postato il 27 Giugno 2011 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Riforme"

Abolire le province. Una proposta dalla Sicilia.

Le province italiane sono 110 e ognuna costa, in media, agli italiani, 1,1 milioni di euro l’anno. In periodo di campagna elettorale tutti sono ben disposti a prometterne l’abolizione ma immancabilmente quando alle parole devono seguire i fatti il responso è sempre quello: le Province non si toccano. Anzi. Ad oggi, infatti, al posto di mandarle in pensione c’è chi deposita in Parlamento la richiesta per crearne di nuove. Annunci e smentite dunque si rincorrono specie quando viene tirata in ballo la questione dei costi della politica e il dito viene puntato contro le zavorre d’Italia. Tra promesse mancate e rinvii della questione proviamo da queste pagine a fare una proposta concreta: perché non cominciare dalle province siciliane che secondo lo stesso Statuto regionale non dovrebbero esistere? (art. 15). Ecco uno schema di proposta di riordino del sistema degli enti locali isolani.

 

La legge della Regione Siciliana n. 9 del 6 marzo 1986 istituisce il libero Consorzio dei Comuni denominato Provincia Regionale, quale organo di riferimento delle comunità locali, votata al coordinamento dello sviluppo economico e sociale del territorio. Le province regionali hanno un importante ruolo di coordinamento finalizzato allo sviluppo economico e sociale. Ma spesso non è così.

 

Obiettivo: abrogazione dell’Ente Provincia

Modalità:

·         Devono essere garantiti e mantenuti costanti i trasferimenti regionali e nazionali diretti alle provincie siciliane per un periodo di 5 anni (né in più perché l’obiettivo è fare economia, né in meno perché non vanno penalizzati i cittadini);

·         Tali fondi potrebbero essere così ripartiti: il 50% delle risorse immesse potrebbero essere mantenute in Regione in virtù delle competenze acquisite; il 40% potrebbe essere ripartito ai comuni in base al numero di abitanti; per il 10% potrebbe essere distribuito sempre ai comuni, ma in base a priorità specifiche (dissesto idrogeologico, accoglienza immigrati, emergenze ambientali o sanitarie, etc.);

·         Le società partecipate integralmente dalla Provincia o le quote di sua spettanza vengono trasferite all’Assessorato Regionale di competenza che le può mantenere girare ad una holding appositamente costituita o già esistente (modello Iri) al fine di valorizzare la partecipazione stessa;

·         TRASFERIMENTO DELLE COMPETENZE:

Art. 12 Pianificazione territoriale

1) manutenzione della rete delle principali vie di comunicazione stradali e ferroviarieà ai comuni (che hanno già un servizio identico per le proprie strade)

 

2) localizzazione delle opere ed impianti di interesse sovra comunale à alla Regione o alle unioni dei comuni

 

Art. 13 Funzioni amministrative (integrato dall’art. 19, comma 13, della L.R. 19/2005)

 

Nell’ambito delle funzioni di programmazione, di indirizzo e di coordinamento spettanti alla Regione, la provincia regionale (oggi) provvede sulle seguenti materie:

 

1) servizi sociali e culturali:

 

a) realizzazione di strutture e servizi assistenziali di interesse sovracomunale, anche mediante la riutilizzazione delle istituzioni socio-scolastiche permanenti, in atto gestite ai sensi dell’art. 2 della legge regionale 5 agosto 1982, n. 93; restano ferme le competenze comunali in materia à alla Regione (che ha già un servizio identico)

 

b) distribuzione territoriale, costruzione, manutenzione, arredamento, dotazione di attrezzature, funzionamento e provvista del personale degli istituti di istruzione media di secondo grado; promozione, negli ambiti di competenza, del diritto allo studio. Le suddette funzioni sono esercitate in collaborazione con gli organi collegiali della scuola; à alla Regione (che ha già un servizio identico per le scuole di altri gradi)

 

c) promozione ed attuazione, nell’ambito provinciale, di iniziative ed attività di formazione professionale, in conformità della legislazione regionale vigente in materia, nonché realizzazione di infrastrutture per la formazione professionale; àalla Regione (che ha già un servizio identico)

 

d) iniziative e proposte agli organi competenti in ordine all’individuazione ed al censimento dei beni culturali ed ambientali ricadenti nel territorio provinciale, nonchè alla tutela, valorizzazione e fruizione sociale degli stessi beni, anche con la collaborazione degli enti e delle istituzioni scolastiche e culturali. Acquisto di edifici o di beni culturali, con le modalità di cui all’art. 21, secondo e terzo comma, della legge regionale 1 agosto 1977, n. 80. Per l’esercizio delle funzioni suddette, la provincia si avvale degli organi periferici dell’Amministrazione regionale dei beni culturali ed ambientali; à alla Regione su proposta dei comuni o alle Unioni dei Comuni

