Archivio per Agosto 2012

Rassegna stampa, 28 agosto ’12

postato il 28 Agosto 2012
Continua il cammino delle riforme: Monti è stato ricevuto da Napolitano, a cui ha ribadito la sua intenzione a portare a termine la road map tracciata in questi giorni (varando, prima possibile, l’anticorruzione e licenziando il decreto crescita entro il 20 settembre), e completando gli obiettivi precedenti: la priorità, in questo momento, è infatti la spending review. Scoppiano però nuove polemiche, perché il Governo ha studiato un aumento della tassazione delle bevande gassate e superalcoliche, scatenando l’ira dei consumatori e il disappunto di molti (da incorniciare il commento perfetto di Fabio Chiusi, così perfetto che è un peccato che si rivolga solo a “sinistra”: perché è tutta la politica che dovrebbe liberarsi dalla maledetta idea di trattare i cittadini come sudditi). Oscar Giannino, sul Messaggero, indica quindi quali i passi da compiere per mettere in campo una credibile strategia per la crescita (agli occhi giustamente diffidenti del mercato la differenza tra il dire e il fare sta tutta nel realismo e nell’irreversiblità delle riforme – leggete anche il pezzo di Soave sulla riforma Fornero). Tutto questo mentre il leader Pd sembra aver rotto gli indugi e scelto di allearsi con Vendola, piuttosto che con Casini e l’Udc: poco male, noi lavoriamo per organizzare il campo moderato e liberale. Però, caro Pierluigi, se permetti: ti inviteremmo a fare questo ragionamento anche sul locale, partendo magari dalla Sicilia e dalla sfida tra Crocetta e Fava: così, giusto per dire.

Corruzione, il premier da Napolitano (Andra Garibaldi, Corriere)

Decreto crescita entro il 20 settembre (Carmine Fotina, Sole24Ore)

La priorità è attuare la spending (Eugenio Bruno e Antonello Cherchi, Sole24Ore)

Elsa Fornero contro la retromarcia (Sergio Soave, Il Foglio)

La spinta che serve al rilancio del Paese (Oscar Giannino, il Messaggero)

Bersani ha scelto: “Casini-Vendola? Meglio Vendola” (Annalisa Cuzzocrea, La Repubblica)

L’ipotesi listone agita i dem (Rudy Francesco Calvo, Europa)

Di sinistra, proibizionismo e progresso (Fabio Chiusi, il Nichilista)

Pizzarotti, 100 giorni tragicomici (Lucia Galli, il Giornale)

La svolta europea della Merkel (Adriana Cerretelli, Sole24Ore)

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Rassegna stampa, 27 agosto ’12

postato il 27 Agosto 2012
Come vi avevamo anticipato nei giorni scorsi, il Premier Monti non ha affatto intenzione di rassegnarsi a una conclusione affrettata della sua esperienza di governo (ammesso che si possa circoscrivere a una sola esperienza): come ci raccontano Galluzzo e Trocino, sul Corriere, il Governo ha pronto uno sprint finale sulle riforme da portare a casa (in primis, l’anticorruzione). Il ministro della funzione pubblica, Patroni Griffi, spiega di aver preparato un cronoprogramma, al fine di rendere irreversibili le riforme fatte e quelle che restano da fare (da non perdere pure l’altra intervista “ministeriale”, quella a Riccardi, che sottolinea come l’esperienza tecnica abbia ridato cultura di governo al Paese). Ma la partita di Monti (e la nostra, va da sé) non si gioca solo in Italia: è in Europa (più che altro tra i falchi tedeschi della BuBa) che ci sono resistenze e difficoltà da superare e vincere; leggete, pertanto: l’analisi di Tonia Mastrobuoni, sul ruolo di Mario Draghi nel convincere Merkel a rinunciare alla linea dura, in favore di maggiore collegialità; il commento di Massimo Giannini, proprio sull’ostacolo che i falchi della BuBa rappresentano.

