postato il 15 Luglio 2011 | in "Economia, Politica"

Con la manovra colpiti ceto medio e famiglie, non possiamo essere soddisfatti

Ma stiamo facendo, una scelta per l’Italia e per gli italiani

Siamo costretti a fare una manovra emergenziale sotto la spinta del mercato e degli altri Paesi che rischia di essere il primo provvedimento in attesa di altri salassi. Una manovra che mette le mani nelle tasche degli italiani e in particolare dei soliti noti, il ceto medio e le famiglie.
Ma di fronte a chi arriccia il naso e imputa l’opposizione di fare un favore a Berlusconi, rivendico la convinzione di quello che stiamo facendo, una scelta per l’Italia e per gli italiani.
Le assenze del Presidente del Consiglio nei giorni della crisi, dall’inizio del periodo critico venerdì scorso ad oggi, all’approvazione definitiva della manovra, sono il segno palese di irresponsabilità oltre che di inadeguatezza. Basta con queste chiacchiere sulla patrimoniale: e’ giusto inserire criteri di progressività e chiedere un prelievo di solidarietà a chi ha di più. E’ giusto tassare le transazioni finanziarie, colpire le pensioni d’oro, fare di più contro gli evasori che mancano sempre all’appello.

Pier Ferdinando

L’intervento integrale

Signor Presidente, cari colleghi, non è tempo né di chiacchiere in libertà, come quelle che abbiamo sentito appena ora, né di demagogia: è tempo di verità e di responsabilità. Questa manovra non ci piace, in particolare, perché non contiene le riforme strutturali che servono al Paese, perché rinvia furbescamente al 2013-2014 gli impegni maggiori, perché non colpisce, come avevamo chiesto al Senato, i costi della politica, e perché colpirà pesantemente – questo è il punto centrale -, con l’innalzamento delle tasse, i ceti medi e le famiglie. Proprio nel giorno in cui l’ISTAT ci ricorda che abbiamo 8 milioni di italiani a tutti gli effetti nell’area della povertà. Se si pensa che la legislatura è iniziata all’insegna delle promesse di abbassamento delle tasse e del quoziente familiare, voi capirete le ragioni perché noi non possiamo essere soddisfatti. D’altra parte, sono tre anni che sentiamo di dire cose che, poi, puntualmente, sono state smentite. Retoriche della serie: l’Italia è uscita dalla crisi, stiamo riprendendo la crescita, il peggio è alle spalle. È surreale, onorevoli colleghi, il dibattito tra Berlusconi e Tremonti sull’abbassamento delle tasse, del quale, nelle ultime settimane, si sono riempite intere pagine di giornali e si sono impegnati vertici di maggioranza. È surreale, almeno come l’idea di trasferire i Ministeri al nord, ad un nord che chiede meno burocrazia, e non più burocrazia.

Certo, sappiamo che c’è stata una crisi internazionale travolgente e sappiamo anche che c’è un’ondata speculativa, che si abbatte sulle Borse europee per indebolire o, addirittura, travolgere l’euro. Sappiamo anche che, davanti all’inerzia dei Governi europei, la speculazione colpisce sempre più forte. Siamo molto delusi, molto delusi dalla mancanza di reazione e di coraggio dei Governi e delle autorità europee. Questa non è una responsabilità riconducibile a Berlusconi e al suo Governo e, tuttavia, poiché navighiamo in questi mari, una maggiore preveggenza sarebbe stata consigliabile.
Proprio per questo, onorevoli colleghi, dovevamo fare quella rivoluzione liberale e quella riforma istituzionale che avevate promesso e che, sole, ci avrebbero consentito di riprendere la crescita e di non perdere tempo. Abolizione delle province, accorpamento dei piccoli comuni, riduzione del numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto: provvedimenti non più rinviabili, con legge ordinaria o costituzionale, andavano fatti subito.

Liberalizzazioni, a partire dai servizi pubblici locali, privatizzazioni; non tagli lineari che si sono abbattuti sul futuro dei nostri figli, sui livelli essenziali di assistenza, sicurezza, forze dell’ordine, non tagli lineari, che sono la sconfitta della politica, ma capacità di scegliere e di tagliare i rami secchi.

Non avete fatto queste cose, né molte altre, e oggi siamo costretti a fare una manovra emergenziale sotto la spinta del mercato e degli altri Paesi; manovra che rischia di essere solo un primo provvedimento, in attesa dei più duri salassi, mettendo le mani nelle tasche degli italiani, ma soprattutto dei soliti noti: ceto medio e famiglie.

