postato il 29 Luglio 2013 | in "Politica, Spunti di riflessione"

Casini tifa Letta: “Ma è una coalizione senza convinzione

Il leader Udc: premier frenato da troppe tensioni .Prevedo che Berlusconi non sarà condannato

Pier Ferdinando CasiniPubblichiamo da ‘la Stampa’ l’intervista a Pier Ferdinando Casini di Amedeo La Mattina

Da un lato la sentenza della Cassazione che potrebbe mettere fuori gioco Berlusconi; dall’altro le misure per rilanciare l’economia e agganciare la ripresa, oltre al nodo delle riforme costituzionali. Senatore Casini, come pensa che ne uscirà il premier Letta da questa morsa?
«Il governo Letta soffre perché i due principali partiti lo sostengono più per necessità che per convinzione. In questo senso c’è una anomalia tutta italiana. Nella grande coalizione tedesca, democristiani e socialisti hanno collaborate con convinzione. In Italia Pd e Pdl lavorano insieme per paura. Allora mi auguro che questa sofferenza di necessità venga superata rapidamente: o si trovano le ragioni di stare insieme o l’Italia va a rotoli».

Un giudizio su come sta lavorando Letta.
«È il miglior premier possibile. A mio parere non ha sbagliato quasi nulla, ma solo un cieco non vedrebbe che è impegnato a difendersi da tutti. Da chi all’interno del suo partito lo mette in discussione, o in modo diretto o in modo sottile ma il risultato non cambia. Da chi nel Pdl si aspetta che questo governo possa risolvere come d’incanto i problemi di Berlusconi, e questo è impossibile. A volte deve difendersi anche da forze minoritarie che non resistono alla tentazione di farsi notare con qualche alzata di tono».

Si riferisce a Monti?
«Non certo a lui ma la tentazione c’è anche nella nostra coalizione. A tutti ricordo che così facendo si fa solo il gioco di Grillo e degli sfascisti, e anche a certe anime candide della sinistra che vorrebbero da questo governo scelte impossibili vista la base politica che lo sostiene».

L’attesa è tutta per la sentenza della Cassazione: se Berlusconi venisse condannato prevede la fine del governo?
«Io prevedo e spero che non venga condannato, ma anche se lo fosse ho sufficiente conoscenza di Berlusconi per pensare che non butterebbe all’aria il governo. Una scelta di questo tipo risponderebbe alla logica del tanto paggio tanto meglio e non credo che sarà la strada di Berlusconi. Il quale, peraltro, indipendentemente dall’esito giudiziario, sarebbe sempre libero di esprimere i suoi pensieri e incidere sull’opinione pubblica».

Si dice che negli ultimi tempi lei sia tornato a parlare con Berlusconi . Di cosa ragionate? Di un nuovo centrodestra?
«Non vedo Berlusconi da anni e nel giro degli ultimi mesi l’avrò sentito non più di 10 minuti. Ma a differenza di altri protagonisti della politica, io mi sono diviso da lui quando era all’apice del potere e non devo dimostrare niente a nessuno. Ci sono tanti complessati da Berlusconi, io non sono tra quelli. Ritengo che abbia fatto tanti errori politici e abbia perso l’occasione di cambiare il Paese, ma anche che su di lui si siano concentrate attenzioni giudiziarie fuori dal comune. Nemmeno un bambino dell’asilo potrebbe smentirlo. Comunque i moderati esistevano prima di Berlusconi ed esiste- ranno dopo di lui. Bisogna riconoscere che se lui ha preso tanti voti in questi anni è perché ha interpretato un animo italiano che esiste».

Con Berlusconi fuori gioco, in caso di condanna e interdizione, l’Udc potrebbe ereditare un pezzo del suo elettorato?
«Il problema non è l’Udc o Scelta civica e nemmeno il Pdl. La politica italiana è sotto una fibrillazione tellurica. Io penso che le elezioni di febbraio siano state le ultime del ventennio ormai terminato e le prossime saranno equivalenti a quelle del ’94: non credo che gli attuali contenitori politici arriveranno così alle prossime elezioni. Ma la nostra sfida è che ci si arrivi con un sistema vivo e in piedi, perché più aumentano le spinte autoreferenziali più la gente si allontana dalla politica e lo stesso Grillo diventa l’ennesimo teatrante. La nostra sfida si gioca tutta in Europa: dopo le elezioni tedesche di settembre o si cambia linguaggio e si fa qualcosa per lo sviluppo oppure perderemo la possibilità di agganciare la ripresa che gioca tutta sull’innovazione e la ricerca».

Con Monti divorzio in vista? L’Udc si sta trasformando in una nuova Cosa Popolare che si richiama al Ppe in vista delle elezioni europee?
«Io stimo Monti e credo che abbia fatto il suo dovere. Credo che Udc e Scelta civica abbiano un’occasione importante: essere i mattoni di un edificio più ampio. Francamente di solipsismo si muore. Sta a questi partiti accettare la sfida, non solo all’Udc».

Ognuno col proprio mattone?
«Le diatribe tra Udc e Scelta civica non mi riguardano, semmai le subisco e non voglio alimentarle. Dobbiamo essere il lievito di qualcosa che maturi perché la partita è un po’ più alta e complessa».



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