Dopo le critiche Monti prepara lo sprint finale (Marco Galluzzo, Corriere)

Dalla giustizia all’economia, pressing (e veti) della maggioranza (Alessandro Trocino, Corriere)

Berlino teme per il dopo Monti: “Si rischia governo anti-euro” (la Repubblica)

Riccardi: “La stagione dei tecnici ha dato cultura di governo” (Marco Conti, il Messaggero)

Patroni Griffi: “Così garantiremo l’irreversibilità delle riforme” (Antonella Baccaro, Corriere)

Fini: “Il prossimo governo sarà politico ma sul premier deciderà il Colle” (Francesco Bei, La Repubblica)

Ma per il presidente BCE è più importante l’appoggio di Angela (Tonia Mastrobuoni, La Stampa)

Atti sediziosi (Massimo Giannini, la Repubblica)

Addio laboratorio nazionale. Oggi la Sicilia balla da sola (Amedeo La Mattina, la Stampa)

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Il piano del Governo per rilanciare l’occupazione e l’economia

postato il 27 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Cosa ha partorito il consiglio dei ministri dopo 9 ore di riunione?

Sostanzialmente si tratta di una agenda che detta punto per punto i prossimi passi del governo e all’interno di questa, i punti, a mio avviso, più importanti sono quattro: le liberalizzazioni, le assunzioni nel mondo della scuola (per più di 30.000 nuovi lavoratori tra docenti e personale di vario genere), la pianificazione per l’utilizzo dei fondi europei dal 2014 al 2020 (con lo scopo di usare tutti i fondi destinati dalla Ue, per evitare che vengano poi ripresi dalla comunità europea medesima) che permetterà investimenti in infrastrutture fisiche e internet, la maggiore protezione del territorio da frane e alluvioni (le spese per riparare i danni sono molto maggiori delle spese necessarie per la messa in sicurezza e la prevenzione).

Andando più nello specifico osserviamo che molte delle misure indicate nel documento ufficiale erano già state anticipate nei giorni scorsi, come quelle che riguardano le semplificazioni, le infrastrutture e le start up, mentre, per ora, non è inserito quanto preannunciato dal ministro Fornero circa una riduzione del cuneo fiscale e contributivo per le aziende che investono in capitale umano.

Per quanto riguarda la scuola, come detto, vi sono tre decreti presidenziali che prevedono l’assunzione a tempo indeterminato già per l’anno scolastico 2012 – 2013 di personale docente, tecnico-amministrativo e di dirigenti amministrativi per un totale di più di 30mila unità (ripartite in 12.000 docenti, 1213 dirigenti scolastici, 21.112 unità di personale docente ed educativo a cui vanno sommati alcune diecine di assunzioni per docenti nelle Accademie e Conservatori di musica).

Rapportando questi numeri al numero dei disoccupati in Italia, si tratta di diminuire in un colpo solo del 1,5% la disoccupazione (attualmente poco sopra i 2,4 milioni di individui).

Per il resto, la strada del governo prosegue di fatto nella direzione già intrapresa, con l’obiettivo di “introdurre nel sistema economico italiano più efficienza, più produttività, più competitività, anche alla luce delle raccomandazioni rivolte all’Italia nel quadro del Semestre europeo”.
I punti cardine della strategia messa a punto dal governo, si legge nel comunicato stampa ufficiale, sono: “il recupero del gap infrastrutturale, anche attraverso l’attrazione di capitali privati; la spinta all’innovazione tecnologica e all’internazionalizzazione delle imprese; la creazione di un contesto favorevole alla nascita di start up, soprattutto da parte dei giovani; gli investimenti nel capitale umano promuovendo l’apprendimento permanente e valorizzando il merito; la riduzione degli oneri burocratici a favore di cittadini e imprese; l’attenzione a una crescita sostenibile ed eco-compatibile”. Ovviamente questo riguarderà anche le liberalizzazioni, infatti nel documento si legge «Occorre creare spazi nuovi per la crescita di autonome iniziative private, attualmente bloccate o rese interstiziali da una presenza pubblica invadente e – si precisa – spesso inefficiente (si pensi, a esempio, al settore postale; ai beni culturali e alla sanità)».

Altro provvedimento è quello che ha accolto la richiesta dell’UDC, ovvero prorogare al 30 novembre il pagamento delle tasse e dei tributi nelle aree terremotate.

