postato il 15 Giugno 2012 | in "Economia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

E se la Germania fosse la prossima vittima della crisi?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Se si pensa a nazioni in bilico, non si pensa certo alla Germania, ma a Grecia, Spagna e, purtroppo, Italia. Eppure, ci sono diversi indicatori che portano a pensare che proprio la Germania potrebbe essere la prossima sulla lista.

Schauble, ministro delle finanze tedesco, esclude che l’Italia abbia una situazione grave come la Spagna e afferma che non ritiene che il contagio della crisi dalla Spagna (che ha negoziato un prestito di 100 miliardi per sostenere il suo sistema finanziario) possa trasmettersi all’Italia.

Ma se fosse la Germania a rischiare più di tutti?

La settimana scorsa 7 istituti bancari tedeschi e austriaci sono stati bocciati dalle agenzie di rating, e questa bocciatura ha riguardato anche la seconda banca tedesca, ovvero la Commerzbank a causa della pesante esposizione di queste banche verso i paesi dell’est Europa.

Ma non è tutto: la finanza tedesca, al contrario di quella italiana, è pesantemente esposta verso Grecia e Spagna: verso la Grecia avevano erogato prestiti pari a 28,9 miliardi di euro che hanno dovuto svalutare incamerando delle perdite notevoli, attualmente, infatti, l’esposizione è pari a meno di un miliardo di euro, quindi la perdita è stata molto forte. Per la cronaca, la Francia era esposta per 65 miliardi verso la Grecia.

Sempre per inciso, si ipotizza che l’uscita della Grecia potrebbe costare al sistema industriale tedesco, circa 200 miliardi di euro. Come si vede, la Germania si trova particolarmente vulnerabile sul settore “Grecia”, ma a questo dobbiamo aggiungere altri tre fattori: Spagna, Deutsche Bank e Cina.

La Spagna è, al momento, una vera mina per i conti tedeschi perché le banche tedesche hanno un’esposizione di 117 miliardi di euro verso il paese iberico; segue la Francia con 92 miliardi (anche lei abbastanza fragile, in questo momento) davanti agli istituti di credito britannici e americani. Le banche italiane sono invece esposte per poco più di 20 miliardi di euro.

Vi è quindi un rischio concreto, per le banche tedesche, di dovere contabilizzare ulteriori perdite e di avere necessità di liquidità nell’immediato.

Ci sono anche altri due fattori di rischio: la Cina sta continuando il rallentamento dell’economia  e quindi diventa un terreno meno favorevole per l’export tedesco che deve fare anche i conti con la minore propensione al consumo da parte dei paesi europei, e la Deutsche Bank che si presenta come un colosso dai piedi d’argilla bisognoso una urgente ricapitalizzazione.

Questi fattori rischiano di mettere in seria crisi prima il sistema bancario tedesco e poi quello industriale; e questo ci porta a valutare cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane nel “giardino finanziario” di casa nostra. Qualora la crisi in Spagna perdurasse si assisterà ad un rastrellamento di liquidità, quindi vendita di titoli di stato italiani e di azioni di società italiane, per ottenere liquidità con cui puntellare le banche tedesche, ma difficilmente questa liquidità sarà bastevole per il sistema bancario tedesco. Questo metterà, nel breve periodo, sotto pressione lo spread e le nostre aziende con il risultato che la nostra Borsa possa sperimentare nuovi cali. Se il prestito da 100 miliardi alla Spagna non fosse sufficiente e se la Merkel continuerà nella sua opposizione suicida agli eurobond, nel lungo periodo i rischi maggiori li correranno proprio gli istituti finanziari tedeschi che potrebbero creare un effetto a catena in tutto il sistema produttivo tedesco, facendo vivere proprio alla Germania una grave crisi che farebbe sprofondare il sistema produttivo tedesco e la Borsa tedesca a valori molto più bassi di quelli attuali.

2 Commenti
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citoyenne
citoyenne
11 anni fa

Buongiorno, dott. Pezzati

Considerando che la Germania ormai fa la voce grossa con tutti, mostrando una forza muscolare dovuta solo agli anabolizzanti (almeno cos’ mi pare di aver capito questo dal suo articolo), sempre secondo il suo articolo, verrebbe voglia di lasciarla affondare. Tiè!
Ma non si può, perchè trascinerebbe tutta l’Europa nel suo tracollo.
Allora, sempre secondo il suo articolo, forti della certezza che anche la Germania naviga in cattive acque, gli Stati deboli, potrebbero puntare i piedi e pretendere l’emissione degli eurobond.
Il problema è che la politica brevimirante, mi perdoni la parola di nuovo conio, degli “statisti” dei nostri Paesi, guarda solo alle prossime elezioni e non al lungo termine. Ogni “statista” pensa solo a farsi rieleggere, costi quel che costi.
E allora? l’unica speranza è che i popoli comincino a guardare lontano, eleggendo gente e magari partiti nuovi, mandando a casa i politici da loro eletti e non lungimiranti….. stando ben attenti a dove porterebbero i nuovi o, come sovente avviene in Italia, i riciclati.
Una citoyenne

mario pezzati
mario pezzati
11 anni fa

il problema è che, a differenza degli USA, l’Unione Europea esiste solo a parole.
Noi abbiamo 2700 anni (contiamo dalla fondazione di Roma) in cui ci prendiamo a mazzate.
I politici dell’Europa vengono eletti dalle loro nazioni, mentre negli USA il Presidente è eletto da tutti i 50 stati ed è espressione della volontà di quei 50 stati.
Noi non abbiamo una lingua comune, un comune sentire, una identità culturale comune, e finchè non vi sarà questo la UE sarà Unione solo di nome



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