postato il 21 Agosto 2011 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

E’ utile abolire le province? Risponde Roberto Occhiuto

Lettera in redazione:
Premettendo che sono un dipendente a tempo indeterminato di un’azienda speciale della Provincia di Milano, vorrei porre alcuni quesiti.
Spesso si parla di abolizione delle Province. Spesso si ritiene che siano la causa del debito pubblico. Nella totalità degli interventi si tralascia di specificare delle conseguenze:
1) cosa accadrà ai 60000 dipendenti che forniscono ai cittadini servizi essenziali?
2) dato che i soldi stanziati dallo Stato sono diretti a coprire i costi del personale, verranno licenziati?
3) quale il vantaggio altrimenti per i conti dello Stato.
Credo che l’abolizione delle province  sia uno specchietto per le allodole. Sarebbe impopolare dire che la maggior parte degli sperperi siano riconducibili alla sanità ed alla previdenza. Io percepisco 1200 € e sono conscio degli abusi nella P.A., ma sono anche convinto che una maggiore attenzione vada data a termini ed argomenti che potrebbero suscitare plauso ed altresì preoccupazione in chi da sempre fa il suo dovere.
La demagogia non dev’essere fatta sulla pelle dei lavoratori.
Grazie.
Luca

Caro Luca,
ho letto il suo commento e penso che abbia ragione di lamentarsi della demagogia con la quale si sta discutendo in questi giorni della Manovra. Le assicuro che infastidisce anche noi, perché, benché all’opposizione, avvertiamo la responsabilità di essere parte del gruppo dirigente del Paese e sappiamo bene che in questo momento la politica dovrebbe dimostrare ben altra tempra.
Proprio perché siamo allergici alla demagogia abbiamo detto che l’abolizione parziale delle province non serve a nulla, é solo uno spot ed è ridicola.
Altra cosa, invece, sarebbe stata abolire tutte le Province, così come ogni partito aveva scritto sul proprio programma elettorale prima di lasciare solo noi a sostenerlo in Parlamento. Le assicuro che, per quanto mi riguarda, non ne faccio tanto una questione di risparmio per la finanza pubblica: le Province oggi costano circa 12 MLD l’anno e –  siccome é evidente che i dipendenti giustamente non potranno essere licenziati e che molti altri costi dovranno comunque essere sostenuti da Comuni e Regioni che ne erediterebbero le funzioni – il risparmio non sarebbe poi così significativo (sicuramente varrebbe meno della maggiorazione dell’IVA di qualche decimale).
Sono convinto, invece, che abrogare le Province sia utile a riorganizzare i livelli di governo del territorio, che in Italia sono davvero troppi e che rendono la presenza e l’intermediazione dello Stato troppo invasive e costose per cittadini e imprese, soprattutto sotto il profilo dell’appesantimento burocratico.
Sono certo, come Lei, che non basti abrogare le Province. Per esempio, ha ragione a evidenziare gli sprechi nella Sanità, per combattere i quali stiamo chiedendo da tempo che non sia la politica a nominare i manager; in sostanza, noi vorremmo meno intermediazione politica anche nella gestione della Sanità.
Da qualche parte, però, bisognerà pure iniziare per far fare allo Stato una grossa cura dimagrante, che riguardi i costi della politica (a cominciare da quello dei dirigenti come me), ma anche l’ordinato funzionamento del governo locale, che dovrebbe esistere per erogare servizi, mentre oggi troppo spesso serve, invece, ad alimentare il ceto politico.
Sono convinto, infine, che ai cittadini interessi soltanto che continuino ad essere assicurati i servizi, anche grazie a dipendenti come Lei. Che, poi, non ci sia il Presidente o il Consiglio provinciale, qualche sagra o qualche manifestazione da sponsorizzare credo sia meno importante.

