postato il 12 Giugno 2010 | in "In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

Siamo italiani

figcdi Maurizio Isma

«Noi uniamo, non dividiamo. Mi auguro solo che tutti tifino per l’Italia, un Paese che vive per il calcio» questo ha affermato Fabio Cannavaro, capitano della nostra nazionale in Sud Africa, alla conferenza stampa a Casa Azzurri.

Parole che dovrebbero essere ovvie, che nessuno probabilmente si sarebbe aspettato di sentire ma in Italia siamo abituati ad avere esponenti politici, che anche dopo aver giurato sulla Costituzione, sparano a zero sull’unità nazionale, sulla bandiera, sulla stessa Costituzione o sulle alte cariche dello Stato.

Cannavaro ha poi affermato a sorpresa che, dopo averne parlato con i compagni, è stato deciso che una parte degli eventuali premi dovuti per i risultati raggiunti nel mondiale saranno devoluti alla fondazione per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Affermazioni queste che anche se indirettamente sono una risposta alle affermazioni degli scorsi giorni del Ministro Calderoli, il quale aveva proposto una riduzione degli ingaggi dei giocatori di calcio.
In certe occasioni dovremmo abbandonare un po’ la politica, i partiti e pensare di più al nostro Stato come una squadra, in cui noi siamo gli atleti, ognuno deve fare la sua parte, ma bisogna far gruppo, invece di litigare. In questi giorni, la maggior parte di noi ha nel cuore la propria nazionale, si riesce a superare il distacco psicologico che c’è fra nord e sud, fra un paese e l’altro, ci sentiamo tutti italiani ed andiamo fieri di ciò.

Fa molto piacere sapere che l’intera nazionale di calcio italiana, il cui sport è spesso messo in discussione per eventi negativi, dal doping alla violenza negli stadi, abbia trovato un valore comune nel tricolore ed abbia deciso di sensibilizzare i propri tifosi facendo loro notare quanto sia importante per loro l’unità del nostro paese.

Lo sport è la palestra della vita si dice ed aver un buon esempio nello sport, soprattutto in Italia dove il calcio è di gran lunga lo sport più seguito, è una cosa importante soprattutto per i giovani, sempre molto attenti alle parole dei propri idoli.

È giusto però che debbano essere dei calciatori a far notare l’importanza dell’unità del nostro paese anche a chi, per primo, dovrebbe perseguire tale scopo?

6 Commenti
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Jetsep
Jetsep
13 anni fa

Si. Infatti. Siamo Italiani quando si tratta di ridere, scherzare e giocare…
Non ci batte nessuno.
Dei simpatici burloni.
Un paese dove perfino una riunione di condominio richiede una commissione di inchiesta ma che davanti alla palla diventa un… condominione.
Da Fantozzi a oggi stesso “senso” della nazionale ma nessun senso della nazione.
Al massimo condividiamo un passaporto. E’ diverso.
Gli Italiani fino a Roma (compresa) mettono il casco per andare in moto e da Roma in giù è un optional.
L’altro giorno, a Roma, transitavo con il motorino per via Antonelli. Davanti al ristorante Gallura (pesce) meta storica dei politici. Una Mercedes (auto blu) con lucina sul tetto (spenta) e autista in conversazione al cellulare ha italianamente fatto conversione a “U” su doppia riga continua. Quasi centrando il motorino davanti a me. L’autista ha risposto agli improperi dicento “io faccio quello che voglio su questa macchina”. Ho i testimoni.

Il problema quindi, Sig. Maurizio, non è se e cosa dica Cannavaro rispetto all’unità del Paese ma che si accosti sempre, secondo un copione che ha rotto più della Corazzata Potemkin, l’Italia Paese all’ Italia nazionale di calcio.
E’ una cosa patetica: siamo noi stessi che ci costruiamo gli stereotipi. Come quello di sole-pizza-mandolino…

Calciatori e politici che si “parlano”. Divertente.
Un discorso fra marziani.

Maurizio Isma
Maurizio Isma
13 anni fa

Jetsep, da un certo punto di vista sono d’accordo con Lei, ma devo dire che gli italiani siamo noi, se siamo maleducati è colpa nostra, non dei politici o di qualcunaltro. Recuperare educazione, senso civico e spirito nazionale è difficile, soprattutto per le nuove generazioni, ma se pensiamo sia impossibile, lo diventerà realmente.
Il paese ha bisogno di cambiare rotta per non collassare, ma ognuno deve fare la sua parte, dallo scooterista all’autista delle auto blu, dall’altoatesino al siciliano e per riuscire in questo dobbiamo bisogno di valori comuni, come la nazionale di calcio, che ovviamente deve essere solo il tassello di partenza per qualcosa di più grande.

