postato il 2 Agosto 2010 | in "In evidenza, Spunti di riflessione"

Strage di Bologna, cosa è rimasto nella memoria del Paese?

Sono passati 30 anni dal tragico 2 agosto 1980 quando, alle 10.25, una bomba squarciò la stazione di Bologna uccidendo 85 persone e ferendone duecento.
Oggi il capoluogo emiliano commemora le vittime di quella strage: un corteo aperto da uno striscione per gridare a tutti, istituzioni comprese, che “Bologna non dimentica”, non può dimenticare.

Le lancette sul piazzale della stazione si sono fermate alle 10.25. E da quel minuto in poi è continuata, incessante, la richiesta di verità da parte dei parenti delle vittime dopo 30 anni di polemiche, di sentenze secondo cui fu una strage attuata da elementi dell’estremismo di destra.

Ma chi furono i mandanti? I familiari di quei morti vogliono risposte. E le chiedono alle istituzioni, al governo assente in piazza perché “i ministri li avete sempre fischiati”, ha chiosato ieri La Russa.
Puntuali sono arrivati, questa mattina, i messaggi delle più alte cariche dello Stato. Il presidente della Repubblica Napolitano, che chiede di “indagare sulle complicità”. Il presidente del Senato Schifani, che sottolinea come la priorità sia accertare la verità su quel giorno. E quello della Camera Fini, che esorta a ricordare, perché il ricordo riaffermi libertà e legalità.
Ricordare è quello che vogliamo fare noi oggi. Ricordare e riflettere. Che cosa è rimasto nella memoria del Paese? Per la strage alla stazione di Bologna non ci sono i mandanti. Sono stati condannati gli esecutori, ma grandi pezzi di storia mancano ancora.

L’associazione dei familiari delle vittime ha denunciato questi “30 anni di segreto di stato”, che ha ostacolato i magistrati che hanno indagato sui tanti misteri d’Italia. E poiché circola l’ipotesi che la data del 31 dicembre prossimo, fissata dal governo per la fine del segreto di Stato sui rapporti tra i servizi segreti italiani e organizzazioni palestinesi, possa slittare, l’associazione chiede con insistenza che «ogni elemento in possesso dei servizi segreti sia fornito ai giudici e sia tutto pubblico».

“Le sferzanti parole pronunciate dal Presidente Napolitano, a trent’anni dalla strage di Bologna, spingano la politica e le istituzioni a favorire con ogni mezzo la ricerca della verità – ha dichiarato il segretario Udc Lorenzo Cesa – Abbiamo sperato invano che anche questo anniversario non fosse contraddistinto dalle solite polemiche: in momenti come questi, davanti a uno degli episodi più tristi e oscuri della storia italiana, non servono divisioni ma una forte coesione nazionale nel ricordo delle vittime e contro ogni forma di terrorismo”.

2 Commenti
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citoyenne
citoyenne
13 anni fa

Ricordare e riflettere serve a ben poco: quello che occorre ora come allora è “sapere, conoscere” tutto quello che i servizi segreti sapevano e sanno. Le commemorazioni servono a mantenere vivo il ricordo… quello puro, non quello manipolato da partiti e uomini politici di spicco.
Emblematica la giustificazione del ministro La Russa: “i ministri li avete sempre fischiati!”, forse i ministri volevano applausi per “l’eroismo” dimostrato partecipando ad una commemorazione? Forse il popolo italiano non ha il diritto di conoscere la verità? Io, molto più terrra terra, penso che il ministro non abbia partecipato alla commemorazione perchè mortificato dal fatto che allora si parlò di “strage fascista”! (Stiamo parlando di trent’anni fa, quando l’MSI non era stato ancora trasformato in AN e non era stato sdoganato dagli uomini di potere della seconda repubblica). In questo caso la non partecipazione gli farebbe anche onore.
Ma la seconda repubblica, unitamente ai residuati della prima ( e ce ne sono tanti, ancora al governo e in parlamento!), dimostra sempre più spesso la tendenza a voler dimenticare o a voler confondere le acque.
I funerali della vedova di Moro ne sono un esempio recente e lampante: dove era quello stato intransigente che preferì fare ammazzare un suo leader da un gruppo di assassini piuttosto che “cedere al ricatto”? Almeno la vecchia guardia a quei funerali doveva essere presente, dimostrando che le accuse di abbandono della signora Moro, anche se vere, per quei tempi neri, erano ingiustificate.
Alla commemorazione di Borsellino era presente solo un piccolissimo gruppo di palermitani, ma non per scarsa memoria o per menefreghismo, ma perchè la figura di Paolo Borsellino era diventata, nel tempo una figura che rappresentava la vecchia destra. I palermitani ricordano Borsellino perchè è stato un magistrato, insieme con Falcone, ucciso dalla mafia su ordine….non si sa di chi, ma non per le sue idee politiche, che saranno state anche di destra, ma non di questa destra.
Gli Italiani non scordano nulla, sono gli uomini politici che hanno la memoria a convenienza e ad orologeria!

Domenico
13 anni fa

Per dovere di precisione, quest’anno ci sono state molte iniziative per commemorare Borsellino, e la stampa ha dati risalto all’unica che ha avuto un successo minore. Per il resto, Palermo e l’Italia hanno risposto eccome.
Riguardo Bologna, è vero, i politici spesso agiscono per pura convenienza, ma va anche detto chiaramente, e finalmente, che le stragi restano impunite perché la sete di verità tra i cittadini è bassa. E’ inutile girarci intorno. Siamo prigionieri di schemi ideologici, e quindi le stragi sono fasciste, e quindi sulle Brigate Rosse si è già scoperto tutto.
Non ho la verità in tasca, ma è la prima cosa che ho capito da quando studio il fenomeno terrorista in Italia.
Agli italiani importa poco, e chi ha la memoria corta ne approfitta.



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