Risultati per "banche"

Combattere l’evasione fiscale in Italia e all’estero. Un beneficio per tutti

postato il 25 Febbraio 2012

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

I risultati che questo governo, e chi lo appoggia, stanno ottenendo nella lotta all’evasione fiscale sono encomiabili e sono la dimostrazione che, se fosse stata condotta in modo altrettanto efficace dai precedenti governi, l’Italia oggi starebbe molto meglio.

Soprattutto è la riprova che la vera lotta all’evasione fiscale non si fa con i condoni che avvantaggiano chi evade e mortifica gli onesti; tutto questo è salutato con favore dagli italiani come è dimostrato dalle recenti ispezioni che hanno visto coinvolte Cortina, Milano, Napoli, Roma, Courmayeur salutate con favore dalla gente anche alla luce delle cifre venute fuori e che ricordiamo per amor di cronaca: a Cortina i ristoranti hanno fatturato fino al 300% rispetto allo stesso giorno dell’anno precedente, i commercianti di beni di lusso fino al 400% in più, i bar fino al 40% in più, i controlli sui possessori di 251 auto di lusso di grossa cilindrata avevano fatto emergere 42 proprietari che faticavano a “sbarcare il lunario”, avendo dichiarato meno di 30 mila euro lordi di reddito sia nel 2009 sia nel 2010, mentre 16 auto erano intestate a contribuenti che hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi, senza contare le auto di grossa cilindrata intestate a società che sia nel 2009 sia nel 2010 avevano dichiarato in 19 casi di essere in perdita, mentre in 37 casi hanno dichiarato meno di 50 mila euro lordi.

A Napoli si è riscontrato un aumento medio dell’incasso, un po’ come è successo ai negozianti di Cortina, che è andato dal +133% al +985%. Uno scenario quasi irreale. Che si è complicato quando, dati alla mano, la Guardia di Finanza ha dichiarato che al termine dei controlli effettuati ben l’82% degli esercizi controllati ha presentato un qualche tipo di irregolarità. Su 386 esercizi controllati ben 317 non adempivano agli obblighi di legge.

Contemporaneamente a queste ispezioni, il governo, per andare a stanare i grandi evasori, che generalmente evadono tramite conti all’estero e società in paradisi fiscali, ha stretto una serie di accordi con Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, USA da cui il governo italiano ha adottato le norme anti evasione che mettono sotto torchio le banche: in pratica gli istituti bancari di tutti i paesi aderenti all’accordo dovranno controllare i loro clienti che sono contribuenti e hanno attività finanziarie all’estero superiori a 50mila dollari; questi contribuenti dovranno fare una dichiarazione dei loro beni esteri al fisco Usa, pena una sanzione di 10mila dollari (che diventano 50mila se il contribuente continua a essere reticente dopo la notifica del fisco USA). Fin qui la cosa riguarda i cittadini statunitensi, ma l’obbligo di comunicazione  riguarda anche quei soggetti non statunitensi  che hanno partecipazioni americane di peso (quindi, ad esempio, società italiane con quote Usa). Anche loro sono obbligati alla comunicazione e la sanzione è un prelievo da parte della stessa banca del 30% della somma depositata nel conto corrente. L’importo verrà poi versato al fisco statunitense. In pratica le banche europee dovranno fare da delatori ed esattori per conto di un paese estero, dando vita ad un grosso onere per gli istituti di credito europei.

Ma, ed è questa la vera novità, la suddetta norma presto potrebbe riguardare direttamente i contribuenti nostrani, in quanto queste regole dovrebbero diventare reciproche, come normalmente accade in caso di accordi tra Stati, e quindi un fisco straniero (statunitense, francese, britannico o tedesco) controllerà i conti esteri dei cittadini italiani, fornendo poi i dati al fisco italiano che erogherà le salatissime multe di cui sopra.

