postato il 11 Settembre 2011 | in "Esteri, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

11 settembre 2001: dieci anni dopo

“Riceviamo e pubblichiamo” di Jakob Panzeri

“Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e alle nove in punto ho avuto la sensazione d’ un pericolo che forse non mi avrebbe toccato ma che certo mi riguardava. La sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni poro della tua pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e rizzi gli orecchi e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Giù! Buttati giù». L’ ho respinta. Non ero mica in Vietnam, non ero mica in una delle tante e fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a New York, perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre, anno 2001. Ma la sensazione ha continuato a possedermi, inspiegabile, e allora ho fatto ciò che al mattino non faccio mai. Ho acceso la Tv. l’ audio non funzionava. Lo schermo, sì. […] E su ogni canale, qui di canali ve ne sono quasi cento, vedevi una torre del World Trade Center che bruciava come un gigantesco fiammifero. Ero un pezzo di ghiaccio. Anche il mio cervello era ghiaccio” (Oriana Fallaci)

L’attacco fu così devastante da non aver precedenti in tempo di pace: ad essere colpita era l’invulnerabilità degli Stati Uniti d’America e con loro di tutto l’Occidente. Chi non aveva trovato subito la morte bruciato vivo nell’impatto dei due aerei, si buttava giù dalle finestre schiantandosi al suolo per evitare una morte atroce tra i tormenti delle fiamme. Immagini raccapriccianti, il riconoscimento delle vittime polverizzate tramite i loro effetti personali, immagini toccanti, il ritrovamento di una croce di legno tra le macerie delle torri, testimonianze di autentici eroi come l’italoamericano Daniel Nigro, il capo dei pompieri chiamati in soccorso.

Quel giorno il mondo conobbe un uomo, Osama Bin Lader, di cui non aveva mai sentito parlare e la sua organizzazione terroristica Al Quaeda, la base. Il movimento era nato negli anni Ottanta per liberare l’Afghanistan dai carri armati e dalle ambizioni dell’Unione Sovietica, giovani studenti di teologia, i mujaddin,costrinsero al ritiro l’Armata Rossa. Al Quaeda a partire da quegli anni ha iniziato una politica di decentramento organizzativo che ha iniziato a diffondere l’islamismo radicale in versione terroristica nel mondo arabo ma senza risultare evidente ai nostri occhi. Gli occhi del mondo occidentale si aprirono in modo drammatico e inaspettato sullo sconosciuto divenuto lo sceicco del terrore. Da quel terribile giorno in un crescente clima di terrore, nel nome della sicurezza e dell’ordine sono stati calpestati i più basilari diritti umani, altri attentati terroristici sono sorti penetrando nel centro dell’Europa, nelle metro di Londra e Madrid, nelle sue città e nei suoi cuori dilaniati.

Proprio quest’anno, il decennale del tragico episodio delle Twin Towers, ha visto la morte di Osama Bin Lader ma soprattutto ha visto migliaia di giovani del Medio Oriente ribellarsi e mettersi in gioco non per il fanatismo e la guerra santa ma per la libertà e la democrazia. E’ questa la vera morte di Osama, la primavera araba e l’inesprimibile sete di libertà del cuore umano che hanno saputo abbattere il fanatismo e il terrorismo e stanno costruendo un nuovo mondo arabo, o forse no, stanno facendo vedere e crescere ciò che i nostri occhi e i nostri cuori avvelenati ci impedivano di scorgere. Non abbandoniamoli, vinceremo insieme.

 



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