Imparare, una volta per tutte, la lezione di Falcone
di Adriano Frinchi
23 maggio 2012, il cielo su Palermo è grigio, le prime ore del giorno hanno portato pioggia e le nuvole gonfie sembrano voler riproporre piovaschi nell’arco della giornata.
Vent’anni fa invece c’era il sole, una gran bella giornata di inizio estate. Nella sua tragicità, il 23 maggio 1992, fu un giorno bellissimo: il sacrificio di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli agenti della scorta destò le coscienze degli italiani, Palermo e la Sicilia furono nei giorni seguenti come non sono mai state.
Oggi che il cielo è grigio e la pioggia scende mestamente sulle commemorazioni, nonostante in 20 anni tanto sia stato fatto nella lotta contro la Mafia, si ha la sensazione che poco sia cambiato. Coglie bene questa sensazione Giovanni Bianconi, che sul Corriere della Sera di oggi ipotizza: “se la Sicilia è ancora la stessa di Falcone”.
Il problema oggi non è commemorare di più e meglio Falcone e i suoi uomini, ma è assimilare una volta e per tutte la lezione civile di Giovanni Falcone, che è lezione di impegno, responsabilità e sacrificio.
Perché oggi non basta essere contro la Mafia, ma occorre essere contro il nostro lato oscuro, quello che alimenta i nostri pubblici vizi e soffoca le nostre inutili private virtù.
Quello che serve alla nostra società, alla nostra politica, quello che è fondamentale per sconfiggere definitamente la mafia, la camorra e tutte le associazioni a delinquere è il ricambio generazionale, abbiamo bisogno che ai giovani vengano date delle opportunità.
Abbiamo assistito in Sicilia dopo la morte di Falcone e Borsellino, ad una ribellione delle nuove generazioni contro la mafia, come non mai
popoli di giovani sono scesi per le piazze per far comprendere all’Italia,al mondo, che loro sono per la legalità, per la giustizia.
Abbiamo il dovere noi genitori, voi politici di cogliere questi segnali, loro non piagnucolano, loro vogliono esserci per ricostruire il paese nella legalità, non possiamo rilegarli ad una scuola assente, o a dei lavori precari. I giovani sono il nostro futuro, non la nostra palla al piede.
Loro la lezione di Falcone l’hanno compresa, ma noi?