Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Ocse: possibili nuove tasse. Istat: cresce divario Nord-Sud.
Nonostante tutto – e per tutto ci riferiamo alla solita politica fiscale di lacrime e sangue rivolta a spremere sempre e soltanto i “soliti noti” – l’economia italiana è in recessione a causa della debolezza generale dell’economia europea, per l’inconsistenza della natura politica e sociale della Ue e per le conseguenze immediate delle misure di consolidamento fiscale. Lo stima l’Ocse, nel suo Economic Outlook. Il declino “proseguirà probabilmente anche nel corso dell’anno prossimo” mentre la ripresa potrebbe partire “verso la fine del 2013″. In Italia la recessione potrebbe richiedere ”l’adozione di alcune misure di bilancio supplementari”. E’ quanto si legge nella parte dedicata all’Italia delle prospettive economiche dell’Ocse 2012, presentate oggi a Parigi. In Italia il prodotto interno lordo calerà dell’1,7% nel 2012 e dello 0,4% nel 2013. Lo afferma l’Ocse nell’Economic Outlook. ”La crisi nell’eurozona è diventata più seria recentemente, e resta la più importante fonte di rischio per l’economia globale”. Nel 2012 il Pil dell’eurozona si contrarrà dello 0,1%. In particolare, il Pil sarà stabile nel 1° trimestre, subirà un calo dello 0,3% nel 2° e tornerà a crescere nel 3° e 4°, rispettivamente dello 0,3% e 0,7%. Questo per quanto riguarda l’Ocse. L’altro campanello dall’arme vine invece dal rapporto annuale Istat i cui dati riferiscono che il divario economico tra Meridione e Nord Italia è sempre più largo: al Sud sono povere 23 famiglie su 100, al Nord 4,9 (dati 2010). Il 67% delle famiglie e il 68,2% delle persone povere risiedono nel Mezzogiorno. Nel Mezzogiorno ad una più ampia diffusione del fenomeno si accompagna una maggiore gravità del disagio: l’intensità della povertà raggiunge, infatti, il 21,5%, contro il 18,4% osservato nel Nord. Particolarmente grave risulta la condizione della famiglie residenti in Basilicata, Sicilia e Calabria. È poi peggiorata la condizione delle famiglie più numerose: in condizione di povertà relativa vive il 29,9% delle famiglie con cinque o più componenti (+7% rispetto al 1997). Nelle famiglie con almeno un minore l’incidenza della povertà è del 15,9% e complessivamente vivono in condizioni di povertà relativa 1 milione e 876 mila minori. Diminuisce invece, dal 1997 al 2010, la povertà nelle famiglie con a capo un anziano: l’incidenza di povertà scende dal 16-17% al 12,2%. I separati e i divorziati, osserva l’istituto di statistica, sono più esposti al rischio povertà (20,1%), rispetto ai coniugati (15,6%). Le ex mogli sono più esposte (24%) rispetto agli ex mariti (15,3%). Dal 1993 al 2011 i salari sono fermi. Tra il 1993 e il 2011 le retribuzioni contrattuali in Italia in termini reali sono rimaste ferme. Di fatto la crescita delle retribuzioni è stata di quattro decimi di punto l’anno. Una donna su tre è senza reddito. L’Italia è in fondo alla classifica europea per il contributo ‘rosa’ ai redditi della coppia: il 33,7% delle donne tra i 25 e i 54 anni non percepisce redditi, contro il 19,8% nella media Ue27. A superare l’Italia è solo Malta dove tale percentuale sale al 51,9%. Subito dopo il Belpaese c’è la Grecia (31,4%). Al contrario, nei paesi scandinavi le coppie in cui la donna non guadagna sono meno del 4%; in Francia il 10,9% e in Spagna il 22,8%. Ascensore sociale “fuori uso”. Bassissima fluidità sociale in Italia dove le opportunità di miglioramento rispetto ai padri si sono ridotte e i rischi di peggiorare sono aumentati. Solo l’8,5% di chi ha un padre operaio riesce ad accedere a professioni apicali. La classe sociale dei genitori – prosegue l’Istat – condiziona fortemente il destino dei figli. L’ascensore sociale appare bloccato anche nei percorsi formativi: tra i nati negli anni ’80 si è iscritto all’ università il 61,9% dei figli delle classi agiate e solo il 20,3% di figli di operai. La percentuale di chi raggiunge la laurea è molto diversa tra le classi: si va dal 43% dei figli della borghesia nella generazione dei nati nel periodo 1970-1979 al solo 10% di quelli della classe operaia. La famiglia di origine pesa anche nel raggiungimento del diploma. Infatti, mentre le differenze nei tassi di iscrizione sono ormai minime, il tasso di abbandono è molto più alto per gli studenti delle classi meno agiate: il 30% dei figli di operai nati negli anni ’80, contro il 6,7% dei figli di dirigenti, imprenditori e professionisti. Le differenze sono più esasperate nel confronto tra il Sud e il resto del Paese. Nel Mezzogiorno le difficoltà a salire i gradini della scala sociale sono maggiori. È più difficile ottenere una posizione lavorativa stabile negli anni successivi all’inizio di un lavoro atipico. A distanza di dieci anni, solo il 47,6% ha trovato un’occupazione stabile, al Nord, questa percentuale è superiore al 70%.
Ma nel 2013 si andrà a votare per il rinnovo del parlamento italiano e di questa classe dirigente ormai datata. Stando alle previsioni e valutando i recenti dati elettorali, dovrebbe esserci un vero e proprio terremoto a Montecitorio e dintorni. Allora sarà davvero interessante vedere come il Movimento di Beppe Grillo – che sicuramente per le politiche farà un “boom” che nessuno potrà dire non aver sentito – si porrà concretamente di fronte a questi problemi, che sono soltanto una minima parte dei malanni di una nazione massacrato da decenni di cattiva politica, e quali saranno le soluzioni che prospetterà al Paese! Matteo Renzi, sindaco di Firenze, dal canto suo lancia così la sua personalissima sfida al M5S: “Certo adesso i grillini dovranno uscire dalla rete e fare i conti con i problemi concreti. Sono curioso di vedere se Pizzarotti saprà… tagliare il numero degli assessori (io li ho dimezzati), se saprà valorizzare le presenze femminili in giunta (nella mia squadra ci sono cinque donne su otto), se saprà ridurre i costi (io ho venduto le auto blu), se saprà far fuori i vecchi tromboni dalle aziende municipalizzate (io l’ho fatto)!”.