Tutti i post della categoria: Mezzogiorno

‘Ndrangheta: partiti e cittadini si sveglino!

postato il 15 Ottobre 2010

I cittadini, anche quelli del Nord, si devono svegliare, perché il cervello criminale di tante penetrazioni proprio al Nord è in Calabria.
Bisogna condurre una battaglia per la quale i magistrati hanno il nostro pieno sostegno.
Quando ho incontrato il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, gli ho espresso la solidarietà del mio partito a tutti i livelli perché anche i partiti politici si devono porre seriamente questa questione e, in certi casi, prendersi la responsabilità di tagliare: non possiamo abituarci a convivere con la criminalità.
Questo non è accettabile.

Pier Ferdinando

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Solidarietà a Pignatone, servono piu’ uomini e mezzi

postato il 5 Ottobre 2010

A nome dei parlamentari dell’UDC esprimo piena solidarietà al Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Pignatone che, con il suo lavoro, ha concretamente dimostrato di contrastare sul territorio lo strapotere della ‘Ndrangheta.
Non è un caso che oggi questo magistrato sia oggetto di minacce sempre più dure: a lui e ai magistrati come lui lo Stato deve fornire mezzi, uomini e strutture per rendere efficace la lotta alla criminalità che rende i calabresi sempre più sgomenti.

Pier Ferdinando

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Il Governo si prepara a tirare a campare

postato il 30 Settembre 2010


Signor Presidente, questa giornata segna l’epilogo di una stagione caratterizzata dall’odio, dai ricatti, dai dossier, da troppi rancori verso istituzioni e verso uomini colpiti anche nei loro affetti più intimi. Una stagione triste, che speriamo si chiuda oggi, perché ha disgustato gli italiani, alle prese con problemi più seri: disoccupazione, aziende che non riaprono, rifiuti che ricompaiono nelle strade, alluvionati siciliani o terremotati abruzzesi ancora nel dramma, famiglie che vedono assottigliarsi le riserve dei loro risparmi.
Noi continuiamo per la nostra strada, che è quella dell’opposizione repubblicana, che coincide con la strada della responsabilità, che nulla ha a che fare con le strade del trasformismo che a nostro parere sono il cancro della vita democratica. [Continua a leggere]

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Aiutateci a rilanciare il nostro futuro: battiamo la ‘ndrangheta

postato il 30 Settembre 2010

Il cancro delle mafie. L’inadeguatezza delle classi dirigentiIl dissesto ambientaleLa disoccupazione, il lavoro nerola povertà delle famigliel’emigrazione dei giovani. Problemi drammatici aggravati dalla crisi economica e dall’ egoismo individuale e corporativo cresciuto in tutto il Paese, limiti che rischiano di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle risorse trasformandolo in un collettore di voti per disegni politico-economici estranei al suo sviluppo.

Serve una rivolta etica e culturale che coinvolga tutti. La lotta alla ‘ndrangheta e alle mafie deve essere il primo investimento dello Stato per lo sviluppo del Mezzogiorno.

La lotta per la pulizia di un paese non deve essere di proprietà di singoli partiti, di singoli magistrati o esclusivamente di singoli individui. La lotta alla criminalità è anche nostra e di tutti coloro che in democrazia lottano per un mondo migliore. Lottano contro le mafie, a volte anche per la libertà di parola, baluardo di una terra libera e democratica.

Mi pare che in Calabria qualcosa stia cambiando grazie all’impegno delle Procure e delle forze dell’ordine, ma anche grazie all’impegno di tanti esponenti politici e cittadini in prima linea. Impegno che deve essere tradotto in atti concreti ed in proposte fattive per una lotta di contrasto che deve vederci tutti impegnati, quotidianamente ognuno nelle proprie realtà territoriali.

Impegni concreti sono l’interpellanza dell’On. Tassone concernente iniziative in relazione alla situazione dell’ordine pubblico in Calabria, con particolare riferimento alla operatività e alla tutela degli uffici giudiziari.