E a proposito di aree terremotate, come detto si porterà avanti non solo la preparazione del programma 2014-2020 per l’uso dei fondi strutturali Ue, ma si tutelerà l’ambiente con la riduzione del Co2, e la gestione del suolo contrastando il dissesto idrogeologico.

Anche i siti archeologici hanno trovato spazio nell’agenda del governo, e a breve vi sarà la legge quadro per lo spettacolo e i progetti sui siti di maggior interesse culturale, come Pompei.

Infine uno sguardo alla famiglia, infatti si prevede di “rivedere le detrazioni fiscali a vantaggio della famiglia e favorire la natalità” a cui aggiungere il rifinanziamento per il 2013 della “carta acquisti” a sostegno delle famiglie colpite da disagio economico. A questo si dovrebbe aggiungere anche la riforma dell’ISEE per modificare i criteri di selezione dei soggetti da ammettere alle prestazioni sociali a condizioni agevolate.

Tutto questo, ovviamente, senza intaccare il rigore, ma anzi continuando sulla strada che ha permesso all’Italia di uscire dall’emergenza e di potere riprogramamre il futuro. Per fare questo è stata prevista da un lato il continuamento alla lotta all’erosione fiscale, all’evasione e all’elusione e, soprattutto, l’abbattimento del debito con il programma di Grilli per le dismissioni “attraverso fondi di investimento ai quali verranno conferite proprietà mobiliari ed immobiliari pubbliche” a cui aggiungere anche la cessione delle partecipazioni azionarie dello Stato in Sace, Fintecna e Simest.

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Trasporti: l’Italia che non corre, cammina

postato il 27 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Marta Romano

Che i trasporti in Italia non siano al passo rispetto a quelli europei, è ormai un fatto appurato. Quando però tutto ciò lo si verifica personalmente, tutto ciò si trasforma in amara consapevolezza.

Amo viaggiare, e quest’anno, per le mie vacanze, ho scelto due mete: la prima è stata Valencia, una delle città più grandi della Spagna, la seconda Palermo, capoluogo della bellissima Sicilia.

In poco più di 15 giorni, ho potuto apprezzare l’efficienza dei mezzi pubblici spagnoli, e l’inefficienza di quelli italiani, specialmente (ahinoi!) di quelli romani.

Una volta arrivati in aeroporto a Valencia, abbiamo facilmente raggiunto la metro, situata all’interno dell’aeroporto stesso, e con poco più di 2 euro (il viaggio singolo, da questa zona di Valencia, costa poco più di 3 euro, ma avendo acquistato la carta per 10 viaggi in metro, siamo riusciti a risparmiare anche su questo biglietto) abbiamo raggiunto il centro della città. Commenti sulla metro? Tutti positivi: pulitissima, con aria condizionata e, soprattutto, poco affollata. Inoltre, tutte le altre stazioni erano pulite, curate e molto illuminate. Insomma, un livello di efficienza da cui la metropolitana della nostra capitale, Roma, è purtroppo lontana. Troppo spesso i treni delle linee della metro romana, sono affollatissimi e decisamente poco puliti. Il costo del biglietto, aumentato del 50% degli ultimi anni, è di 1,50 euro, e non c’è una fermata per l’aeroporto.

Raggiungere Fiumicino, infatti, è tutt’altra storia.

Fondamentalmente, per chi vuole utilizzare i mezzi pubblici, ci sono due strade: o la linea Roma Tiburtina – Fiumicino (costo del biglietto 8 euro), oppure il Leonardo Express, da Roma Termini (costo 14 euro). Insomma, la differenza di costi fa riflettere, soprattutto se ci si aspetta che ad un costo maggiore corrispondano servizi maggiori. Ebbene, per esperienza, ho capito che non è così: due giorni fa, il Leonardo Express, è riuscito ad accumulare 8 minuti di ritardo, su una tratta la cui durata dovrebbe essere di 30 minuti.

Più che rispetto all’efficienza, mi sembra che i costi siano direttamente proporzionali ai disagi. I ritardi dei mezzi delle Ferrovie dello Stato, infatti, sembrano diventati una consuetudine. Ieri, l’InterCity Roma-Taranto, ha accumulato, in 3 ore, ben 30 minuti di ritardo. In più, nella carrozza in cui ho viaggiato, l’aria condizionata sembrava pressoché assente: tutto questo in una delle giornate più calde dell’estate.