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Rassegna stampa, 29 gennaio ’12

postato il 29 Gennaio 2012
Dopo il decreto Salva-Italia, la riforma delle pensioni e le misure su liberalizzazioni e semplificazioni, il Governo Monti affronta un altro impegnativo giro di riforme, a partire dal rinnovamento del mercato del lavoro. Due letture, centrali, su questo argomento le tiriamo fuori dalla Repubblica di oggi: la prima è del vicedirettore del quotidiano, Massimo Giannini, che spiega nel dettaglio il piano di riforma elaborato dal Ministro Elsa Fornerno; la seconda è a firma, invece, di Eugenio Scalfari che, citando una sua vecchia intervista allo storico segretario della CGIL Luciano Lama, mette al muro i sindacati che continuano a dichiararsi indisponibili al piano di riforma del Governo. Del resto, Fourquet sul Sole elogia il cammino riformista intrapreso dal Governo e indica quali sono i prossimi passi da compiere: il primo, come rilancia anche Guiso sullo stesso giornale, è quello di ridurre il carico fiscale e procedere a un grande piano di standing review (meno spese per meno tasse). Spazio poi al tema della giustizia e alla possibilità dell’abolizione del valore legale del titolo di studio (noi ne avevamo scritto qui, per chi volesse conoscere la nostra opinione). Infine, da leggere il bel (e triste, purtroppo) pezzo di Pierluigi Battista – lo trovate su La Lettura del Corriere – sulla fine dell’illusione liberale nel nostro Paese: tutti liberali, vent’anni fa (forse), pochi e sparuti, i liberali di oggi.

Lavoro, ecco il piano Fornero (Massimo Giannini, La Repubblica)

Una lettera per la Camusso che viene da lontano (Eugenio Scalfari, La Repubblica)

Un poker di riforme per una svolta duratura (Fabrizio Fourquet, Sole24Ore)

Meno spese per meno tasse (Luigi Guiso, Sole24Ore)

Rai nella bufera la Lei proroga Maccari al Tg1. (Annalisa Cuzzocrea, la Repubblica)

«Libano Paese chiave, l’Italia ha il dovere di restarci». (Maurizio Caprara, Corriere della Sera)

II libro nascosto e il complesso svelato. (Aldo Cazzullo, Corriere della Sera)

Il peso (perduto) della laurea. (Andrea Garibaldi, Corriere della Sera)

Giavazzi: “Non diamo più agli atenei lo stesso peso” (Corriere)

E Scola scaricò Formigoni “Non partecipo alle marachelle”. (Andrea Tornielli, La Stampa)

Sulla giustizia l’Europa resta un miraggio. (Donatella Stasio, il Sole 24 Ore)

L’urgenza dell’agenda digitale e la fragilità (informatica) dei Comuni. (Edoardo Segantini, Corriere della Sera)

Le colpe delle banche che non fanno credito. (Dario Di Vico, Corriere della Sera)

Equità e convivenza (Enzo Bianchi, La Stampa)

La cittadinanza non basta (Giovanna Zincone, La Stampa)

La fine dell’illusione liberale (Pierluigi Battista, La Lettura del Corriere)

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La rivoluzione del Project financing

postato il 24 Gennaio 2012
 

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Per l’economia di un paese il capitolo infrastrutture è molto importante, non solo per l’incidenza diretta sul PIL, ma anche perché permettono di creare quelle condizioni affinchè possano sorgere nuove imprese e quelle esistenti vedano migliorata la produttività (pensiamo agli effetti che può avere una migliore rete stradale nel trasporto merci, o una migliore rete elettrica nei costi di energia per una azienda).

In tal senso il pacchetto liberalizzazioni di Monti contiene delle importanti novità e mi preme sottolineare in particolare quelle che vanno dall’articolo 42 all’art. 44 e che riguardano la partecipazione dei privati nella realizzazione di infrastrutture (tramite il project financing) e nel finanziamento delle medesime tramite i project bond (emessi dai comuni).

Il primo punto in Italia non ha mai sfondato davvero, come si vede da una indagine della Banca Europea in cui si afferma che tra il 1990 e il 2009 in Europa sono stati realizzati in project financing 1.340 progetti; di questi il 53% è stato realizzato nel Regno Unito, il 12% in Spagna, e solo il 3% in Italia.

