postato il 13 Agosto 2011 | in "Economia, Politica"

Si chiede al Paese un sacrificio immenso, tutti mostrino senso dello Stato

Avanzeremo proposte per rendere la manovra meno iniqua

Dopo tre anni di inutili perdite di tempo e di patetiche rassicurazioni sulla condizione dell’Italia, nel pieno di una tempesta finanziaria mondiale, il governo si e’ finalmente svegliato.
Ma lo ha fatto tartassando i soliti noti che non evadono le tasse, il ceto medio e le famiglie, ed evitando quegli interventi strutturali di cui invece il Paese ha bisogno.
Sembrano tuttavia parzialmente recepite alcune delle nostre indicazioni sulla tassazione delle rendite finanziarie (con l’esclusione di Bot, Cct e Btp), sui tagli alle province e sull’accorpamento dei piccoli comuni, sempre che tutto questo non si riduca all’ennesimo annuncio ad effetto.
E’ un sacrificio immenso quello che il governo chiede al Paese e a cui le forze di opposizione devono corrispondere con grande serietà e senso dello Stato.
La volontà espressa dal presidente del Consiglio di non porre la fiducia su questo decreto ci impegna ad avanzare alla luce del sole, a partire dal Senato, le nostre proposte tese a rendere meno iniqua e ingiusta questa manovra.

Pier Ferdinando

6 Commenti
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Rodolfo Bava
12 anni fa

Secondo me l’eliminazione delle province apporteranno delle diseconomie. Accludo il seguente articolo qualora decidesse di pubblicarlo. Grazie, ossequi.

Economie con l’abolizione delle province? Piuttosto: un buco nell’acqua.
L’abolizione delle province: una manovra ferragostana che ha elargito delusioni ed amarezze in alcuni milioni di persone. Una manovra che, anzichè produrre economie; produrrà, invece, forti diseconomie.
Ma produrrà, anche, uno scompaginamento in tutto, o quasi, l’elettorato presente nell’ambito delle province eliminate, dato che, quasi senz’altro, non voterà più per il centro – destra e, se appoggiata la manovra da altri partiti, non si recherà più a votare.
Ed ecco perchè si avranno delle diseconomie:
– l’esercito degli impiegati provinciali, dovendo percorrere giornalmente cento o centocinquanta chilometri per poter raggiungere la sede della “nuova” (o “vecchia”?) provincia finirà con il ricorrere ai “certificati medici”, standosene comodamente a casa;
– ma recandosi a lavorare, forse, non troverà nè una scrivania nè una sedia per poter operare;
– e quanta benzina verrà sprecata giornalmente, contribuendo, così, ad alleggerire le tasche di chissà quante persone e ad avvelenare l’aria ancora di più?; ma, sopratutto, sottoponendo migliaia di impiegati a seri rischi di incidenti stradali?
E, poi, gli economisti del Ministero si sono chiesti quanto spenderanno i Sindaci delle province soppresse (non certo con i soldi delle loro tasche) per potersi recare presso la “nuova” provincia e quante diarie dovranno versare ai tecnici comunali per raggiungere i vari uffici al fine di potere sbrigare le varie pratiche? E quale scompiglio determineranno in migliaia e migliaia di cittadini delle province eliminate, cittadini che saranno costretti, fra non molto, a recarsi nei vari uffici, sino a tempo addietro ad un tiro di schioppo dalle loro abitazioni?
Ma, guarda un pò, i tecnici del Ministero sembra che si siano posti una simile domanda soltanto per i residenti in tre province. E, precisamente, per quelli di Sondrio (183.169 abitanti) per pura combinazione città di nascita del Ministro on. Tremonti; nonchè per quelli di Belluno (213.474) e di Grosseto (228.157) chissà per quali misteriose ragioni.
Queste decisioni sull’eliminazione delle province finirà con il risultare una “guerra tra i poveri”. Infatti, ci si domanda, perchè sopprimere soltanto quelle al disotto dei 300 mila abitanti? Regola vuole: o tutte o nessuna.
Addirittura, senza arrecare notevoli danni, si potrebbero eliminare proprio le più “corpose”, dove esistono le aree metropolitane e gli organi di governo si accavallano.
E, poi, come si fà a tenere conto soltanto del numero degli abitanti e non delle difficoltà di poter raggiungere il nuovo capoluogo da parte di diecine di migliaia di cittadini, giornalmente?
E’ facile, in una lotta tra poteri, prendersela con i più “piccoli”; come se le piccole province fossero il male della nostra nazione.
Il problema, secondo noi, non sta, quindi, nell’eliminarle; ma nel razionalizzarle; evitando le solite assunzioni a fini elettorali, escludendo i costosi incarichi clientelari esterni; badando, in una sola parola, a delle “economie”.
Invece, molto meritoria è la presenza e la funzione delle province, dato che avvicinano le Istituzioni ai cittadini, attraverso la Prefettura, la Questura, i Comandi dei Carabinieri e della Finanza e mediante una miriade di uffici.
Sopprimere, invece, le “piccole” province equivale lanciare un forte colpo basso a centinaia di migliaia di cittadini.
E non è assolutamente nè giusto e nè onesto!