E’ vero che il costo del biglietto dell’InterCity è molto allettante, ma se penso che con qualche euro in più potrei avere il triplo dei servizi, rimpiango di non aver preso ItaloTreno. Faccio un esempio concreto: il costo del biglietto di un InterCity Napoli-Roma è di 22 euro, la durata del viaggio è di circa 2 ore; il costo del biglietto di Italo Treno, per la stessa tratta, è di 30 euro(tariffa base per entrambi), la sua durata è di poco più di un’ora. Dopo aver provato entrambi posso fare un confronto: gli 8 euro di differenza sono, questa volta, sinonimo di maggiore efficienza. Innanzitutto, sul secondo non ho sofferto lo stesso caldo provato ieri e, per di più, il treno è arrivato nella stazione di Roma Tiburtina con qualche minuto d’anticipo. Se a questo si aggiunge un’ottima pulizia del treno e il wi-fi gratuito (che, però, non ho potuto verificare), direi che questa differenza è più che giustificata.

Certo, bisogna considerare il fatto che Italo è una società nuova, che ha investito molto e che, in questi primi anni, dovrà tenere prezzi convenientigarantire la puntualità, per poter diventare sempre più presente, nelle diverse città italiane. Probabilmente, Trenitalia si adopererà per migliorarsi, per non lasciarsi sopraffare dalla compagnia di Montezemolo. Nel frattempo, noi italiani potremo godere di questo spiraglio di sana concorrenza, e viaggiare più spesso in treno, specialmente ora che il prezzo della benzina continua a salire.

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Rassegna stampa, 25 Agosto ’12

postato il 25 Agosto 2012
Ieri CDM sulla crescita: 9 ore fiume, con le relazioni di tutti i ministri per mettere a punto, insieme, una nuova strategia della crescita. La cronaca migliore della riunione la fa Martini su La Stampa: le idee di Passera e Fornero, l’equilibrio di Monti (e anche i suoi timori), l’ok – tra le riserve – di Grilli e la sintesi fulminante di Riccardi; è andato in scena un rituale assolutamente nuovo, forse più da Consiglio di facoltà che da CDM, ma con punti cardine ben precisi. Pare che Monti abbia ripetuto che se i partiti vogliono tornare al voto già a novembre, può andare bene, ma la sua determinazione nel completare la legislatura è totale: e ha intenzione di farlo con un ultimo, deciso sprint sulle riforme. Forquet sul Sole è categorico, a questo proposito: bisogna fare chiarezza col Paese; l’esperienza del Governo attuale (che non è una semplice parentesi non ripetibile, caro Bersani) può ancora dare molto, ma ci vuole l’impegno e la disponibilità di tutti gli attori in causa. Abbiamo riguadagnato la fiducia dei mercati, non sprechiamo l’occasione.

Il verbale delle 9 ore. Idee, richiami e battute. Poi un vassoio di panini. (Andrea Garibaldi, Corriere della Sera)

Monti ai suoi ministri: Penso che finiremo la legislatura. (Fabio Martini, La Stampa)

Digitale e start up, il dossier di Passera. (Andreina Baccaro, Corriere della Sera)

Scuola, concorso per 12mila docenti. (Claudio Tucci, il Sole 24 Ore)

L’obbligo della concretezza (Fabrizio Forquet, il Sole 24 Ore)

Quel filo spezzato con gli elettori. (Michele Ainis, Corriere della Sera)

L’Udc sfida Bersani: Monti anche nel 2013. (Silvio Buzzanca, la Repubblica)

Un’inchiesta che non sta in piedi. (Enrico Deaglio, Il Foglio)

A domanda risponde. Bravo. (Giuliano Ferrara, Il Foglio) 

