Se l’esecutivo è solo frutto di poltrone, facciamo un regalo a Salvini
“Il rischio è che dopo la fiducia iniziale, la maggioranza si restringa. Se esecutivo più a sinistra della storia della Repubblica, no sponde da centristi e moderati”
L’intervista di Giuseppe Alberto Falci pubblicata sull’Huffington Post
Da decano del Parlamento e da uomo che di trattative politiche ne ha viste tante, in 36 anni di ininterrotta attività fra Montecitorio e Palazzo Madama, Pier Ferdinando Casini, già presidente del Camera, uno che rivendica da sempre il suo essere democristiano, dice la sua sulla trattativa estenuante fra grillini e democratici: Questa è la premessa: “Non mi scandalizzano le manfrine intorno ai vicepremier. Credo che alla fine la rinuncia di Franceschini aprirà ugualmente la strada a due vicepremier e non a nessuno”.
Da più parti è stata salutata come una intuizione dell’ex diccì Franceschini. Anche lei crede che sia la mossa determinante?
“Dario ha dimostrato di essere il più intelligente”.
Fatta questa premessa, a suo giudizio può resistere un esecutivo fra due compagini che fino a ieri si sono detestate?
“Sono preoccupato della premessa, perché se l’esecutivo è solo frutto di poltrone, di potere, noi faremo vincere a tavolino Matteo Salvini”.
E allora quale deve essere la ricetta per far sì che il governo duri e porti a casa i risultati?
“Intanto, devono essere ben chiari i paletti su cui nasce questa maggioranza. Perché se si prefigura il governo più a sinistra della storia della Repubblica italiana non ci saranno sponde né dei centristi né dei moderati”.
Dice così perché già vede sommovimenti tra i gruppi parlamentari? Raccontano che alcuni grillini, i più sovranisti, sarebbero pronti a fare le valigie e a migrare nel gruppo della Lega.
“Guardi, il rischio è che dopo la fiducia iniziale la maggioranza si restringa invece di ampliarsi”.
Quali correttivi suggerisce per non essere eccessivamente di sinistra?
“Ci deve essere chiarezza sui contenuti. Capitolo tasse: bisogna andare verso un progressivo abbassamento della tassazione. Naturalmente, compatibilmente agli impegni presi con l’Europa”.
E sul fronte migranti che ha determinato l’ascesa di Matteo Salvini e della sua Bestia propagandistica?
“Sul fronte immigrazione dobbiamo iniettare nelle politiche governative valori ormai dimenticati come l’umanità e la solidarietà. Ma se si pensa di passare dalle politiche dei porti chiusi a quelle dei porti aperti andremo a sbattere subito fuori strada. Ecco, un conto è ritrovare un certo feeling con l’Europa. Poi, però, stop. Porti aperti significa che il governo non sopravvive nel Paese. E io non voglio certo fare regali a Salvini”.