Renzi cambi spartito. Deve unire, non può solo dividere

postato il 23 Giugno 2016

Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Monica Guerzoni a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Corriere della Sera

Pier Ferdinando Casini sa bene che «chiedere a Renzi di essere meno Renzi è un’impresa disperata». Eppure, per scongiurare che il rottamatore finisca vittima della rottamazione, l’ex presidente della Camera azzarda alcuni suggerimenti: «Io consiglio a Renzi di cambiare spartito e di riflettere sui dati elettorali. Con molta serenità e, se ne è capace, con una certa dose di autocritica».

Renzi stai sereno?
«Non esiste solo il problema, molto sentito, di una divaricazione tra il vecchio e il nuovo: anche in Italia l’insoddisfazione del ceto medio ha cambiato profondamente la tipologia del voto tradizionale. Esiste un fenomeno parallelo, la rottamazione del potere».

 Gli italiani vogliono rottamare il rottamatore?
«In un tempo caratterizzato dalla velocità, dopo due anni di presidenza del Consiglio è Renzi a rappresentare il potere, più di ogni altro».

Troppo potere nelle mani di un uomo solo?
«La solitudine nella gestione del potere comporta un onere evidente. Quando io lo sento dire “ho rinnovato troppo poco” oppure “il voto ai Cinquestelle è un voto di proposta e non di protesta” mi preoccupo, perché temo che scelga la spiegazione più semplice».

Dove ha sbagliato Renzi?
«Il potere ce l’hanno anche Merkel e Cameron, due leader che hanno cercato di superare i vecchi steccati e si propongono come elementi unificanti dei loro Paesi. Davanti alla protesta loro non incarnano una protesta di serie B, ma la soluzione politica. Renzi dovrebbe unificare, non solo dividere. Ha diviso il Pd, lasciato al suo destino una parte della maggioranza e non è riuscito a essere elemento unificante neppure con la sua opposizione».

E la «santa alleanza» tutti-contro-uno? [Continua a leggere]

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Italia-Francia: Legione d’Onore dall’Ambasciatrice Colonna

postato il 16 Giugno 2016

Nel Salone rosso di Palazzo Farnese, alla presenza di Giorgio Napolitano
Italia-Francia: Cerimonia di consegna della Legione d'onore

Di Marco Ventura
Tra le mura, gli arazzi e gli affreschi di Palazzo Farnese l’Ambasciatrice di Francia, Catherine Colonna, pronuncia la formula di rito: «Pier Ferdinando Casini, in nome del Presidente della Repubblica la nomino Commendatore della Legion d’Onore». La più alta onorificenza d’Oltralpe.
«Il presidente della Commissione Esteri del Senato, già presidente della Camera dal 2001 al 2006, ha incarnato i valori del dialogo e della temperanza», spiega la rappresentante della Francia, che ricorda gli stretti rapporti con paesi come la Russia e l’Iran, quest’ultimo un anno prima dell’accordo nucleare, a dimostrazione di come «Casini abbia saputo mettere in atto una diplomazia parlamentare attiva e aperta sul mondo». Altre motivazioni, l’essere da sempre «un fervente difensore dell’idea europea» e un amico «costante e cooperativo della Francia». Ma parole ancora più forti pronuncia il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, che definisce Casini «una personalità fortemente rappresentativa della Repubblica e della vita pubblica italiana per la sua tenacia e l’impegno nel solco della grande tradizione del cattolicesimo democratico, un punto incrollabile di fermezza e serena continuità».
Casini, da parte sua, rimarca «le comuni sfide di Italia e Francia», la riforma del Jobs act nel senso della modernizzazione e la legge sul lavoro in Francia, ma anche «il delicatissimo processo di integrazione degli immigrati». Paesi di grande cultura, illuminista la Francia, cristiana l’Italia, accomunati dall’impegno contro «jihadismo e fanatismo terroristico». Infine, Roma e Parigi impegnate «a difendere l’Alleanza atlantica e l’Europa contro i rischi di una disgregazione che può aprire gravi incognite per il nostro continente».
La Legion d’Onore viene salutata da Casini come «un nuovo tributo d’amicizia della Francia non alla mia modesta persona, ma all’Italia e al suo Parlamento». E come avviene ogni volta che si celebra un conferimento così importante, a Palazzo Farnese si ritrovano ad applaudire con l’Ambasciatrice Colonna ministri, diplomatici, alti funzionari, familiari, collaboratori. Da Napolitano a Gianni Letta, dai ministri di Interni e Ambiente, Angelino Alfano e Gian Luca Galletti, dall’ex segretario generale della Farnesina, Michele Valensise allo staff storico di Casini alla Camera e al Senato. Ma anche imprenditori come Francesco Gaetano Caltagirone, Gaetano Maccaferri e Ugo Brachetti Peretti. Inevitabile infine un pensiero a quanto sta succedendo in Francia, alle manifestazioni, agli scioperi contro la legge sul lavoro, al terrorismo che non vuole arretrare, agli Europei di calcio. Casini: «Ai miei figli Caterina e Francesco, che sono qui con me, ho detto che con la Francia si può litigare solo in un’occasione: ai Mondiali di calcio»