Rodolfo Bava

Stefano Tassinari
Stefano Tassinari
12 anni fa

Contro l’affondamento del Titanic ci vuole un’impresa titanica
Il debito pubblico italiano è molto elevato, ma questa non è una novità.
E’ stato accumulato negli anni grazie a quei politici, loschi figuri che più passano gli anni più restano scolpiti nella nostra memoria alla stregua degli irresponsabili, nella pratica quelli che ci hanno governato negli anni ’80, tutti d’accordo, dai democristiani ai socialisti.
La differenza fra il nostro debito pubblico e quello degli altri paesi dell’area euro non è aumentata, anzi è diminuita, il problema è che i mercati, e non solo, non si fidano dell’Italia perché pensano che non possa riuscire nell’impresa titanica di ridurlo.
Non si fidano di Berlusconi e di un governo guidato da Berlusconi. Anche perché il Cav. ha perso completamente la bussola, lasciando il timone a Tremonti. Ma anche il superministro ha perso la trebisonda, ed ora guida Napolitano con scarsi risultati.
Per ridurre il debito ci sono due strade.
La prima conduce alla crescita ma è impraticabile. Il massimo che si può fare è la non decrescita. L’altra conduce dritta come un fuso alla “macelleria” di quelli che finora hanno goduto: e cioè
• gli statali “che hanno usufruito del regalo di pagare i contributi per 15 anni e ricevere la pensione per 45 ed oltre e continuano a percepire i soldi che definire rubati sarebbe un eufemismo” come osservava giustamente un hydeparkeriano da Monza,
• i ricchi, che dovranno essere tartassati da una tassa patrimoniale che sia vertiginosa e da un ritocco consistente sulle pensioni degli aventi diritto.
Riassunto: occorre diminuire il debito in maniera giusta ed equa, quindi si devono tartassare i ricchi e quelli che si sono finora arricchiti in maniera vergognosa.
Per fare tutte queste cose è necessario un governo non forte, ma fortissimo, non ricattabile da parte delle lobbies, capace di fare vere liberalizzazioni: un governo di grande coalizione.
Non ci sono altre strade.

Emanuela
Emanuela
12 anni fa

Egregio Presidente,
Sono una donna che lavora come impiegata da 39 anni. Mi domandavo cosa intende per riforma delle pensioni di anzianità.
Sono una donna con una famiglia che lavora 10,11,12 ore al giorno. Come può pensare che io riesca a lavorare per altri 10 anni e più ?
Innanzitutto cominciamo con il dire che non sono più 40 anni, ma 41 dal momento che la finestra si apre 12 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti.
Poi mi chiedo se lei è consapevole che di aziende che garantiscono ai lavoratori un impiego per 20,30,40,50 anni non ce ne sono. Se io perdo il mio posto di lavoro a 50,55 o 60 anni, dove trovo un altro posto ? Le posso portare decine di esempi di amici, colleghi che hanno perso il loro lavoro a causa di riduzioni, chiusure etc, e che nonostante la loro profesisonalità, e bravura a 50, o 55 anni sono a spasso.
Quindi, senza lavoro, senza pensione e senza TFR vado alla Caritas a mangiare (la mia famiglia ed io ovviamente) ? e come paghiamo le spese ?
Grazie se vorrà dare attenzione a queste righe.
Saluti

