postato il 17 Gennaio 2013 | in "Economia, In evidenza, Lavoro e imprese, Riceviamo e pubblichiamo"

Salario minimo garantito, cos’è?

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

In questi giorni Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo (organismo che riunisce i ministri dell’Economia dell’area Euro), ha parlato del salario minimo garantito augurandosi che sia adottato da tutta la UE.

Ma cosa è il salario minimo garantito? La domanda non è peregrina, perché sull’argomento esiste un grandissimo fraintendimento, infatti viene spesso scambiato per una sovvenzione da dare ai disoccupati e questo è un grosso errore perché in questo caso si parla di “reddito minimo garantito”. Proprio a causa di questo fraintendimento in Italia, riprendendo le parole di Juncker, hanno parlato di reddito minimo garantito, ma occorre fare un preciso distinguo fra l’uno e l’altro.

Il salario minimo garantito è collegato alla condizione lavorativa: in altre parole si tratta dello stipendio base che un’azienda dovrebbe pagare al proprio dipendente parametrizzandola alle ore lavorative da lui sostenute. Volendo essere molto chiari: con il salario minimo garantito, il datore di lavoro non può sfruttare il lavoratore pagandogli una mensilità sproporzionata rispetto all’impegno orario e in questo modo si pongono dei paletti legali allo sfruttamento. Come si vede, parliamo di una norativa che non prevede esborsi da parte dello Stato e riguarda i lavoratori.

Cosa ben diversa è il reddito minimo garantito che è un ammortizzatore sociale: si tratta di una indennità erogata ai disoccupati, con una durata limitata nel tempo e condizionato da un certo attivismo da parte del beneficiario. Questo emolumento (meglio conosciuto come reddito di cittadinanza) è corrisposto dallo Stato ed è devoluto a soggetti ritenuti socialmente bisognosi (anziani non arrivati alla pensione, studenti fuori-sede, disoccupati). E’ ovvio che questo strumento pone il problema ineludibile di dove reperire le fonti di finanziamento, soprattutto alla luce della fragilità del bilancio nazionale.

Il salario minimo garantito è adottato in Australia, in Nuova Zelanda, in Brasile, Francia, USA, Spagna. La maggior parte degli Stati comunitari adotta un salario minimo (che varia dai 131 euro della Bulgaria ai 1801 euro del Lussemburgo), mentre altri Stati (Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Svizzera, Germania, Austria, Cipro e, naturalmente, l’Italia) non hanno un salario minimo imposto per legge, ma delegano alla contrattazione fra le parti sociali tale decisione

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patrizia
11 anni fa

Salario minimo garantito che possa essere uno strumento efficace contro poverta’, credo che non ci sia ombra di dubbio, è vero pure che non è carico dello Stato e che di conseguenza non va a prelevare nelle casse vuote del Paese, ma una domanda mi viene :”Ma le aziende tra le mille difficoltà che incontrano nell’andare avanti e in considerazione anche del fatto dell’alto costo del lavoro, dove andrà a prendere questi soldi? Tutto è giusto e tutto è fattibile, ma si va sempre lì a finire, le grande maggioranza delle aziende oggi non navigano certo in buone acque, a loro il carico fiscale il costo del lavoro dovrebbe diminuire!



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