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Italia-Argentina: Dal Presidente Macri, ‘relazione speciale tra Roma e Buenos Aires’

postato il 14 Giugno 2016

MacriAlla Casa Rosada col Presidente dell’Argentina è stato un incontro caloroso, al quale ha partecipato anche l’ambasciatore Teresa Castaldo.

L’Italia e l’Argentina hanno un rapporto bilaterale privilegiato e possono d’altra parte avere un ruolo chiave nelle relazioni tra l’Unione Europea e il Mercosur. La relazione speciale tra l’Italia e l’Argentina si è finalmente riavviata grazie alle elezione di Macri. E ricordo la tempestiva iniziativa del premier Matteo Renzi, che ha visitato Buenos Aires a febbraio, e la missione di circa 140 imprenditori di qualche giorno fa nel paese.
Con Macri abbiamo parlato di diverse tematiche, tra l’altro del rafforzamento dei rapporti dei due paesi. Siamo alla vigilia di un nuovo ponte nelle relazioni tra l’Europa e l’America Latina. Roma e Buenos Aires devono lavorare insieme sul fronte UE-Mercosur.

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Italia-Venezuela: ‘a Caracas emergenza umanitaria’

postato il 14 Giugno 2016

L’incontro con il leader dell’opposizione ‘anti-chavista’ di Caracas, Henrique Capriles Henrique Capriles

In Venezuela siamo all’ emergenza umanitaria. E’ necessario ripristinare un dialogo politico tra il parlamento e il presidente Nicolas Maduro, ma l’unica strada è quella delle elezioni entro l’anno per restituire la parola al popolo. Il rischio enorme è che la situazione degradi in una violenza di massa. Sono di grande importanza le iniziative da parte dell’Organizzazione degli stati americani e dell’Onu per evitare che un paese con grandi risorse naturali possa scivolare in un burrone senza fine.

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Amministrative: Raggi? Una dilettante allo sbaraglio. Io voto Giachetti

postato il 13 Giugno 2016

Pier Ferdinando CasiniL’intervista di Umberto De Giovannangeli a Pier Ferdinando Casini pubblicata su L’Unità

«Quando sento che coloro che stanno nel centrodestra annunciano o fanno intendere il voto alla Raggi, seguendo la logica del tanto peggio tanto meglio, capisco fino in fondo le ragioni per cui il centrodestra rischia di non risollevarsi più».
Ad affermarlo è Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato. L’Unità l’ha raggiunto telefonicamente a Buenos Aires, dove Casini ha incontrato il presidente della Repubblica argentina, Mauricio Macri, e altre autorità istituzionali e di governo. I riflettori sono accesi soprattutto sul ballottaggio a Roma fra il candidato del centrosinistra, Roberto Giachetti, e la candidata del Movimento Cinquestelle, Virginia Raggi.
«Giachetti lo conosco bene – dice a l’Unità l’ex presidente della Camera dei Deputati -. È un “rompiballe” straordinario, ma ha una correttezza totale, una capacità di lavoro straordinaria e conosce Roma».