Come mai questo ritardo in Italia? Intanto in Italia, spesso ci si aggiudica le gare, senza che però poi vi siano i finanziamenti dalle banche, con il risultato che le opere vengono bloccate, inoltre, in Italia il Project Financing è sempre stato visto come una soluzione di ripiego cui ricorrere solo in caso di mancanza di risorse pubbliche. In questo senso ha deciso di operare Monti che optato per facilitare l’apporto di risorse delle assicurazioni nel Pf, consentendo di farle rientrare tra “le riserve tecniche”, mentre nell’articolo 41 comma 5 bis i promotori privati sono obbligati a coinvolgere le banche dalla fase di presentazione del progetto. Infine, nell’articolo 42 C.2, il decreto permette al privato di avere introiti immediati tramite la gestione di opere connesse.

Tutto questo però non era sufficiente e quindi vi sono altre novità, ovvero i project bond: la nuova norma stabilisce che le società costituite al fine di realizzare e gestire una singola infrastruttura o un nuovo servizio di pubblica utilità possono emettere obbligazioni per finanziare l’opera (project bond). Questa norma riguarda anche l’ambito pubblico, infatti comuni, province, città metropolitane e altri enti locali potranno attivare, per il finanziamento di singole opere pubbliche, prestiti obbligazionari di scopo garantiti da un apposito patrimonio destinato (che potrebbe essere costituito anche dai beni stessi del comune o dell’ente locale coinvolto). Inoltre il testo prevede il contratto di disponibilità per la realizzazione di opere, con l’obiettivo di favorire ulteriormente il partenariato pubblico-privato, applicabile sia alle opere ordinarie che alle opere di interesse strategico. Infine è stata introdotta una nuova disciplina in materia di concessioni che individua il partenariato pubblico-privato quale strumento da privilegiare per la realizzazione di nuove strutture carcerarie. I costi di realizzazione saranno finanziati interamente con capitale privato reperito attraverso strutture bancarie, che potrà essere integrato, in misura non inferiore al 20%, con il finanziamento da parte di investitori istituzionali, come le fondazioni.

 

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Casini: “Indietro non si torna, il decreto si può solo migliorare”

postato il 22 Gennaio 2012

E’ tempo di riforme, cominciamo dalla giustizia

L’intervista pubblicata su ‘Il Messaggero’ di Barbara Jerkov

Per le categorie interessate il pacchetto liberalizzazioni pretende di far troppo. Per il Pd troppo poco. Berlusconi si è detto deluso dal governo dei tecnici prevedendo: «Presto verremo richiamati noi».

E il suo giudizio presidente Casini? Il decreto Monti ha fatto troppo o troppo poco?
«I giudizi contrapposti sono la miglior certificazione che si è mosso qualcosa di importante», risponde il leader dell’Udc. «Si doveva mettere in moto un gigante, non era facile rompere le incrostazioni e l’immobilismo di anni. Il bicchiere è mezzo vuoto e mezzo pieno, d’accordo; per me ciò che conta è che sia mezzo pieno. Se era tutto così semplice da fare, allora perché non l’hanno fatto in governi precedenti?».

Pdl e Pd già preannunciano una massa di emendamenti in Parlamento. Il Terzo Polo farà altrettanto?
«Siamo sempre disponibili a introdurre elementi migliorativi. Se invece qualcuno pensa di bussare alle nostre porte per annacquare gli elementi di concorrenza, si risparmi pure la fatica perché noi pensiamo che a forza di recepire le istanze corporative l’Italia sta morendo». [Continua a leggere]

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Ricominciamo da infrastrutture e piccole e medie imprese

postato il 6 Dicembre 2011

“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Pezzati

Dopo 10 anni in cui il settore delle infrastrutture è stato sistematicamente mortificato, si torna ad investire con decisione su questo importante volano di crescita.

E’ una decisione importante perchè investire sulle infrastrutture porta benefici nel breve periodo e nel lungo periodo: nel breve periodo, porta lavoro ha ricadute positive in un vastissimo indotto; nel lungo periodo, infrastrutture eccellenti, permettono alle aziende di risparmiare sui costi, le merci viaggiano più speditamente, i cittadini usufruiscono di servizi migliori.

Con il Governo Berlusconi, o meglio con l’intervento di Tremonti, nel triennio 2009-2011 sono state ridotte del 34% le risorse per le nuove infrastrutture (il livello più basso degli ultimi 20 anni) trasformando l’Italia  nel Paese dei cantieri fermi.