Impegni concreti sono le proposte che vengono portate in sede istituzionale per spingere progetti ed aiuti verso la nostra regione ed il mezzogiorno.

Impegni concreti sono la presa di posizione dell’on Occhiuto, che invita dirigenti locali dell’UDC a dimettersi da giunte indagate per mafia. “Occorre essere infatti garantisti, ma anche rigorosamente responsabili. In questo periodo poi, in una fase di grave emergenza nella lotta contro la ‘ndrangheta in Calabria, alla politica credo sia richiesto di essere prima rigorosa con se stessa, e solo un istante dopo garantista”

Si parla continuamente del collasso della giustizia e della drammatica situazione degli uffici giudiziari. Insomma, si parla della giustizia sempre come problema e mai come risorsa. Invece, proprio laddove come nel sud e’ piu’ difficile amministrarla, ci sono straordinari magistrati che ricordano con la loro presenza coraggiosa che le istituzioni ci sono e sono piu’ forti delle mafie. E’ evidente che da soli non possono farcela e quindi anche la politica si assuma le proprie responsabilita’ attraverso comportamenti, atti amministrativi e legislativi che non lascino da soli magistrati e forze dell’ordine”.

Nella società del Sud ci sono risorse di socialità, cultura, spiritualità, che alimentano la speranza del riscatto oltre ogni forma di rassegnazione e fatalismo, risorse che però devono essere aiutate, incentivate, non solo dai cittadini ma anche dalle istituzioni locali e nazionali. Nella società del Sud c’è volontà di cambiamento.

Aiutateci a rilanciare il nostro futuro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Daniele Coloca

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Voci libere e minacce: l’altra faccia della locride

postato il 18 Settembre 2010

Ferdinando Piccolo si racconta nella vera San Luca

Chiediamo al ministro Maroni un piano straordinario contro la criminalità in Calabria, perché in quella regione siamo indietro di 50 anni nella lotta alla ‘ndrangheta. Dobbiano reagire con forza…la lotta per la pulizia di un paese non è della Sinistra o solo di Saviano. È anche nostra. Noi regaliamo l’Italia pulita a chi non se la merita…..” (Pier Ferdinando Casini).

Sagge parole quelle di Casini. La lotta per la pulizia di un paese non è della sinistra o di Saviano è anche nostra e di tutti coloro che in democrazia lottano per un mondo migliore. Lottano contro le mafie, per la libertà di parola, baluardo di una terra libera. Libertà di parola, tante volte abbiamo sentito questa frase, da tanti politici che in una terra difficile e bella come quella calabrese si esibiscono in passerelle. Siamo stanchi di tutto questo. Io lotto per questa libertà di parola e di stampa, per questo vengo minacciato dalla ‘ndrangheta. Vengo deriso da chi pensa che la ‘ndrangheta sia dalla parte del cittadino contro il potente tiranno. Vengo anche accusato dalla società civile di avere la colpa di scrivere molto. Perché in parte della Calabria per essere accettato devi essere omertoso, devi essere uno di loro.

La mia storia inizia a 16 anni, quando, armato di buona volontà decido di creare, assieme ad un gruppo di ragazzi, un giornale di controinformazione nel mio pese. Si chiamava Voce Libera. In Calabria basta un articolo di ordinaria amministrazione per ricevere, puntuale, una pallottola in redazione. Nessun timore, nemmeno stavolta riusciranno a farci paura, a farci tirare i remi in barca.

