Tutti i post della categoria: Riceviamo e pubblichiamo

Volevo solo prendere il treno.. Milano-Mortara-Alessandria (La Freccia delle risaie)

postato il 11 Gennaio 2012

Inauguriamo oggi una nuova rubrica del blog dedicata ai trasporti pubblici (anche locali), con un occhio particolare a ciò che corre su rotaia. Attenzione rivolta alle periferie della nostra Italia, alle novità, pure all’altà velocità… a tutto ciò che è sostenibile e trasporto collettivo. Riempiamo questo spazio di contenuti!

Buona lettura e inviateci nuovi post.
La redazione

“Riceviamo e pubblichiamo” di Christian Condemi

E’ complesso entrare dentro ogni micro storia e ogni binario che unisce e collega la penisola, ma è nella difficoltà di chi vive quotidianamente questa complessità che si instaura la ricerca di sapere ciò che cambia e ciò che ci circonda, questa è la sfida che ci dovrebbe accomunare tutti i coraggiosi e solidali passeggeri che estate e inverno scelgono questo mezzo per muoversi.
Qualunque pendolare è vaccinato ad annunci che ringraziano per la preferenza accordata, che si scusano per il ritardo. Il rapporto di un pendolare è sempre diverso, egli non è abituato a viaggiare in business class, le storie dei pendolari parlano di straordinaria quotidianità.
La linea su cui vorrei aprire una riflessione è la Mortara – Milano Porta Genova che annovera il suo record di soppressioni e spesso al centro delle cronache. E’ uno snodo importante che passa i popolosi agglomerati urbani di Vigevano e Abbiategrasso per poi risalire fino nel cuore della vecchia Milano, nelle stazioni di San Cristoforo prima e di Porta Genova poi.
Binari che dall’Oltrepò fanno il loro dovere sin dentro la città, oltre risaie e alzaie del naviglio, dove agricoltura e industria fanno a gara nel paesaggio. Una Ferrovia Locale che dovrebbe essere maggiormente curata, dovrebbe godere di più manutenzione anche perché vive di un rapporto quotidiano e non occasionale della sua fascia d’utenza, sempre più popolosa e mista. Ma chi è quest’utenza?
Uomini in 24 ore e cravatta, suore, badanti, migranti, matricole universitarie, lavoratori atipici, a ogni fascia oraria il suo tributo di umanità in movimento su e giù per la bassa, quasi anche il pendolare fosse divenuto un lavoro usurante.
Il disagio si avverte in quelle carrozze post restyling, coi finestrini sigillati. Treni regionali che in caso di guasto all’impianto di condizionamento creano evidenti problemi ai viaggiatori. In questi anni sono fortunatamente aumentate le carrozze e il livello sostanziale di pulizia è migliorato, anche se questo è in relazione pure con il senso civico di tutti.
L’impegno delle istituzioni dovrà portare al raddoppio della Ferrovia Milano-Mortara e a un contestuale ammodernamento del materiale rotabile. Investimenti che in modo tangibile miglioreranno anche la qualità della vita degli utenti.
Chiudo con una filastrocca di un viaggiatore che pur nel disagio, sdrammatizza con ironia:

Grazie per tutti i treni aspettati
… Grazie per tutti i ritardi accumulati
Noi che li aspettiamo tutte le mattine e le sere
ma vederli arrivare sono solo chimere.
La speranza è ormai vana
non ci spaventa neppure la tramontana.
Attorno ad un tavolo qaudrato
gli accordi abbiamo firmato.
Constatiamo gli abbindolamenti
nonostante i soldi dei nostri abbonamenti.
Grazie per averci messo la S9
che spesso non c’è anche quando non piove.
Grazie per tutte le coincidenze programmate
che chissà perché quasi mai son rispettate.
Sapete che vi dico?
Non sono il Bambino Gesù
perciò non vi credo proprio più.

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…in fondo Padània fa rima con Tanzània!

postato il 11 Gennaio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

Non capisco proprio come si possa dire che la cronaca politica è noiosa! A ben guardare, quasi ogni giorno arrivano notizie stuzzicanti, divertenti e quasi al limite dell’incredibile; a dir la verità per molte di esse dobbiamo ringraziare l’infaticabile fucina gestita dai verdi adoratori del Sole delle Alpi. L’ultima in ordine di tempo riguarda gli investimenti che gli gnomi padani hanno realizzato grazie ad una parte del sostanzioso rimborso elettorale loro spettante (soldi pubblici, dirà sicuramente qualche azzeccagarbugli prezzolato e malfidente).

