Per Marchionne? Per la Fiom? Per cosa si vota a Mirafiori
Non ci si può esimere dall’esprimere una riflessione sul referendum di Mirafiori, un referendum che assume importanza non solo per la situazione contingente dei rapporti tra la Fiat e i lavoratori, ma in quanto spartiacque, un punto di volta, su cui si potrà innestare ogni futura discussione sul lavoro e sulle aziende.
Sgombro subito ogni equivoco: parlare di sviluppo e di investimenti in Italia è arduo, non solo perchè si va a trattare una materia per sua natura molto ampia e complessa (i rapporti industria-lavoratori vanno ad iscriversi all’interno del ben più ampio discorso sulla politica economica e sulle scelte che questa comporta), ma perchè l’Italia ha sempre pagato il dazio di non avere una vera politica in campo economico.
Il referendum di Mirafiori è importante perchè impone una seria riflessione: è indubbio che non si possono contestare e ledere i diritti dei lavoratori, e giustamente i sindacati devono tutelare ciò, ma non si può neanche permettere che la difesa di certi diritti, trasformi questi ultimi in privilegi e impunità. Si deve impostare il discorso, oggi, sulla produttività, perchè solo con la produttività si possono attirare investimenti in Italia: ormai le competenze tecniche non sono più un patrimonio esclusivo dell’occidente, il mondo è sempre più globale e con una competizione sempre più feroce.
E’ vero che gli stipendi in Germania sono più alti, ma è anche vero che la produttività dell’operaio tedesco è ben più alta di quella dell’operaio italiano. Rompere il vecchio sistema della contrattazione nazionale per dare spazio a quella aziendale direttamente con i lavoratori è il modo per avvicinare i lavoratori alle imprese, per instaurare un proficuo dialogo.
In Italia per troppo tempo si è evitato di affrontare il tema della produttività, mentre i nostri concorrenti lavorano con tassi di produttività molto superiori e con costi molto inferiori. Le stesse competenze, come ho avuto modo di dire, se prima erano specifiche di poche nazioni, ora sono facilmente replicabili ovunque, e il rischio concreto è che gli investimenti di Fiat, e questi posti di lavoro, vengano spostati all’estero, come stanno facendo molte altre aziende straniere ed italiane, piccole e grandi.
Vorrei che l’Italia per una volta si mettesse in discussione.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati
“Rompere il vecchio sistema della contrattazione nazionale per dare spazio a quella aziendale direttamente con i lavoratori è il modo per avvicinare i lavoratori alle imprese, per instaurare un proficuo dialogo”..signor Pezzati ha mai lavorato in fabbrica? penso proprio di NO. Il dialogo imprenditore-operaio non c’è mai stato, ma solo collaborazioni di comodo..tu entri ad uno sciopero, io ti assicuro 50euro in più, o un posto più comodo, un gg di ferie a scelta..lascia la parola a chi lavora in fabbrica, altrimenti si scrivono solo falsità. Bisogna fare un passo indietro entrambi, ma i contratti con diritti e doveri devono essere regolati da contrattazioni nazionali.
Gli operai tedeschi guadagnano il 30% in più di quelli italiani, hanno un orario di lavoro di 35 ore invece che 40, e le loro fabbriche sono in attivo! Di quali “costi molto inferiori” state parlando?
E se la competizione globale è feroce, l’unica risposta che il vostro partito e tutta la classe politica sa offrire è “abituatevi a morire di fame anche voi come i cinesi”??
Il problema di Mirafiori è che la Fiat non ha mai investito per aggiornare veramente gli impianti (è lì che si gioca la produttività, non sui 10 minuti di pausa pipì…), né è stata capace di produrre modelli che qualcuno voglia comprare, o di adeguarsi ai cambiamenti della mobilità di questi anni; è un conglomerato finanziario-borsistico che non ha quasi più idea di come si faccia un’auto!
e secondo voi quale sarebbe la’lternativa??? perdere l’investimento e quindi i posti di lavoro?
ma ci rendiamo conto che a termini e a pomigliano i lavoratori cadevano in malattia e scioperavano in concomitanza con le partite del napoli, del Palermo e della nazionale?
giusto per fare un esempio.
io sono d’accordo con quanto scritto dal sig. Pezzati.
Senza andare dai cinesi, ma in Polonia, la produittività è più alta…. in brasile pure, e così via.
IN America i dipendenti Chrysler hanno accettato pesanti riduzioni per migliroare la produttività….
solo da noi si parla sol odi diritti e mai di doveri?