 

e) promozione e sostegno di manifestazioni e di iniziative artistiche, culturali, sportive e di spettacolo, di interesse sovracomunale; à alle Unioni dei Comuni (che hanno già un servizio identico)

 

2) sviluppo economico:

 

a) promozione dello sviluppo turistico e delle strutture ricettive, ivi compresa la concessione di incentivi e contributi; realizzazione di opere, impianti e servizi complementari alle attività turistiche, di interesse sovracomunale; à alla Regione (che ha già un servizio identico)

 

b) interventi di promozione e di sostegno delle attività artigiane, ivi compresa la concessione di incentivi e contributi, salve le competenze dei comuni; à alla Regione (che ha già un servizio identico)

 

c) vigilanza sulla caccia e la pesca nelle acque interne; à alla Regione (che ha già un servizio identico)

 

d) autorizzazione all’apertura degli esercizi di vendita al dettaglio di cui all’art. 9 della legge regionale 22 luglio 1972, n. 43; à ai comuni

 

3) organizzazione del territorio e tutela dell’ambiente:

 

a) costruzione e manutenzione della rete stradale regionale, infraregionale, provinciale, intercomunale, rurale e di bonifica e delle ex trazzere, rimanendo assorbita ogni competenza di altri enti sulle suindicate opere, fatto salvo quanto previsto al penultimo alinea dell’art. 16 della legge regionale 2 gennaio 1979, n. 1; àil finanziamento delle reti viarie extraurbane può essere affidato alla Regione, per le reti urbane la proposta deve venire dai comuni

 

b) costruzione di infrastrutture di interesse sovracomunale e provinciale; à alla Regione

 

c) organizzazione dei servizi di trasporto locale interurbano; à ai comuni (che ha già un servizio identico)

 

d) protezione del patrimonio naturale, gestione di riserve naturali, anche mediante intese e consorzi con i comuni interessati; à alla Regione, che potrebbe demandarla al comune con apposita convenzione

 

e) tutela dell’ambiente ed attività di prevenzione e di controllo dell’inquinamento, anche mediante vigilanza sulle attività industriali; à al comune, che si avvale dell’Agenzia Regionale Arpa

 

f) organizzazione e gestione dei servizi, nonchè localizzazione e realizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti e di depurazione delle acque, quando i comuni singoli o associati non possono provvedervi i comuni

 

·         I dipendenti potrebbero essere trasferiti (compatibilmente con le proprie competenze e mansioni) nei tribunali (come amministrativi), nelle scuole (come personale ata, considerato che non si applica il tempo pieno per mancanza di collaboratori scolastici), nei comuni con organici sottodimensionati, nelle unioni di comuni sprovviste di personale proprio,  negli uffici regionali periferici che si stanno costituendo presso le sedi provinciali della Regione.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Carmelo Cutrufello

 

2 Commenti
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Carpo Mario
Carpo Mario
12 anni fa

Purtroppo abolendo le Province si continua a smantellare lo Stato. Lo Stato va lasciato così com’è, la burocrazia non si abolisce abolendo le province, ma eliminando leggi e leggine, si risparmia abolendo esperti, consulenze d’oro ecc. se una provincia non funziona, la si porta a funzionare così come funzionano tante province purtroppo del centro nord, non vi deve essere la questione provincia in quanto istituzione ma la questione su chi governa. I Consorzi di più comuni saranno carrozzoni inutili come l’Ato, l’Unione dei Comuni(veri sprechi) con competenze indefinite…il caos. Ai comuni vanno assegnate somme per le effettive esigenze documentate e dare a tutti i Comuni la possibilità di operare con certezza non dimenticando i piccoli Comuni che sono la spina dorsale della Nazione…..altrimenti tutto cambia per non cambiare nulla. Voglio essere provocatorio…..Perchè non aboliamo le regioni? Legiferano sovrapponendo leggi dello Stato, aumentando la burocrazia. La legge dovrebbe essere uguale da Bolzano a Lampedusa altro che federalismo……MA LA NOZIONE DELLO STATO FORSE E’ FINITA. Non sono Comunista, o Fascista…..ma sono un nostalgico dei tempi della Dc quando lo Stato era ancora tale. Cordialmente Mario Carpo abitante di un piccolo comune …..sentinella di un territorio che forse non lasceremo ai posteri grazie ai finti cambiamenti

Angelo
Angelo
12 anni fa

SECONDO ME LE PROVINCE PICCOLE CON POCHI ABITANTI COME ENNA ECC.. VANNO ACCORPATI
SONO QUESTE PROVINCE LE PIÙ SPRECONE CHE NON SERVONO A NULLA, SE NON PORTARE ACQUA AL PROPRIO MULINO



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