai ministri per rilanciare la crescita dell’Italia  e una prima risposta dovrebbe essere data nel Consiglio dei Ministri del 24 agosto in cui si dovrebbero partorire le linee guida dell’agenda programmatica (in pratica quello che il governo vorrà fare per lo sviluppo economico dell’Italia), come è stato affermato dal Premier al Meeting di Rimini.

Attualmente pare che l’azione del governo sarà sostenuto da tre “gambe”, ovvero tre direttrici attorno alle quali organizzare tutta l’attività futura; in concreto i tre punti sono gli investimenti e le agevolazioni per le imprese; tagliare la spesa pubblica improduttiva; ridurre il debito pubblico.

A questi tre punti si aggiungeranno gli investimenti per la banda larga e le agevolazioni per le nuove aziende (le famose start up) tramite un decreto legge che dovrebbe essere varato dal ministro Corrado Passera. In concreto il decreto dovrebbe prevedere come obiettivi l’e-government (portare i rapporti tra pubblica amministrazione e utenti a livello telematico) e una maggiore diffusione dell’economia online. Per questo bisognerà portare, entro il 2013, la copertura della banda larga di base (2 megabit per secondo) al 100% della popolazione e avviare la realizzazione della banda ultra larga (100 megabit) nelle grandi città. Per quanto riguarda le start up, si riuniranno presso un unico soggetto le risorse che sono invece sparse in diverse voci del bilancio pubblico, questo favorirà una maggiore efficienza, un risparmio nell’utilizzo delle risorse, e la possibilità di concentrarsi sui progetti migliori.

Per realizzare questi due punti, sarebbero necessari investimenti massicci (per la banda larga si parla di circa 16 miliardi di euro), mentre al momento si può avere una disponibilità di due-tre miliardi, ma altre risorse potrebbero essere trovate tramite la lotta all’evasione (che ha già superato gli obiettivi di tutto il 2012) e dai fondi comunitari, oltre che dai project bond. In ogni caso questi investimenti avrebbero fortissime ricadute come occupazione e come pil (per il potenziamento della banda larga, si prevede che si avrebbe un aumento del Pil di circa 60-70 miliardi di euro).

Le agevolazioni per le imprese prevedono numerose semplificazioni (provvedimento a costo zero e che libererebbe risorse da destinare ad altri settori) suggerite, tra l’altro, dalle varie associazioni imprenditoriali e che coinvolgerebbero procedure, autorizzazioni e concessioni.

Per le infrastrutture, invece, si parla di molte opere, in particolare per gli assi viari, per una cifra totale di 25 miliardi di euro di investimenti, reperiti tra fondi europei e capitali privati (questi ultimi coinvolti tramite project bond).

Tutto questo senza andare a considerare piani di più ampio respiro, come il piano aeroporti (che dovrebbe portare ad una razionalizzazione del settore, considerando che molti aeroporti sono in crisi finanziaria), e la Strategia energetica nazionale, documento che verrà sottoposto alla consultazione pubblica online e che prevede l’aumento della produzione nazionale di idrocarburi (anche attraverso le trivellazioni in mare) e punta a fare dell’Italia il principale hub per l’ingresso di gas verso l’Europa con la costruzione di rigassificatori, gasdotti di importazione e impianti di stoccaggio.

Sulla revisione della spesa pubblica, i tempi sono più veloci, e si punta a tagliare a spesa pubblica improduttiva e socialmente inutile: dopo il taglio di 280 milioni di euro delle auto blu, il governo, punta, ad esempio, a dimezzare tutte le auto blu entro il 2013, ma la vera rivoluzione saranno i costi standard (che dovrebbero mettere sotto controllo la spesa pubblica) e il CONSIP che dovrebbe ridurre gli sprechi centralizzando gli acquisti della pubblica Amministrazione. Tradotto in cifre, si sparla di risparmi per 10-15 miliardi di euro.

