postato il 7 Gennaio 2012 | in "In evidenza, Lavoro e imprese, Riceviamo e pubblichiamo"

La differenza tra imprenditori disperati e i soliti furbetti.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan

La cronaca giornalistica riesce, a volte, a costruire scenari talmente intrisi di cinismo e disperazione che non sfigurerebbero nelle opere romanzesche di Scerbanenco, Lucarelli o Carlotto; la differenza essenziale è che quello che viene raccontato è tutto tremendamente vero. Così, nei giorni scorsi, l’inchiostro delle rotative di buona parte della stampa nazionale ha disegnato un incredibile rincorrersi di situazioni che ci impone almeno alcune riflessioni e non poche domande.

A metà del mese di dicembre, quando tutto sembrava rarefarsi nell’atmosfera natalizia e le case erano già adorne di luci ed alberi agghindati a festa, un uomo della provincia di Padova, un piccolo imprenditore, un padre e un nonno la cui impresa era in realtà una prosecuzione ideale della sua famiglia, si è tolto la vita per non aver retto al carico dei debiti da cui si sentiva oppresso, non per avere dilapidato i suoi averi ma per non essere riuscito a riscuotere quanto gli era dovuto.

Un paio di settimane dopo, il 29 dicembre quando tutti si preparavano a festeggiare la fine dell’anno, la stampa ci dava notizia di un altro piccolo imprenditore astigiano, padre di tre figlie che, preso dalla disperazione di dover licenziare i propri dipendenti per mancanza di liquidità, non trovava di meglio che tentare una goffa rapina alle poste armato di cacciavite. Lo stesso giorno le cronache riportavano che nella dorata realtà di Cortina d’Ampezzo la locale Guardia di Finanza identificava quattro persone che per il fisco risultavano nullatenenti ma che in realtà avevano occultato patrimoni per più di 500 mila euro. Dei cinque protagonisti delle cronache sopra ricordate, il solo a finire in carcere è stato l’imprenditore in rovina, così come prevede la Legge.

E’ delle ultime ore la notizia del controllo, invero un poco muscolare, del personale dell’Agenzia delle Entrate nella stessa Perla delle Dolomiti che ha dato, a quanto si apprende dalla stessa Agenzia, risultati insperati facendo fiorire l’economia locale dato che la presenza degli ispettori tributari avrebbe fatto salire gli incassi di alcuni esercizi fino al 3-400% (altro che decreto “Cresci-Italia”) oltre ad aver fatto scoprire una schiera di poveri pezzenti al volante di automobili da decine di migliaia di euro di valore.

Ironie a parte, nel Nord Est si contano ormai all’incirca 40 casi di suicidio tra imprenditori, tutti piccoli o piccolissimi e per i quali l’impresa è vissuta come una parte della vita famigliare e molto spesso ne è infatti strettamente connessa; il legame con il territorio ed i rapporti che si instaurano con i collaboratori impediscono al “padrone” di estraniarsi dalla sorte dell’azienda quel tanto che basta per non farsi coinvolgere dai rovesci della fortuna, se poi alla crisi vanno a sommarsi i problemi col credito, la concorrenza sleale ed una certa insensibilità delle amministrazioni pubbliche il quadro è completo.

A far da contraltare a questa situazione si trovano però altre realtà in cui, come il caso Cortina dimostra ed i recenti dati fiscali confermano, si verifica che circa il 42% dei possessori di barche dichiara meno di 20.000 euro di imponibile mentre tra i possessori di aeromobili la percentuale è del 26 % e sempre sotto il limite dei 20.000 euro di imponibile si trovano un terzo dei possessori di auto con più di 185 chilowatt di potenza.

A fronte di questi dati, le indignate dichiarazioni di protesta che si sono levate dopo i controlli effettuati dal personale dell’Agenzia delle Entrate forse andrebbero quantomeno riviste ed anzi sarebbe auspicabile che analogo fervore fosse riservato al ricordo di quei piccoli imprenditori che, di fronte all’onta del fallimento spesso causato dai mancati pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, hanno optato per la tragica scelta del suicidio.

Quel piccolo imprenditore padovano con il suo tragico gesto ha forse voluto far intendere che quello era, per lui, l’unico modo per uscire dalla situazione in cui si trovava e dimostrare la sua assenza di colpe, esattamente come nel suicidio rituale dei samurai giapponesi. Le reazioni sopra le righe, anche di alcuni personaggi molto noti, alle legittime iniziative di controllo dell’amministrazione finanziaria fanno invece pensare a tutt’altra predisposizione d’animo.

3 Commenti
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Marco
Marco
12 anni fa

Un discorso è l’appoggio che lo stato dovrebbe dare agli imprenditori in difficoltà e un altro discorso totalmente a parte è l’evasione fiscale.

Confondere la lotta all’evasione con un mancato aiuto significa far discorsi fumosi per non ammettere apertamente di essere dalla parte degli evasori.

Daniele
Daniele
12 anni fa

C’è poco da “ricevere e pubblicare” onorevole , c’è da FARE.

State sostenendo acriticamente un governo che ha inteso “salvare l’Italia” con l’ennesimo aumento della pressione fiscale e senza provvedere a significativi tagli delle inefficienze e della spesa pubblica e/o a dismissioni patrimoniali che avrebbero , quelle si , permesso di ridurre il debito e non semplicemente il deficit ( perché questo hanno sempre fatto le ultime finanziarie : rincorrere la spesa pubblica aumentando le tasse , senza minimanente intaccare lo stock del debito ).

I cittadini di una nazione si dividono in due categorie fondamentali: 1) I Consumatori di tasse (tax consumers); 2) I Pagatori di tasse (tax payers).
I primi rappresentano una minoranza composta dai parlamentari, consiglieri regionali e loro clientele, alti burocrati, vertici degli organi istituzionali, amministratori di aziende e agenzie pubbliche e para-pubbliche, di società partecipate. Il loro numero può essere stimato in un ordine di grandezza di 500.000 individui (circa l’1% dei contribuenti).
I secondi rappresentano circa il 99% dei contribuenti

E mentre i tax consumers continuano a farsi la loro bella vita , i tax payers si suicidano e danno vita a gesti disperati come quelli sopra descritti. E a nulla servirà la lotta all’evasione se non si procederà a sensibili tagli di spesa e inefficienza : aumenterà la base dei tax payers ma solo per ingrassare la pancia dei tax conumsers.

ABC
ABC
12 anni fa

Per Marco :

Quindi se lo stato, da anni, deve a Tizio 100.000 € e non lo paga perché non ha i soldi per farlo è una cosa. E se lo stesso stato, richiede a Tizio come anticipo (quindi non su denaro già percepito) 70.000 € e Tizio non dispone di questo denaro e non può pagare lo stato è un’altra cosa. Soprattutto se Equitalia viene incarica della riscossione, questa cos’è lotta all’evasione.



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