postato il 26 Giugno 2016 | in "Europa"

Brexit: Ppe e socialisti uniti contro il populismo

Nuovo ruolo per l’Italia

casini

L’intervista di Gerardo Pelosi a Pier Ferdinando Casini pubblicata su Il Sole 24 Ore

L’Italia è rientrata nel grande gioco europeo, ha tutte le carte per fare sentire la sua voce insieme a Francia e Germania dopo la Brexit ma «il nodo vero riguarda il superamento degli antichi dissensi tra Ppe e Pse: solo così si possono neutralizzare le forze populiste antieuropee». Questo, in sintesi, il messaggio del presidente della commissione Esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, in queste ore a Erbil in Iraq per una missione istituzionale. Ma l’Italia deve giocare bene le sue carte e rischia di non essere capita in Europa se non passeranno le riforme istituzionali. Sarebbe, secondo Casini, un «gioco cinico da irresponsabili legare le riforme al destino di Renzi».

Rassicurare i risparmiatori e puntare a una nuova Ventotene. Come giudica le mosse di Renzi dopo la Brexit?
Renzi ha fatto il suo dovere e lo ha fatto bene. Una cosa però potrebbe essere deleteria: minimizzare l’accaduto. Già ci sono stati troppi segnali di disgregazione e non si può più fare finta di niente, sarebbe una strategia demenziale. La situazione è gravissima, per la prima volta nella nostra storia invece di aggregare c’è chi sceglie di abbandonare. Lo fa un Paese con una storia, una tradizione, che siede come membro permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. È chiaro che la Gran Bretagna è stata sempre con un piede dentro e un piede fuori dall’Unione europea ma deve essere chiaro che se l’Europa non è andata avanti non è certo per colpa del Regno Unito.
Perché si è arrivati alla rottura. Dove ha sbagliato Bruxelles?
Meglio essere chiari: il tira e molla con Londra rischia di essere pericoloso. Ci dovrà essere un’impostazione chiara nel negoziato con il Regno Unito. Non è che questo ci risparmierà un processo lungo ma dovremo evitare l’emulazione di un’Europa alla carta. Altro è la cooperazione rafforzata che è un cammino virtuoso che serve a fare andare avanti il processo di unificazione ai Paesi più veloci. Si è pensato, sbagliando, che applicando alla lettera le tabelle ragionieristiche si potesse raggiungere l’unione politica Niente di più sbagliato. Il ceto medio che si sta dissolvendo anche nell’Unione europea e sta scadendo a livello di vera povertà è la variabile impazzita di tutti i processi elettorali. Vediamo ora quello che succederà in Spagna, sono molto preoccupato.
Cosa è cambiato rispetto solo a pochi anni fa?

Non riusciamo più a garantire ai giovani lo stesso livello di benessere che i nostri padri ci hanno dato. E rischiano i più deboli. E quando sento Salvini incitare all’uscita dall’Europa mi domando: chi pagherà i conti di queste tesi avventate? Perché è bene ricordare che i nostri debiti sono in curo. Dall’altro lato siamo tornati a De Gasperi. Non c’è unione politica senza sicurezza e difesa comune. Se non riusciamo più a controllare i confini esterni, si riapriranno le frontiere interne per le persone e le merci,torneremo indietro di trenta anni.
Ma in Italia è comunque tornata nel direttorio europeo con Francia e Germania. Non è questo un segno positivo?
Già in passato avevamo un ruolo di sostegno al motore franco-tedesco. Che Renzi partecipi ora al vertice con Merkel e Hollande è un fatto positivo che ci rimette al centro della partita Ma il vero nodo è politico e riguarda il ruolo che le grandi famiglie europee, il Ppe e il Pse giocheranno in futuro. Non c’è più spazio per i dissensi tradizionali. Dove socialisti e popolari nei singoli Paesi non governano insieme come in Spagna c’è ingovernabilità. Solo uniti possiamo marginalizzare le forze populiste e antieuropee.
Una bocciatura del referendum di ottobre sulle riforme verrebbe visto male a Bruxelles?
Premesso che è ora di finirla con chi difende l’intangibilità della Costituzione vigente e poi ammetterebbe al referendum anche i trattati internazionali, va detto che gli elettori già oggi hanno tutto il potere in mano e, se vogliono, possono votare forze antieuropee. Condivido l’idea di Napolitano che sarebbe un pessimo segnale se l’Italia bocciasse il referendum su riforme che aspettiamo da trenta anni. Non sono le migliori riforme ma a volte il meglio è nemico del bene. Bisogna evitare però di legare il referendum al destino politico di Renzi. Se passasse il no daremmo all’Europa l’idea che non siamo in grado di fare riforme passate al vaglio di quattro votazioni in Parlamento. Chi vuole utilizzare il referendum per affossare Renzi è un irresponsabile. Sarebbe un gioco cinico contro l’Italia favorito da molti di coloro che prima le hanno votate in Parlamento e poi se ne sono distaccati facendo una speculazione politica.



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