postato il 11 Dicembre 2010 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Rifiuto la democrazia bovina, non tutti hanno un prezzo

In principio fu la pecora.  Forse la prima volta che gli animali da allevamento entrarono nel vocabolario della politica italiana fu grazie al missino Teodoro Buontempo che i suoi chiamavano familiarmente “er pecora”. In tempi più recenti si sono fatte strada le capre e i maiali, anzi i porci, grazie a Vittorio Sgarbi e Umberto Bossi, ma nella seconda repubblica a dominare incontrastati sono i bovini.

Da più di vent’anni l’ambito semantico bovino segna la politica italiana: si usano verbi come “mungere” e “foraggiare” e la stessa classe politica si è avviata ad una singolare omologazione con la specie bovina tanto da mutuarne comportamenti come la transumanza. Gli esperti politico-bovini hanno definito transumanza l’abitudine di gruppi di parlamentari  raccolti in gregge-partito che in tempi propizi lasciavano le irte zone dell’opposizione per i pianeggianti pascoli governativi. Come non ricordare le bucoliche transumanze mastelliane? In tempi in cui l’economia trionfa, si è affermato con successo il famigerato mercato delle vacche: prima delle elezioni pastori e allevatori (anche di Montenero di Bisaccia) riempiono le loro stalle di capi pregiatissimi che mandano a pascolare a Montecitorio, e quando i tempi si fanno difficili queste vacche floride diventano oggetto di intensa e provvidenziale compravendita, addirittura alcuni esemplari sono così intelligenti che si offrono da soli al miglior acquirente. Inutile dire che Il Cavaliere in questo campo è davvero esperto, non per niente ad Arcore aveva uno stalliere.

Anche se le battute e le ironie su questa democrazia bovina sono fin troppo facili alla fine resta una certa amarezza davanti a queste giornate convulse dove figure assolutamente mediocri e modeste pretendono, con la compiacenza di tv e giornali, di fare la storia della Repubblica. Ma potevamo aspettarci di meglio da un Parlamento di nominati? Evidentemente no. In questo quadro così desolante spiccano Pierferdinando Casini e i parlamentari dell’Udc. Attenzione non c’è nessuna intenzione di fare una banale peana del leader dell’Udc, ma è un dato di fatto che i presunti “poltronari” dell’Udc, per dirla alla Bossi, siano gli unici che da due legislature se ne stanno tranquillamente all’opposizione di Prodi e Berlusconi senza nessuna intenzione di offrirsi e farsi comprare. Chapeau!

Purtroppo le buone intenzioni di Casini non ci salvano dal generale quadro desolante e così fino al 14 dicembre, e forse fino a quando la politica italiana non cambierà rotta, saremo costretti prima di dormire a continuare a contare le vacche parlamentari al posto delle classiche pecorelle. La democrazia è dunque bovina, ma il popolo è sempre più bue.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

2 Commenti
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carfora
carfora
13 anni fa

sara’ che si sono “abbuffati” mangiando troppa carne e si sono beccati un certo problema ………………… Malattia di Creutzfeldt-Jakob

puzzailsignorvincenzo
puzzailsignorvincenzo
13 anni fa

E’ uno spettacolo avvilente quello a cui stiamo assistendo da un paio di settimane orsone, deputati che fino a ieri stavano nell’IDV che vengono miracolosamente folgorati sulla via di Damasco del berlusconismo proprio in prossimità del voto di fiducia. Che brutta pagina per la nostra democrazia.



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