postato il 29 Luglio 2010 | in "Economia, In evidenza, Spunti di riflessione"

Fiat, Omsa, petrolio. E la politica economica?

“Riceviamo e pubblichiamo”
di Gaspare Compagno
Ieri c’è stato l’incontro tra Fiat, Sindacati e Governo, in seguito alla decisione di Fiat di produrre una monovolume nel suo stabilimento in Serbia.
Su questa decisione è stato detto molto, ma la maggior parte dei commenti che ho letto, mi sembrano mossi più da questioni ideologiche vecchie, che non da uno sguardo alla realtà attuale e futura.
E’ stato detto che la Fiat vuole imporre il modello produttivo dei paesi in via di Sviluppo, è stato detto che Fiat dovrebbe restituire i soldi che ha preso in passato (ma quali soldi?? nessuno che tiri fuori delle cifre reali, perché a ben vedere la Fiat non deve restituire nulla perchè nulla ha preso), è stato detto che i lavoratori italiani sono troppo coccolati e che i sindacati italiani non conoscono la realtà attuale, ma vivono in una realtà ancorata all’immediato dopoguerra.
Secondo me, queste voci sono tutte errate.
Fino alla settimana scorsa, si salutava l’accordo Fiat-Sindacati su Pomigliano, come un qualcosa di rivoluzionario, ora sembra che si voglia invece tornare ai vecchi discorsi rappresentati dai soliti tavoli di concertazione che durano mesi per poi non approdare a nulla.
Io credo che se ci accostiamo alla vicenda in maniera aperta e senza pregiudizi possiamo riconoscere che: è vero che la Fiat ha necessità di produrre e di concorrere con player mondiali; è vero che la produttività italiana non è mai stata eccelsa (se in Italia, produci lo stesso numero di auto che in Brasile, ma usi il triplo dei dipendenti, qualcosa non torna) e non solo in campo industriale ma in generale, se si dà credito al libro “Centomila punture di spillo” di Federico Rampini o anche alle statistiche; ma è anche vero che i lavoratori italiani non sono tutti uguali, c’è chi abusa dei suoi diritti rendendoli privilegi (tutti noi conosciamo storie di lavoratori che con la scusa di pause, permessi e altro, hanno una produttività bassissima), e chi invece lavora duramente, spesso lavorando anche per chi non fa niente, ma piglia lo stesso lo stipendio.

Ecco, noi dovremmo partire da queste considerazioni, i sindacati devono capire che non possono arroccarsi nella difesa di un modello sorto e sviluppato negli anni 50 e 60, perché non è più attuale, d’altro canto l’imprenditore deve rendersi conto che non può guardare solo ai costi.

Altro esempio di ciò, in questi giorni, è la Omsa che chiude la sua fabrica in Emilia Romagna e si trasferisce in Serbia, dopo che una scelta similare l’aveva fatta anche la Bialetti che ha chiuso il suo stabilimento di Omegna o la Glaxo che chiude il suo centro di Verona (e il settore farmaceutico è importantissimo per il PIL italiano). Vanno via, non solo per il costo del lavoro (che in molti casi incide poco, ormai il costo del lavoro incide per il 30% al massimo della produzione), non solo per l’eccesso di burocrazia o l’assenza di infrastrutture, se ne vanno perché manca una politica economica chiara.

Manca una idea di sviluppo.
Questo governo latita in questo punto: fa i proclami, ma non dà seguito, e se vuole fare qualcosa, lo fa in maniera sregolata, non in maniera organica. Non basta dichiarare di volere migliorare le infrastrutture, bisogna anche aprirli i cantieri. Non basta la deregulation, se resta il caos normativo.

Serve una opera organica, che indichi un punto di arrivo e come ragigungerlo.
Cosa ce ne facciamo, ad esempio, di un porto moderno, se non ci sono strade per raggiungerlo, o se nessuno sa come gestirlo al meglio?
Quindi, serve costruire il porto, ma pensare alle regole (poche, chiare, semplici), e a quello che serve per renderlo funzionante e fruibile (la strada).
Tutto questo si chiama “pianificazione economica” e fa parte della politica economica. Termini che si trovano su ogni vocabolario, tranne che in quello di questo governo, che fa una manovra di tagli, ma senza pensare allo sviluppo.
E a proposito di sviluppo, tocca registrare l’assenza del Ministro allo Sviluppo Economico, nonostante Berlusconi da tre mesi dica che a breve avverrà la nuova nomina.