Dopo avere in passato già dato prova di arguzia con le riuscite operazioni finanziarie “CrediEuroNord” e “Skiper Residence” in terra istriana, qualche giorno prima della fine del 2011 il tesoriere padano avrebbe effettuato un sostanzioso investimento pari a circa 4,5 milioni di euro in non meglio precisati fondi nazionali della Tanzanìa. Io non capisco lo stupore generato dalla notizia: in fondo la Lega ha sempre detto che i migranti bisognava evitare di farli venire in Italia aiutandoli a casa loro, dalle parole ai fatti!

E poi non mi va che si parli di un’operazione finanziaria del tutto legittima (forse) accennando a presunti “fondi neri”, facendo della facile ironia sul colore della pelle delle persone, ché in Tanzanìa non sono mica dei “bingo-bongo” come dice qualcuno. Sarebbe da studiarci un poco, ma nella zona del Lago Turkana si potrebbero anche trovare dei legami con la civiltà dei celti, in fondo Padània fa rima con Tanzània!

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La differenza tra imprenditori disperati e i soliti furbetti.

postato il 7 Gennaio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

La cronaca giornalistica riesce, a volte, a costruire scenari talmente intrisi di cinismo e disperazione che non sfigurerebbero nelle opere romanzesche di Scerbanenco, Lucarelli o Carlotto; la differenza essenziale è che quello che viene raccontato è tutto tremendamente vero. Così, nei giorni scorsi, l’inchiostro delle rotative di buona parte della stampa nazionale ha disegnato un incredibile rincorrersi di situazioni che ci impone almeno alcune riflessioni e non poche domande.

A metà del mese di dicembre, quando tutto sembrava rarefarsi nell’atmosfera natalizia e le case erano già adorne di luci ed alberi agghindati a festa, un uomo della provincia di Padova, un piccolo imprenditore, un padre e un nonno la cui impresa era in realtà una prosecuzione ideale della sua famiglia, si è tolto la vita per non aver retto al carico dei debiti da cui si sentiva oppresso, non per avere dilapidato i suoi averi ma per non essere riuscito a riscuotere quanto gli era dovuto.

Un paio di settimane dopo, il 29 dicembre quando tutti si preparavano a festeggiare la fine dell’anno, la stampa ci dava notizia di un altro piccolo imprenditore astigiano, padre di tre figlie che, preso dalla disperazione di dover licenziare i propri dipendenti per mancanza di liquidità, non trovava di meglio che tentare una goffa rapina alle poste armato di cacciavite. Lo stesso giorno le cronache riportavano che nella dorata realtà di Cortina d’Ampezzo la locale Guardia di Finanza identificava quattro persone che per il fisco risultavano nullatenenti ma che in realtà avevano occultato patrimoni per più di 500 mila euro. Dei cinque protagonisti delle cronache sopra ricordate, il solo a finire in carcere è stato l’imprenditore in rovina, così come prevede la Legge.

E’ delle ultime ore la notizia del controllo, invero un poco muscolare, del personale dell’Agenzia delle Entrate nella stessa Perla delle Dolomiti che ha dato, a quanto si apprende dalla stessa Agenzia, risultati insperati facendo fiorire l’economia locale dato che la presenza degli ispettori tributari avrebbe fatto salire gli incassi di alcuni esercizi fino al 3-400% (altro che decreto “Cresci-Italia”) oltre ad aver fatto scoprire una schiera di poveri pezzenti al volante di automobili da decine di migliaia di euro di valore.

Ironie a parte, nel Nord Est si contano ormai all’incirca 40 casi di suicidio tra imprenditori, tutti piccoli o piccolissimi e per i quali l’impresa è vissuta come una parte della vita famigliare e molto spesso ne è infatti strettamente connessa; il legame con il territorio ed i rapporti che si instaurano con i collaboratori impediscono al “padrone” di estraniarsi dalla sorte dell’azienda quel tanto che basta per non farsi coinvolgere dai rovesci della fortuna, se poi alla crisi vanno a sommarsi i problemi col credito, la concorrenza sleale ed una certa insensibilità delle amministrazioni pubbliche il quadro è completo.

