Mezzogiorno, fuga dei cervelli allarmante
Gli ultimi dati del rapporto dello Svimez sono estremamente preoccupanti e certificano in modo ineludibile il più grande trasferimento di intellettualità che mai sia avvenuto dal sud al nord Italia. I giovani meridionali migliori gettano la spugna e si trasferiscono al nord per mancanza di poli attrattivi e di opportunità professionali. 700.000 partenze in 10 anni è una cifra enorme, che impoverisce ulteriormente il Mezzogiorno. Questo fenomeno avviene mentre il Governo, su spinta della Lega, è impegnato a utilizzare le risorse destinate al riequilibrio territoriale ed anche al sud verso altre aree del Paese ed altri obiettivi diversi dagli originali. C’è una disattenzione verso il Sud che abbiamo denunciato più volte in Parlamento, nell’indifferenza proprio di coloro che oggi evocano improbabili Partiti del Sud. Presenteremo nelle prossime ore una mozione parlamentare che vincoli l’Esecutivo a impegni precisi. Diamo appuntamento in Parlamento a coloro che vogliono bloccare il degrado del Sud.
Pier Ferdinando
L’Italia è un Paese profondamente diviso al suo interno, purtroppo. Abbiamo un Nord che avanza, seppure con maggiori difficoltà rispetto al passato, e un Sud che arranca. Eppure il Sud ha tante di quelle risorse che, utilizzate in maniera giusta ed intelligente, potrebbero risolvere tutti i problemi del Meridione.
E’ una triste verità!Purtroppo la storia ci ha puniti ma fare le vittime oggi è assurdo, anche perchè buona parte delle responsabilità è la nostra.Perchè? Perchè ancora oggi, nel 2009, non riusciamo a dire no alla corruzione, alla mafia, all’illegalità . Invece di ribellarci, preferiamo dire: “Eh, vabbè, si sa che al Sud le cose vanno così..”
E invece no. Dobbiamo avere uno scatto d’orgoglio, dobbiamo ribellarci a questo sistema.
Fare questo da soli, però, è impossibile. Per questo chiediamo aiuto al Governo che, di tutta risposta, approva il Federalismo Fiscale, taglia i fondi FAS.. E poi il Governo si meraviglia e si rattrista se i giovani emigrano..!
Io mi chiedo: oggi, un giovane, uscito dall’Università, perchè è costretto a lasciare la terra in cui è cresciuto, per trovare un lavoro?! Questa è un’ingiustizia, un’ingiustizia che va avanti da troppi anni.. E nessuno fa niente per risolvere questa situazione, anzi, come hanno dimostrato i dati, i governi ignorano sempre di più il Meridione, con la conseguente netta frattura fra Nord e Sud.
Fortunatamente, l’UDC di questo ne parla, e continua a difendere il Meridione dagli attacchi Leghisti.. Fortunatamente il mio partito non è il PDL!
Marta
La fuga dei cervelli è un dato estremamente negativo per il mezzogiorno d’Italia, perchè farà aumentare ancor più lo storico divario tra Nord e Sud in questione. C’è da capire di chi siano le responsabilità, perchè mi pare del tutto fuorviante addossare la colpa solo su questo governo come fa chi non sa fare un ‘opposizione seria e costruttiva. Bisogna onestamente ammettere che questo governo, pressato dalla Lega, ha peggiorato la situazione, ma non si può dimenticare quello che secondo me è un problema strutturale e cioè un apparato-amministrativo burocratico, ancora troppo centralizzato capace di intervenire non in base alle specifiche esigenze di ogni territorio, ma sulla base di ragionieristiche esigenze di bilancio, che consentono alle zone più rappresentate e “protette” del paese,(anche in modo clientelare) di mantenere i finanziamenti o di accrescerli(e ciò spesso accade per il nord del paese o per le aree dove vi sono esponenti influenti di governo)che sottraggono, invece, risorse alle zone più svantaggiate, che spesso non hanno una rappresentanza adeguata e si fanno letteralmente depredare non già dei finanziamenti statali, ma addirittura dei F.A.S. di provenienza comunitaria. Per non parlare delle grandi opere e delle infrastrutture indispensabili per lo sviluppo economico del mezzogiorno. A questo, c’è da aggiungere l’ autoreferenzialità degli esponenti di governo meridionali dei due partiti maggiori, che come da prassi consolidata, dopo aver fatto il pieno di voti al Sud, siedono in parlamento o sui banchi del governo e, dimentichi della “delega” ricevuta dai cittadini, lasciano che la “sussistenza” destinata alle proprie Terre affamate, sia fagocitata da chi è già in sovrappeso. Altra causa non trascurabile,dell’ arretratezza del mezzogiorno, che genera la fuga dei cervelli è il sistema clientelare-assistenzialista della gestione delle amministrazioni locali e dei vari Enti spesso inefficienti, inadeguati, indebitati