Voglio dirvi con chiarezza, assumendomi la responsabilità di usare in quest’Aula una parola che viene evocata strumentalmente da tutti: basta con queste chiacchiere sulla patrimoniale. Il termine può esser odioso, ma è giusto inserire un criterio di progressività, chiedere un prelievo di solidarietà a chi ha di più. È giusto, ad esempio, colpire la speculazione finanziaria e salvaguardare i piccoli risparmiatori che cercano di difendersi acquistando i BOT. È giusto colpire le pensioni d’oro e salvaguardare chi ha il minimo di pensione e non ce la fa ad arrivare a fine mese.

È giusto fare di più contro gli evasori che ancora non pagano nulla e mancano sempre all’appello.
Onorevoli colleghi, se questo è il nostro giudizio sulla manovra mi si potrebbe chiedere: perché ne agevolate una rapida approvazione? Cari colleghi, se la casa brucia, e si ha bisogno dei pompieri, se essi non arrivano, saremo costretti tutti a usare l’estintore; è esattamente quello che stiamo facendo. Di fronte a chi, soprattutto dall’estrema sinistra o da certi salotti, arriccia il naso e imputa all’opposizione di fare un favore a Berlusconi, io rivendico, con onestà, che noi siamo convinti di quello che stiamo facendo, una scelta per l’Italia e per gli italiani. Non è un favore a Berlusconi, né una azione condizionata a una contropartita, noi facciamo questo perché doveroso e ne siamo orgogliosi, indipendentemente da quello che succederà da lunedì in poi tanto per essere chiari.
Io sono certo che tutti noi qui dentro, perché ce lo ripetiamo nei corridoi fuori dall’Aula, capiamo che dovrebbe succedere qualcosa se non vogliamo che questi provvedimenti siano inutili. Tutti noi lo capiamo, lo sappiamo, lo auspichiamo; ma tutti noi siamo abbastanza smaliziati per capire che chi ha maggiore responsabilità e dovrebbe avere più coraggio non farà succedere nulla.
Ripercorro cronologicamente gli ultimi, convulsi giorni. Venerdì scorso, il primo segnale dai mercati; sabato, l’appello del Presidente della Repubblica Napolitano, immediatamente condiviso dall’onorevole Bersani e dal sottoscritto; lunedì, il tonfo dei mercati, l’intervento del cancelliere Merkel, una cosa di per sé assai irrituale, e l’immediata disponibilità delle opposizioni, anche nella componente dell’onorevole Di Pietro; martedì, le consultazioni di Tremonti che ringrazia le opposizioni, con la maggioranza e con le opposizioni; giovedì, l’approvazione della manovra al Senato; oggi l’approvazione della manovra alla Camera. A tutti questi passaggi è stato, puntualmente, coerentemente, clamorosamente assente il Presidente del Consiglio. Segno palese di ammissione di responsabilità, oltre che di inadeguatezza.

Onorevoli colleghi, dobbiamo parlarci con sincerità: oggi Berlusconi è parte del problema che abbiamo di fronte, non può in alcun modo determinarne la soluzione. Lo diciamo da mesi, e voi da mesi avete proseguito con la vostra sindrome di autosufficienza, confortata da improbabili allargamenti della maggioranza che, è evidente, fanno acqua da tutte le parti, ma soprattutto hanno creato disdoro all’Esecutivo e alla politica.

Volete continuare così? Pensate che vada tutto bene? Pensate che oggi, approvata questa manovra, il problema dei mercati sarà risolto? Ritenete che tutto possa continuare in modo coerente a questi primi tre anni di legislatura? Se volete continuare così, onorevoli colleghi, continuate così: farete un danno all’Italia e a voi stessi. Siamo purtroppo abituati a non essere ascoltati; a volte – e concludo – siamo stati derisi quando abbiamo chiesto un Governo di responsabilità nazionale.
Allora, onorevoli colleghi, per la prima volta nella storia della Repubblica l’opposizione si è assunta la responsabilità di far approvare in tre giorni una manovra economica di questo peso: noi rivendichiamo la nostra fiducia nell’Italia, negli italiani.
Onorevole Tremonti, il Titanic era un transatlantico considerato inaffondabile, ma il comandante e i suoi ufficiali non videro un immenso iceberg, furono travolti tutti, ricchi e umili; io mi auguro che chi guida l’Italia abbia visto il pericolo e faccia di tutto, davvero di tutto, per evitarlo.

1 Comment
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Mauro Annunziata
12 anni fa

La dichiarazione di voto di Pier Ferdinando Casini sulla manovra del Governo [VIDEO]–> http://youtu.be/Oq6fSYRVFO​4?hd=1



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