Roberto Occhiuto (deputato UDC, Vice Presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione)

6 Commenti
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Elisabetta Pontrelli
12 anni fa

Sono d’ accordo con lei, On. Occhiuto. E soprattutto che non sia più la politica a nominare i dirigenti nella Sanità, che non sia più la politica a “pensare di avere il dovere” di decidere quale cura e quale atto ultimo spetta agli individui, che devono invece poter essere liberi di decidere ciò che vogliono e semmai essere tutelati SEMPRE dalla politica in qualsiasi opzione…. solo così potremmo forse realmente mettere in pratica l’ auspicio del grande De Gasperi, grande Statista, perché Grande Persona innanzitutto. L’ auspicio di una società migliore perché guidata dal Volto del Cenacolo verso la vera Eguaglianza sociale, che non potrà mai prescindere dalla Libertà. Gli ospedali dovrebbero essere i luoghi in vetta alla classifica per quanto riguarda l’ Amore profondo per il prossimo, dal quale nascono come conseguenza Eguaglianza e Libertà. Ed invece non è così tristemente, tolte sempre le rare eccezioni…e questo perché l’ Amore quando è VERO richiede atti di Coraggio per il bene del nostro prossimo, non atti continui di egoismo, egocentrismo e meschinità, che proprio sugli indifesi malati si riversano. E molti di loro sono anche senza appello, poiché senza voce, quindi ancor di più indifesi, ancor di più Cristi in Croce dimenticati e calpestati. Essi rappresentano ” quel Volto”, a cui accenna De Gasperi, ancora vivo in mezzo a noi e di cui solo pochissimi tra di noi si accorgono.

Rodolfo Bava
12 anni fa

L’ abolizione delle province: una manovra ferragostana che ha elargito delusioni ed amarezze in alcuni milioni di persone. Una manovra che, anzichè produrre economie; produrrà, invece, forti diseconomie.
Ma produrrà, anche, uno scompaginamento in tutto, o quasi, l’elettorato presente nell’ambito delle province eliminate.
Ed ecco perchè si avranno delle diseconomie:
– l’esercito degli impiegati provinciali, dovendo percorrere giornalmente cento o centocinquanta chilometri per poter raggiungere la sede della “nuova” (o “vecchia”?) provincia fini+Economie con l’abolizione delle province? Piuttosto: un buco nell’acqua rà con il ricorrere ai “certificati medici”, standosene comodamente a casa;
– ma recandosi a lavorare, forse, non troverà nè una scrivania nè una sedia per poter operare;
– e quanta benzina verrà sprecata giornalmente, contribuendo, così, ad alleggerire le tasche di chissà quante persone e ad avvelenare l’aria ancora di più?; ma, sopratutto, sottoponendo migliaia di impiegati a seri rischi di incidenti stradali?
E, poi, gli economisti del Ministero si sono chiesti quanto spenderanno i Sindaci delle province soppresse (non certo con i soldi delle loro tasche) per potersi recare presso la “nuova” provincia e quante diarie dovranno versare ai tecnici comunali per raggiungere i vari uffici al fine di potere sbrigare le varie pratiche? E quale scompiglio determineranno in migliaia e migliaia di cittadini delle province eliminate, cittadini che saranno costretti, fra non molto, a recarsi nei vari uffici, sino a tempo addietro ad un tiro di schioppo dalle loro abitazioni?
Ma, guarda un pò, i tecnici del Ministero sembra che non si siano posti una simile domanda soltanto per i residenti in tre province. E, precisamente, per quelli di Sondrio (183.169 abitanti) per pura combinazione città di nascita del Ministro on. Tremonti; nonchè per quelli di Belluno (213.474) e di Grosseto (228.157) chissà per quali misteriose ragioni.
Queste decisioni sull’eliminazione delle province finirà con il risultare una “guerra tra i poveri”. Infatti, ci si domanda, perchè sopprimere soltanto quelle al disotto dei 300 mila abitanti? Regola vuole: o tutte o nessuna.
Addirittura, senza arrecare notevoli danni, si potrebbero eliminare proprio le più “corpose”, dove esistono le aree metropolitane e gli organi di governo si accavallano.
E, poi, come si fà a tenere conto soltanto del numero degli abitanti e non delle difficoltà di poter raggiungere il nuovo capoluogo da parte di diecine di migliaia di cittadini, giornalmente?
E’ facile, in una lotta tra poteri, prendersela con i più “piccoli”; come se le piccole province fossero il male della nostra nazione.
Il problema, secondo noi, non sta, quindi, nell’eliminarle; ma nel razionalizzarle; evitando le solite assunzioni a fini elettorali, escludendo i costosi incarichi clientelari esterni; badando, in una sola parola, a delle “economie”.
Invece, molto meritoria è la presenza e la funzione delle province, dato che avvicinano le Istituzioni ai cittadini, attraverso la Prefettura, la Questura, i Comandi dei Carabinieri, della Finanza e dei Vigili del Fuoco. Nonchè mediante una miriade di uffici: Direzione Provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane, Agenzia del Territorio, Direzione Provinciale del Lavoro, Camera di Commercio, Sezione locale di Confindustria, Sedi Provinciali Inps ed Inail, Azienda Sanitaria Provinciale, Aci, Croce Rossa, Ufficio Scolastico, Ufficio Provinciale delle Poste, Motorizzazione Civile.
Quindi, venendo meno questi uffici, in ogni provincia soppressa, vi sarebbero due o tremila impiegati che dovrebbero sottoporsi ad un viaggio giornaliero per potersi recare al lavoro o, addirittura, decidere di trasferirsi, impoverendo, così, il tessuto civile della propria città.
Sopprimere le “piccole” province equivale a lanciare un forte colpo basso ad alcune diecine di migliaia di impiegati ed a rendere difficoltosa la vita di alcuni milioni di persone.
E non è assolutamente nè giusto e nè onesto!
Dunque: o tutte o nessuna! O meglio ancora: decidere di non eliminarle, però a condizioni che dovrebbero divenire delle unità “produttive”!!!
Piuttosto, più in là, nel realizzare il federalismo e, probabilmente, le Macro Regioni, si potrebbero addirittura eliminare le Regioni, lasciando così le Province che per decenni hanno svolto un compito necessario, avvicinando, sopratutto, le Istituzioni ai cittadini.

