Fincantieri e Tirrenia, due vittime del Ministero per lo Sviluppo Economico
Quando si parla dell’assenza del Ministro per lo Sviluppo Economico (assenza che dura da 5 mesi), noi parliamo di un gravissimo problema per tutti noi italiani.
E basta considerare due fatti di cronaca per rendersene conto. Il primo riguarda la Fincantieri che in questi giorni sta vivendo un periodo di scioperi e tensioni che vedono protagonisti i lavoratori di tutta Italia, che protestano contro il nuovo piano industriale che prevede oltre 2000 licenziamenti, oltre a ripercusissioni per tutte le aziende dell’indotto (le quali dovrebbero licenziare almeno altri 1500 lavoratori).
Andando più nello specifico, il nuovo piano industriale di Fincantieri prevederebbe la possibilità di chiudere il sito di Riva e Castellammare di Stabia, nonché di ridimensionare quello di Sestri Ponente e di Palermo.
Di contro il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, dichiara di non conoscere l’esistenza di questo piano industriale, ma resta un fatto, il massiccio ricorso alla Cassa Integrazione da parte dell’azienda, mentre sabato scorso, circolava la notizia che la Fincantieri intende chiudere il sito industriale di Riva Trigoso e ridimensionare pesantemente quello di Sestri, mentre Castellammare di Stabia verrebbe chiusa.
L’azienda nega l’esistenza di qeusto piano industriale, ma è chiaro che in questa situazione manca la figura del Ministro per lo Sviluppo Economico che dovrebbe chiamare l’azienda e le parti sociali, verificare quanto c’è di vero nelle notizie riportate dalla stampa e soprattutto lavorare per dare un indirizzo economico, visto che l’azienda lamenta anche la carenza nelle infrastrutture, causa principale, secondo la Fincantieri, della riduzione delle commesse.
Ovviamente si parla di investimenti di varie diecine di milioni di euro, ad esempio a Palermo la ristrutturazione dei bacini di carenaggio da 19mila e 52mila tonnellate prevedono investimenti, da parte della sola Regione Sicilia, di circa 44 milioni di euro (investimenti promessi l’inverno scorso, ma ancora fermi) a cui si vanno ad aggiungere altri investimenti da parte dello Stato e degli enti locali dove i bacini sono situati.
Ci si aspetterebbe una certa disponibilità da parte dell’azienda a sentire le parti sociali, ma, osserviamo con grande stupore, che a Riva Trigoso la direzione Fincantieri ha impedito l’accesso alla fabbrica all’assessore regionale alle Infrastrutture della Liguria Ezio Chiesa che ha dichiarato: “Sono sbigottito e preoccupato per un comportamento senza precedenti. Neanche ai tempi di Piaggio, negli anni Sessanta, non si consentiva ad un esponente istituzionale di entrare”. Chiesa voleva entrare nello stabilimento per assistere all’assemblea dei lavoratori.
Mi chiedo: è accettabile questo comportamento da parte dell’azienda?
Su questa situazione pesa, ovviamente, l’assenza del Ministro per lo Sviluppo Economico, figura deputata a trattare con le aziende e pianificare gli investimenti nelle infrastrutture (ossatura di un moderno sistema produttivo che voglia crescere nel tempo).
Ma se non basta l’esempio di Fincantieri, basti considerare la vicenda della Tirrenia.
La società è in vendita da alcuni mesi, ma a parte la Mediterranea Holding, nessuno si è fatto avanti. Come mai? Perchè la società ha gravissimi problemi di bilancio, le rotte non sono profittevoli e anzi in passato ha fatto investimenti sbagliati (ad esempio comprare 6 navi per un totale di 300 milioni di euro, che però non possono prendere il mare e quindi da anni sono tenute ferme nei porti).
La Mediterranea Holding aveva offerto 20 milioni di euro, l’unica offerta giunta al governo durante l’asta, ma la vendita era stata bloccata a fine agosto. Perchè? Non si sa, ma la cosa curiosa è che la società deve essere venduta entro la data del 30 settembre, altrimenti il governo italiano, ovvero noi cittadini, dovremo pagare una multa astronomica all’Unione Europea.
