postato il 20 Maggio 2022 | in "Esteri, Politica, Rassegna stampa"

Da Draghi posizione solida. Come la migliore Prima Repubblica

Il partito antiamericano, mai dormiente, dimentica che questa guerra rilancia la Nato

L’intervista di Marco Galluzzo pubblicata sul Corriere della Sera

Presidente Pier Ferdinando Casini, lei in Parlamento ha fatto un lungo elenco delle presunte mistificazioni del dibattito politico italiano sulla guerra. A chi si riferisce?
«In Italia abbiamo il girone degli ingenui e quello della malafede. E non si sa, in politica, cosa sia più pericoloso. Il primo annovera coloro che proclamano principi giusti e ritengono che questo sia sufficiente per realizzarli, insomma si appellano al mondo dei sogni, ma sono lontani dai dati di realtà. Qualcuno vuole tornare allo spirito di Pratica di Mare e alla collaborazione fra Putin e la Nato, altri dicono che il Muro di Berlino non si deve riedificare, che la Guerra Fredda non deve ripetersi. Tutti siamo d’accordo su queste affermazioni ma sono, in sostanza, ovvie, se non banali».

E il girone della malafede? Chi ci mette?
«Quelli che utilizzano questa ingenuità per un’operazione speculativa, per innestare delle domande maliziose sulla vicenda dell’Ucraina: “In fondo è Kiev che ha provocato Mosca…”, “la Nato si è allargata troppo…”, “noi non dovremmo armare gli ucraini visto che è meglio che la guerra finisca prima possibile…”. Ma in realtà non c’è una persona dotata di un minimo di senno che non capisca che il conflitto oggi è fra dittature e democrazia, con qualcuno al nostro interno, che ha cominciato a parlare di democratura».

Chi sono gli ingenui?
«Ci sono degli ingenui meravigliosi di cui l’Italia ha bisogno: anche io da giovane ero fra questi. Fra i politici c’è chi non capisce, mentre la maggioranza sfrutta l’ingenuità di altri».

Faccia qualche nome, chi sono i politici in malafede?
«Il partito militante antiamericano, mai dormiente nel nostro Paese, che usa questa vicenda per creare nuovi solchi fra l’Ue e Washington, dimenticando che la guerra sta rilanciando la Nato e la scelta atlantica fatta nel Dopoguerra. Putin è riuscito persino a resuscitare quella che Macron criticava come organizzazione arrivata ad un encefalogramma piatto. Quelli che nei talk show dicono che questa guerra conviene agli americani che armano la resistenza, sono l’avanguardia di questo mondo culturale e politico a cavallo fra il finto pacifismo e l’antiamericanismo».

Nelle tv italiane si è esagerato con i distinguo?
«Il servizio pubblico era ed è sempre stato una palestra di opinioni, però il dovere di un Paese è quello di darsi una postura geopolitica nel solco della solidità che ha descritto Draghi in Parlamento».

Che ha detto Draghi di eccezionale?
«Intanto sono importanti le parole di verità ed equilibrio del presidente della Repubblica, ha tenuto la barra dritta e il governo si è posto su questo solco che oggi ci consente di poter aspirare ad un ruolo nel processo negoziale. Oggi si può parlare di negoziati semplicemente perché l’Occidente ha difeso e armato l’Ucraina, ed essa ha resistito».

Lei hai citato dei precedenti in Senato.
«Prima c’è stata la Georgia, poi c’è stata la Crimea e ogni volta abbiamo pensato che a Putin potesse bastare… Pia illusione di un Occidente moralmente disarmato».

La maggioranza scricchiola sulle armi all’Ucraina.
«È l’ipocrisia italiana: il problema non è la pistola ma a chi la dai, se la dai all’aggredito per difendere la sua casa non è un cosa contestabile. Gli ucraini si stanno difendendo sul loro territorio, queste armi non servono ad offendere, noi abbiamo delle preoccupanti rimozioni, qui non c’è la guerra in Ucraina ma all’Ucraina».

Torniamo alla solidità della nostra politica estera di cui ha parlato Draghi.
«Dopo 40 anni di Parlamento sono del tutto impermeabile al fascino dell’uomo della Provvidenza, ritengo che nelle democrazie la normalità sia affidare agli eletti il governo dei Paesi. Però voglio essere obiettivo, la posizione di Draghi è oggettiva, ha mostrato una solidità che ha contribuito a dare stabilità ad un Paese che in passato ha ballato un po’ troppo. Si è innestato sulla migliore tradizione della Prima Repubblica, penso a Cossiga, Craxi, Andreotti e Spadolini, uniti dalla convinzione che l’Occidente non potesse accettare l’idea di una resa all’Unione sovietica: installarono e mantennero gli euromissili e garantirono la pace».

E allora perché c’è questo fascino della cosiddetta democratura?
«Per il fascino dell’uomo forte, perché la democrazia ha dei limiti, perché in tanti ritengono che alcune procedure democratiche siano diventate un orpello. Sono tutte mistificazioni, in realtà bisogna rilanciare quella democrazia liberale che Putin non tollera ai suoi confini».

Lo sforzo in atto della Farnesina nei fori internazionali può essere efficace?
«Il governo sa bene che noi non abbiamo la possibilità di fare nulla in solitudine, ma il nostro contributo con il concerto degli altri Paesi europei può diventare efficace».



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