«Basta sfide, andiamo in Ue con piani concreti»
Servono fatti, il premier non deve adattarsi al cliché del leader populista
L’intervista di Paola Di Caro a Pier Ferdinando Casini pubblicata sul Corriere della Sera
Più che un consiglio è un avvertimento. E arriva da chi come Pier Ferdinando Casini – presidente della Commissione esteri del Senato – la materia la conosce bene, e al premier non è affatto ostile: «Proprio perché apprezzo Renzi – politico puro, un uomo di energie, intelligente -, mi permetto di metterlo in guardia: l`Europa non è l`Italia. In Europa con la politica delle battute e dell`esibizione muscolare non si va lontano, non si garantisce l`interesse nazionale e non si rafforza il Paese».
Renzi sbaglia sfidando l`Europa dei «burocrati» come fece evocando la «rottamazione» per gli avversari?
«La vecchia classe dirigente che lui ha sconfitto in Italia era una tigre di carta, arrivata al termine di un processo di logoramento che ha travolto anche gente di valore. In Europa serve un approccio completamente diverso. È necessario presentarsi con un piano concreto e coerente, con fatti non parole».
Renzi era stato accolto bene al suo esordio da premier
«Vero, perché si era presentato con riforme fatte importanti. Ma se da quelle si passa al cicaleccio, si ha solo da perdere. I toni alti sui giornali, gli attacchi frontali sono inutili se non dannosi».
Si riferisce alla polemica con il presidente della Commissione europea Juncker?
«Juncker non ha bisogno che lo difenda io, anzi credo che un certo rinnovamento sia utile anche in Europa… Ma quando lo si attacca bisogna sapere che si sta mirando al cuore degli interessi tedeschi in Europa. Ed entrare in collisione con loro mettendo a rischio il nostro rapporto tradizionale con Germania e Francia è un errore gravissimo».
È sbagliato tentare di far scendere «a patti» la Merkel sulla politica del rigore?
«Ma è molto diverso dall`aprire un contenzioso permanente: primo, perché chi si compiace delle difficoltà della Merkel deve sapere che se salta lei prevale la linea Schauble, il che è peggio per noi; secondo, perché la diffidenza reciproca tra Italia e Germania danneggia soprattutto noi».
In che modo?
«Intanto, noto che nella polemica con Juncker ci siamo ritrovati oggettivamente isolati:
nessuno, almeno pubblicamente, si è alzato per prendere le nostre difese. E poi in
questi giorni ricevo visite di politici tedeschi che mi raccontano che nel loro Paese si
comincia a dire che gli italiani “fanno i furbi” chiedendo sconti per l`emergenza immigrazione
per poter spendere in provvedimenti di stampo elettorale come i 5oo euro ai giovani: beh, se passa questa immagine dell`Italia, nelle prossime trattative rischiamo di essere molto più deboli».
Renzi rivendica però un ruolo cruciale di Paese leader nel Mediterraneo che deve
contare in Europa
«E fa benissimo, in questo lo sostengo al 1oo per cento. È stato giusto andare in Africa e
rivendicare il ruolo di ponte tra Europa e Mediterraneo che ci rende protagonisti. Ma proprio
per questo non va aperta una guerra ai Paesi del Nord, o rischiamo di omologarci a Paesi
come la Grecia consentendo a qualcuno di immaginare un`Europa con una Schengen ristretta che ci esclude».
Non crede che Renzi debba «ostentare» la sua battaglia contro l`Europa del mero rigore
per non lasciare troppo campo a grillini e destra?
«Renzi deve ricordarsi che la gente sceglie lui anche perché non vede altre alternative
credibili. È una sua grande forza, che non va sprecata adattandosi al cliché del leader populista, perché se gli elettori lo percepissero come “uguale agli altri” a raccogliere i frutti dell`albero che sta scuotendo non sarebbe lui. Per questo gli consiglio di riacquistare sobrietà e sedersi al tavolo dell`Europa portando fatti e idee, e non battute e autoreferenzialità. Può ancora correggere la rotta, conto che saprà farlo».
Benissimo, per rapresentare il vostro paese cosi come lei dice
puo anche andare raforzzare le sue posizione di persona, no?
al mio avviso tutto bene!