Maurizio
Maurizio
12 anni fa

Sono un docente universitario con quasi 40 anni di servizio, maturati prima come studente lavoratore, poi come ricercatore, e infine come professore associato.
Non mi ritengo un fannullone dal momento che tengo tre corsi (causati dai pensionamenti e senza nuove assunzioni)
Mediamente lavoro più di 8 ore al giorno, perchè oltre alla attività didattica, sono responsabile di 4 laboratori di ricerca, che servono anche per la formazione dei dottorandi e tesisti (sempre per i motivi di cui sopra, pensionamento e mancanza di nuove assunzioni).
La mia lettera è relativa alla decisione di bloccare il TFR per due anni. Attualmente c’è il blocco per due anni della revisione degli stipendi.
La prima domanda che pongo è la seguente:
se si ritiene anticostituzionale differenziare la tassazione agli autonomi, quanto costituzionale è bloccare un Credito prededucibile ?
Dopo 40 anni di attività, regolare pagamento dei contributi, e agognata pensione, con quale diritto lo stato decide di non pagarmi il trattamento di fine rapporto ? Dopo i due anni, mi verrà poi finalmente retribuito ? Con gli interessi che mi avrebbe fruttato se io avessi potuto investirlo ?
Inoltre se modificherete la pensione di anzianità per quanti anni ancora potrei andare avanti a espletare tutte le attività di cui sopra ? Se io continuerò a lavorare per altri 10 anni (minimo), i giovani quando troveranno una occupazione (considerando anche i tagli che sono stati fatti sui borsisti e contrattisti e assegnisti ?
Saluto cordialmente

giuseppe
giuseppe
12 anni fa

Caro Presidente condivido i tuoi interventi.
Alcune domande mi permetto rivolgerti.
– quanto incide una trattenuta di € 250.00 ad una persona che ha un reddito lordo annuo di € 95.000,00?
– l’aumento dell’IVA andrebbe non andrebbe a caricarsi a carico di tutti anche di coloro che hanno redditi bassi?
Che la manovra sia per tanti aspetti iniqua non c’é dubbio, ma mi permetto osservare che qualche riflessione sarebbe anche utile.
Cordialmente.

Pierangelo
12 anni fa

Ho letto il messaggio di Emanuela, italiana, che va alla Caritas a mangiare. Quanti italiani come lei si recano alla Caritas? Qualche anno fa
erano solo immigrati, ora ci sono parecchi italiani senza lavoro, senza stipendio, senza pensione. Voi, mi riferisco anche a quelli dell’Udc, avete un ristorante a Montecitorio dove i prezzi sono bassissimi direi una vergogna pagare solo un euro e qualcosa un antipasto di pesce quando in un ristorante normale ad andare bene costa tra i 15 e i 20 euro. Secondo me occorre fin da subito dare il buon esempio da parte di voi politici tagliando certo molti costi ma anche non chiudendo quella vergogna di ristorante ma tenendo aperto come mensa per i poveri. Anzi sarebbe bello e utile che ogni parlamentare contribuisse a pagare ad un povero un pasto.
Avrete il coraggio di farlo? Caro Presidente Casini, lei è una persona sensibile a questi problemi (lo dimostra la visita al carcere di Lecce per Ferragosto). Un’iniziativa che dovrebbe partire da lei da tutta l’Udc. Lo chiede un iscritto al suo partito. Sarebbe un bel segnale.



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