Rodolfo Bava

Riccardo Belli
Riccardo Belli
12 anni fa

Non ritengo che l’abolizione di un ente intermedio sia risolutivo a livello riorganizzativo. Le Province sono state mantenute negli anni 70 per contrastare un mini-stato regionale. Se pensiamo che la funzione salute vede solo 3 regioni a posto con i conti, ci rendiamo conto che il problema centrale sono i controlli. Anche i miliardi di euro di buco del comune di Taranto, Catania, ecc. denotano che il problema irrisolto sono gli sprechi, la trasparenza, i controlli. La sanzione “elettorale” non basta. Sarebbe veramente rivoluzionario: eliminare potestà legislativa concorrente regioni. Citatemi una legge regionale che non scimmiotti una quadro statale. La legislazione concorrente è un favore che la casta centrale ha fatto alla casta periferica. Lo Stato detta una legge quadro e ogni regioni ci aggiunge una riga e paghiamo i vitalizi ai consiglieri regionali. Ricordo che il Minnesota ha 5 milioni di abitanti come la Sicilia. La prima ha 23.000 dipendenti mentre la seconda 250.000. Un dibattito così importante sull’organizzazione decentrata va affrontato in modo serio. Bene costi standard e parlare di servizi pubblici. Bene sarebbe parlare di potenziamento controlli ragioneria stato con previsione recupero danni, obbligo pareggio bilancio, aggregazione enti in disavanzo sia comunali che provinciali. Incandidabilità perpetua per chi tutti coloro che lasciano un ente in disavanzo. Aggregazione regioni troppo piccole e statuti speciali. Eliminare potestà legislativa concorrente.

Rodolfo Bava
12 anni fa

MOODY’S FA CHIAREZZA. NESSUN BENEFICIO DALL’ELIMINAZIONE DELLE PROVINCE, PIUTTOSTO RISCHIO DI INGOVERNABILITA’ PER I TERRITORI.

Ne prenda atto il nostro on. Casini!