Stranamente la procedura di vendita è stata riaperta 5 giorni fa, anzi, il commissario Giancarlo D’Andrea con un annuncio a pagamento sui giornali rivolge un invito a “chiunque sia in grado di garantire la continuità del servizio pubblico di trasporto marittimo” a presentare manifestazioni di interesse per l’acquisto del ramo di azienda di Tirrenia di Navigazione Spa. Le manifestazioni dovranno pervenire presso l’adivisor Rothschild entro il 29 settembre e finora l’unica offerta sul tavolo è quella di Mediterrania Holding presentata nelle scorse settimane. La procedura, viene precisato nell’annuncio, prevede una vendita separata fra Tirrenia e Siremar, la controllata siciliana, finita in amministrazione controllata per insolvenza.
Anche in questo caso l’assenza del Ministro per lo Sviluppo Economico si fa sentire, perchè sarebbe suo compito sovrintendere alla procedura di vendita e controllare i piani di sviluppo presentati dalle varie cordate di acquirenti (se ci saranno), la sua assenza è un peso che grava sui conti degli italiani.
“Riceviamo e pubblichiamo” di Gaspare Compagno
Casini da’ le colpe al Ministero per Fincantieri-Tirennia ma le colpe sono dei managers inadatti messi li da vecchi politici:Pigorini 30anni,Bono10.Dando colpe agli altri che è vizio tipico italiano non vediamo managers da lasciare a casa come Profumo(perdita di valore Unicredito),Bono da cacciare perchè non ha vision ,non capisce il mondo che cambia fermo sulle navi crociera mentre riconvertendo Fincantieri possiamo farcela.Il piano c’è,è al Governo ma con Bono di mezzo tutto verrà buttato.E l’elenco dei managers da cacciare sarebbe
lungo nelle banche,nelle società a partecipazione pubblica.
Se lo Stato ha un 30% ed i privati 70% chi li manda mai via? I mandati
sono triennali e si deve valutare la perdita di valore nei 3 anni,non tanto gli utili/perdite.Ha mai calcolate le perdite degli azionisti Pirelli
per aver comprato male Telecom? Ed apriamo il dossier energia con tanti managers che non calcolano il costo CO2 che liberano nell’aria e che ne impediscono il riciclo perchè loro hanno progetti vecchi come
il CCS geosequestro che è caro(1 miliardo ad impianto).Come se ne esce: valutando perdita o guadagni del valore(capitalizzazione ) ed analizzando la vision strategica che spesso manca.
[…] Approfondimento fonte: Fincantieri e Tirrenia, due vittime del Ministero per lo Sviluppo … […]
Pier, scusa, ma hai fatto un minestrone che la metà basta.
Su Unicredito: ti lamenti della gestione Profumo. Vero che c’è stato una perdita di valore, ma è anceh vero che negli ultimi due anni, TUTTI hanno perso a cvausa della crisi. Certo però Unicredit è il primo gruppo bancario italiano per presenza estera, e fino all’anno scorso uno dei primi per redditività.
Su Tirrenia: qule che dici tu, presuppone intanto grossissimi investimenti, di svariati miliardi di euro, inoltre tirrenia non ha, per mission, il settore crocieristico, ma quello dei collegamenti. Certo, può cambiare scopo sociale, ma il punto è che i collegamenti, siccome devono essere fatti a prezzi calmierati non sono remunerativi.
Fincantieri: Bono veramente lo ha voluto proprio il governo che è il padrone di Fincantieri.
In questo articolo si dice una cosa innegabile: l’assenza del ministero per l osviluppo economico è di una gravità inaudita, e sta causando danni immani all’economia italiana.
non faccio minestroni ma racconto la realta’.Non ho detto che Tirennia deve far crociere:Tirennia deve far collegamenti con Ro-Ro a costi di propulsione ridotti,il cui progetto era stato inviato da me a Pigorini e Bono perchè le loro propulsioni non ERANO moderne ed imbarcano poche auto-Tir.Lei vede solo contributi pubblici come i Pigorini,io vedo traghetti che ammortizzano i costi di costruzione perchè imbarcano molti Tir-Auto e persone.La storia delle tariffe basse va sfatata perchè
le mie vacanze in Sardegna mi costavano 1.000-1.500 euro di traghetto.