Ed è importante che avvenga questa nomina, anche per gestire alcuni impegni che diventano sempre più pressanti, come ad esempio gli scavi prospettici che si fanno in Italia per cercare il petrolio e che vedono in prima linea i mari della Basilicata e della Sicilia.
Perché se è vero che sugli scavi della BP nel mare libico, possiamo dire ben poco (La Libia è uno stato sovrano), è anche vero che dobbiamo registrare l’ennesimo controsenso: diamo soldi e strade alla Libia, appoggiamo la Libia a livello politico, Berlusconi si vanta della sua amicizia con il leader libico, ma poi gli scavi invece che all’ENI vengono affidati agli inglesi della BP, mentre ad esempio quelli nei mari siciliani vedono protagonista la Shell e la Texaco (fonte: https://www.pierferdinandocasini.it/2010/05/10/litalia-nuova-spugna-intrisa-di-petrolio/).

Ma la questione petrolifera presenta vari punti oscuri: intanto le royalties che vengono pagate agli enti locali sono ridicolmente basse, solo il 7% del valore del prodotto estratto al costo industriale. Che significa? Che il petrolio viene estratto e venduto in prima battuta a un prezzo di circa 45-50 dollari al barile e su questo, il 7% viene dato agli enti locali, che subiscono l’inquinamento, il rischio della salute e tutta la ricaduta negativa in termini di perdita di turismo e così via; il petrolio estratto (al prezzo di 45-50 dollari), viene poi mandato nei centri di stoccaggio e lì è valorizzato alla quotazione di mercato (in questo momento intorno agli 80 dollari). Vedete quindi la fregatura per gli enti locali? Prendono meno del 10%, e per giunta calcolato su un prezzo inferiore a quello di mercato.

Infine, ed è questa la cosa che fa più pensare, se gli scavi avvengono in mare, come stanno avvenendo in Sicilia e in Basilicata, gli enti locali, per legge, sono tagliati fuori e tutto è gestito direttamente dal Ministro dello Sviluppo Economico, che per il momento è ancora “stranamente” senza una persona incaricata.

5 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
trackback
13 anni fa

[…] Per approfondire consulta la fonte: Fiat, Omsa, petrolio. E la politica economica? | Pier Ferdinando … […]

citoyenne
citoyenne
13 anni fa

Lei scrive:

“Ma la questione petrolifera presenta vari punti oscuri: intanto le royalties che vengono pagate agli enti locali sono ridicolmente basse, solo il 7% del valore del prodotto estratto al costo industriale. Che significa? Che il petrolio viene estratto e venduto in prima battuta a un prezzo di circa 45-50 dollari al barile e su questo, il 7% viene dato agli enti locali, che subiscono l’inquinamento, il rischio della salute e tutta la ricaduta negativa in termini di perdita di turismo e così via; il petrolio estratto (al prezzo di 45-50 dollari), viene poi mandato nei centri di stoccaggio e lì è valorizzato alla quotazione di mercato (in questo momento intorno agli 80 dollari). Vedete quindi la fregatura per gli enti locali? Prendono meno del 10%, e per giunta calcolato su un prezzo inferiore a quello di mercato.”

Siamo certi che per gli enti locali sia una fregatura? C’è da pensare che agli enti locali siano preposte persone con un relativo grado di intelligenza? Proprio tutti così? Mi permette di dubitare alquanto? Capisco che l’ente locale percepirà solo il 7% del prezzo iniziale, ma chi mi garantisce che ai personaggi che stanno dietro agli enti locali, considerato che non voglio ritenerli sprovveduti, non giunga qualcosina? Se lei mi assicura che i prezzi sono stabiliti a livello nazionale o, ancora meglio, a livello europeo, allora mi stringo nelle spalle e mi dico che, purtroppo, i cittadini, chiamati periodicamente alle urne per eleggere i loro rappresentanti, non sanno avere naso, perchè non eleggono persone che fanno i loro interessi. Ma se il famoso 7% di cui lei parla è stabilito da chi è preposto agli enti locali, mi lasci avere qualche dubbio…. (I dubbi li posso avere o anche quelli sono sottoposti a censura? Una libertà di pensiero, secondo lei, posso ancora avercela?)