Presidente Casini, domenica sarà la giornata dei ballottaggi per le elezioni a sindaco in diverse, importanti, città italiane, a cominciare dalla capitale, Roma. Quale valutazione politica complessiva è oggi possibile fare su questa tornata di elezioni amministrative?
La valutazione è la conferma di un tripartitismo, tra il centrosinistra, il centrodestra e Grillo. Però è tutto molto confuso, molto lacerato. Negli schieramenti ci sono visioni e contraddizioni enormi, ed esse vengono a galla anche in chi sembrava messo meglio, come il centrosinistra e il Partito Democratico.
Non vi è dubbio, senza nulla togliere a Milano, Torino, Napoli e Bologna, che l’attenzione maggiore è concentrata su Roma. Come la vede? [Continua a leggere]

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Roma: Io scelgo Giachetti, da brividi votare M5S

postato il 12 Giugno 2016

L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su La RepubblicaPier Ferdinando Casini

Chi voterà a Roma, Pier Ferdinando Casini?
«Io voto Giachetti. Ma senza ombra di dubbio».
Arriva da Buenos Aires l’endorsement del presidente della commissione Esteri del Senato, in missione in questi giorni tra Cile, Uruguay e Argentina.
Perché così convinto?
«Mi meraviglio piuttosto, e di molto, del fatto che esponenti del centrodestra pensino di votare Virginia Raggi e mi chiedo cosa un centrodestra europeo abbia in comune con i Cinquestelle».
Pensa che possa avere più assonanza con Giachetti?
«Certo che sì. Ne abbiamo molta di più. Al netto del fatto che il Pd a Roma ha contribuito a sfasciare quel che si poteva sfasciare negli ultimi anni, Giachetti è persona ragionevole. E affidare una Ferrari, se pur scassata, a un neopatentato come la Raggi fa venire i brividi».
Salvini, per restare al centrodestra, non la pensa come lei.
«Ma questa è la logica che ha già distrutto il centrodestra in passato, quella del tanto peggio tanto meglio, del “farla pagare a Renzi”. C’è ormai una disinvoltura totale: si pensa che tutti possano fare tutto. Nessuno chiede più un minimo di coerenza agli altri. E allora pur dí coltivare l’illusione di tornare al governo si sposa pure la Raggi. Ma questa è la morte della politica».
A proposito di coerenza, le potrebbero contestare la scelta di Marchini. Se ne pente?
«No. Marchini ha preso più o meno gli stessi voti di due anni fa, è vero. Ha sbagliato tutto, in campagna elettorale. Ma è una persona perbene e il suo programma lo condividevo. Spiace per l’esito. Ma non mi pento».
E nella sua Bologna, tra il pd Merola e la leghista Borgonzoni?
«Cosa penso io lo lascio alla vostra immaginazione. Il nostro candidato Bernardini ha chiesto alla luce del sole chi fosse disponibile all’alleanza e ha ricevuto due no: da una Lega in delirio di onnipotenza e da Merola che ogni volta che ha una difficoltà guarda a sinistra, per dare poi magari la colpa a Renzi. No comment».

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Cile: Col Presidente Michelle Bachelet

postato il 10 Giugno 2016

L’olio donato in nome di Lumi Videla

Al Palacio de La Moneda con il Presidente della Repubblica, Michelle BacheletPubblichiamo dal Corriere della Sera l’articolo di Fabrizio Caccia

Due giorni fa, entrando al Palacio de La Moneda di Santiago, il presidente della commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, ha portato con sé un regalo speciale per Michelle Bachelet, la presidente della Repubblica del Cile: una bottiglietta di vetro da 250 ml con dentro un olio molto particolare.
Un olio con una storia lunga più di 40 anni. Si chiama «Luminoso», ma non c’entra il colore. Ha preso il nome da una ragazza, Lumi Videla, il cui corpo martoriato fu rinvenuto all’alba del 3 novembre 1974 nel giardino dell’ambasciata italiana a Santiago. Lumi Videla era una giovane militante del Mir, il movimento di resistenza al regime militare di Augusto Pinochet, il generale a capo del golpe dell’11 settembre 1973, che portò alla destituzione violenta e alla morte, quello stesso giorno, del presidente cileno Salvador Allende.