Alla faccia delle tariffe basse!In giappone i Ro-ro imbarcano 4.000 auto,
da noi sono antiecomici per meno di 2.000 auto.Fincantieri ha sbagliato tutto perchè poteva costruire traghetti di 65.000 t.che costano 500 milioni,cioe’ 10 costano 5 miliardi con propulsioni che risparmiano il 40-50% e se applichiamo seri ammortamenti,vedra’ che
paghiamo capitali ed interessi.Tirennia era la succursale dell’Assistenza
Marittimi,l’inps del mare con contributi statali.
Fincantieri è rimasta a presidiare navi crociera e yacht di lusso al Muggiano dove sono in cassa,la colpa è di un manager,Bono. che veniva
da Finmeccanica che è ben diversa da costruzioni navali dove ci vuole il fiuto del mercato.Wartsila anni fa era mal ridotta,si è buttata sull’energia e fa soldi,fa traghetti per il nord e fa soldi,fa navi crociera
con propulsioni moderne e fa soldi.Fincantieri ha guadagnato solo sulle navi crociera,sulle navi da guerra è una partita di giro poco arguta perchè fare un nuovo Uboot con tedeschi su loro tecnologia significa non venderne uno in giro perchè ci pensano i tedeschi.C’è un unico modo di salvare Fincantieri cambiare il board e buttarsi sull’energia.
Ci sono i progetti ai MINISTERI,MA SE NON CAMBIAMO IL COCCIO …
FINCANTIERI SE LA PASSA MALE.
Avevo capito male io.
pier, perchè non scrivi un articolo tecnico sulla stiuazione delle navi di Tirrenia?
la mia formazione è di tipo economico, non sono uin tecnico. So che la Tirrenia ha strapagato 6 navi (costo totale 300 milioni di euro) che, a vario titolo, non possono prendere il mare (due, perchè si ribaltano con il mare mosso, 4 perchè consumano troppo).
Non so se la tua idea sia giustificata come traffico (per intenderci, se ho una nave che carica 4000 auto, ma il traffico giornaliero è di 1000 auto, chiaro che vado in perdita…), ma possiamo approfondire la questione.
Scrivi l’articolo, quando è pronto me lo dici che ti mando l’indirizzo email a cui inviarlo e poi verrà pubblicato (ovviamente con il tuo nome o un nickname se preferisci).
A Tirennia e Fincantieri ho inviato tutto ma loro sono stati sprezzanti
perchè a Pigorini interessava solo il potere a Napoli da cui veniva il grosso equipaggi.Se Lei va sul sito Wartsila e lo legge in inglese vedrà
navi con propulsioni piu’ economiche e veloci.Come ex capitano le racconto la storia delle navi veloci Tirennia che stanno ferme perchè
antieconomiche.Ma pensiamo al futuro.Abbiamo bisogno in 10 anni
di 10 traghetti Ro-Ro moderni che costano 5 miliardi,cioe’ 500 milioni annui piu’ interessi che si ammortizzano se gestiti bene in 15 anni.
Lei afferma che in certi mesi ci sono pochi passaggi ma questo sfocia nel marketing.Ricordo che Alisarda mi vendeva in novembre i biglietti
al 50% e gli alberghi al 30%,cioe’ meno 70%.Quando Lei andava alla Tirennia di Milano sembrava di andare allo ufficio oggetti smarriti,altro che marketing.Lei ha mai viaggiato alla Tirennia nella classe SL senza letto,io si’ perchè la Sardegna è il mio Caraibi anche a novembre.
