postato il 3 Ottobre 2010 | in "Giustizia, Politica, Riforme"

Silvio affossa ogni dialogo, se ha in mente altre forzature non voteremo neanche il Lodo

Pubblichiamo da ‘Repubblica’ l’intervista  a Pier Ferdinando Casini di Giovanna Casadio

«Con queste affermazione altro che riforma! Non ci sono i presupposti, si affossa tutto. Qui siamo sempre all’anno zero. Non si vuole fare la riforma della giustizia ma si persegue la contrapposizione tra politica e magistratura a 360 gradi. L’attacco di Berlusconi è demenziale». Pier Ferdinando Casini è scettico sul futuro delle riforme e sulla tenuta del governo.

Eppure Berlusconi sostiene che la riforma della giustizia è la priorità?
«Un po’ come le affermazioni di grande impegno sulla bioetica vengono contraddette da una barzelletta con bestemmia incorporata, allo stesso modo una riforma della giustizia impegnativa, complessiva, partendo da terni come la separazione delle carriere – questioni complicate su cui noi siamo disponibili al dialogo e al confronto – si azzera e affossa in questo modo. È chiaro che occorre un minimo di rispetto reciproco per imbarcarsi in una operazione tanto grande. Gli insulti contraddicono ogni serietà di proposito».

Cosa prevede succederà?
«Ho capito che si finirà con inseguire qualche processo con qualche riforma o disegno di legge ad hoc, che non appianeranno nessun problema, al contrario ne creeranno miriadi. Il cittadino vedrà che l’ultima preoccupazione è risolvere il funzionamento della giustizia. Invece bisogna porre mano alle cose concrete, alla riduzione delle circoscrizioni ad esempio, che libererebbe risorse e razionalizzerebbe l’utilizzo di magistrati e uffici».

Anche per lei ci sono toghe politicizzate?
«La politicizzazione di alcuni settori della magistratura è una realtà. Noi siamo garantisti e altresì convinti che ci sia stata una politicizzazione estrema della magistratura in questi ultimi anni. Senz’altro siamo per la separazione delle funzioni».

Ma come voterà l’Udc sui punti annunciati della riforma, ad esempio sullo “scudo” per il premier?
«Siamo sempre stati per la tutela delle alte cariche. Però è stato fatto un treno e sono stati aggiunti vagoni che palesemente non c’entravano, come l’estensione del lodo ai ministri. Inoltre si vuole un processo breve con la retroattività che lo rende per ciò stesso inaccettabile. Abbiamo anche dato un contributo sul legittimo impedimento. Ma ogni sforzo permettere al riparo le alte cariche dello Stato non basta mai. A una forzatura ne seguono sempre altre. Noi abbiamo già dato».

Quindi, sul lodo Alfano costituzionale cosa fate?
«Se fosse esclusivamente tale e non un altro trenino con dieci vagoni, si potrebbe considerare di votarlo. Ma i propositi più dissennati si agitano e quindi sono attento e guardingo rispetto a questa ipotesi. Chiaro che per un partito di opposizione accettare l’idea del lodo Alfano è un atto di grande disponibilità istituzionale, ma non ci devono essere altre cose dietro l’angolo».

Una commissione d’inchiesta sulla magistratura, come la vede?
«Ma lasciamo perdere! Io già come presidente della Camera ho sempre detto che il proliferare di commissioni d’inchiesta è un rilevatore della degenerazione della politica. Figuriamoci poi se sono utilizzate strumentalmente, a fini di vendetta».

 Fini ha avvertito: nessuna riforma punitiva della magistratura. Condivide Casini?
«Siamo d’accordo. Ma c’è un clima talmente avvelenato che siamo nelle condizioni meno propizie per affrontarla. Con sullo sfondo le elezioni anticipate, che vengono brandite ogni volta, ripeto non si faranno riforme»

II Csm dovrebbe aprire una pratica sulle parole del premier?
«È una questione su cui non voglio esprimermi. Se posso però, consiglio al Csm di evitare di cadere in provocazioni: è tanto di guadagnato se chi subisce le polemiche non le alimenta».

Il governo è al capolinea?
«Sembra così ma per quanto mi riguarda devono decidersi: le ipotesi sono due. O vanno avanti tre anni, come a parole dicono, oppure Berlusconi si dimette e si apre una fase politica nuova. Una cosa è certa. Evitare che chi prende il 30% dei voti abbia il 51% dei seggi e dare la possibilità ai cittadini di scegliere i propri parlamentari è tutto salvo che un “golpe parafascista” come dichiara il ministro Alfano. Gli consiglierei di usare espressioni di questo tipo meno a sproposito».

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