Le minacce non servono a niente, non ci spaventano, le rispediamo al mittente e sulla busta ci mettiamo anche la firma. Proiettili vaganti, buste. Tanti postini che però ci fanno capire una cosa, parte della Calabria non vuole cambiare, e soprattutto ci fanno capire che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta. Scrivere ciò che si vede e si scopre è il nostro mestiere, continueremo a farlo in piena libertà, nella convinzione che così facendo riusciremo a rendere il giusto servizio alla comunità. Abbiamo il diritto di non essere eroi. In questi giorni, il 4 settembre, avevo scritto di una strada che collega Polsi a San Luca. Una strada da sistemare da almeno venti anni. Il primo lotto vinto nel 1996 da una ditta di Crotone e il subappalto a un’impresa sanluchese. Soldi, 12 milioni di euro, che scompaiono nel nulla. Nulla ne sa il proprietario della ditta di San Luca, un incensurato. Nulla si sa di quella crotonese, nel frattempo fallita. La via dei pellegrini devoti che è ancora poco più di una mulattiera. Una bella storia da raccontare. Per un giornalista. Un giovane corrispondente che, quando può, dà una mano al padre barbiere a Bovalino.

Quel giornalista di 23 anni quella storia la racconta, firma il pezzo che viene pubblcato sul Quotidiano della Calabria, il 4 settembre, due giorni dopo il retorico via vai di politici al santuario della “madonna della ‘ndrangheta”. Riti, usi, costumi, tradizione, Osso e Mastrosso. Ma anche, soprattutto, affari, speculazione, ladrocinio di soldi pubblici. Accade così, che in un sabato di settembre, proprio sotto la vetrina del negozio del padre, quel Ferdinando Piccolo trova una busta, cinque pallottole e un messaggio di morte: “la ‘ndrangheta non scherza, continua così e sei un morto che cammina“.

Nel corso degli ultimi anni mi sono sempre occupato di cronaca nera, seguendo i principali fatti della mia terra. In particolare mi sono occupato giorni fa anche del Santuario di Polsi e della Festa della Madonna della Montagna. “Un Santuario – ha dichiarato il vescovo di Locri, Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, – in cui si è consumata l’espressione più terribile della profanazione del sacro ed è stato fatto l’insulto più violento alla tradizione religiosa”. Il riferimento è alle immagini di un summit tra gli uomini delle cosche della ‘ndrangheta nel santuario diffuse qualche mese fa.  Ho scritto, anche del recente “via vai di politici e amministratori pellegrini per un giorno al Santuario, tutti presenti a parole per strappare la madonnina alla ‘ndrangheta e restituirla ai calabresi onesti e devoti”.

Come dico spesso, la voglia di dire no alla ‘ndrangheta ha smarrito la strada, al Bivio tra San Luca e Bovalino ha scelto la terza strada per l’isola che non c’è. Ormai siamo troppo abituati ad alzarci con la puzza di sangue e coricarci con i vestiti impregnati di ‘ndrangheta. Ma la Locride non è solo Spaghetti e Malavita. L’Aspromonte non è il paradiso terrestre dei latitanti, ma è soprattutto una terra che ammalia, strega, con i suoi sentieri intersecati in piccoli paesi. È vita. Trovare una busta con 5 proiettili e una minaccia di morte non è bello.

Come ho già scritto, andrò avanti, anche se questo, in certo senso è andare contro i miei interessi economici, contro gli interessi della mia famiglia. È arrivato il momento di fare una scelta. Scegliere se scrivere le solite cose, o raccontare la verità. Scegliere se tutelarsi, oppure andare contro tutto e tutti, anche contro la famiglia che dice di farmi i fatti miei, anche contro mia madre che piange guardando le macchine del 112 che passano frequentemente davanti a casa. È una scelta difficile che io ho già fatto. E di questo sono pronto ad affrontare le conseguenze.

La voglia di reagire può nascere, come una ginestra che attecchisce dove il terreno non lo permette perché come dice lo scrittore di San Luca Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile. Basta un atto, un gesto, una parola per ricordarti che sei un uomo“.

