Quando la natura alza la voce
“Riceviamo e pubblichiamo” di Roberto Dal Pan
A voler ben guardare, si individua facilmente un comune filo rosso che collega i disagi di questi ultimi giorni con mezza Italia sotto la neve ed i terribili momenti delle alluvioni in Liguria e Toscana; anzi, seguendo quel filo comune si risale ancora indietro nel tempo passando di disastro in disastro fino ad attraversare tutta la nostra penisola in lungo ed il largo.
Il denominatore comune di quasi tutte le calamità naturali degli ultimi anni è sempre lo stesso: il progressivo abbandono del territorio e l’allentamento delle tutele una volta riservate ai terreni anche nelle aree a minor inurbamento. Persino in occasioni delle recenti copiose nevicate, non è fuori luogo considerare la questione della prevenzione sul territorio; logicamente non si può pensare di prevenire le nevicate, è pero del tutto legittimo pensare di prevenire catastrofi originate da una cattiva gestione dell’ambiente cittadino o rurale, affinché il malgoverno dei territori non finisca per peggiorare una situazione già critica.
D’altronde un collegamento simile era già stato evidenziato nell’editoriale pubblicato sul numero 6/2011 della rivista “Energia, Ambiente ed Innovazione”, bimestrale dell’ENEA, dal significativo titolo “Quando la natura alza la voce”; nell’articolo infatti si parlava profeticamente di “città resilienti, cioè in grado di resistere ad alluvioni, ondate di calore, nevicate eccezionali”. Anche in quell’editoriale si rilevava infine come l’imputato numero uno fosse sempre il cambiamento climatico pur se in realtà i dati ben indicassero nell’urbanizzazione spesso selvaggia, quando non abusiva, e nell’abbandono del territorio i veri responsabili dei disastri ambientali.
A dimostrazione di un comune sentire che pervade ambito molto diversi, un recentissimo comunicato di FedAgri – Emilia Romagna, emesso in seguito alle recenti nevicate, segnala lo stato di grande preoccupazione per le aziende agricole dei territori dell’Appennino Alto-Romagnolo individuate quali “indispensabile presidio territoriale e di tutela ambientale”, usando quindi quasi le stesse parole dell’articolo citato poc’anzi.
In molte parti del nostro Paese, territori che grazie all’agricoltura avevano visto in passato lunghe fasi di ricchezza hanno poi vissuto il decadimento ed il conseguente abbandono della gestione di corsi d’acqua, dei canali e delle strade silvo-pastorali, diventando quindi terreno ideale per frane ed eventi alluvionali; senza contare che la mancata manutenzione dei boschi e dei pascoli mette il territorio nelle condizioni di non essere in grado di sopportare eventi climatici improvvisi e violenti.
In questo panorama veramente preoccupante, piace però rilevare come finalmente pare di poter esprimere un cauto ottimismo di fronte alle recenti notizie che giungono dal nuovo Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che ha recentemente sbloccato una parte consistente di finanziamenti finalizzati proprio alla prevenzione del dissesto idrogeologico. Speriamo veramente che questa rinnovata attenzione anche da parte ministeriale segni un nuovo inizio nel modo di gestire il territorio e le sue problematiche; speriamo davvero che la natura, per farsi sentire, non debba alzare la voce un’altra volta.