Il coraggio di essere liberi. In memoria di Libero Grassi.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi
Vent’anni fa, alle 7.45 del 29 agosto 1991, cinque pallottole mettevano fine alla vita di Libero Grassi, l’imprenditore palermitano che non si era piegato al racket . Il piombo mafioso non poté però arrestare il percorso di liberazione che Libero Grassi aveva avviato con la sua coraggiosa denuncia della violenza mafiosa: dopo Grassi tanti altri imprenditori e commercianti hanno trovato il coraggio di ribellarsi al giogo delle estorsioni ,la magistratura ha iniziato ad indagare gli imprenditori che non denunciano i propri aguzzini, e qualche associazione produttiva ha preso l’iniziativa di espellere gli iscritti accusati di connivenza. E’ cambiato tanto in Sicilia da quel terribile mattino di fine agosto, ma c’è ancora tanto da fare perché in troppi non riescono ad uscire dall’incubo del pizzo. Ricordare Libero Grassi significa dare luce a quanti ancora sono avvolti nelle tenebre della violenza e della paura, significa ricordare a tutti e a ciascuno che libertà, coraggio e onestà possono cambiare Palermo, la Sicilia, l’Italia e il mondo intero. Ecco perché vale la pena rileggere e tenere sempre presenti le parole nude e forti, rivestite dell’ironia dei miti, che l’imprenditore palermitano rivolse ai suoi aguzzini dalle pagine del Giornale di Sicilia il 10 gennaio 1991:
Caro estortore
Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere… Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Anzalone’ e diremo no a tutti quelli come lui.