Ferdinando Piccolo, Bovalino (RC), 23 anni giornalista

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Mentana intervista Pier Ferdinando Casini

postato il 12 Settembre 2010

Chianciano Terme 12 settembre 2010

Casini, abbiamo visto affluenze, adesioni, amici che sono diventati più amici, c’è un alone positivo, ovviamente. Abbiamo visto anche quali sono gli umori della vostra base, gli umori, gli amori, i disamori. Io sono venuto qui due anni fa, lei aveva appena vinto  la gara per la sopravvivenza in una campagna elettorale fortissima se non sbaglio baciata nel finale anche da un lieto evento familiare! Era riuscito però a superare quella che era stata la morsa che le avevano fatto due ex alleati che si erano dimenticati di essere stati alleati. Avete corso da soli, avete vinto. Allora, due anni fa, l’ha pagata essendo l’unico partito, il leader dell’unico partito che è stato all’opposizione dal 2006 al 2008 e poi ha continuato ad essere un partito di opposizione. Io credo che vi abbia fatto bene stare all’opposizione perché ci si rafforza da un punto di vista di coesione politica.  Adesso la situazione sta cambiando però tutti si chiedono: dove va questo nuovo partito?  Sta lì ad aspettare sulla riva del fiume ma prima o poi dovrà fare delle scelte.  E allora di fronte a tutto questo, innanzitutto come ci si pone?  Ci si pone nell’idea di dire aspettiamo e vediamo oppure prima di tutto i nostri valori? Oppure ci sono delle pietre angolari che sono la legalità, la giustizia, i valori cristiani, che cosa?
Come prima domanda è uno scibile umano! [Continua a leggere]

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I giornalisti calabresi non si fanno intimidire: “Non ci avrete mai!”

postato il 12 Settembre 2010

parghelia di siremiaTaniche di benzina sul balcone di casa, auto fatte saltare in aria o crivellate di proiettili, intimidazioni via citofono, foto di figli nel passeggino accompagnate da lettere di avvertimento. È difficile per chi non vive e lavora in Calabria farsi un’idea di cosa voglia dire essere cronisti (e magistrati, carabinieri, poliziotti) in una regione dove quello che sarebbe inaccettabile per qualunque giornalista diventa la quotidianità. Ma anche chi vorrebbe leggere di questa realtà e documentarsi fa molta fatica, perché le notizie calabresi raramente escono dai confini regionali.

Agostino Pantano, Ferdinando Piccolo. Giuseppe Baglivo, Michele Albanese, Gianluca Albanese, Antonino Monteleone, Angela Corica, Agostino Urso, Lucio Musolino, Riccardo Giacoia, Saverio Puccio, Giovanni Verduci, Michele Inserra, Giuseppe Baldessarro, Guido Scarpino, Pietro Comito, Leonardo Rizzo, Filippo Cutrupi: Sono solo alcuni dei giornalisti e dei blogger che hanno ricevuto minacce, che sono stati aggrediti, sequestrati, intimiditi. Non per aver fatto uno scoop planetario, né per aver necessariamente messo in mezzo un potente famoso. Ma per aver riportato notizie raccolte in questura, in tribunale, in caserma: la routine del lavoro di cronista.

In Calabria basta un articolo di ordinaria amministrazione per ricevere, puntuale, una pallottola in redazione. Nessun timore, nemmeno stavolta riusciranno a farci paura, a farci tirare i remi in barca. Le minacce non servono a niente, non ci spaventano, le rispediamo al mittente e sulla busta ci mettiamo anche la firma. Proiettili vaganti, buste. Tanti postini che però ci fanno capire una cosa, parte della Calabria non vuole cambiare, e soprattutto ci fanno capire che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta.

Scrivere ciò che si vede e si scopre è il nostro mestiere, continueremo a farlo in piena libertà, nella convinzione che così facendo riusciremo a rendere il giusto servizio alla comunità. Abbiamo il diritto di non essere eroi”, Dopo l’ennesima intimidazione proviamo a farci sentire, non per avere pubblicità, ma per non essere lasciati soli e per dichiarare la volontà di “lavorare in pace”. “Presto ci spareranno addosso, perché capiranno che le cartucce, le bottiglie incendiarie, le telefonate, le minacce mafiose perpetrate nelle loro più variegate forme non funzionano”.