Il corpo senza vita di Lumi Videla venne ritrovato accanto ai quattro alberi d’ulivo del giardino della residenza dell’ambasciatore dell’epoca, Tomaso de Vergottini. Un avvertimento chiaro della dittatura all’Italia, che dopo il golpe aveva cominciato subito ad accogliere nella sua ambasciata centinaia di persone in cerca di asilo. Quella morte era l’ammonimento feroce del regime a non offrire più, da parte nostra, salvacondotti agli oppositori. Ma un coraggioso drappello di diplomatici, pur senza immunità per la brusca interruzione dei rapporti tra i due Paesi, resistette. E davanti alle quotidiane minacce degli uomini della Dina, i servizi segreti di Pinochet, malgrado tutto non si piegò, continuando a dare assistenza ai rifugiati. Così, oggi, dal seme di quelle quattro piante d’ulivo, non lontano da lì, è nato un uliveto intero.
Simbolo di pace ma anche frutto della memoria, per ricordare l’audacia dell’ambasciatore de Vergottini, di sua moglie Sofia e del giovane consigliere Emilio Barbarani che all’assassinio della ragazza dedicò un libro («Chi ha ucciso Lumi Videla?»). Ed ecco che l’ambasciatore di oggi, Marco Ricci, ha voluto chiamare «Luminoso» l’olio nato dai semi di 40 anni fa e, insieme a Casini (in missione in Sudamerica fino a domani), ha portato in dono alla Bachelet la prima bottiglia della produzione.

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Missione in Sud America

postato il 10 Giugno 2016

Missione in Sud AmericaA Montevideo gli incontri con i presidenti della Camera e del Senato dell’Uruguay, Gerardo Amarilla e Raúl Sendic. Successivamente, gli appuntamenti con esponenti del governo locale, con rappresentanti della comunità residente italo – uruguayana e con il Sindaco di Montevideo, Daniel Martinez. La visita si è conclusa alla SIM, la scuola italiana di Montevideo.
Poi lo spostamento a Santiago del Cile e la visita al Museo de la Memoria dove sono custodite le testimonianze dei tragici anni del regime. Mentre al Cimitero Municipale della capitale cilena abbiamo deposto una corona di fiori sulla tomba di Patricio Aylwin, primo presidente del Cile eletto democraticamente dopo la dittatura di Augusto Pinochet e gia’ presidente dell’Internazionale democratico-cristiana (Idc), insieme ai figli dello statista cileno e a una delegazione di funzionari e collaboratori. Nella sede del Parlamento cileno di Valparaiso, gli incontri con il Presidente della Camera, Osvaldo Andrade, e il Presidente del Senato, Ricardo Lagos Weber.
In serata al Palacio de La Moneda con la Presidente della Repubblica, Michelle Bachelet.
Poi di volta a Buenos Aires: nella capitale argentina lunghi e cordiali incontri col Ministro degli Affari esteri dell’Argentina, Susana Malcorra e con la Vice Presidente della Repubblica, e presidente del Senato, Gabriela Michetti. Infine, alla Casa Rosa l’incontro col Presidente dell’Argentina, Mauricio Macri.

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Bisogna prepararsi all’invasione: il governo lanci un vero Sos

postato il 30 Maggio 2016

CatturaL’intervista di Giovanni Rossi a Pier Ferdinando Casini, pubblica su Il Resto del Carlino

IL MEDITERRANEO dei dannati sputa vite e cadaveri: negli ultimi giorni 13.000 migranti salvati, almeno 700 annegati. Donne e bambini soprattutto. Ma anche uomini stremati da mesi di stenti, violenze, torture. L’abisso sotto gli occhi dell’Europa. Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato, stavolta tradisce una preoccupazione elevatissima: «Se al primo anticipo d’estate sbarcano 13.000 migranti, allora dobbiamo prepararci a un’invasione».

