Casini: “Sì al dialogo tra Matteo e Berlusconi, sulle riforme si deve parlare con tutti”
I moderati interessati al confronto, Alfano sbaglia
L’intervista a Pier Ferdinando Casini pubblicata su “Repubblica”
di Francesco Bei
Nel derby che si aperto nella maggioranza tra Renzi e Alfano sulla legge elettorale, Pier Ferdinando Casini, a sorpresa, dà ragione al segretario del Pd. «Sulle riforme —afferma il leader dell’Udc— si deve parlare con tutti. Anzi dovremmo essere proprio noi moderati che sosteniamo il governo a spingere perché si apra un confronto anche con Berlusconi».
Senatore Casini, mastica amaro perché Renzi ha imposto lo spostamento alla Camera della riforma elettorale?
«Questa accelerazione è stato un atto di arroganza e una scortesia istituzionale. Oltretutto trovo contraddittorio che Renzi demonizzi il Porcellum e poi se ne serva per imporre una prova di forza alla Camera grazie proprio ai deputati in più ottenuti con quel premio di maggioranza abnorme».
Siete voi che avete votato il Porcellum…
«Noi presentammo, da soli, un emendamento che avrebbe introdotto le preferenze, ma fummo sconfitti. Inoltre è illusorio pensare che un meccanismo elettorale possa da solo risolvere i problemi della politica. Il Porcellum fu applicato due volte e il premio non sembrò così eccessivo perché eravamo in uno schema bipolare. È diventato abnorme con l’arrivo di Grillo, quando si sono confrontate tre forze con risultati molto simili. E il Pd, con il 30 per cento dei voti, ha avuto il 55 per cento dei seggi».
Voi con quale modello elettorale vi presenterete al tavolo di maggioranza?
«La nostra idea, da sempre, è il proporzionale alla tedesca. Un sistema che garantisce la democrazia dell’alternanza ma che, quando serve, permette anche il governo di larghe intese. Ma il problema è la politica, non la legge elettorale».
Che intende?
«Che è sbagliato pensare alla legge elettorale come il passaporto per il paradiso. Io sono per il proporzionale corretto, ma con il maggioritario sono diventato presidente della Camera. La storia è piena di personaggi che hanno pensato di costruirsi legge elettorali su misura e, proprio con quelle leggi, hanno subito sconfitte enormi. Lo stesso vale per chi pensa di sfruttare le elezioni anticipate e poi finisce per perderle».
Ecco, le elezioni. Si parla di un’intesa fra Renzi e Berlusconi per arrivare a votare il 25 maggio. Ci crede?
«Non lo so, anche perché io non vedo alcun automatismo fra l’approvazione della legge elettorale e il voto anticipato. Ma chi l’ha detto? L’unico automatismo che c’è è tra il lavoro del governo e le elezioni».
Ovvero?
«Ora che Berlusconi è uscito dal Parlamento il governo non ha più alibi. Si deve conquistare la sua sopravvivenza risolvendo i problemi degli italiani che, lo ricordo, non mangiano la legge elettorale».
Anche perché Napolitano ha fatto capire che si dimetterebbe nel caso qualcuno provasse a far saltare la maggioranza, non è così?
«Le ultime due righe del suo ultimo discorso sono chiarissime. Non toglierà le castagne dal fuoco a chi volesse mettercele impropriamente».
Torniamo ad Alfano e al Ncd. Insistono col dire che la riforma elettorale va discussa prima tra alleati di governo. Hanno paura di un asse Renzi-Berlusconi?
«Non saprei, ma io non mi scandalizzo affatto per la posizione di Renzi, anzi auspico che si apra un dialogo fra lui e Berlusconi. Che i moderati mostrino preoccupazione per questo è un segno di impotenza. Noi non abbiamo complessi d’inferiorità».
Lo spieghi a quelli del nuovo centrodestra. Arrivano a minacciare anche la crisi di governo…
«Ripeto, dovrebbero essere i moderati del governo i primi a pretendere il coinvolgimento di Berlusconi sulla riforma, anche per stanarlo e andare a vedere le sue carte. E tanto più dovrebbe chiederlo Alfano, visto che sostiene di volersi alleare con Berlusconi alle elezioni. Allora, a maggior ragione, perché tenerlo fuori dalla discussione?».