postato il 9 Settembre 2015 | in "Esteri"

«L’Italia fa bene a sfilarsi, esibire i muscoli non serve. L’unica soluzione possibile passa da Mosca e Teheran»

L’intervista di Virginia Piccolillo a Pier Ferdinando Casini, pubblicata sul Corriere della Sera
Troppi errori, evitiamo di ripetere il disastro in Libia

11370467404_f60a564cea_oPresidente Pier Ferdinando Casini, la Francia ha iniziato le ricognizioni aeree contro l’Isis in Siria. Ha fatto bene Matteo Renzi ha sfilarsi?
«Certamente. I protagonismi non servono a nulla. Renzi fa benissimo a non assecondarli. Di errori ne abbiamo alle spalle una lunga catena.

A quali errori si riferisce?
«Prima si è rinunciato a formare un’opposizione credibile ad Assad. Poi gli Stati Uniti, con l’appoggio di David Cameron, hanno proposto un intervento armato, al quale poi hanno dovuto rinunciare. E dopo qualche mese hanno organizzato raid aerei contro l’Isis trovandosi di fatto in un coordinamento con quell’Assad che prima volevano abbattere».

Piuttosto che temporeggiare la Francia sceglie i raid. Perché sbagliano?
«L’efficacia dei raid aerei è pressoché zero. Mi sembra una mossa pubblicitaria a fini interni. E non si può procedere in ordine sparso perché il contesto geopolitico è pieno di contraddizioni».

Si riferisce all’ambiguità della Turchia?
«La Turchia in questi anni non ha mosso un dito contro l’Isis. Ora invece usa questo alibi per attaccare duramente il Pkk, rompendo la tregua raggiunta negli ultimi anni. La sua preoccupazione evidente è la nascita di uno stato cuscinetto curdo realizzato ai confini di Siria, Turchia e Iraq. In più esiste una questione irrisolta nel rapporto con la Russia».

Ovvero?
«Difende l’unico porto del Mediterraneo che è sotto la sua influenza. Ma non si può prescindere dalla Russia per trovare una soluzione al conflitto».

Non è ora di fare qualcosa in più per fermare la guerra?
«Prima occorre pensare bene cosa. Per evitare di fare lo stesso disastro della Libia: ora è diventata una zona franca, teatro di una guerra per procura. La verità è un’altra».

E cioè?
«Sono saltate le statualità definite dopo la guerra mondiale. E si stanno creando enclavi terroristiche che hanno il controllo del territorio. L’Isis ha a disposizione pozzi di petrolio e i proventi di un traffico illegale che attraversa la Turchia (Paese della Nato)».

Allora cosa si deve fare?
«Abbiamo la necessità di mettere le carte in tavola. Prima di tutto tra Ue, Usa e Russia. E poi con gli stati islamici».

Ma come?
«L’accordo fatto con l’Iran sul nucleare mette la comunità internazionale nel condizione di poter esigere un atto di compartecipazione alla soluzione. Contemporaneamente Russia e Stati uniti devono essere in grado di definire il futuro della Siria. Finché non c’è una garanzia sul dopo Assad la Turchia continuerà a combattere l’Isis con la mano legata dietro alla schiena.

La posizione dell’Italia non è altrettanto cauta?
« L’esibizione muscolare non serve. L’Italia è stata la prima ad avere una posizione coerente sulla Siria e in Libia ci muoviamo con la consapevolezza che o si trova una soluzione politica oppure mettere “gli scarponi sul campo” è un atto di irresponsabilità allo stato puro».

L’Europa non riesce ad essere coesa neanche sull’emergenza immigrazione.
«Occorre una rivoluzione culturale. Senza pensare di innalzare nuovi muri, ma facendo un’opera di prevenzione dei rischi che spetta a tutti i cittadini. Mi ha molto impressionato sentire da un imam del Cairo raccomandarci un controllo più attento delle nostre moschee. Sotto le mentite spoglie della religione a volte si nascondono messaggi di terrorismo, contrari anche all’autentico messaggio dell’Islam».

La Merkel?
«Ha ripreso la leadership europea appannata dalla vicenda della Grecia. Ha fatto capire che non siamo in un supermarket e che i valori europei non sono in saldo».



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