e degradati. Le università sono sempre più delle “aziende a conduzione familiare”, in cui, pur di mantenere in vita un determinato corso di laurea e ampliare il numero degli iscritti, non si esita a promuovere indistintamente tutti con media alta, amplificando così il fenomeno della massificazione e dell’ appiattimento delle coscienze, che la nostra società post-moderna e ultra-secolarizzata favorisce e mortificando l’ impegno dei tanti ragazzi che, studiano onestamente, nel disperato tentativo di guadagnarsi un posto di lavoro dignitoso. Per non parlare di un sistema imprenditoriale quasi inesistente che nelle poche e piccole realtà, arranca, stroncato spesso da due usure: quella illegale degli strozzini e quella legale delle banche, che più che favorire la crescita e lo sviluppo del territorio, preferiscono immagazzinare in maniera feudale tutte le risorse che i nostri genitori, da buoni risparmiatori, qualora ancora ci riescano, mettono da parte. L’ idea di un grande partito del Sud, per quanto mi riguarda, non credo sia in sè un errore, però, ho dei seri dubbi sul fatto che i promotori di essa siano vecchi esponenti “trombati” dal voto degli elettori o dai propri partiti nazionali di riferimento. Costoro quando hanno avuto incarichi di governo, non hanno saputo mai mettere sul tappeto il dramma della questione meridionale, perchè ora si ergono a paladini del Sud? Forse per riacquistare quelle sacche di potere locale, funzionali a una loro rendita di posizione svincolata dagli interessi effettivi del territorio? O per accrescere ancora di più un folklore localistico, che, se svincolato da un progetto globale di crescita del tessuto economico-produttivo del territorio, lascia il tempo che trova ai nostalgici del tempo che fu?
Da laureando triennale in scienze politiche, nonchè da studente meridionale, costretto a emigrare al Nord per proseguire gli studi e avere più opportunità lavorative, mi chiedo se non sia il caso di rimboccarci le maniche un pò tutti e in specie noi meridionali, per venir fuori da questa situazione impervia, abbandonando localismi, campanilismi, nostalgie e piagnisdèi inutili; seguendo, invece, la via maestra del glocalismo, ossia di un federalismo serio, equo, solidale, approvato a seguito di un ampio dibattito parlamentare e di un sereno confranto tra forze politiche e tra istanze locali e nazionali, nell’ ambito di una globalizzazione che, lungi dal creare disparità, possa, invece, offrire più opportunità di crescita per tutti. Ecco che, allora, più che di un partito del sud, si avverte l’ esigenza di un partito che sappia ben coniugare gli interessi nazionali di matrice centralistica, con quelli territoriali di matrice localistica, ispirandosi al popolarismo liberale di don Luigi Sturzo.
il sud è una grande risorsa, si sa. Ma l’oppressione del sud è stata una scelta storica dei governi già dai tempi dell’Unità d’Italia.
Molte cose non sono mai come sembrano e non è possibile che in questo paese si debba sempre ragionare sul tamponare un danno piuttosto che prevenirlo.
Sono un cittadino italiano, e territorialmente un cittadino e giovane del sud.
La mia regione, la Basilicata, vede fondi a iosa ma non esiste un piano di mission produttiva per questa regione. Ho scritto una relazione su una proposta di legge con la firma di un consigliere regionale che attualmente è bloccata per “difficile comprensione”.
Mi auguro che la “difficile comprensione” sia una volonta’ politica, perchè se fosse che realmente un governo regionale non riesce ad interpretare una legge che attirerebbe gli investimenti qui, compresa una forte quota di start up di posti di lavoro, e quindi un cambio della mission produttiva di questa regione, sarebbe davvero preoccupante.
Personalmente cerco di essere molto attivo nel realizzare innovazione e condividere ciò, ma il sistema sociale oppresso non lo permette e c’è chi marcia su questo e permette che cio’ avvenga.
Quindi il consiglio che mi permetto di dare, caro Presidente, è quello di rivedere molte cose non sul lenitivo alla crosta del problema, ma scavare nel nocciolo.
Questo partito può essere un occasione ed un cambio di rotta nella strategia politica e può, nella stessa strategia, lavorare affinchè i rappresentanti territoriali favoriscano innovazione e “coraggio” di cambiare rotta sulle mission produttive delle regioni.
Abbiamo la forza di farcela da soli, di creare da soli, soltanto il cappello è troppo stretto alla testa, quindi allarghiamolo perchè buoni rappresentanti regionali offrono grande respiro nazionale se uniti.