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Rassegna stampa, 24 Agosto ’12

postato il 24 Agosto 2012
Spazio a uno dei temi politici più caldi del momento: la riforma della legge elettorale; Udc, Pd e Pdl sembrano avere trovato la quadra per superare il Porcellum, come ci racconta Trocino sul Corriere (la via sarebbe un proporzionale misto, che secondo Passigli potrebbe funzionare bene). Fabio Martini su La Stampa, però, ci riporta una proiezione dell’Istituto Cattaneo, per nulla rassicurante: con un modello greco-tedesco il Parlamento sarebbe senza maggioranza, e in base ai numeri di oggi, sarebbe possibile un governo Pd-Sel-Udc, ma guidato da chi? Claudio Petruccioli, su Europa, lancia un appello a progressisti e moderati per scegliere, fin da subito, di ricandidare Mario Monti alla Presidenza del Consiglio (che ha ricevuto anche un nuovo endorsement da Bonanni), per evitare “un nuovo ’94”, quando PPI e PDS non scelsero fin da subito di riconfermare Ciampi e aprirono la strada ai governi Berlusconi. Oggi si apre poi la cosiddetta e tanto attesa “fase 2” del Governo Monti, con l’approvazione delle strategie per la crescita (noi abbiamo detto la nostra qui), da leggere l’articolo sulle parole di Fornero, su Repubblica, e il commento di Antonio Golini, sul Messaggero (perché vanno rimessi al centro delle politiche gli under 35). Infine, non perdere uno degli editoriali più attesi dell’ultima settimana: quello in cui il direttore Ezio Mauro dice la sua sullo scontro Colle-Procure e sulla contrapposizione interna al suo giornale da Scalfari e Zagrebelsky (pezzo interessante e pure condivisibile, se non fosse per quella catalogazione di “oggettiva destra” per gli autori della campagna contro Napolitano: che c’azzecca la destra, scusate?).

Legge elettorale, ultime scintille. Ma l’accordo è (quasi) fatto. (Alessandro Trocino, Corriere della Sera)

Con il greco-tedesco il Parlamento sarebbe senza maggioranza. (Fabio Martini, La Stampa)

Stefano Passigli: Il proporzionale può funzionare. Per la stabilità il premio sia al 15%. (Corriere della Sera)

Pd-moderati, candidate SuperMario (Claudio Petruccioli, Europa)

Fornero: Troppe tasse sul lavoro, sgravi a chi valorizza i dipendenti. (Marco Marozzi, la Repubblica)

Perché mettere al centro i talenti. (Antonio Golini, il Messaggero)

Bonanni si sbilancia: sì al Monti bis, non vedo altri statisti all’orizzonte. (Roberto Giovannini, La Stampa)

Il terremoto in Emilia. La moratoria è indispensabile. (Ilaria Vesentini, il Sole 24 Ore)

Un giornale, le procure e il Quirinale. (Ezio Mauro, la Repubblica)

I diti intrecciati di Zagrebelsky. (Giuliano Ferrara, Il Foglio)

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Un progetto positivo contro l’Europa delle diffidenze

postato il 24 Agosto 2012

di Adriano Frinchi

Il giornalista e scrittore svedese Richard Swartz ha pubblicato ieri sul quotidiano Dagens Nyheter un interessante articolo dal titolo “Gli europei, troppo diversi per capirsi”. Swartz nell’articolo sostiene che più che le piccole differenze tra le performance economiche dei paesi dell’Ue, a costituire l’ostacolo principale per la creazione di un’autentica comunità omogenea sono i grandi divari culturali tra gli europei. Si tratta di articolo piuttosto pessimista che se fosse stato pubblicato in Italia sarebbe stato tacciato di euroscetticismo, eppure se il quotidiano Dagens Nyheter, una specie di Corriere della Sera svedese, ha dato spazio a questo editoriale è assai probabile che Swartz interpreti il sentimento di gran parte dei cittadini del nord Europa. Nel fondo del giornalista svedese si legge:

In uno spazio tutto sommato ristretto, 300 milioni di persone devono cercare di dar vita a un’unione, quando di fatto non occorre allontanarsi neanche troppo prima di non essere più in grado di capire ciò che dicono gli altri, di trovare chi mangia o beve cose di cui non abbiamo neanche una vaga idea, chi canta canzoni a noi sconosciute, chi celebra altri eroi, chi ha un rapporto completamente diverso con il tempo, ma anche sogni e demoni differenti.

