postato il 5 Marzo 2011 | in "In evidenza, Media e tecnologia, Riceviamo e pubblichiamo"

Tanta voglia di futuro, ma a scuola i pc sono rotti

L’On. Roberto Rao è intervenuto, qualche settimana fa, al convengo organizzato da AgendaDigitale, spiegando la posizione che il nostro partito ha assunto sul delicato tema della libertà della Rete. In questi lunghi mesi, grazie a una proficua collaborazione tra la base e diversi parlamentari, l’Udc ha voluto entrare a pieno titolo nel dibattito sulla modernizzazione del nostro Paese: obiettivo, questo, da raggiungere attraverso la promozione di un Internet libero, finalmente, di svilupparsi come meglio crede.

La sfida di AgendaDigitale – da noi già accettata e rilanciata – sta proprio in questo, nel dare a questa nostra benedetta Italia una “strategia digitale”, che possa farci uscire dal gap tecnologico e informatico (in cui ci hanno cacciato anni e anni di politiche miopi) e restituirci a degli standard europei e moderni. Rao ha esemplificato questa brutta situazione, in modo chiaro, raccontando agli intervenuti del convegno il rapporto che hanno i suoi due figli con il mondo digitale: il figlio più piccolo, di un anno e 8 mesi, è nato con l’iPad e – come racconta Rao – sa già come utilizzarlo, mentre la figlia più grande, di 7 anni, si ritrova a non fare informatica a scuola perché mancano i computer o è assente la maestra. Ci sono solo 6 anni di differenza tra i due, eppure è evidente come la seconda – che pure vive in un contesto sociale perfettamente integrato qual è quello scolastico – si trova in difetto rispetto al primo. In sostanza, finché si è in famiglia la tecnologia è qualcosa di fondamentale e accessibile, ma non appena si esce dai confini della propria dimora, ecco che ci ritroviamo immersi in un mondo vecchio che non riesce a cambiare.

E la politica? A parole – sottolinea Rao – si dice subito pronta: è nei fatti che è assente, incapace di interpretare i reali bisogni della società e dei suoi cittadini. Quale differenza c’è tra le aule che frequento oggi io e quelle che frequentava un mio bisnonno decenni e decenni fa? Praticamente nessuna: a parte i calamai, le lavagne, i banchi e le cattedre sono sempre lì. E attenzione, non è generalizzare o banalizzare! Il fatto che la Scuola abbia rifiutato l’integrazione tecnologica, l’ha resa più povera e debole. Sarà un caso poi, che il nostro Senato promulghi una legge illiberale e retrograda che proibirà di fare sui libri sconti superiori al 15 per cento? E sapete perché? Per paura di Amazon e dell’e-commerce dei libri! Ha ragione Francesco Costa, che su questo punto ha scritto: “da sempre i cambiamenti aprono nuovi mercati e altri ne chiudono, creano nuove professioni e altre le cancellano: non c’è stato modo di salvare i maniscalchi quando sono state inventate le automobili”. Abbiamo voglia di Futuro.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera



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