postato il 19 Luglio 2011 | in "Giustizia, In evidenza"

Paolo Borsellino nel mio ricordo vive

Ero per terra. Il braccio graffiato in più parti. Solo dopo qualche giorno fui costretto ad una ingessatura: la caduta dal motorino aveva causato la frattura dell’omero. Erano da poco passate le cinque di quel 19 luglio del 1992. Sistemai zoppicando il “Ciao” nel garage. A Milazzo quel pomeriggio faceva caldo. Mi trovavo lì per una vacanza con i miei genitori. La sigla “edizione straordinaria” del Tg2 interruppe di colpo la discussione sulla mia rovinosa caduta. “Attentato”. Un nuovo attentato. A poche settimane da quello che aveva causato la morte di Giovanni Falcone. Sui volti dei miei genitori e dei mie zii l’assoluto silenzio ed una profonda tristezza. Silenzio e tristezza riempirono anche l’aria della cucina dove ci trovavamo seduti a discutere, fino a qualche minuto prima, del mio incidente. In me un sentimento misto di paura e dolore. A Milazzo, quel pomeriggio, dopo quella notizia, non sentì più il caldo sulla mia pelle. Un brivido lungo la schiena, lento. E un fitto dolore al braccio.

Giovanni Villino



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