Di questi inviati di guerra in casa propria si occupa anche un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno, Roberto Maroni e a loro Roberta Mani, giornalista di Mediaset, ha dedicato un libro, Avamposto-Nella Calabria dei giornalisti infami, scritto con Roberto Rossi. È lei che prova a fare da tramite con un pubblico non solo locale per conto dei colleghi di cui ha raccolto le storie.

Non è facile vivere in Calabria, non è facile scrivere di ‘ndrangheta, denunciare. Ma bisogna sacrificarsi per la libertà di informare. Ci hanno detto-siediti- e ci siamo alzati, ci hanno detto-non fare questo, non fare quello- e noi l’abbiamo fatto… Ci hanno detto- non scrivere- e noi abbiamo scritto e continueremo a farlo. Non saranno proiettili, buste gialle, lettere minatorie a fermarci. Non sarà una macchina bruciata a fermare il nostro ardore, a frenare la nostra rabbia.

Non ci avrete mai. È questo il motto che lega tutti noi. Continuo ad amare questa terra. Continuo ad amare Polsi, per me il paradiso terrestre. Polsi che mi ha svezzato con il mio primo articolo. Polsi, che è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In questi giorni, il 4 settembre, avevo scritto di una strada che collega Polsi a San Luca. Una strada da sistemare da almeno venti anni. Scrivo di un appalto di 12 milioni di euro vinto nel ‘96 da una ditta di Crotone che era poi andata in fallimento e del subappalto concesso a un’altra ditta di San Luca il cui proprietario aveva dichiarato di non aver mai ricevuto denaro.

Nel corso degli ultimi anni mi sono sempre occupato di cronaca nera, seguendo i principali fatti della sua terra. In particolare mi sono occupato giorni fa anche del Santuario di Polsi e della Festa della Madonna della Montagna. “Un Santuario – ha dichiarato il vescovo di Locri, Mons. Giuseppe Fiorini Morosini, – in cui si è consumata l’espressione più terribile della profanazione del sacro ed è stato fatto l’insulto più violento alla tradizione religiosa”. Il riferimento è alle immagini di un summit tra gli uomini delle cosche della ‘ndrangheta nel santuario diffuse qualche mese fa. Ho scritto, anche del recente “via vai di politici e amministratori pellegrini per un giorno al Santuario, tutti presenti a parole per strappare la madonnina alla ‘ndrangheta e restituirla ai calabresi onesti e devoti”.

Vivere in Calabria, in una terra trafitta dall’odio e dall’arroganza di una cultura Mafiosa che nella società odierna si fa sempre più strada, trovando consensi tra la genti e le persone che confidano nella Madonna di Polsi che nello stato, sempre più assente nel territorio Calabrese, in particolare nella Locride, la mia terra dove la parola Stato non ha nessun significato.

Mi chiamo Ferdinando Piccolo e sono un ragazzo iscritto in giornalismo, a scienze politiche, collaboro con il quotidiano della Calabria, e sono corrispondente di San Luca e dei paesi limitrofi. Sono abituato a Descrivere una realtà stravolta dai continui fatti di cronaca che ci caratterizzano e ci contraddistinguono. Nella mia terra lo Stato non esiste, si è dimenticato di noi. O Ci sta solamente usando. La realtà è che a differenza della Sicilia, in Calabria la voglia di reagire non c’è , perché ci fa comodo avere un compare sempre a disposizione, pronto a soddisfare i nostri desideri.

