postato il 20 Luglio 2010 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

Vendola e il suo Pantheon, guai a farsi prendere dai protagonismi

di Adriano Frinchi

Dopo il Pantheon del Pd arriva quello di Nichi Vendola che nel lanciare la sua candidatura a leader del centrosinistra  indica ai suoi seguaci delle figure di riferimento anzi degli eroi: «vincere per le donne e gli eroi dei nostri giorni come Falcone, Borsellino e Carlo Giuliani». Quest’ultima frase con seguente elogio di Giuliani come “eroe ragazzino” lascia assolutamente molto perplessi. Non è il caso di riaprire il dibattito sulla tragica vicenda di Giuliani che è vicenda dolorosa e triste come doloroso e triste è lo spegnersi di ogni giovane vita, ma l’accostamento di Carlo Giuliani con  i due magistrati palermitani è quanto meno azzardato.

Probabilmente Nichi Vendola parlava al cuore di una parte del suo elettorato che è quella sinistra antagonista che era presente al G8 di Genova, ma questa motivazione politica non può giustificare un torto alla verità. Un torto alla verità è equiparare chi è stato ucciso dalla mafia con chi è stato vittima dell’imperizia e della paura di un carabiniere; è mettere sullo stesso piano chi ha difeso lo Stato con chi voleva abbatterlo; è additare come esempi chi era paladino di legalità e democrazia insieme a chi di legale e democratico, almeno nei comportamenti, aveva ben poco.

Sicuramente sia i due giudici che il giovane Giuliani erano animati da grandi tensioni ideali e volevano cambiare questo nostro Paese e hanno tentato di cambiarlo i primi con il loro lavoro di magistrati il secondo con la ribellione e la protesta, ma è necessario sottolineare che lo sforzo di cambiamento di Falcone e Borsellino si distingue sostanzialmente da quello del giovane Carlo perché intriso d’amore. Diceva Paolo Borsellino parlando di Palermo che “il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”; a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone non piaceva la loro terra e si sono impegnati ad amarla, e ad amarla così tanto da dedicarle ogni attimo della loro vita fino al sacrificio supremo, scrivendo con la propria vita un Vangelo, una buona notizia che da sempre dice che “nessuno ha un amore più grande di questodare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

Così non è stato per Carlo Giuliani che ha creduto di poter cambiare il mondo brandendo un estintore contro un mezzo dei carabinieri che forse in quel momento vedeva come il braccio armato dei potenti della Terra radunati a Genova ma in realtà era solo una scatola di latta dentro la quale si agitava impaurito un giovane come lui, con le stesse speranze e gli stessi sogni svaniti in un colpo di pistola nell’indifferenza dei potenti del mondo.

Ma c’è anche una differenza nei “frutti” delle vicende dei giudici e di Giuliani: la morte di Falcone e Borsellino ha aperto una stagione nuova, ha prodotto una  presa di coscienza di una terra che ha trovato il coraggio di ribellarsi e di provare a cambiare mentre la morte del povero Carlo ha lasciato solo  tristezza, dolore e una rabbia non sopita divisa tra giustizia e vendetta.

Se Nichi Vendola vuole proprio nel suo personalissimo Pantheon Carlo Giuliani non lo ascriva però nella schiera degli eroi martiri ma lo presenti come vollero  i suoi amici: “Carlo Giuliani, ragazzo”. Un ragazzo con sogni e ideali vittima della rabbia e della paura. Questa discussione sul pantheon vendoliano non è la solita polemica estiva prodotta dalla mancanza di notizie, ma è una questione di notevole rilevanza ideale e politica perché ci dice qualcosa di più su chi si candida non solo a guidare l’alternativa a questo governo  ma addirittura il Paese. Vendola deve scegliere se essere il campione di una sinistra antagonista, arroccata nei suoi “no” e sempre “contro” oppure il leader di una sinistra moderna, protagonista del cambiamento e capace di essere “per” qualcosa cioè di raccogliere ed unire intorno ad un progetto. E questa scelta dell’aspirante leader del centrosinistra passa anche dalle nicchie del suo pantheon.

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