Missione in Afghanistan, troppe polemiche e poche riflessioni?
Avevano dai 23 ai 32 anni i 4 alpini morti in Afghanistan: Sebastiano Ville, Marco Pedone, Francesco Vannozzi, Gianmarco Manca. Quattro esistenze spezzate: progetti, speranze per il futuro, sogni e obiettivi saltati in aria all’improvviso come i loro corpi su quell’ordigno che il blindato Lince non è riuscito a rendere inoffensivo.
E la polemica torna rovente: missione di pace o missione di guerra? E’ giusto e necessario dotare gli aerei italiani di bombe per proteggere i soldati? E a quando il rientro in patria? E poi il no di tre consiglieri leghisti all’esposizione della bandiera italiana da parte dei cittadini bellunesi in segno di lutto come chiesto dal sindaco (i soldati erano infatti tutti in forza al 7° reggimento alpini di stanza a Belluno, nella brigata Julia). Polemiche, voci grosse, strumentalizzazioni .
Gli alpini morti in Afghanistan erano, prima di tutto, quattro ragazzi con una vita davanti. Il caporalmaggiore Marco Pedone, il più giovane delle vittime, aveva 23 anni ed era alla sua prima missione. Come la maggior parte delle vittime di questa missione proveniva dal sud Italia: viveva con la famiglia a Patù, un comune del basso Salento, che aveva lasciato il 12 agosto per raggiungere il suo reggimento.
Perché nel nostro Paese ci si sveglia solo dopo le tragedie? Perché tutto rischia di essere svilito nel marasma della polemica, del botta e risposta immediato e sterile? Perché non siamo capaci di una riflessione che ogni questione importante richiede?
Dite la vostra.
Dobbiamo rimanere per fermare i talebani: terroristi e spacciatori. Dobbiamo se mai rivedere la strategia di azione perché la vita dei civili è importante ma anche quella dei militari.
esportare la democrazia? è una domanda che mi pongo spesso. Parliamo di un servizio, come un servizio finanziario, o una pratica automobilistica, si tratta di un prodotto che può essere fatto in serie come volevano far credere gli americani, oppure tutto ciò rientra in un gigantesco Risiko dove è facile entrare senza la definizione di regole, di strategie, di uno studio del tessuto culturale. Non basta impiantare una bandiera per rivendicare un territorio e dopo chiedere che tutti mangino un hamburger, è stato facile solo sulla luna dove non c’era anima viva. La furia con la quale gli Stati Uniti hanno attaccato non ha portato ai risultati tanto sperati “Missione Compiuta?” ma quale?
I diversi governi che si sono succeduti dal 2001 hanno sempre finanziato la missione, come se vi fosse una sudditanza ad un progetto oscuro del quale finora sono risultati essere semplici gragari se non mercenari.
Io ci credo che i nostri soldati si sentano degli esportatori di democrazia e pace, ma senza diplomazia è tutto un inganno.
Ritengo che gli italiani non meritino questa politica.
Ogni giorno viviamo il federalismo, più che mai presente in quelle croci suddivise per regione del numero di militari uccisi che mostrano la parte più cruda dell’aspetto contraddittorio di questa nazione.
Dobbiamo rimanere per ricostruire e per istruire le forze afgane e mantenere gli impegni che l’Italia si è assunta con le altri Paesi alleati. Il “come” ossia le regole di ingaggio possono anche essere riviste, in parlamento su proposta del governo, ma, a mio avviso, ricordandoci sempre quale è il nostro scopo, e ciò stride con la proposta di armamento degli aerei con bombe che sinceramente sembra più dettata dall’ ovvio sconforto di questi giorni per i nostri caduti.
iorifletto sulle parole “missione di pace” per portare la pace a quelle popolazioni stiamo facendo una guerra, o sbaglio, una guerra fatta da soldati volontari quasi tutti del sud guarda caso che per dare una vita migliore alle propie famiglie vanno a morire laggiu’ speriamo che non sono morti invano
dotare i nostri aerei di bombe non significa che debbano essere usate necessariamente, o quanto meno usarle in caso di necessità in quanto possono essere dei validi supporti di difesa, d’altronde i nostri soldati non è che hanno i fucili con i colpi a salve, quindi non vedo dove sia il problema. Ci sarebbe bisogno forse di un pò di attenzione nelle utilizzarle, questo è tutto.
in ogni caso, una valida alternativa sarebbe quella anche di far prendere la decisione stesso ai nostri soldati…chi meglio di loro può sapere della situazione lì????
L’Italia non è in guerra con nessuno e non stiamo facendo una guerra…. Le regole di ingaggio bisogna rivederle per garantire la sicurezza dei nostri soldati che solo lì in MISSIONE DI PACE e la popolazione civile per portare e garantire la Democrazia in quel paese che è in mano a dei terroristi.
Penso che in questi momenti devono far riflettere, c’è bisogno di UNITA’ NAZIONALE e no di divisioni ed é sconcertante sapere che dei consiglieri di un comune ITALIANO siano contrari all’esposizione della bandiera italiana in segno di lutto per i NOSTRI caduti è assurdo…
L’impegno preso di “diffondere la democrazia” non dovrebbe portarci ad un costo umano così alto. Siamo in “missione di pace” e non è giusto sacrificare così le vite di questi giovani! purtroppo ci troviamo davanti a due facce della stessa medaglia, ma la mia domanda è questa: è servito a qualcosa?
La necessità di continuare la nostra missione di pace in Afghanistan non è in discussione. Terrorismo e violenza non possono avere la meglio; sarebbe offensivo anche verso coloro che sono morti cercando di sconfiggerli in una lotta che, purtroppo, spesso si rileva impari e crudele.