Se diamo 10 traghetti e 5 navi da guerra con propulsioni moderne,Fincantieri risorge perchè si butta anche nell’energia assumendo giovani ingegneri ma lasciando impiantisti e saldatori che sono uno dei beni preziosi perchè mi fanno le turbine biogas,mi montano le biocentrali nei porti,mi saldano il cuore del nucleare(che si chiama vessel).Lo sa che Areva è in ritardo in Finlandia per l’EPR perchè i saldatori non avevano mai visto saldature difficili che i saldatori Fincantieri si fumano(lo dico per l’Enel che non ha saldatori).La critica piu’ feroce al mio piano Itacars-bioporti me la fece un ingegnere Enea che mi disse”Itacars e Bioporti sono progetti troppo complessi per la mentalità italiana”.Mi arrabiai di brutto e dissi all’ingegnere”Ma Lei sa come si costruisce una nave?”Costruire impianti energetici e costruire navi non è poi cosi’ diverso e Wartsila docet.
I Pigorini,i Bono come dicono i vecchi milanesi erano “cul de sass”
pronti ad ingraziarsi i partiti ma erano managers senza visione e per questo uno è rimosso,l’altro pure.
Lei mi chiede articoli tecnici:sono ai Ministeri,Fincantieri,Tirennia;comuni, sindacati,gionali come Repubblica,Secolo XIX,Corsera.Se vogliono li possono divulgare ma se li tengono nei cassetti non fanno l’interesse del paese.
Quanti bei ricordi con Tirrenia e ultimamente con Siremar…peccato, la vicenda di quelle navi bloccate in porto perché costano troppo spiega tutto
Pier: sono stato impreciso. Mi riferivo ad alcuni collegamenti tipo Palermo-Pantelleria.. .che potrebbero diventare forse fruttuosi se fossero completamente rivisti…
Il Roma Sardegna, è un altro discorso.
per l’articolo: basta un articolo (anche non eccessivamente tecnico) per sensibilizzare l’opinione pubblica. Per dire, in molti forum si parla di tirrenia e fincantieri, ma magari mancano i dati tecnici e i giornalisti non aiutano.
Ripeto, certe cose le posso capire, altre no perchè non le ho mai studiate…
Se vuoi scrivere un articolo, puoi inviarlo in formato word ad estremocentrosicilia@gmail.com
specificando come vuoi essere citato (nickname o nome)
gianluca, la spiegazione di quelle navi è esattamente qui: https://www.pierferdinandocasini.it/2010/07/01/linee-viaggi-tirrenia-storia-mare-privatizzazioni-italiana/
quando dicevo: Ecco la storia: inizio anni ’90, Tirrenia ordina ai Cantieri Rodriquez gli agili Guizzo e Scatto, due missili capaci di portare 120 auto e 450 passeggeri volando sulle onde a 40 nodi (quasi 70 all’ora). Peccato che una volta pagati e in acqua, queste spider del trasporto marittimo evidenziassero un problema forse non tanto marginale: non erano in grado di viaggiare con il mare mosso, addirittura queste due navi furono oggetto di una informativa rivolta al ministro dei trasporti dai parlamentari Becchetti e Bonaiuti. Il ministro all’epoca rispose che erano state riscontrate anomalie di funzionamento dei cuscinetti di rotolamento degli ingranaggi dei riduttori di giri dei motori principali.
Come sia, come non sia, resta il fatto che due navi strapagate, avevano difetti di fabrica: rottamate. Cinque anni dopo (tra il 1998 e il 2003) Tirrenia ordina a Fincantieri Aries, Scorpio, Taurus e Capricorn, navi costose (110 miliardi di lire l’una o 55 milioni di di euro) ma stabili, capienti e capaci grazie alle turbine derivate dai caccia militari di ridurre da 12 a 5 ore il tempo di traversata tra Genova e Golfo Aranci. Splendide. Ma con un un problema: consumavano 290 kg. di gasolio al minuto contro i 41 degli altri traghetti del gruppo, rendendo assolutamente antieconomico il loro utilizzo. Morale: le quattro ammiraglie sono state prepensionate come carrette dei mari qualsiasi e oggi sono ormeggiate a Genova, Arbatax e Napoli in condizioni precarie, con quattro marinai di servizio che provvedono ogni tanto ad accendere i motori tanto per oliare gli ingranaggi e gaudagnarsi il loro stipendio.
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