Per quanto riguarda il debito pubblico, memori dei fallimenti avuti con gli Scip 1 e 2 (le società veicolo create da Tremonti e che hanno completamente fallito le attese per una pronta vndita degli immobili), il governo procede con prudenza e sono state individuate dismissioni per 15-20 miliardi l’anno che, accompagnate a un consistente avanzo primario di bilancio e a una moderata crescita del Pil, ridurranno il debito in linea con gli obiettivi del Fiscal compact, cioè del 3% l’anno.

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Rassegna stampa, 21 Agosto ’12

postato il 21 Agosto 2012
Continua il dibattito sui due argomenti caldi che abbiamo seguito assieme nei giorni scorsi: da una parte la nascita della cosiddetta “Cosa Bianca” (che fa paura al Pdl, leggete Colombo sul Messaggero), e dall’altra lo scontro (ormai istituzionale, ahinoi) tra il Colle e la Procura di Palermo. Su questo punto, letture obbligate sono Menichini (che lancia un appello ai magistrati a non farsi arruolare in beghe politiche) e Caldarola (che invece è contento che sia scoppiato questo scontro: così la sinistra, dice lui, potrà depurarsi dal facile giustizialismo del Fatto&Co). Da non perdere poi: il retroscena di Repubblica sulle prossime misure a favore della crescita; l’intervista di Amato sul Messaggero (l’era Monti non finirà dopo il voto); Orioli sul Sole 24 Ore (perché i mercati non si accorgono degli enormi progressi strutturali che il nostro Paese ha fatto?).

Grande coalizione e cosa bianca: nuovo scontro tra Pdl e Udc. (Ettore Colombo, il Messaggero)

Giudici, non fatevi arruolare. (Stefano Menichini, il Post)

Ringrazio il Fatto: adesso so chi sono i giustizialisti da cui tenersi alla larga. (Peppino Caldarola, Linkiesta)

Il premier prepara il Cdm della ripresa Sarà un seminario sulla crescita. (Francesco Bei, la Repubblica)

Gli sforzi che i mercati non vedono. (Alberto Orioli, il Sole 24 Ore)

Amato: L’era di Monti non finisce con il voto. (Alberto Gentili, il Messaggero)

Il tradimento dei liberali. (Francesco Cundari, l’Unità)

Dietro la recessione – È scoppiata la bolla della politica. (Michael Spence – David Brady, il Sole 24 Ore)

Alesina: L’Italia chieda aiuto. (Luca Cifoni, il Messaggero) 

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Rassegna stampa, 20 Agosto ’12

postato il 20 Agosto 2012
Ieri giornata densa di appuntamenti “centristi” (consentici la licenza): a Trento, si è tenuta la commemorazione ufficiale dell’anniversario di morte di Alcide De Gasperi (si sono ritrovati, tra gli altri, il ministro Riccardi, il leader CISL Bonanni e quello delle ACLI Oliviero: trovate i dettagli su Repubblica e Messaggero), mentre a Rimini, Mario Monti ha inaugurato il meeting di CL, con un discorso sui giovani e la crisi (Alfieri su la Stampa ci racconta l’entusiasmo, anche tra le fila di CL, che questo discorso ha animato). Sembra quindi che tutti quei movimenti al centro qualcosa stiano, infine, producendo: e non è certo qualcosina, anzi. Interessante il commento di Mattia Feltri, sempre su La Stampa, che racconta tutti i precedenti tentativi di Grande Centro falliti, ma nella chiusa del suo pezzo spiega perché proprio stavolta invece potrebbe essere la volta buona. Da leggere, poi: Bisin su La Repubblica (il presupposto della crescita è il rigore, anche istituzionale); l’intervista di Violante, secondo cui c’è un preoccupante “populismo giuridico” che usa i “Pm come clava” contro le istituzioni; il commento di Polito, sul Corriere, sulla frattura tra sinistra e magistrati.