A far da contraltare a questa situazione si trovano però altre realtà in cui, come il caso Cortina dimostra ed i recenti dati fiscali confermano, si verifica che circa il 42% dei possessori di barche dichiara meno di 20.000 euro di imponibile mentre tra i possessori di aeromobili la percentuale è del 26 % e sempre sotto il limite dei 20.000 euro di imponibile si trovano un terzo dei possessori di auto con più di 185 chilowatt di potenza.

A fronte di questi dati, le indignate dichiarazioni di protesta che si sono levate dopo i controlli effettuati dal personale dell’Agenzia delle Entrate forse andrebbero quantomeno riviste ed anzi sarebbe auspicabile che analogo fervore fosse riservato al ricordo di quei piccoli imprenditori che, di fronte all’onta del fallimento spesso causato dai mancati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, hanno optato per la tragica scelta del suicidio.

Quel piccolo imprenditore padovano con il suo tragico gesto ha forse voluto far intendere che quello era, per lui, l’unico modo per uscire dalla situazione in cui si trovava e dimostrare la sua assenza di colpe, esattamente come nel suicidio rituale dei samurai giapponesi. Le reazioni sopra le righe, anche di alcuni personaggi molto noti, alle legittime iniziative di controllo dell’amministrazione finanziaria fanno invece pensare a tutt’altra predisposizione d’animo.

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Se Calderoli (smemorato) ci indigna

postato il 6 Gennaio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Il fatto è questo e ve lo espongo molto chiaramente, senza giri di parole o ironia alcuna. Un ex ministro della Repubblica italiana, il leghista Roberto Calderoli, ha depositato un’interrogazione in Senato – mica caramelle, un’interrogazione ufficiale – per richiedere chiarimenti al Presidente del Consiglio, Mario Monti, circa una presunta festa privata da lui organizzata per la notte di San Silvestro a Palazzo Chigi. La risposta del Premier, arrivata a stretto giro di posta, è stata un capolavoro di strategia politica – come ha notato Francesco Costa, dopo vent’anni ci ha dimostrato com’è che si tratta con la Lega – e di magistrale ironia, che ha fatto scatenare Twitter e fatto ridere me per delle ore.

La storia sembrava essere finita lì, con l’interrogante leghista messo a tacere dietro la lavagna. E invece no, visto che Calderoli, evidentemente non soddisfatto della magra figura ottenuta, intervistato oggi da Michele Brambilla su La Stampa ha spiegato di non voler ritirare la sua interrogazione, perché urge «una risposta nelle sedi istituzionali, non mi accontento certo di un comunicato stampa». Ecco. Il punto è proprio questo: l’Italia si è abituata a un tale grado di impunità dei politici, da non indignarsi di fronte a queste parole? Davvero possiamo accettare di sorbirci gli sproloqui di un uomo che ha partorito la riforma elettorale più brutta della nostra storia, che è celebre per gli incidenti diplomatici causati dalla sua straripante ignoranza e che è protagonista della pagliacciata del rogo taglia-leggi e dei Ministeri al Nord? Personalmente mi rifiuto. Ne ho fin sopra i capelli di doverlo sopportare. I leghisti hanno gridato per anni a Roma Ladrona, mentre si appollaiavano comodi sulle poltrone governative: ora che sono stati tagliati fuori – finalmente – dal circuito delle decisioni, sono tornati a fare quello che gli riesce meglio. Niente.

Se non sapessimo che è una cosa impossibile, chiederemmo al Sen. Calderoli di smettere di rendersi ridicolo a tutte le ore del giorno e della notte. Ma siccome lo sappiamo, chiediamo almeno ai nostri giornalisti di evitare di garantirgli una visibilità che non merita: così noi avremo più tempo di occuparci e di discutere delle cose che contano veramente.

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Ungheria, una prova per l’Ue

postato il 5 Gennaio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Quanto sta accadendo in Ungheria è assai preoccupante. Il locale governo di centrodestra ha, cavalcando l’onda lunga della crisi economica, scelto di imboccare una via autoritaria, procedendo a una revisione profonda della Costituzione nazionale e minando il principio liberale della separazione tra i poteri (trasformando, di fatto, in enti subordinati la Corte suprema e la Banca Centrale). Il protagonista assoluto di questa manovra è il Premier Viktor Orbán, leader del partito di maggioranza Fidesz, che ha deciso, da una parte, di sbattere in faccia la porta all’Ue e al FMI – sostenendo che «non c’è nessuno al mondo che possa dire ai deputati eletti dal popolo ungherese quali leggi possono o non possono votare» – e, dall’altra, di rilanciare la demagogia del nazionalismo, tornando ad agitare il sogno di una Grande Ungheria.

