postato il 29 Settembre 2011 | in "Economia, In evidenza, Media e tecnologia, Riceviamo e pubblichiamo"

La banda larga per battere la crisi

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Il governo continua nel suo indecoroso balletto di promesse tradite, spot elettorali, ripensamenti.

L’ultima puntata riguarda gli investimenti per lo sviluppo della banda larga: il ministro Romani afferma che la banda larga è un pilastro per la crescita e il suo sviluppo sarà uno dei pilastri del  prossimo piano per lo sviluppo economico dell’Italia, dichiarando che il 50% dei soldi provenienti dalla gara per le frequenze della banda larga della telefonia mobile (asta arrivata a circa 3 miliardi di euro complessivi).

La notizia deve essere accolta con favore, soprattutto visto che da più di un anno proprio l’Udc ha lanciato una campagna per lo sviluppo della banda larga, vista come uno strumento di sviluppo per l’economia italiana. Purtroppo credo che la promessa del ministro Romani sia da prendere con le molle, visto che due mesi fa, ad Agosto, il governo stesso aveva cancellato i fondi per le infrastrutture legate ad internet.

Cosa è cambiato da Agosto ad oggi?

Evidentemente il governo ha imparato a contare e, facendo due conti, si è reso conto di ciò che l’Udc dice da più di un anno, ovvero che lo sviluppo di Internet e la banda larga sono una strada per abbattere il gap tecnologico che ci separa dagli altri paesi e soprattutto che è un investimento con un potenziale enorme che si ripaga da solo.

Secondo le stime della banca mondiale c’è un aumento dell’1,20% del Pil per ogni 10% di diffusione della banda larga, a cui aggiungere un risparmio pari a 40 miliardi di euro annui (2 mld per il telelavoro, 1,4 mld per l’e-learning, 16 mld per l’e-government e l’impresa digitale, 8,6 mld per l’e-health, 0,5 mld per la giustizia e la sicurezza digitale, 9,5 mld per la gestione energetica intelligente).

Ma quanto costerebbe sviluppare la banda larga in Italia? Secondo le ultime stime basterebbero circa 10-14 miliardi di euro, che produrrebbero un aumento del PIL tra il 3 e il 4% del Pil, quindi tra i 55 e i 73 miliardi di euro. Sembrano cifre alte? Mica tanto, infatti se consideriamo il rapporto di Boston Consulting e Google, scopriamo che internet in Italia pesa per il 2% del PIL e produce un fatturato di 31,6 miliardi di euro; se confrontiamo l’Italia con altre nazioni come Gran Bretagna e Danimarca, scopriamo che internet ha un ruolo marginale da noi, infatti nei due paesi il peso è pari rispettivamente al 7,2% e al 7,3%. In questo studio, si scopre che con una crescita annua attesa fra il 13% e il 18% dal 2009 al 2015, l’Internet economy italiana rappresenterà nel 2015 fra il 3,3% e il 4,3% del Pil, cioè fra i 59 e i 77 miliardi di euro.

Riassumendo: con un investimento di 14 miliardi di euro, possiamo risparmiarne 40 e possiamo aumentare il PIl di circa 65 miliardi di euro; ecco perché da un anno proponiamo incessantemente maggiori investimenti sulla banda larga e speriamo che finalmente anche il governo impari a contare e capisca la nostra proposta.

4 Commenti
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Ago
Ago
12 anni fa

Tanto questi che sono al governo non capiscono che esistono delle spese che sono per investimenti e quindi oggi sono alla voce “uscite” ma poi passano alla voce “entrate”. Ma da un commercialista come Tremonti non ci si può aspettare di più.

mario pezzati
mario pezzati
12 anni fa

ago, senza offesa, ma io da chi mi governa mi aspetto di più… capisco il senso del tuo intervento… ma allora non è solo trmeonti da sanzionare, ma tutto il ministero, perchè tremonti avrà pur dei collaboratori… semmai il discorso è che questo governo è rimasto all’età della pietra… e per capirlo basta vedere alcuni provvedimenti presi.

Simone Matteoli
12 anni fa

A proposito della gara per le frequenze della banda larga della telefonia mobile. Penso che ormai si fa verso la generazione “sempre on-line” e quindi degli smartphone. Ma nelle città non sarebbe meglio fare coperture wireless che invece coperture da satellite? Pensiamo anche alla salute e forse anche all’energia. O paura che prevalgono sempre logiche di marketing che di intellignenza. Sono un liberale ma la politica dovrebbe dettare le regole e invece spesso le dettano i più forti che non è detto che siano i migliori.

citoyenne
citoyenne
12 anni fa

Buongiorno

Sono i giochi della politica: più possibilità avrà il popolo, sia economiche che di conoscenze scientifiche, che di ampliamento dei propri potenziali, più si potrà emancipare… e questo ai governi, alla politica, ai partiti non sta per niente bene! (specialmente in Italia e nelle dittature di destra o di sinistra) Più il popolo sarà asservito, più questo sentirà il bisogno di elemosinare al governo, alla politica, ai partiti il minimo per potere sbarcare il lunario.
A chi conviene che il popolo si emancipi?
Una citoyenne



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