Martin Kobler, inviato Onu in Libia, sostiene che quest’estate non ci sarà «un’ondata».
«Il problema non è quanto accaduto fino alla scorsa settimana, ma quanto è successo appena il meteo ha incoraggiato le partenze. E nel 2015 era aperta la rotta balcanica. L’Italia adesso è molto più esposta».
Come dice il presidente Mattarella, è stato ingenuo pensare che bastasse sigillare i Balcani…
«Se a chi scappa da guerre e conflitti, come in Siria e Afghanistan, si aggiungono i disperati del Corno d’Africa e dei Paesi subsahariani, la pressione è talmente forte da dover necessariamente trovare un sbocco».
Nessuna soluzione?
«Ci sono quattro risposte, ma possono produrre un risultato solo se si danno tutte insieme. Più controlli alle frontiere esterne, pattugliamenti massicci e rafforzati con autentico impegno europeo, una seria politica di respingimenti, l’approvazione del Migration Compact. Che il premier Renzi ha già proposto all’Europa».
Applausi. E le risorse?
«Il nostro premier sa come farsi ascoltare. Stavolta però credo debba gridare più forte. Renzi lanci un vero Sos. Se i ritmi degli sbarchi sono questi, l’Italia non può farcela. È questa la vera priorità politica: più delle elezioni amministrative, più del referendum».
L’Europa delle risorgenti barriere non ha voglia di spendere per i ‘nostri’ sbarchi.
«Chi costruisce muri ha capito poco. L’unico modo per contenere i flussi – almeno quelli a prevalenti motivazioni economiche – è finanziare massicciamente i Paesi che non ce la fanno. In alcune aree dell’Africa operano entità statali pressoché fallite e il racket dell’emigrazione si allarga e prolifera proprio perché più potente».
Chi lo spiega alla Merkel?
«Gliel’ha detto Renzi, glielo ripeterò anche io, tra poche ore, all’assemblea del Ppe, assieme al ministro dell’Interno Alfano. Rinviare una risposta strategica complessiva – di controllo navale e finanziamento alle realtà più esposte – produrrà solo maggiori spese nell’emergenza, oltre che perdite di vite umane e colossali inganni per chi arriva e diventa merce di scambio».
Demolisce la cooperazione?
«Due giorni fa sono stato al centro profughi di Rosarno, in Calabria. Cinquemila migranti in un paese di dodicimila. Situazioni indecenti nonostante il prodigarsi di preti e volontari veri. Simili concentrazioni finiscono solo per ingrassare un’economia parallela che gioca al ribasso in zone già depresse. Senza contare i crescenti appetiti di una cooperazione con tante mafiette che puntano a convenzionarsi con il Viminale perché sui migranti vorrebbero prosperare. Non possiamo permetterci incrostazioni simili».
In Libia l’Italia è impantanata?
«No, ha giocato bene le sue carte diventando il primo sponsor del governo al-Serraj».
Siamo alleati di fatto con Germania e Turchia, che sulla chiusura balcanica hanno fatto asse. E se visto lo stallo tra Tobruk e Tripoli gli Usa si defilassero
«Non lo faranno. Anzi, proprio in queste ore, assieme agli inglesi, stanno esercitando pressioni fortissime sul generale Haftar perché Tobruk si sottometta a Tripoli. Se Haftar lo farà avrà il ruolo che merita. Non può pensare di esercitare un contropotere. Tanto più che le brigate di Misurata, fedeli a Tripoli, proprio oggi sono arrivate a 12 chilometri dal centro di Sirte, principale roccaforte dell’Isis. Stanno sminando. Poi daranno l’ultimo assalto. Parte dei miliziani Isis è già in fuga via mare, sui gommoni. Anche per queste evenienze servono un pattugliamento massivo e un accordo interlibico. Senza il quale il racket degli scafisti continuerà a inondarci di profughi».

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Tunisia: Svolta di Ennahda, modello da esportare nel Mediterraneo

postato il 20 Maggio 2016

A Tunisi per partecipare al congresso del partito Ennahda

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Oggi a Tunisi Ennahda compie una straordinaria rivoluzione politica e culturale nel mondo arabo.
Abbandona il concetto di Islam politico e abbraccia l’idea di partito civile, distinguendo tra religione e politica. Ghannouchi compie una svolta che può essere il modello da esportare nel Mediterraneo.

 

 

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