postato il 31 Marzo 2011 | in "Giustizia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Processo breve, giù le maschere

Se fosse ancora in edicola il settimanale satirico “Cuore”  molto probabilmente  rispolvererebbe un suo  storico titolo: “hanno la faccia come il culo”. Non sarebbe solo una battuta, ma una serena analisi della situazione che si è venuta a creare nella convulsa giornata parlamentare di ieri nella quale Pdl, Lega e Responsabili hanno deciso di forzare i tempi, modificando con un blitz parlamentare  l’ordine del giorno, per approvare il cosiddetto “processo breve”. L’indignazione non è solamente per  una norma che manderebbe in prescrizione migliaia di processi,  liberando e lasciando impuniti criminali di ogni specie, ma anche verso gli abusi perpetrati dalla maggioranza, spacciati per strategia politica, e la presa in giro nei confronti dell’opposizione e del Paese intero. Ma è quest’ultimo elemento che rende la vicenda assolutamente vergognosa:  dopo settimane in cui il ministro Alfano ha dichiarato pubblicamente e ripetutamente di voler discutere in Parlamento una “epocale” riforma della giustizia mettendo da parte provvedimenti minimali e chiaramente riconducibili ai problemi giudiziari del Presidente del Consiglio, si assiste in queste ore ad un drammatico e insensato dietrofront che riporta in primo piano esclusivamente l’interesse del Premier. Di epocale in questo momento c’è solo l’inganno perpetrato da questo governo nei confronti dell’opposizione e dell’intero Paese, ed è  grave che i membri del governo e della maggioranza non abbiano il benché minimo rossore in volto nel prevaricare il ruolo del Parlamento e nel presentare una palese legge ad personam come un provvedimento chiave di una inesistente riforma della giustizia.

Dov’è finita la riforma per gli italiani? Dov’è finita la riforma condivisa con le opposizioni? Tutto sparito in 24 ore grazie all’ordine di scuderia giunto da Lampedusa dove il principale interessato a questa presunta riforma teneva un altro dei suoi show nel tentativo di sviare l’attenzione dal colpo di mano parlamentare dei suoi.  Tuttavia la triste giornata di ieri, finita peraltro in un ancor più triste vortice di insulti e monetine, ha avuto il merito di mostrare la realtà di un governo dove non ci sono né statisti né riformatori ma solo portaborse e fedeli esecutori di un Presidente del Consiglio che persegue esclusivamente in suo interesse personale e che, come ha ben scritto Massimo Cacciari, non fa altro che precipitare la democrazia in demagogia e populismo.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

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12 anni fa

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