Pugno duro, quindi, contro l’Unione Europea, rea di voler “commissariare la democrazia nel Paese” (e dire che io una cosa del genere l’ho sentita pure qui in Italia, eh). Certo, ora che senza aiuti internazionali, la situazione economica ungherese è arrivata sull’orlo del collasso (Iva al 27%, tassi di debito oltre il 10 per cento, valore del fiorino crollato), il premier Orbán pare stia riconsiderando la sua posizione: ma il punto della discussione resta un altro. E cioè questo: come è possibile che l’Ue non abbia reagito, fin da subito, di fronte all’involuzione autoritaria del governo di Budapest? Come è possibile che i nostri organi comunitari non abbiano alzato fin da subito la voce, stroncando sul nascere le velleità di Orbán? Vladimiro Zagrebelsky, su La Stampa di oggi, ha ragionato in modo approfondito su questo punto, spiegando che è “in Europa le vicende interne agli Stati membri, siano esse economiche o relative alla democrazia e alle libertà civili, riguardano tutti, istituzioni europee e cittadini”. Il rispetto dei principi liberali e dei diritti civili in ogni Stato membro non è un affare nazionale, ma una responsabilità comune: e se uno degli Stati, come nel caso dell’Ungheria, decide di mettersi fuori dal rispetto delle basilari regole di convivenza civile, la soluzione non può certo essere il “congelamento” della sua adesione, o in caso estremo, la sua “espulsione”, dall’UE. Lo ha spiegato bene Le Monde, ieri, scrivendo che l’Europa “non può rimanere indifferente: una comunità di valori democratici condivisi ha l’obbligo di intervenire per tutelarli”.

In Ungheria è in gioco il rispetto della Democrazia. L’Unione Europea ha il dovere di intervenire per riportare l’ordine e ricordare che la nostra Unione non è solo un fatto giuridico.

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Capolavori

postato il 5 Gennaio 2012

di Adriano Frinchi

L’anno nuovo si è aperto con una interrogazione scritta del senatore leghista Roberto Calderoli in cui si chiede conto del cenone di Capodanno del Presidente del Consiglio Mario Monti. Sì, avete letto bene: Calderoli ha chiesto conto del cenone di Capodanno del Premier. La surreale richiesta, che nel testo rimanda a una presunta festa tenuta a Palazzo Chigi a spese dei contribuenti, ha ricevuto una risposta ufficiale con tanto di comunicato stampa della Presidenza del Consiglio che, senza dubbio, entrerà negli annali della politica italiana come capolavoro di ironia e stile politico. Ecco il testo della risposta del Premier, da leggere tutto d’un fiato immaginando la faccia di Calderoli.

il Presidente del Consiglio ha appreso da fonti di stampa che il Senatore Roberto Calderoli avrebbe presentato in data odierna un’interrogazione a risposta scritta con la quale chiede di dar conto delle modalità di svolgimento della cena del 31 dicembre 2011 del medesimo Presidente del Consiglio.

Il Presidente Monti precisa che non c’è stato alcun tipo di festeggiamento presso Palazzo Chigi, ma si è tenuta presso l’appartamento, residenza di servizio del Presidente del Consiglio, una semplice cena di natura privata, dalle ore 20.00 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1° gennaio 2012, alla quale hanno partecipato: Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell’appartamento suddetto, nonché quali invitati la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni.

Tutti gli invitati alla cena, che hanno trascorso a Roma il periodo dal 27 dicembre al 2 gennaio, risiedevano all’Hotel Nazionale, ovviamente a loro spese.

Gli oneri della serata sono stati sostenuti personalmente da Mario Monti, che, come l’interrogante ricorderà, ha rinunciato alle remunerazioni previste per le posizioni di Presidente del Consiglio e di Ministro dell’economia e delle finanze.

Gli acquisti sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie).

La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti. Non vi è perciò stato alcun onere diretto o indiretto per spese di personale.

Il Presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l’Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente.