Rodolfo Bava
12 anni fa

Un madornale errore affidare le province alle regioni
Si fà un gran parlare sull’eliminazione delle province. In particolare, da parte dei partiti degli on.li Di Pietro e Casini. Ma, ora, anche da parte del PDL.
Possibile – ci chiediamo -che non si siano posti delle domande? Ovvero: quali siano le funzioni delle province? Rappresentano la “vicinanza” delle Istituzioni alla popolazioni con i vari organismi:
– la Prefettura può definirsi come “trade union” tra Governo e popolazioni locali, per la risoluzione dei vari problemi contigenti; mancando, si dovrebbe ricorrere alle Regioni o al Governo Centrale con maggiore dispendio di denaro e di tempo;
– la Questura, con la presenza di un nutrito numero di Tutori dell’Ordine, riesce a monitorare e controllare il territorio; venendo meno si darebbe la possibilità al malaffare di prosperare;
– per il Comando dei Carabinieri è identico il suddetto ragionamento;
– dal canto suo, il Comando della Guardia di Finanza, con un numero non ridotto di finanzieri, è in grado di fare rispettare le leggi del commercio ed a scovare gli evasori; mentre con una riduzione del personale si verrebbero ad ottenere risultati non eccellenti;
– per il Comando dei Vigili del Fuoco è anche valido il suddetto ragionamento;
– la Camera di Commercio rappresenta un organismo necessario per i vari servizi messi a disposizione degli iscritti;ma dà, inoltre, la possibilità di stabilire dei contatti con le altre realtà commerciali nazionali ed internazionali;
– e, poi, una miriade di altri uffici al servizio dei cittadini.
Si tratta, quindi, di presìdi indispensabili, da non potere eliminare. Quindi, verrebbe eliminata la provincia come “struttura fisica”? Ed, allora, quale senso ha eliminare un palazzo destinato alla provincia? Per eliminare gli impiegati? Impiegati che andrebbero ad affollare gli uffici già sovraffollati della Regione?
Funzioni provinciali che verrebbero delegate agli Uffici Regionali, senz’altro distanti sia fisicamente che metalmente dalle varie province? Si complicherebbe maggiormente la situazione.
Le province hanno svolto un ruolo necessario e meritorio nel corso di decenni. E dovrebbero continuare a svolgerlo. Il dilemma, semmai, è che non continuino a risultare degli “impiegatifici” a beneficio soltanto dei soliti amici degli amici.
Il Governo, pertanto, dovrebbe pretendere “produttività” da parte delle Province. E non già disfarsene, perchè ritenute “acqua sporca” In tal caso, l’acqua verrebbe maggiormente inquinata. O disfarsene perchè a pagare i costi dovranno provvedere le regioni?
Ma così agendo, si favoriscono le mire delle Regioni. Mentre, sinora, le province hanno rappresentato un simposio di democrazia dove risulta libera la parola per tutti gli appartenenti del Consiglio. E la democrazia non dovrebbe risultare un costo, bensì una necessità, un bene inalienabile!
Del resto, soltanto su un quotidiano abbiamo letto chiaramente quanto segue: “Soppressione delle province quali enti statali e conferimento alle regioni delle relative competenze ordinamentali”.
Un netto “no” alle province regionali, dato che verrebbero svuotate da ogni contenuto, venendo meno il collegamento tra Governo centrale e periferico. Vale a dire: non più la presenza del Prefetto.
Le Forze dell’Ordine sarebbero improntate secondo voleri regionali per potere agire o non agire nei confronti dei cittadini.
Verrebbero meno – secondo noi – la democrazia e la giustizia sociale. Piuttosto, bisognerebbe eliminare le province dove verranno istituite le città metropolitane. Vale a dire: Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Bari e Napoli.
E, più in là, con la realizzazione del federalismo e l’istituzione delle Macro Regioni, si potrebbero sopprimere le Regioni.
Pertanto, bisognerebbe partire dal presupposto che sia necessaria la razionalizzazione del “sistema province”. E non già eliminarle o “regionalizzarle”.
Questi, e soltanto questi,. dovrebbero risultare i “principi” su cui lavorare tutti i partiti. Nessuno escluso.

