postato il 3 Dicembre 2018 | in "Politica"

Tria e Conte? Adesso è giunta l’ora della verità

Al Senato vedo muoversi i nuovi responsabili

L’intervista di Simone Canettieri pubblicata sul Messaggero

Presidente Pier Ferdinando Casini, è preoccupato da questa manovra del popolo?
«C’è da allacciarsi le cinture di sicurezza. Le persone normali cominciano ad avere i brividi. L’Italia naviga a vele spiegate verso la recessione. Ora sarà anche vero che il deterioramento dell’economia parte da lontano, ma il colpo di grazia lo hanno dato questi sei mesi di incertezze, demagogie, offese alle autorità europee e di riscoperta assistenziale».
Non mancano i segnali di insofferenza.
«Non è un caso che il Nord produttivo sia un subbuglio e che sabato a Bologna, nella mia città, le piccole imprese abbiano elevato un grido d’allarme pesante: si sentono abbandonate».
Crede che il premier Conte e il ministro Tria abbiano la forza di imporsi sui due vicepremier Di Maio e Salvini?
«Conte e Tria sono figli di questa maggioranza: il bilancio di questi mesi per loro non è certo esaltante».
Ma l’Europa sembra appellarsi però proprio a loro due: è una trattativa dall’esito impossibile?
«In politica bisogna coltivare la dose della speranza e della pazienza, oggi paradossalmente proprio queste due persone possono salvare la maggioranza gialloverde da un’autentica disfatta. Io spero che ci riescano anche perché chi milita nella minoranza, come me, deve avere a cuore il destino del Paese».
Quindi la teoria dei pop-corn non l’appassiona?
«No, non mi piace».
Evitare il muro contro muro con l’Ue a cosa porterebbe?
«Si darebbe fiato alla discesa dello spread e anche il collocamento dei titoli di Stato sarebbe meno proibitivo. Comunque se anche dovesse andar bene, rimarrà un giudizio severo sul fatto che abbiamo creato due mesi di inutili polemiche che hanno dato credibilità alla Commissione, a discapito dell’Italia».
E se la maggioranza giallo-verde dovesse crollare?
«Questa volta non vedo il ritorno di un governo tecnico, semmai il tentativo di dare vita, con qualche pasticcio parlamentare, a una riedizione riveduta e corretta del vecchio centrodestra. Questa volta imperniata su Salvini e non su Berlusconi».
Cosa si dice al Senato?
«Dopo pochi mesi di legislatura tutto si respira salvo la voglia di elezioni anticipate: si stanno attrezzando i nuovi responsabili che, come gli altri in passato, potranno solo fare una brutta fine».
Anche il Pd sembra disorientato sul da farsi.
«Il Pd dal punto di vista parlamentare si è comportato in modo impeccabile, ma oggi mi sembra che avanzi nel Paese una voglia irrazionale di liberarsi del Pd, come se fosse responsabile di tutti i nostri guai, mentre gli ultimi governi hanno lavorato bene».
Il suo collega Renzi rimane una figura ingombrante non trova?
«Renzi ha fatto sbagli, in gran parte dovuti alla sua giovane età. Detto questo, ho la sensazione che la corsa di tutti i candidati del Pd alle primarie a smarcarsi da Renzi sia molto autolesionista e fornisca a Renzi un alibi straordinario per tenere le mani libere. Per me senza di lui è impossibile costruire un fronte di resistenza al sovranismo anti-europeo, poiché rimane un leader capace di parlare alla gente».
Andrà a votare alle primarie?
«No, ma spero nella loro riuscita».
E cosa ne pensa dei principali candidati?
«Rispetto Zingaretti, ma mi sembra una sorta di Ds 4.0; Martina è come un usato sicuro, meglio non disprezzare troppo di questi tempi! E su Minniti non sarei imparziale perché è quello che conosco da più anni. E lo ritengo uno dei migliori ministri dell’Interno che l’Italia abbia mai avuto».
Cosa pensa quanto fanno i paragoni tra il M5S e la Dc?
«Sono bestemmie dovute alla scarsa conoscenza dei fenomeni storici».
Salvini ha la stessa connessione sentimentale con il popolo che aveva Berlusconi?
«I connotati del centrodestra sono cambiati in Europa e negli Stati Uniti. È morto Bush, che era l’emblema del conservatorismo, ma che non aveva nulla a che vedere con Trump. Così come poco c’entra Salvini con Silvio».

 

 



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