Nel dare risposta al Senatore Calderoli, il Presidente Monti esprime la propria gratitudine per la richiesta di chiarimenti, poiché anche a suo parere sarebbe “inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare una festa utilizzando strutture e personale pubblici”. Come risulta dalle circostanze di fatto sopra indicate, non si è trattato di “una festa” organizzata “utilizzando strutture e personale pubblici”.

D’altronde il Presidente Monti evita accuratamente di utilizzare mezzi dello Stato se non per ragioni strettamente legate all’esercizio delle sue funzioni, quali gli incontri con rappresentanti istituzionali o con membri di governo stranieri. Pertanto, il Presidente, per raggiungere il proprio domicilio a Milano, utilizza il treno, a meno che non siano previsti la partenza o l’arrivo a Milano da un viaggio ufficiale.

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Equitalia, una riflessione

postato il 4 Gennaio 2012

In questi giorni, il comico Beppe Grillo ha parlato del difficile rapporto tra gli italiani ed Equitalia, culminato nei pacchi minatori e negli atti di violenza dei gironi scorsi.
Il comico genovese, pur condannando la violenza, sostiene che ormai Equitalia è diventato il terrore degli italiani, dicendo testualmente: “se Equitalia è diventata un bersaglio bisognerebbe capirne le ragioni oltre che condannare le violenze. Un avviso di pagamento di Equitalia è diventato il terrore di ogni italiano. Se non paga l’ingiunzione ‘entro e non oltre’ non sa più cosa può succedergli. Non c’è umanità in tutto questo e neppure buon senso. Monti riveda immediatamente il funzionamento di Equitalia, se non ci riesce la chiuda. Nessuno ne sentirà la mancanza”.
A questo punto vorrei fare rilevare alcune cose molto importanti: intanto che Equitalia non fa le leggi e non sceglie come agire, ma agisce secondo norme stabilite da altri e si limita a svolgere la sua funzione, ovvero di riscossione dei crediti da parte della Pubblica Amministrazione.
Faccio inoltre rilevare che, se Equitalia chiudesse, come auspica il comico ligure, si verrebbe a creare una situazione altrettanto ingiusta: lo Stato italiano non potrebbe riscuotere i crediti vantati, e alcuni italiani pagherebbero e altri no.
Con quanto sopra, non intendo dire che il funzionamento di Equitalia non sia migliorabile, ma che la protesta deve essere costruttiva, e proprio per questo motivo, ben prima che Grillo scrivesse sul suo blog, l’UDC aveva presentato in primavera una sua proposta (primo firmatario l’on. Libè) estremamente concreta su come aiutare le famiglie, portando avanti la richiesta di una moratoria di un anno verso le procedure di esazione crediti poste in essere da Equitalia.
Che significa nel concreto? Significava aiutare circa 6 milioni di famiglie e piccoli imprenditori, che hanno problemi a pagare i crediti vantati da aziende ed Enti (ad esempio INPS) e riscossi da Equitalia.
Questo aiuto sarebbe avvenuto sottoforma di moratoria, ovvero bloccando per un anno le procedure di riscossione verso i soggetti che realmente versano in stato di bisogno.
Altri punti interessanti della proposta erano focalizzati a considerare la possibilità di ridurre gli interessi delle sanzioni annesse, di prevedere un aumento del numero massimo di rate concesse nelle rateizzazioni da Equitalia (fino a 120 rispetto alle attuali 72) nonché di concedere la possibilità di compensare i debiti nei confronti di Equitalia con i crediti verso enti pubblici.
Altro punto molto interessante era quello rivolto ad ‘iniziative normative volte a utilizzare sui territori regionali i profitti che Equitalia matura dalla riscossione dei tributi insoluti’ e ‘l’istituzione di un fondo di garanzia a sostegno delle imprese in difficolta’ per le pendenze e che si troverebbero costrette a licenziare i dipendenti e fallire’. Lo scopo era quello di distinguere tra evasori (da perseguire e sanzionare) ed italiani onesti in difficoltà a causa della crisi e che devono essere aiutati.
Purtroppo questa proposta fu bocciata, inspiegabilmente, dal vecchio governo Berlusconi e anzi vorrei ricordare come si espresse l’on. Libè in quei giorni, affermando che il governo aveva ignorato ”chi per anni ha concorso a creare onestamente la ricchezza nazionale e si trova momentaneamente in crisi e che paradossalmente si trova ad essere trattato come un delinquente qualsiasi”.