La Cosa Bianca celebra il montismo. La sua cifra per la Terza Repubblica. (Paolo Berizzi, la Repubblica)

Cosa bianca, primi passi a Trento oltre il bipolarismo. (il Messaggero)

Dc, sogno impossibile. Così la rinascita è fallita. (Mattia Feltri, La Stampa)

L’eclissi della democrazia rappresentativa. (Ilvo Diamanti, la Repubblica)

Monti: vedo la fine della crisi. (Roberto Bagnoli, Corriere della Sera)

Cl benedice Super Mario: “Partiti velleitari, questo governo è una supplenza necessaria” (Marco Alfieri, La Stampa)

Reichlin: “Ma finché i Paesi non chiederanno aiuti, la Bce non farà nulla” (Tonia Mastrobuoni, La Stampa)

Più rigore istituzionale per poter crescere (Alberto Bisin, La Repubblica)

Violante: C’è un populismo giuridico che ha come obiettivo Monti e Napolitano. (Federico Geremicca, La Stampa)

La frattura a sinistra su giustizia e politica. (Antonio Polito, Corriere della Sera)

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Rassegna stampa, 19 Agosto ’12

postato il 19 Agosto 2012
Oggi ricorre l’anniversario della morte di Alcide De Gasperi, grande statista italiano. Lo ricordano Girelli sul Sole 24 Ore (sottolineando la vocazione europeista della politica degasperiana) e De Mita sul Corriere (che pone l’accento sulla necessità di far rivivere l’eredità dello statista, partendo dal recupero di un riformismo graduale ma deciso). Centrale, a questo proposito, anche l’intervista su La Stampa al Ministro Riccardi, che – tornando a sottolineare le similitudini tra gli anni del Governo De Gasperi e l’attuale fase politica – spiega che il bipolarismo muscolare all’italiana ha fallito e serve un “centro” per tornare a governare (sulla stessa linea d’onda anche Bonanni e Costalli, che trovate su Avvenire). Infine, tre commenti da non perdere sul teso contrasto che si è venuto a formare tra il Colle e la Procura di Palermo: un magistrale Scalfari su Repubblica, insieme agli altrettanto chiari Sardo su l’Unità e Onida sul Corriere, spiega perché non si può non stare (senza se e senza ma) dalla parte del Presidente Napolitano.

Alcide De Gasperi (1881-1954). L’Europa deve guardare lontano. (Giorgio Girelli, il Sole 24 Ore)

Moralità, Europa e uno sforzo comune per il Paese. Così i partiti possono far rivivere l’eredità di De Gasperi. (Ciriaco De Mita, Corriere della Sera)

Nuovo centro, entra in campo Fini. (Marco Cremonesi, Corriere della Sera)

Riccardi: Il bipolarismo ha fallito. Ora serve un centro per poter governare. (Mattia Feltri, La Stampa)

Serve un’offerta politica popolare. (Davide Re, Avvenire)

Giavazzi: Più tempo per i Paesi in crisi ma noi non abbiamo bisogno di aiuti. (Mario Ajello, il Messaggero)

Quirinale, attacco da respingere. (Claudio Sardo, l’Unità)

Perchè attaccano il Capo dello Stato. (Eugenio Scalfari, la Repubblica)

Il ruolo del tribunale dei ministri. (Valerio Onida, Corriere della Sera)

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Perché abbiamo bisogno di un nuovo degasperismo

postato il 19 Agosto 2012

di Giuseppe Portonera

Il 19 agosto 1954, moriva Alcide De Gasperi, primo Presidente del Consiglio dell’Italia repubblicana e uno dei pochi statisti che la nostra storia politica e amministrativa abbia mai conosciuto. Fu una morte improvvisa: solo un anno prima, De Gasperi si era ritirato dalla scena politica, e il suo ricordo era ancora tanto vivo tra il popolo, che il trasporto della sua salma verso Roma fu rallentato più e più volte, per via delle masse che vollero tributargli un ultimo saluto.