Jetsep
Jetsep
13 anni fa

Intuisco che lei ha già dentro questi valori comuni. Sono una ricchezza preziosa.
La invito quindi a non commettere questo errore capitale che si ripropone puntualmente. Come un film già stravisto: prendere la Nazionale come un “valore comune”.
Questo è solo tifo calcistico, bello coreografico, allegro…estivo e basta. Appena i rifletttori passeranno al calcio nostrano continueranno sassate e mazzate fra concittadini.
Alla prova dei fatti e non delle mie risibili opinioni, il valore condiviso legato ad un pallone tiene come una banconota da tre euro.
Lo sport è scuola di vita ma per chi lo pratica. Se lei inforca la bici e si arrampica sul passo Falzarego impara il senso dell’allenamento, che con la fatica non si imbroglia e che solo sacrificandosi con corpo e mente si ottengono i risultate. Ecco: quella è la scuola. Trombette, caroselli, opinio-giornalisti e “notti mondiali” sono scuola di “bar sport”. Chiacchiere in allegra compagnia.
Sentirsi “italiani” solo quando vince la nazionale Italiana di calcio è l’apoteosi del qualunquismo.
L’altro non trascurabile dettaglio da prendere in considerazione è che questa teorica Italianità calcistica per prima cosa scade come lo yogurt a fine mondiale e poi è legata al risultato. Italianissimi se si vince, apolidi in caso di sconfitta.

Al momento attuale i soli valori condivisi certi sono: la necessità di scegliere un gestore telefonico, possedere un’ auto e l’esodo di agosto.
Stop.

Il “Federalismo” lo abbiamo già inventato ed attuato da tempo.
L’Italia è una federazione composta da 60 milioni di stati indipendenti. Ognuno con Costituzione propria.

Non è tutto nero….se ne riparlerà quando il paese passerà di mano, da chi non la merita, i cittadini di oggi, ai figli di chi è venuto a lavorare.
Si stupirà di quanta condivisione avremo.

Maurizio Isma
Maurizio Isma
13 anni fa

La ringrazio.
Condivido molto di quanto ha scritto, ma bisogna invertire la tendenza, per poterci risollevare.
I valori che ha riportato sono comuni alla maggioranza degli italiani, per varie cause, in primis la mancanza della famiglia e dell’educazione che ne deriva.
Non è la scuola che deve educare i nostri figli, li deve istruire, l’educazione viene data tra le mura domestiche.
Da queste nostre riflessioni si potrebbe scrivere un ilbro,che tutti condividerebbero ma che pochissimi leggerebbero e quasi nessuno farebbe tesoro di quanto scritto.

Quello che volevo dire nel trafiletto era che dobbiamo prendere spunto da questi elementi per ritrovare unione, soprattutto finchè c’è chi anche tra le cariche dello Stato denigra la nostra storia, i nostri simboli.

Daniele Rech
Daniele Rech
13 anni fa

Sono pienamente d’accordo con Maurizio. Dovremmo tutti, ma TUTTI leggere il DISCORSO AGLI ATENIESI di Pericle, scritto circa 2500 anni fa, ma ancora attualissimo, per comprendere cosa è il senso di appartenenza di un popolo e la Democrazia con la D maiuscola (basta cercare su google).

Daniele Rech
Daniele Rech
13 anni fa

Il dato incontestabile che l’astensionismo al voto sta per diventare il maggior partito non induce a riflettere che l’attuale clase politica è sempre meno rappresentativa del popolo italiano? Come può l’attuale Governo affermare continuamente che “la maggioranza degli Italiani è con noi?”. forse la maggioranza di chi ha partecipato ativamente al voto, ma gli altri? Vi ricordate l’intervento militare contro l’Irak di Saddam Hussein? Tutta l’Italia, da Nord a Sud era strapiena di bandiere multicolori con la scritta PACE, e sono sicuro che esprimevano una volontà bipartisan, ma chi era al potere ha voluto comunque intervenire, mentre secondo me bastava intervenire contro AlQueda in Afganistan (i Talebani, responsabili dell’attacco agli USA erano all’epoca completamente estranei all’Iraq). Lo stesso sta per accadere col ritorno all’energia nucleare, bocciata a suo tempo dalla stragrande maggioranza degli Italiani. Occorrerà un nuovo dispendioso referendum per bocciarla un’altra volta, chiedete ai Francesi quanti problemi sono sorti a questo proposito, per non parlare del tuttora insoluto problema delle scorie radioattive.
Comunque ritengo che la maggioranza di noi sia per il Tricolore e per l’Inno di Mameli. Ricordiamoci che Verdi era diventato il simbolo del Risorgimento (e quindi dell’Unità d’Italia).



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