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10 eventi per ricordare il 2011. E voi come lo ricordate?

postato il 31 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

14 gennaio: A seguito dell’aumento dei prezzi del pane e dei generi alimentari la protesta in Tunisia porta alle dimissioni di Ben Alì. Le proteste, che si riveleranno essere molto di più di una protesta per il pane, contageranno tutto il Nordafrica.

11 marzo: Un terremoto di magnitudo 9 Richter , tra i dieci più forti della storia della sismografia, colpisce il Giappone. Il terremoto e le onde anomale conseguenti causano 11.000 morti accertati e oltre 17.000 dispersi. A causa del maremoto, segue un incidente alla centrale nucleare di Fukushima che provoca la fuoriuscita di materiale radioattivo

17 marzo: è il 150° anniversario dell’Unità d’Italia

1 maggio: Papa Giovanni Paolo II è proclamato Beato.

2 maggio: Bin Laden è ucciso in Pakistan dai Navy Seal

16 agosto: Si apre a Madrid la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù

24 settembre: I laboratori nazionale del Gran Sasso in collaborazione con il Cern di Ginevra diffondono al mondo la scoperta dei neutrini più veloci della luce.

3 novembre Ricercatori francesi riescono ad invertire il processo di invecchiamento cellulare ottenendo da cellule di ultra novantenni cellule staminali.

16 novembre 2011 Nasce il governo Monti. Il neo-presidente del consiglio e i suoi ministri giurano fedeltà sulla Costituzione davanti al Presidente della Repubblica.

17 dicembre Il cinquantanovenne imprenditore edile di Vigonza Giovanni Schiavon  si toglie la vita con un colpo di pistola dopo aver denunciato in una lettera appello  il dramma della piccola imprenditoria strozzata dalla pubblica amministrazione e l’impossibilità di riscuotere  dallo stato 250.000 crediti di lavoro per pagare i suoi operai.

E voi come lo ricordate?

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Auguri, a tutti.

postato il 30 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Auguri di buona fine e splendido principio ai nostri lettori e ai nostri detrattori. A chi commenta con assiduità i nostri pezzi e a chi viene qui giusto per dirci che o facciamo troppo poco o facciamo tutto male. Auguri a noi che scriviamo e postiamo e a voi che ci condividete viralmente per tutta la blogosfera. Auguri a chi ha reso quest’anno indimenticabile e pure a chi, invece, passerà come un’ombra sbiadita troppo presto (e meno male). Auguri al nostro Pier, che ci ha guidato in questo 2011 di grandi passioni e importanti vittorie. Auguri al Terzo Polo, che era un’invenzione di quattro pazzi e che è diventata l’asse portante di un governo. Auguri al Sen. Monti, che ha dovuto abbandonare le comode aule universitarie per guidare un treno in corsa pronto a deragliare. Auguri ai suoi ministri che, nei pregi e difetti, nelle lacrime e nei sorrisi, sono stati una boccata d’aria pulita. Auguri al Presidente Napolitano, che ci ha dimostrato che essere moderni non è solo un dato anagrafico, e che ha fatto tanto, per ciascuno di noi.

Auguri ai coraggiosi di Piazza Tahrir e a tutte le rondini della Primavera Araba, che ci hanno ricordato il valore della democrazia e della democrazia partecipata, in special modo. Auguri alle nostre donne, a quelle vere, non di plastica, che sono la vera base di questo Paese – e auguri, tristi, ai familiari di Stefania Noce, che era una di queste donne, e che ora non c’è più a causa della cieca follia di chi scambia amore per possesso. Auguri anche ai familiari di Yara, di Sarah, di Melania e di Elisa: ricordiamo i loro nomi, le loro storie, per restituir loro la dignità – almeno quella – e strapparle alla famelica legge della spettacolarizzazione del delitto e del dolore. Auguri al rosso, al bianco e al verde del nostro Tricolore, che hanno ravvivato tutti gli altri colori della nostra identità nazionale. Auguri alla nostra Costituzione, che si fa vecchietta ma che tra la polvere delle sue pagine custodisce ancora una saggezza autentica e profonda. Auguri a Facebook e Twitter, che hanno reso il nostro 2011 più social e che sono sempre più strumenti di partecipazione democratica (e auguri a Steve Jobs, che non c’è più lo sappiamo, ma guardatevi intorno: qualcosa di suo troverete). Auguri anche a chi ha sofferto e pianto a causa di cataclismi naturali, dal Giappone alla Turchia, passando per Genova e Messina: e non credete a chi vi dice che è la Natura che si ribella, siamo noi che la vessiamo oltre ogni limite. Auguri a chi stapperà lo spumante sui tetti, per riacciuffare il proprio futuro che rischia di volar via, e chi, invece, in casa.