Per Swartz poi la crisi economica è stata una sorta di momento della verità per l’Europa delle differenze, che si è scoperta molto simile ad un museo degli orrori:

In realtà, è stato necessario attendere la crisi europea per aprire gli occhi sul divario che separa le chiacchiere dalla realtà. Con nostro grande stupore, la crisi ci ha fatto scoprire persone che non avevano mai pagato le tasse, che pensavano che fossero gli altri a dover saldare i loro debiti e che accusavano di dispotismo chi tendeva loro la mano. Ignoravamo l’esistenza di questi europei e non volevamo credere che esistessero. Tuttavia, questa è la realtà che ci circonda, ed è così da tempo.

Swartz non è un populista euroscettico, ma probabilmente nel suo articolo ha dato voce al comune sentire di molti cittadini di Germania, Francia e Scandinavia che, non senza qualche ragione, storcono il naso davanti ai problemi e alle incoerenze dell’Europa mediterranea. Emblematica è a proposito la vicenda del ministro croato con 500 funzionari raccontata dallo scrittore svedese. Fortuna che non ha buttato un’occhio in Italia.

Di questo passo è evidente che l’Europa delle differenze si trasformerà presto in una Europa delle diffidenze, con il risultato che si andranno presto a fare benedire solidarietà europea e forse la stessa Unione.

C’è una modo per evitare la fine del sogno europeo e il ritorno all’Europa degli egoismi?

Una proposta interessante è possibile leggerla oggi sul quotidiano fiammingo De Morgen a firma di Paul Huybrechts che sostiene che l’Europa per superare i suoi problemi di liquidità, solvibilità e legittimità ha bisogno di fiducia e di un progetto positivo.

Scrive Huybrechts:

La crescita ha bisogno di fiducia, una fiducia come quella che si percepiva negli anni successivi alla seconda guerra mondiale. Ecco: ripristinare quella fiducia e creare tra la cittadinanza una volontà a lavorare significativamente di più pur guadagnando di meno è possibile soltanto con un alto livello di legittimità politica. I nostri politici hanno bisogno di un mandato democratico, che sia soggetto a rinnovo ogni cinque anni.

Le conclusioni del Presidente della federazione fiamminga degli investitori sono piuttosto chiare: l’Unione europea deve diventare una unione politica. Per far ciò è però indispensabile avere un “progetto positivo” per l’Europa che ha come perno una Costituzione europea secondo l’intuizione del filosofo  Jürgen Habermas:

Secondo l’interpretazione di Habermas, una Costituzione funge sia da costruzione sia da testo fondamentale di riferimento. Secondo Habermas, in pratica, dobbiamo evitare di vedere l’agognato progetto europeo trasformarsi nel suo esatto contrario, ovvero in una “burocrazia post-democratica”, percepita come oppressiva e ostile dai popoli europei.

 Huybrechts sottolinea che in Germania qualcosa si muove in questo senso e che è necessario che in tutta l’Europa si prepari questo progetto positivo, magari con una consultazione pan-europea che dia legittimità democratica all’unione politica.
Un referendum europeo potrebbe sembrare rischioso ad alcuni di questi tempi, ma dare legittimità e consenso popolare al sogno europeo dei nostri padri forse è l’unico modo perché questo trionfi sulle diffidenze e gli egoismi.
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Per crescere non bastano le infrastrutture fisiche. Ripartiamo da Agenda Digitale e Giustizia

postato il 23 Agosto 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Forse ci siamo. Domani, il CDM tornerà a riunirsi dopo la breve pausa estiva e il tema all’ordine del giorno sarà solo uno: trovare, inventare, rendere fattibili le misure necessarie alla crescita. Dopo una lunga, forse troppo, fase 1 dedicata al rigore e all’austerità (costellata di alcune riforme riuscite bene, le pensioni, altre riuscite meno, il lavoro, altre ancora da far riuscire, la spending review) è giunto il momento della tanto attesa fase 2, quella dedicata alla crescita e allo sviluppo. Dopo l’intervista del Presidente Monti a Tempi, e gli interventi dei ministri Passera e Fornero e del viceministro Ciaccia, comincia a delinearsi la strategia che il Governo ha deciso di mettere in campo: defiscalizzare i cantieri delle nuove opere pubbliche, per invogliare gli imprenditori a impegnarsi, tagliare le tasse (ormai insostenibili) sul lavoro, ridurre ancora la spesa pubblica. Si è scelto quindi di intraprendere un cammino vecchio stampo, con la messa in opere di nuovi cantieri, che – secondo le stime dei tecnici del ministero dello Sviluppo – dovrebbero portare ad aumentare il nostro PIL di almeno 5 punti entro il 2020.