Perché allora i tedeschi e i francesi guadagnano più degli italiani? Il motivo è la differenza di produttività. Nel 2008 il valore aggiunto per occupato nel settore manifatturiero tedesco era pari a 67.490 euro. In Italia era di 51.535 euro. A una produttività manifatturiera più bassa del 24 per cento corrisponde un salario lordo più basso del 22 per cento.
in Germania la Volkswagen ha chiesto e ottenuto cinque giorni di lavoro in più all’anno ai suoi operai, a parità di retribuzione
Il valore aggiunto in Germania è più alto perché i tedeschi sono capaci di produrre auto di qualità e di fascia alta per le quali clienti di tutto il mondo sono disposti a spendere un sacco di soldi, mentre la Fiat produce caffettiere che per poter essere vendute devono essere regalate o giù di lì.
I sacrifici si sono sempre fatti, ai tempi della rottamazione a Mirafiori si è lavorato al sabato per sei mesi, il problema è quando un tizio che guadagna svariati milioni di euro l’anno impone sacrifici solo agli altri… lì la politica dovrebbe dire “no, parliamone”, non “sì buana”!
@ Vittorio Bertola
Non è vero che gli operai tedeschi, hanno orari di lavoro di solo 35 ore settimanali. Sono nato come figlio di emigrati italiani in germania, è conosco molto bene il mondo del lavoro tedesco, dato che ci vivo (lavoro) da sempre.
Mi ricordo bene come circa 15 -20 anni fa, la IG Metall il più grande sindacato metallmeccanico tedesco si batteva per scender da 37,5 a 35 ore lavorative settimanali.
Il 2003 si e tornato a un minimo di 40 ore lavorative, per potere meglio affrontare la concorrenza internazionale!
Le richieste fatte da Marcchione, prima di promuovere i nuovi investimenti in Italia, li trovo leciti!
Niente di speciale, almeno qui in Germania.
Richieste simile qui sono stati messi in vigore da anni!
I tempi purtroppo sono cambiati! Cosa che vale per tutta l’Europa.
Gli ultimi giorni mi è capitato spesso di leggere che tanto il costo del lavoro grava solo per il 7-8 % sui costi per la produzione di un automobile. Come per dire che i sacrifici che vengono chieste da Marchionne ai lavoratori non hanno senso, dato quel poco che ci si risparmia!
Questo modo di pensare è sbagliato!
Proprio perchè il maggior costo viene causato dall aquisizione dei macchinari specializzati (per esempio stampe lamiere).
Una maggior flessibilita lavorativa (tre turni+ sabato se di bisogno) consente produrre più auto con meno costi fissi (in maggior parte causa di macchinari e costo capannoni).
Che al contario vuol dire chè per arrivare a produrre un determinato nummero di auto alla fiat servono meno costosi maccchinari speciali e capannoni.
Che consentono il vero sostanzioso risparmio che fa gola a Marchionne!
i tempi sono cambiati, va bene, ma gli schiavi non sono ritornati..i veri responsabili di questa crisi economica sono i POLITICI!! tutti i politici!! 20mila euro al mese più “premi”…Casini perchè invece di chiedere sempre il quoziente familiare non chiede in Parlamento la riduzione del vostro salario?? se passate da 20 a 15 mila euro non morite di fame..mi creda..si vive anche con 1.300(netti). Tutti i nostri soldi dati alla Fiat negli anni a venire come sono stati investiti?? in Zidane o aumento di contratto a Del Piero? a tutti piace fare la bella vita…concludo dando una prova dello scippo di soldi agli operai: 2.690euro di trattenute in busta paga…
giusto solo chi ha lavorato in fabbrica alle catene ci montaggio puo capire cosa vuol dire , ci vogliono diritti e doveri ,pero quando ti dicono o fai come dico io o ti licenzio be e’ umiliante
Ho letto il tuo articolo e lo trovo largamente condivisibile. Ho un dubbio però: se è vero che la produttività dell’operaio italiano è inferiore da quello tedesco ( ci sono pareri contrastanti in proposito) non sarà perchè la nostra tecnologia è obsoleta? E se, come afferma Marchionne, il costo della manodopera incide per l’8% del prodotto, come possono essere importanti dieci minuti di lavoro?
Comunichi al senatore Agnelli che nei nuovi stabilimenti Fiat devono esserci comodi e decorosi refettori per gli operai. Gli dica che l’operaio che mangia in fretta e furia vicino alla macchina, non è di questo tempo fascista. Aggiunga che l’uomo non è una macchina adibita ad un’altra macchina”. Benito Mussolini – telegramma al prefetto di Torino – 16 luglio 1937