Una regione dinamica, una nazione dinamica dipende solo dalla qualità, peso, misura ed etica dei suoi amministratori, questo non dimentichiamolo, gli interessi si trasformano l’importante è capire come possiamo allargarli a tutti e quindi passare dalla linea di emergenza alla linea dei grandi fattori produttivi che lavorano sul benessere e non sul ricatto sociale.
Quando lo scorso 14 marzo, in occasione dell’Assemblea Nazionale Giovani Unione di Centro, arrivò da Federico Ibba, commissario della regione Sardegna nonché responsabile dell’area isole, la proposta di una tre giorni per la formazione politica dei giovani del nostro partito, era difficile immaginare che tale idea si sarebbe trasformata in un’iniziativa di successo così come è stata la Summer School tenutasi in Sardegna a Is Molas – Santa Margherita di Pula, dal 16 al 19 luglio.
Infatti, oltre lo scenario incantevole e i momenti di divertimento (importantissimi perché hanno contribuito a favorire la nascita di nuove amicizie e cementare quelle già esistenti tra noi), c’è stato un vivo interesse e una sentita partecipazione alle lezioni del corso, tutte particolarmente interessanti e sui temi più diversi. La prima sessione del corso, ad esempio, dedicata al rapporto tra mass media e politica, ha suscitato in noi delle profonde riflessioni su quanto i mezzi di comunicazione di massa possano, attraverso i propri messaggi, influenzare l’elettorato verso una certa parte politica, marcandone i pregi, omettendo ciò che potrebbe renderla impopolare e sottolineando le vicende negative legate agli altri partiti. Tuttavia, come ha evidenziato il Presidente dell’IconMediaLab Marco Tosi, i mass media non sono gli unici strumenti che i partiti politici possono utilizzare per accrescere la propria popolarità tra l’elettorato. Un esempio è internet che può essere perfettamente sfruttato per questo scopo (specialmente dai più giovani che sono i principali utilizzatori della rete) come ha dimostrato il caso di Barack Obama che, grazie al web, è riuscito a diffondere le proprie idee ottenendo una popolarità ed un consenso crescenti nel tempo.
Si è anche discusso della legge elettorale, convergendo tutti sull’opinione che sia necessario modificarla affinché vengano reintrodotte le preferenze, in primis per far decidere agli elettori, e non agli stessi partiti, quali candidati siederanno in Parlamento. Un altro dei temi toccati è stato il legame tra etica ed economia: dagli interventi dei relatori è emerso che un rapporto tra i due elementi non è così utopistico come spesso si crede.
Si è infine parlato anche della politica giovanile oltre i confini italiani con il Presidente dello YEPP Laurent Schouteten (a cui io ho avuto l’onore di fare da interprete) e il Presidente Nacional Juventud Democrata Cristiana Hector Garate Wamparo. I loro interventi ci hanno anche dato la possibilità di confrontare la linea del nostro partito con quella del Partito Popolare Europeo e l’Organizzazione Democratico-Cristiana dell’America Latina e di rilevare quanto questi ultimi abbiano in comune con l’Unione di Centro, in primis i valori della famiglia e della solidarietà e il principio dello sviluppo economico sostenibile.
Oltre le relazioni dei relatori, sono stati particolarmente apprezzati da tutti noi gli sproni del Segretario Regionale Sardo Giorgio Oppi e del Presidente Pier Ferdinando Casini a continuare ad entusiasmarci e dedicare il nostro impegno alla politica, anche mettendoci in gioco personalmente attraverso le candidature e la ricerca del consenso. Il Presidente Casini, così come tutti coloro che sono intervenuti durante la Summer School, ha sottolineato l’importanza della formazione politica dei giovani, auspicando che questa non fosse che la prima iniziativa in tal senso. Questo invito è stato subito accolto da Federico Ibba e Gianpiero Zinzi: quest’ultimo, infatti, poco prima della consegna dei diplomi il 19 luglio, ha annunciato la possibilità di una seconda edizione della scuola di formazione politica.
Questa notizia ha reso tutti i partecipanti, che in quel momento erano un po’ tristi pensando che questa fantastica esperienza era, purtroppo, già finita, più felici. Infatti, la consapevolezza di avere la possibilità di continuare il processo di formazione, nonché il confronto con le esperienze dei giovani provenienti da tutta Italia, avviati durante questa Summer School, ci ha resi ancora più carichi e motivati a tornare tra un anno con una maggiore esperienza politica e con ancora più desiderio di formarci per poter diventare a pieno titolo la nuova classe dirigente che, speriamo, potrà contribuire un domani a cambiare in meglio la nostra amata Italia.
Samantha Pinna