La voglia di dire no alla ‘ndrangheta ha smarrito la strada, al Bivio tra San Luca e Bovalino ha scelto la terza strada, per l’isola che non c’è. Ormai siamo troppo abituati ad alzarci con la puzza di sangue e coricarci con i vestiti impregnati di ‘ndrangheta. Ma la Locride non è solo Spaghetti e Malavita. L’Aspromonte non è il paradiso terrestre dei latitanti, Ma è soprattutto una terra che ammalia, strega, con i suoi sentieri intersecati in piccoli paesi. È vita. La voglia di reagire può nascere, come una ginestra che attecchisce dove il terreno non lo permette perché come dice lo scrittore di San Luca Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile. Basta un atto, un gesto, una parola per ricordarti che sei un uomo” .

Ferdinando Piccolo, Bovalino (RC), 23 anni giornalista

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Una riflessione “sull’italietta della raccomandazione e del clientelismo”

postato il 27 Luglio 2010

Su segnalazione dei giovani di “estremocentrobasilicata”, Pubblichiamo la riflessione del prof. Pasquale Tucciariello (Coordinatore Centro Studi Leone XIII), su uno dei problemi che attanagliano la nostra società: il clientelismo.

“Cliens et patronus”, cliente e protettore

“C’è un alunno – mettiamo – di Liceo che agli esami di Stato arriva a 100 ma ha meriti culturali poco convincenti ad ottenere questo voto ottimale. Ce n’è un altro, dalle riconosciute capacità, che invece deve combattere per arrivare al 90. Questi due casi, qualora si verificassero, come definirli se non si trattasse di una errata valutazione orientata, diciamo così, semplicemente da buona fede? Il prodotto di una pratica truffaldina. Sei dipendente di una amministrazione che ti paga affinché tu faccia correttamente il tuo lavoro mentre invece utilizzi l’Ufficio per scopi personali e di comodo. E’ una truffa. Qui non si tratta di esercizi di logica applicata. Qui siamo ai fondamentali, alle strutture, ai primordi della costruzione dello stato moderno quando si teorizzava una carta – la Costituzione – che definisse i diritti e i doveri, ossia il passaggio, tra la fine del 1700 e i primi decenni del 1800, dell’uomo dallo stato di sudditanza a quello di cittadinanza. [Continua a leggere]

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La salute? Al Sud è un lusso per una famiglia su cinque

postato il 20 Luglio 2010

In Italia la salute non è più un diritto, ma un lusso. Un’affermazione che può suonare eccessiva, ma che purtroppo è cruda realtà. E’ uno scenario a tinte fosche e di un’Italia spaccata in due quello dipinto dall’ultimo rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno: una famiglia su cinque non ha i soldi per andare dal medico e non si puo’ permettere di pagare il riscaldamento. Nel 2008 nel 30% delle famiglie al Sud sono mancati i soldi per i vestiti e nel 16,7% dei casi si sono pagate in ritardo le bollette. Otto famiglie su 100 hanno rinunciato ad alimentari necessari. [Continua a leggere]

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Il rischio idrogeologico in Calabria e Basilicata

postato il 22 Febbraio 2010

Comuni a rischio idrogeologico in Basilicatadi Daniele Coloca e Antonio Di Matteo

Quello del dissesto idrogeologico è un tema tristemente attuale nel nostro Paese, come testimoniano le frane che hanno colpito San Fratello e Maieratio.

E’ importante aprire uno spazio di riflessione sull’argomento e porsi alcune domande su quanto sta accadendo.

Si tratta di semplici eventi naturali o piuttosto di danni dovuti a una dissennata gestione del territorio? Quali gli interventi da mettere in atto? Quali le aree del Paese dove il rischio che si verifichino eventi di questo tipo è maggiore?
In questo post riflettiamo insieme sul tema attraverso gli articoli di Daniele Coloca e Antonio Di Matteo, che hanno fatto un’attenta analisi della situazione in due regioni del Mezzogiorno, la Calabria e la Basilicata. [Continua a leggere]

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