Rodolfo Bava

Rodolfo Bava
12 anni fa

Le province alle regioni: alla mercè del Ministro on. Bossi
Cosa vuol dire: abrogare le province per via costituzionale? “Significa – asserisce il prof. Michele Ainis, Docente di Diritto Costituzionale presso l’Università Roma 3 – che bisogna cancellare dalla Costituzione tutte le parti in cui si parla delle Province ovvero l’intestazione del titolo V e l’articolo 114 che dice che la Repubblica viene costituita dallo Stato, dalle regioni, dalle province e dai comuni”.
Quindi: province “addio”? Diremmo di no, perchè non vuole la Lega. Partito che stranamente non ha mosso un dito in seguito al roboante annuncio del Governo!
Perchè? Perchè ha avuto assicurazioni il Ministro on.le Bossi che le province diverranno “regionali”. A tal proposito, qualcuno ha affermato sul giornale on line “nove.firenze.it”: “Ci ritroveremo di fronte ad un borbonico neocentralismo regionale, con uffici staccati sul territorio che saranno governati dalla città capoluogo di regione, privando le province di una reale rappresentanza”.
Si verrebbe, così, ad avere una “burocrazia dilatata ed inefficiente”, con l’eliminazione delle province ed il trasferimento delle relative funzioni alle regioni e ad organi interni da istituire. Altro che economie!
Nel ddl relativo all'”affidamento” delle province alle regioni si prevede che, con tale atto, si possano “ridurre – vien detto testualmente – i costi complessivi degli organi politici ed amministrativi”
Ebbene, tali costi si potrebbero ridurre impedendo nuove assunzioni e per un certo numero di anni non sostituendo chi va in pensione; proibendo gli incarichi (costosi) esterni e razionalizzando tutto il complesso apparato amministrativo.
Ma per realizzare subito forti economie avrebbero potuto inserire il tanto discusso ed annunziato dimezzamento del numero dei parlamentari. Ma la Casta politica non si tocca!
Invece, con il passaggio delle province alle regioni, verremmo ad avere degli organismi alla mercè di leggi regionali; Forze dell’Ordine, obbedienti ai voleri dei Governatori ed i vari uffici periferici strumentalizzati secondo direttive non governative.
Non avremmo più le Prefetture (verrebbe, così, realizzato un antico sogno della Lega). Da tempo, infatti, esiste un progetto di legge presentato dal Partito della Lega Nord che prevede la cancellazione delle Prefetture e l’attribuzione delle attuali competenze del Prefetto ai Presidenti delle Province ed ai Questori. Invece, la Prefettura, da ben 150 anni, è un’Istituzione vicina ai cittadini, sempre disponibile ad intercedere con il Governo Nazionale.
Ma il Governo dell’on. Berlusconi, anche in questa occasione, ha dimostrato di essere succube del Partito della Lega Nord. “Roberto Calderoli – riprendiamo da “Blitz quotidiano” – maestro di neologismi, le chiama “Province regionali”. Non si capisce bene cosa voglia dire. Si capisce, però, benissimo che la Lega non intende rinunciare al pezzo di potere che rappresentano. Si capisce ancora meglio che potenzialmente saranno fonte di costi addirittura superiori a quelli attuali aumentando il tasso di burocrazia che si intendeva ridurre. Un capolavoro per il Ministro della Semplificazione”.
Mentre il 5 luglio scorso, la maggioranza parlamentare, su questo argomento, si era dichiarata contraria all’eliminazione delle province, proposta dal Partito dell’on. Di Pietro, manifestando un orientamento verso la loro razionalizzazione.
Quindi, riteniamo che le province non verranno eliminate in seguito ad un semplice annuncio, dato che bisognerà discutere e votare a favore una tale decisione nell’ambito dei due rami del Parlamento.
Ed i vari Parlamentari delle varie province non tanto facilmente saranno d’accordo. Ecco perchè bisognerebbe sensibilizzare non soltanto i partiti della coalizione governativa; ma, anche, e sopratutto, quelli dell’Opposizione.
Del resto, se si escludono i partiti degli on. Casini e Di Pietro, la posizione degli altri partiti non è netta. E finanche all’interno del PD alcuni sono per l’abolizione ed altri per la semplice riduzione delle province.
Rodolfo Bava