È una via solida per tornare a crescere. Eppure, forse, insufficiente. La fase 1 del Governo Monti ci ha insegnato infatti che lo sviluppo si insegue, prima di tutto, rimettendo in piedi i fondamentali della nostra economia: le riforme strutturali, infatti, hanno avuto il compito – spesso ingrato, forse addirittura truce per la rapidità dei tempi – di correggere le profonde storture e distorsioni del nostro sistema Paese. Su questa strada noi dobbiamo continuare: ok ai nuovi cantieri, ma non si può pensare che altri ponti, strade o tunnel possano bastare al nostro PIL. Più che di altre infrastrutture fisiche, noi abbiamo bisogno di un altro tipo di infrastrutture, che sono quelle che riguardano – in primis – lo spread digitale che ci separa dal resto d’Europa e la riforma della Giustizia (che come abbiamo detto e ripetuto, è la prima grande riforma economica di cui necessitiamo).

Ieri, Massimo Sideri sul Corriere, ha messo in luce il grave e colpevole ritardo del nostro Paese su Agenda Digitale, che sembra non capire che un provvedimento del genere non è un semplice palliativo ma è “una politica economica che dovrebbe fare da collante a tutto il resto” e pertanto non va approvata “«dopo» la crescita, la spending review e le politiche per l’occupazione, ma di pari passo”. Questo viene però osteggiato da due fattori: il primo, il nostro elefantiaco Stato-Moloch difficilmente accetta qualche cambiamento che potrebbe rivoluzionarlo; il secondo, il radicato pregiudizio nostro e nei nostri confronti, che ci porta a credere poco nella possibilità di usare Agenda Digitale come strategia per la crescita e che allontana da noi la possibilità di investimenti esteri. Su questo il Governo deve intervenire, con decisione, perché un’Italia veramente 2.0 garantirebbe la creazione di migliaia di posti di lavoro nel futuro, riattivando le energie migliori del nostro tessuto imprenditoriale (fatto storicamente da PMI: sarà un caso che stiano nascendo sempre più start up?).

E due. Trasporti più veloci e efficienti servono sicuramente a garantire un commercio più veloce e redditizio: ma risparmiare una, due ore di strada ci servirà sul serio, quando però un’impresa deve aspettare diversi anni per la risoluzione di una causa civile e la corruzione divora metà dei nostri fondi? Ovviamente no, e non è un caso che nell’Indice di libertà economica l’Italia si collochi solo al 92°, tra i paesi mostly unfree. Ecco perché la riforma della Giustizia è più urgente che mai, perché se non riformiamo le nostre infrastrutture giudiziarie, a ben poco varranno nuove colate di cemento: snelliamo i tempi del sistema giudiziario, riorganizziamo e razionalizziamo sul territorio le sedi giudiziarie, assicuriamo la certezza del diritto e della legge.

Perché per crescere le infrastrutture fisiche non bastano: se contiamo solo su queste, potremmo anzi ottenere un effetto contrario a quello sperato, con un aumento ingiustificato e inutile del debito pubblico. Se invece, insieme a queste, sceglieremo di intraprendere finalmente misure alternative e nuove, potremo dire di aver davvero dato il via a una “fase 2”. Non solo del Governo attuale, ma della storia del Paese.

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Sisma: Governo proroghi scadenze fiscali

postato il 23 Agosto 2012

È indispensabile che il Governo proroghi al 30 novembre le scadenze fiscali per le popolazioni delle zone colpite dal terremoto sin dal Consiglio dei Ministri di domani e si impegni ad una ulteriore proroga per coloro che a quella data non avranno a disposizione le abitazioni agibili o per quelle imprese che non avranno ancora ripreso l’attività.
In questi mesi sindaci, amministratori e cittadini delle zone colpite dal sisma hanno dato dimostrazione di efficienza e virtuosità che debbono essere di insegnamento per tutti.

Pier Ferdinando

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