Ora invece, il capitolo infrastrutture torna prepotentemente alla ribalta grazie a 5,2 miliardi di euro che Monti e il CIPE destineranno a cantieri e progetti fermi da troppo tempo: il MOSE a Venezia, l’alta velocità, la statale ionica, il porto di Taranto e la metropolitana di Napoli.

Considerando che la maggior quantità di merci viaggia per mare, la notizia dei fondi per il porto di Taranto, non può che fare piacere, perché è segno di un investimento realizzato non per accontentare oscuri appetiti politici e locali, ma per un preciso ragionamento economico: favorire il commercio e quindi la crescita economica.

Altro punto fondamentale dell’agenda economica sono le Piccole e Medie Imprese (PMI) che sono la base del tessuto imprenditoriale italiano: tramite il rifinanziamento per 20 miliardi del Fondo di Garanzia per le PMI, queste ultime avranno un importante iniezione di liquidità che servirà a contrastare la contrazione e le difficoltà dei prestiti bancari, motivati da una situazione di grande illiquidità e tensione nel mercato interbancario che ricorda la situazione venutasi a creare dopo il fallimento delle banche americane.

Infine il terzo punto a cui guardare con favore è la totale deducibilità dall’IRAP della componente lavoro, che permette di premiare le aziende che assumono e stimolare la lotta alla disoccupazione,  si stratta de “il meccanismo Ace”, ovvero la riduzione delle imposte sugli utili “connessi al rendimento del nuovo capitale immesso nell’impresa” e permette di aumentare la capitalizzazione del sistema produttivo rinforzandolo e dando nuovo stimolo alla crescita economica.

Questi punti, se realizzati correttamente, possono dare un grosso stimolo all’economia italiana che potrebbe finalmente tornare a crescere con ritmi pari a quelli dei paesi europei più avanzati.

 

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Questo governo deve fare ciò che non ha fatto la politica

postato il 5 Dicembre 2011

Diamo vita a un coordinamento dei gruppi parlamentari

Questo governo oggi sia assume l’onore di fare quello che noi non abbiamo saputo fare. La politica può continuare nella logica della vigliaccheria o dello scaricabarile oppure assumersi la responsabilità della condivisione e della partecipazione all’impegno nazionale. Noi abbiamo scelto questa seconda strada: non siamo contenti ma siamo convinti.
Abbiamo dato vita a un governo dove non siedono i rappresentanti dei partiti ma tante persone che stimiamo e non ci sono estranee. Non ci possono essere pavidità o furberie nel sostenerlo. Per cui chiediamo a chi lo sosterrà di dar vita a un coordinamento dei gruppi parlamentari limpido, palese e trasparente.
Stiamo rispondendo al bisogno di futuro dei nostri figli.

Pier Ferdinando

L’intervento integrale

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Rassegna stampa, 30 novembre 2011

postato il 30 Novembre 2011
Vi suggerisco di leggere l’appello che il Presidente della Consob, Giuseppe Vegas, lancia dalle colonne de ‘La Repubblica’. L’intervento di Vegas è molto serio. La Banca d’Italia dovrebbe esaminare in modo approfondito la situazione perché i criteri stabiliti dall’Autorità di vigilanza delle banche (Eba) sono discutibili e penalizzanti per le banche italiane, che non sono meno virtuose di quelle europee.
Le banche italiane hanno usato la testa in questi anni evitando di riempirsi di titoli tossici, non devono essere penalizzate.

Pier Ferdinando

Berlusconi chiama Casini e Maroni gli tende una mano (Pierre De Nolac, Italia Oggi)

Nencini: «Il Psi vuole l’alleanza con Casini» (QN)

Il ribelle del «manifesto» che seppe raccontare la sinistra. (Paolo Franchi, Corriere della Sera)

Depressione, il grande tabù svelato da Lucio Magri (Armando Massarenti, il Sole 24 Ore)

Una discussione a Carta aperta (Ernesto Galli Della Loggia, Corriere della Sera)

Vegas: allarme banche: “Non c’è più liquidità (Massimo Giannini, la Repubblica)

Il vento cambia per la casta (Marcello Sorgi, La Stampa)

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