postato il 5 Aprile 2012 | in "Ambiente, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

La siccità mette in ginocchio il Nordest

“Riceviamo e pubblichiamo” di Maurizio Isma

Mentre parte del Paese era alle prese con straordinarie nevicate il Nordest ed in principal modo la provincia di Belluno si apprestava a vivere l’emergenza siccità più lunga dell’ultimo mezzo secolo.

Il perdurare delle anomale condizioni meteorologiche, 79 mm di pioggia negli ultimi quattro mesi contro i 409 dello stesso periodo dell’anni precedente (fonte Castionmeteo.it), hanno determinato una situazione di grave insufficienza nei bacini idrici dei corsi d’acqua ed hanno spinto, dopo numerose richieste, il presidente Luca Zaia con propria ordinanza a dichiarare lo stato di crisi idrica su tutto il territorio veneto.

Quella di Zaia non è però l’unica iniziativa, da tempo ormai la regione ha vietato l’accensione di fuochi liberi e molti comuni sono corsi ai ripari con ordinanze contro gli sprechi d’acqua che non sempre vengono però rispettate.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg in quanto già da settimane in alcuni comuni montani  l’acqua arriva con le autobotti a causa  della siccità, ma anche della rete idrica che spesso presenta perdite dovute al fatto che, come affermato dal sindaco di Sovramonte Federico Dalla Torre, “col disgelo il terreno si muove, e condotte vecchie di decine d’anni si rompono”.

Se le utenze domestiche sono a rischio bisogna anche ricordare che l’acqua dei fiumi e dei laghi di montagna, ormai a secco, serve per l’irrigazione delle colture in pianura oltre che per la produzione di energia elettrica con le decine di centraline sparse per il territorio, infatti l’Enel ha comunicato che la siccità in Veneto ha comportato da inizio anno una riduzione della produzione da fonte idroelettrica di circa il 40% rispetto alla media del periodo. Inoltre i laghi sono un’attrattiva per i numerosi turisti che vogliono godere della bellezza delle Dolomiti patrimonio dell’umanità e il vederli vuoti oltre al problema non secondario della moria della fauna ittica, rivoluziona il paesaggio danneggiando ulteriormente questo settore già messo a dura prova dalla scarsità delle nevicate invernali che hanno reso difficile l’innevamento delle piste da sci.

Quella che perciò può sembrare un’emergenza circoscritta a pochi comuni è invece una situazione che coinvolge milioni di cittadini con ripercussioni oltre i confini regionali.

Al fattore meteorologico sul quale l’uomo, oltre a cercare di rispettare di più l’ambiente, non può far nulla ( nonostante il servizio wheathercontrol di Google) si aggiungono gli immancabili piromani che si divertono ad appiccare incendi, che per essere spenti necessitano di ulteriore acqua che va a ridurre le portate delle falde e di conseguenza ad acuire l’emergenza.

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Lino Franzini
Lino Franzini
12 anni fa

Tra i paradossi Italiani quello dello spreco delle acque è uno dei più ecclatanti. Si legge e si parla di sprechi dalle condutture, di sprechi in agricoltura e dai rubinetti e nessuno parla dei grandissimi sprechi delle acque dei torrenti Emiliani che scendono dal crinale Appenninico nei periodi di abbondanza.
Questo è il vero e gigantesco spreco delle acque; solo il torrente Enza tra Parma e Reggio Emilia fa passare sotto il ponte di Vetto 293 milioni di metri cubi di acqua all’anno, prevalentemente nei periodi di piena, che oltre allo spreco mettono a rischio di alluvioni l’intera valle dell’Enza.
Nel 1988 iniziarono i lavori di costruzione della diga di Vetto per accumulare solo 102 milioni di metri cubi e restituirli nei periodi di siccità per usi plurimi; i lavori furono sospesi nel 1989 e mai ripresi e a tutt’oggi per irrigare le terre della food Wally si continua ad usare le acque del Po (inquinate?) e non quelle di colore verde/azzurro di montagna.
Le acque si sprecano quando non si utilizzano; usarle per usi irrigui, civili, industriali, per produrre energia elettrica, ridurre l’inquinamento, creare posti di lavoro, ecc. non è sprecale; sprecarle è buttarle via come sta succedendo in Emilia e nessuno fa nulla per fermare questo spreco.
Chissà perchè si autorizzano i piccoli invasi a valle dove occorre scavare della ghiaia per realizzarli?.
Lino Franzini



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