Ed ecco cosa hanno detto gli altri sull’eliminazione delle province:
PROVINCE: UPI, VULNUS ALLA RAPPRESENTANZA DEMOCRATICA DEI TERRITORI
“Il Governo contraddice le scelte della maggioranza parlamentare che solo il 5 luglio scorso, su questo tema, si era contrapposta palesemente alle proposte abolizioniste di alcune forze politiche ed aveva invece manifestato un orientamento favorevole alla razionalizzazione (e non alla soppressione) delle province. Questa scelta costituisce un vulnus alla rappresentanza democratica dei territori. Viene meno la tradizionale organizzazione dei poteri locali tra il Comune capoluogo ed il territorio circostante che vede nella provincia l’ente esponenziale che consente di raccordare l’area vasta ed i territori rurali intorno al centro urbano di riferimento. Gravi saranno le conseguenze sull’organizzazione dell’amministrazione periferica dello Stato che sino ad ora si è identificata con il territorio provinciale”.
CNA DI FERMO – RIORGANIZZAZIONE DEGLI ENTI ED IL TAGLIO DEI PRIVILEGI DELLA POLITICA
“Una manovra economica dall’impostazione sbagliata, frutto dell’opera di una classe dirigente non all’altezza del proprio compito. Dimezzare, invece, il numero dei deputati e senatori, tagliare i loro privilegi ed i vitalizi – dice il Presidente della CNA di Fermo Sandro Coltrinari – questo sì che porterebbe un risparmio concreto. E pensare che alcuni di loro, solo qualche settimana fa, proponeva di portare i Ministeri al Nord e ora, invece, si accorgono che l’Italia è in grave difficoltà e urge porre dei rimedi seri. La piccola e media impresa e gli artigiani di questo territorio non sono più disposti a farsi prendere in giro da questa classe dirigente. E’ a rischio la sopravvivenza del sistema Italia”.
DA UN DOCUMETO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE “GENEROSO SIMEONE” DI BENEVENTO
“La provincia è un ente autonomo deputato a curare gli interessi di un territorio e di una comunità, cooperando con i Comuni. In ottemperanza alla Legge n.142 la provincia ha l’obbligo di esercitare funzione di difesa e valorizzazione del suolo, viabilità provinciale, ciclo rifiuti, valorizzazione dei beni culturali, gestione caccia e pesca in zone interne, raccolta ed elaborazione dati con assistenza tecnico amministrativa agli enti locali, a questa va aggiunta la funzione di coordinamento in materia di programmazione delle proposte presentate dai Comuni alle Regioni. Negli anni abbiamo assistito al depauperamento funzionale dell’Ente Provincia a favore della Regione. Una modifica dell’assetto provinciale non può e non deve prescindere dalle esigenze della popolazione e della funzionalità dei servizi e deve avvalersi del consenso della Regione, in base all’art. 133 della Costituzione Italiana e della richiesta dei Comuni”
PRESIDENTE PROVINCIA DI CAMPOBASSO: “CONTINUO AD OPPORMI ALL’ELIMINAZIONE DELLE PROVINCE”
“Contesto fortemente il disegno di legge costituzionale – afferma il Presidente Rosario De Matteis – sia perchè non porta ad un risparmio della spesa pubblica, ma ad un rincaro (basti pensare alla contrattazione del personale che slitterebbe in forza alle regioni) sia perchè si dovrebbe parlare di una riforma costituzionale di ampio respiro e non solo dell’abolizione di un ente. Siamo di fronte ad una manovra non condivisibile, redatta da chi è riuscito solo a far passare il messaggio che la Provincia sia un ente da eliminare, senza affrontare realmente la questione dei tagli. Che siamo noi i responsabili dei costi della politica, credo sia un affronto gravissimo. Anzi, io continuo a chiedere il dimezzamento dei parlamentari ed in questo caso sì che si avrebbe un risparmio”.
PRESIDENTE PROVINCIA TREVISO: “IL MAL DI PANCIA PER I COSTI DELLA POLITICA”
“Si dà una pillola alla gente – spiega il Presidente Leonardo Muraro – che ha il mal di pancia contro i costi della politica, quando sono stati tolti dalla manovra la riduzione dei parlamentari, la loro incompatibilità con la carica di Sindaco ed i tagli alle indennità. Le province tutte assieme costano come dieci anni di pensione di un funzionario della Regione Sicilia di cui si è scritto pochi giorni fa su un quotidiano”.
LIBERO NEWS: LA BUFFONATA DELLE PROVINCE. VALE SOLO 130 MILIONI. E CI COSTA PURE
“Giorni or sono, “Il Sole-24 Ore” si è esercitato in un calcolo funambolico degli eventuali (e futuri) risparmi di questa norma, quando e come le quattro letture del Parlamento dovessero veramente decretare la morte delle 110 province italiane (escluse Trento e Bolzano). Secondo i calcoli del quotidiano di Confindustria la riforma, quando e come (e se) diventerà operativa nel suo complesso porterà a minori uscite per le casse dello Stato pari a circa 130 milioni di euro. Però, il rischio è che per paradosso – come già è emerso spulciando la relazione tecnica del Senato del 23 agosto – la soppressione in una prima fase più che in un risparmio si trasformi in un maggiore onere”

r. b.



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