Auguri, tanti, a chi ogni giorno aggiunge un tassello nuovo al puzzle della propria vita. A chi sa che una gioia e un dolore, uguali non sono, ma contano entrambi. A chi sa che fa più buio proprio un attimo prima che torni l’alba e a chi non si arrende a un sistema che non va e cerca caparbiamente di cambiare le cose, si chiami indignados o impegnados. A loro (e anche a noi) facciamo un augurio particolare e ben preciso: buona fortuna. Il che potrebbe sembrarvi sciatto o banale, ma niente di più sbagliato: homo faber fortunae suae, dicevano i Latini. Gli artefici del nostro destino siamo noi.

Auguri, auguri e auguri. A tutti.

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Maria Eletta Martini: la ‘madre’ del volontariato

postato il 30 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

“Si dovrebbe pensare più a far bene che a stare bene: e così si finirebbe anche a star meglio”. Alessandro Manzoni

“La Repubblica italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale “. (Legge 66/1991)

Maria Eletta era solita ricordare alle persone più care gli episodi della sua giovinezza, il suo impegno di staffetta partigiana,  l’occupazione in tempo di guerra della casa-madre del quartiere San Marco,  i suoi alunni, le lunghe discussioni davanti a una tazza di caffè con Aldo Moro. Allora era una giovane docente delle scuole medie che con il suo impegno nelle associazioni cattoliche iniziava a donare all’Italia la sua grande fede e la sua passione civile e politica che la rendono oggi uno dei pilastri del cattolicesimo democratico. L’attività politica di Maria Eletta inizia nel 1951 nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana arrivando a ricopre la carica di consigliere comunale di Lucca, il paese natale in cui il padre era stato il primo sindaco eletto dopo la Liberazione. Nel 1963 viene eletta per la prima volta in parlamento ed è l’inizio di un grande percorso cattolico e democratico: tra i suoi impegni legislativi, s’annoverano quelli di promotore e relatore unico del nuovo Diritto di Famiglia; è stata relatrice delle leggi sull’aborto e sul divorzio impegnandosi per la presenza dei consultori familiari e dell’obiezione di coscienza; da presidente della Commissione Sanità ha portato a conclusione la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Non è mancato il suo impegno a favore delle adozioni, di leggi a favore di cooperazioni con paesi in via di sviluppo e delle normative Stato-Chiesa. E’ lei l’autrice nel 1991 della legge 266 che riconosce il valore sociale, morale e gratuito del volontariato. Dopo Tangentopoli, in cui Maria Eletta si era fatta portatrice di una linea dura e moralizzatrice all’interno del partito, aveva cercato di testimoniare i valori del cristianesimo democratico prima partecipando alla fondazione del Partito Popolare Italiano poi con la Margherita; nominata Gran Cavaliere di Gran Croce dal 1996 al 2002 fu membro del comitato Nazionale di Bioetica.

La “madre del volontariato italiano” si è spenta alle 7 di mattina del 29 dicembre con la delicatezza che l’ha caratterizzata in vita. Ma a portarne avanti il  ricordo e  l’ azione sarà il suo dono più grande, il Centro Nazionale per il Volontariato, anzi, le migliaia di persone, gli organismi di volontariato, le strutture di servizio e gli enti che vi aderiscono che quest’anno hanno festeggiato i 25 anni con un unico intento: quella di valorizzare e accrescere ancora di più quella grande rete generosa e disponibile di solidarietà che è il volontariato, una delle vere principali ricchezze del nostro paese.

Oggi si stima che il 10% degli italiani si dedica al volontariato, è la fine dell’anno, è tempo di resoconti e di cambiamenti. Aggiungi la tua goccia a questo oceano di bene.

PER APPROFONDIRE

Centro Nazionale per le Ricerche e per il Volontariato

La legge quadro 266 del 1991

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