postato il 25 Ottobre 2011 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

Caro Silvio ti scrivo…

 

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Caro Silvio (non te la prenderai se evito i formalismi, vero?), ora basta. È ora di fare un passo indietro. È ora di dimettersi. Chi ti scrive, con molta sincerità e anche una punta di sfrontatezza, non è mai stato un tuo sostenitore: sono nato 18 anni fa e tutta la mia vita finora si è svolta sotto l’arco della tua storia politica; quando hai annunciato la tua discesa in campo, io avevo appena 4 mesi e 3 giorni; quando hai vinto per la prima volta le elezioni, 6 mesi e 2 giorni; quando le hai perse, per la prima volta, 1 anno e 4 mesi; quando le hai rivinte, per la seconda volta, 7 anni e 8 mesi; quando le hai riperse, per la seconda volta, 12 anni e 7 mesi; quando, infine, le hai rivinte, per la terza volta, 15 anni. Hai fatto il tuo ingresso nell’agone politico – che ancora io non parlavo e non camminavo – con dei programmi elettorali straordinari, con la promessa di mettere in atto la Rivoluzione Liberale, con il sogno dell’imprenditore venuto a modernizzare un Paese vecchio, stanco e disilluso: 18 anni dopo, se si esclude il fatto che ora parlo e cammino e che tu hai più capelli di prima, a me sembra non sia cambiato niente. Proprio niente. I programmi elettorali si sono susseguiti come tante fotocopie in ogni campagna elettorale; il richiamo alla Rivoluzione Liberale (e allo spirito del 94) è diventato un refrain obbligato e ridicolo; il Paese che tu avevi promesso di cambiare (e che dicevi di “amare”), è ancora più vecchio, più stanco e più disilluso di prima.

Caro Silvio, sei entrato in politica con a fianco intellettuali come Martino e Urbani e saggi consiglieri come Letta o Confalonieri. Guarda chi ti è rimasto accanto: ti professavi “liberista” e la politica economica del tuo governo è in mano a Tremonti, o a Sacconi o a Cicchitto (questi ultimi due non me ne vogliano, io sono pure troppo giovane, ma sbaglio o erano socialisti?); ti definivi “moderato” e in televisione vanno a rappresentarti moderatissimi del calibro di Santanché, La Russa o Stracquadanio; vogliamo parlare dei tuoi consiglieri d’oggi, poi? Finito in un cantuccio Letta (per colpe anche sue, chiaro) e sparito Confalonieri, l’eminenza grigia che ti sostiene, ti consiglia, mette a punto le strategie politiche con te è diventato Lavitola, uno sborone che si divide tra improbabili exit strategy e dichiarazioni di millantato credito.

Caro Silvio, diciamocelo: la situazione ti è sfuggita di mano (ammesso che tu e il tuo governo l’abbiate mai avuta, tra le mani). E va bene che c’è la crisi, ma non ci voleva poi mica tanto a provare a sterzare, a rimettersi in carreggiata: prima di scoprire l’amore per il nostro Paese, facevi l’imprenditore, dovresti sapere che in situazione difficili o si riemerge o si affoga, o si torna su o si va giù. Tu non hai fatto né l’uno e né l’altro: complice un’ambigua situazione e un ovvio deficit di competitività da parte delle opposizioni, sei riuscito in un capolavoro politico, quello di “galleggiare, galleggiare, galleggiare” (avrei voluto ripetere tre volte “resistere”, ma mi sono ricordato che per te sarebbe stata una citazione ostile). E dire che la BCE, diversi mesi fa, ti aveva mandato una bella letterina, con cinque punti assai interessanti di riforme economiche e sociali: non avresti dovuto fare altro che convertirli in legge, invece di barcamenarti in un teatrino delle parti osceno sulla manovra finanziaria estiva. Sei riuscito invece a scontentare tutti: dai sindacati alla Confindustria, dagli indignati ai tuoi elettori, fino ad arrivare ai tuoi partner europei. Hai dimostrato una piena inaffidabilità e hai demolito l’autorevolezza e il credito esteri di questo Paese – e, credimi, io non te lo dico con il sorriso sulle labbra, come ha fatto un tuo (ex?) amico. Io te lo dico, ribadendo quanto scritto su: con sincerità e sfrontatezza, come un ragazzo che alla prossima tornata elettorale voterà per la prima volta e che è stanco di doversi accontentare di fiumi di parole.

Caro Silvio, potresti anche ribattermi che se stiamo a questo punto la colpa non è solo o tutta tua. E sono d’accordo. Ma se questi 17 anni di Seconda Repubblica sono stati i più inutili e fallimentari possibili, la responsabilità è soprattutto tua. Tu hai permesso che le cose prendessero questa piega, tu hai radicalizzato lo scontro portandolo ai massimi livelli, tu hai fatto sì che il marketing pubblicitario si sostituisse alla politica. È con te che è nata la Seconda Repubblica ed è con te che morirà. E io, se permetti, vorrei umilmente occuparmi della ricostruzione dalle macerie, insieme a tanti Italiani di buona volontà.

Ciao Silvio, è stato un piacere.

 

2 Commenti
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Patrizia
12 anni fa

Un merito però bisogna darlo al cavaliere è riuscito a mettere insieme Fini e Rutelli, bè per questo bisogna ringraziarlo:”GRAZIE CAVALIERE.”

rizzo
rizzo
12 anni fa

Le contrapposizioni ideologiche sono finite da molto tempo. Abbiamo bisogno di un paese meno sprecone e più efficiente. TUTTA la classe politica invece di guardare alle loro poltrone e al loro potere, a formalizzare disponibilità ed accordi finalizzati al bene del paese -disponibilità totale per quanto transitoria- e non alle dimissioni di questo o di quello e ai distinguo, anche perchè adesso rischiamo tutti se il paese se ne va a rotoli.



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