Con oggi, sono 58 gli anni trascorsi dalla morte di De Gasperi. E in tutti questi 58 anni l’assenza di De Gasperi – o meglio, di una politica che fosse ispirata ai valori del degasperismo – è stata pesante: tanti sono stati gli uomini che hanno avuto l’ardire di professarsi eredi di De Gasperi; pochi sono stati quelli che hanno avuto la forza e il coraggio di seguire il suo esempio. Casini stesso, sul Corriere di ieri, ha scritto che “tutta la classe politica, e vorrei aggiungere anche gran parte della classe dirigente italiana, dovrebbe chiedere scusa a De Gasperi. In questi anni abbiamo pensato tutti troppo alle elezioni, agli interessi di partito, di categoria e di corporazione, e poco, o niente, alle prossime generazioni”. Il monito dello statista trentino a salvaguardare il futuro delle prossime generazioni, piuttosto che il proprio tornaconto elettorale, è stato puntualmente disatteso: faceva comodo citarlo nei comizi, ma guai a tradurlo poi in azione politica.

Nei suoi 8 anni di governo, De Gasperi riuscì a rimettere in piedi l’economia del Paese, scongiurando al contempo una sua disgregazione dopo la guerra, e una sua piena accettazione nel novero delle democrazie occidentali. De Gasperi capì, in anticipo sui tempi, che la grande polarizzazione verso cui il mondo stava andando (USA-URSS) non poteva vedere l’Italia neutrale: bisogna fare una scelta di campo, e la si doveva fare a sostegno del modello liberale e democratico incarnato dagli Stati Uniti; senza che questo, però, si traducesse in un grigio appiattimento. Fu proprio De Gasperi, infatti, insieme ad altri grandi uomini come Schuman, Adenauer e Spinelli, a capire che dall’orrore e dalle macerie della seconda guerra mondiale si usciva solo edificando la comune casa europea: lui, che era nato sotto la dominazione dell’Impero Asburgico, aveva compreso che il futuro non apparteneva agli Stati nazionali, prede di facili e pericolosi egoismi, ma a un’Unione Europea che sapesse farsi garante e interprete della nostra storia millenaria. Anche la sua azione politica appare attualissima: egli chiamò presso i dicasteri più delicati – quelli economici – gente del calibro di Einaudi, Vanoni e Pella, che seppero risollevare il Paese grazie all’apertura convinta al libero mercato, al liberismo e alla scelta di contrastare gli interessi corporativi e liquidare i residui dello Stato imprenditore fascista (operazioni queste vanificate, purtroppo, negli anni successivi alla scomparsa dello statista).

De Gasperi è stato unico e irripetibile, inutile negarlo. Ma il suo modello di leadership è quella a cui ci dovremmo ispirare: come ogni leader degno di questo nome, De Gasperi aveva ideali e convincimenti forti e un modello di società, nettamente opposto sia a quello fascista che a quello comunista, da applicare e rendere reale. Il suo impegno politico non si traduceva semplicemente nell’amministrazione d’ufficio del Paese, ma nella sua espressa volontà di riformarlo, di trasformarlo in profondità. Il suo essere cattolico impegnato non diventò quindi un limite, un tratto divisore: anzi! Proprio perché cattolico impegnato, egli si sforzò (e riuscì) ad essere quanto più inclusivo possibile, perfino quando – nel 1948 – avrebbe potuto benissimo governare l’Italia da solo e scelse invece di allearsi con altri partiti minori. E come dimenticare il suo rifiuto dell’”Operazione Sturzo”? Quando la Santa Sede voleva imporgli di allearsi perfino con i neofascisti, pur di vincere i comunisti, e lui “un povero cattolico della Valsugana” disse di no al Papa, scegliendo in autonomia la linea politica del proprio partito. Questa è la più grande lezione di laicità che un cattolico impegnato in politica dovrebbe tenere bene in mente, piuttosto che prodigarsi a ottenere il consenso di questa o di quella parte della gerarchia.

Più che di un nuovo De Gasperi, only the free can choose (come scrisse il Times), avremmo quindi bisogno di un nuovo degasperismo. Che poi, altro non è che l’espressione più autentica e vera della buona politica. Della Politica che ci serve.