Lei scrive ancora:

“Infine, ed è questa la cosa che fa più pensare, se gli scavi avvengono in mare, come stanno avvenendo in Sicilia e in Basilicata, gli enti locali, per legge, sono tagliati fuori e tutto è gestito direttamente dal Ministro dello Sviluppo Economico, che per il momento è ancora “stranamente” senza una persona incaricata”.

Questo vuol dire che ci dobbiamo preparare ad affrontare una nuova marea nera, come sta accadendo in America, mentre i nostri governi svendono la nostra salute alla Shell e alla texaco? Proprio quando il ministero dello sviluppo economico è sprovvisto del suo ministro?

Se così stanno le cose, occorrerebbe tappezzare la Sicilia e la Basilicata con manifesti giganteschi:

GENTE DEL SUD, I GOVERNI, OBBEDENDO AI PII E TRENTENNALI DESIDERI DELLA LEGA CHE VOLEVA CHE IL MERIDIONE NAUFRAGASSE, STANNO ACCONTENDOLA CONSENTENDO CHE UNA FUTURA MAREA NERA INONDI IL MEZZOGIORNO D’ITALIA.

gaspare
13 anni fa

il 7% è stabilito per legge, come anche la determinazione del prezzo.
Finchè non viene rivista la legge, le quote sono quelle.

Al momento attuale, il grosso del denaro delle accise va a Alla regione sicilia spetterebbero circa 6 miliardi annui come accise, che non sono mai stati dati…. ogni anno, Roma si piglia 6 miliardi da noi e non ce li ridà. Però nei conti dei leghisti, questi soldi non spuntano mai… in quel caso conviene che i soldi dagli enti locali passino a Roma.

IN generale: è giusto che in caso di petrolio, raffinerie et similia, la maggior parte dei soldi vadano alla gente che subisce i lavori: quei soldi gli enti locali potranno poi usarli per interventi ambientali e per incoraggiare l’occupazione (visto che le ricadute del settore petrolifero, in termini occupaizonali sono basse).
Sulla marea nera: se gli impianti saranno fatti a norma, i rischi saranno contenuti…. ma bisogna vigilare… lo farà questo governo??’
s

citoyenne
citoyenne
13 anni fa

Buongiorno

No, questo governo non ha fatto, non fa, non farà nulla per il bene dei cittadini: L’Aquila docet. I cittadini potranno anche morire di marea nera, l’ambiente potrà essere degradato con questi impianti, ma al governo non gliene “può fregà piu de tanto”. Il governo, da quando si è insediato, ha troppa carne al fuoco per salvare i furbi, i furboni e i furbastri.
Ma non è questo quello che mi disturba, tutti i governi (il mio noto qualunquismo!)hanno fatto così: ognuno cerca di pararsi la parte dove non batte il sole, l’interessante è arrivare in cima e continuare a pigliare per i fondelli i cittadini. La cosa che mi disturba è la cecità del popolo che continua a… fidarsi? a colludere? a vendere i suoi voti nell’illusione di un posto di lavoro dove si può stare a braccia conserte? Che poi, per questa nostra maledetta mentalità, se riuscissimo, anche dietro al voto di scambio, a produrre bene, non ci troverei nulla di male… il fatto è che noi produciamo bene, anzi benissimo, solo quando emigriamo!
Quindi nessuna fiducia per gli impianti che stanno sorgendo (da sempre “i capi” tendono a guadagnare sempre di più a scapito di una massa che può pure morire… tanto un ridimensionamento della popolazione mondiale non fa male!). Pensiamo invece a chi può perorare la nostra causa presso gli organi competenti (può essere che sia lo stato l’organo competente?)

gaspare
13 anni fa

al momento sto provando ad elaborare qualcosa, cara citoyenne… vediamo come va a finire



Twitter


Connect

Facebook Fans

Hai già cliccato su “Mi piace”?

Instagram