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Rassegna stampa, 18 agosto ’12

postato il 18 Agosto 2012
Pier Ferdinando Casini scrive al Corriere, in occasione dell’anniversario della morte di Alcide De Gasperi, e fa un ragionamento interessante sul valore dell’eredità degasperiana in questo difficile momento storico e politico: tutta la classe politica dovrebbe chiedere scusa a De Gasperi, visto che ha dimenticato la sua lezione. Occorre quindi un radicale cambio di marcia e di visione, e in questo gli shock e gli input del Presidente Monti risultano fondamentali (e irrinunciabili, noi crediamo). E non è un caso che, sempre sul Corriere, Francesco Giavazzi (uno che non è stato mai tenero con l’operato del governo) arrivi a endorsare così apertamente l’attuale premier, definendolo unica garanzia per guidare il Paese verso il risanamento, senza bisogno di aiuti esterni: sulla stessa linea anche Giuliano Ferrara, sul Foglio, che – commentando l’intervista a Tempi – elogia i toni schietti, la non richiesta di consenso facile, lo stile intelligente e rigoroso di Monti. Da leggere, poi: l’intervista di D’Alia, sul Messaggero (è tempo di una riforma equilibrata delle intercettazioni); l’analisi di Francesco Sardo sul rapporto tra i liberisti di Fermare il Declino e i cattolici di Todi (la trovate su Europa); il lungo commento di Pietrangelo Buttafuoco sulle prossime elezioni regionali siciliani (alla ricerca di un monocolo in una sfortuna terra caecorum).

Monti e quella lezione di De Gasperi da proiettare nella nuova legislatura. (Pier Ferdinando Casini, Corriere della Sera)

Se il paese si affida a Monti ne usciremo senza gli aiuti. (Francesco Giavazzi, Corriere della Sera)

10 in pagella a un premier? Yes, we can (Giuliano Ferrara, Il Foglio)

Tassone: Io matusa della Camera? Sì e ne sono orgoglioso. (Mattia Feltri, La Stampa)

D’Alia (Udc): E’ il momento giusto, subito le misure sulle registrazioni. (Mario Ajello, il Messaggero)

Francesco Boccia (Deputato Pd): Sull’economia noi e Udc sempre d’accordo. (Barbara Fiammeri, il Sole 24 Ore)

Incursione a Todi dei commandos liberisti. (Francesco Lo Sardo, Europa)

In terra caecorum. (Pietrangelo Buttafuoco, il Foglio)

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Monti e quella lezione di De Gasperi da proiettare nella nuova legislatura

postato il 18 Agosto 2012

Pubblichiamo la lettera di Pier Ferdinando Casini al Corriere della Sera

Caro direttore,
nemmeno un mese fa il presidente del Consiglio Monti, alla domanda di un giornalista russo sulla via d’uscita migliore dalla crisi, ha risposto con le parole di Alcide De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”.
Naturalmente non so se la scelta di rievocare quella celebre frase proprio in Russia, un Paese dai tratti fortemente populisti, sia stata casuale. Quello che so è che tutta la classe politica, e vorrei aggiungere anche gran parte della classe dirigente italiana, dovrebbe chiedere scusa a De Gasperi. In questi anni abbiamo pensato tutti troppo alle elezioni, agli interessi di partito, di categoria e di corporazione, e poco, o niente, alle prossime generazioni. Dimenticando una lezione che De Gasperi, peraltro, non aveva predicato nel deserto. Perché il testimone lasciato dallo statista trentino di cui ricorre il 58°anniversario della scomparsa, nel tempo è stato raccolto da uomini come Fanfani, La Malfa o Moro. Personalità capaci di guidare il Paese, attraverso scelte anche impopolari, fino a risultati straordinari, con tassi di crescita che oggi definiremmo “cinesi”, un Pil pro capite da quarta-quinta potenza economica mondiale, un’industria manifatturiera seconda solo alla Germania. Poi ci siamo seduti. [Continua a leggere]

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Patrimoniale? Incentiverebbe la fuga di capitali

postato il 17 Agosto 2012

Sono fermamente contrario a una imposta patrimoniale che, al momento, finirebbe solo per incentivare ulteriormente la fuga di capitali e graverebbe in gran parte su chi è già stato tartassato dall’IMU.

Pier Ferdinando

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