Perché salvare un progetto è vitale
“Riceviamo e pubblichiamo” di Mario Mantovani
Questa mattina sono dovuto intervenire nella gestione di un progetto aziendale che incontra molte difficoltà: ho sostituito il project manager, che non riusciva a produrre un piano credibile, con responsabilità e tempi certi. Le difficoltà, che pure sono solo in piccola parte dipendenti dalla nostra azienda, non facevano che aumentare e le carenze del piano davano a tutti un alibi perfetto per non assumersi responsabilità.
Ho chiamato i soci di maggioranza e minoranza, ho raccontato la situazione senza nascondere le difficoltà, abbiamo deciso insieme come sostituire il project manager.
Cose di tutti i giorni nelle aziende, ma quando in difficoltà c’è un Paese grande come l’Italia, le preoccupazioni e le complessità sono di dimensioni ben diverse. Però il parallelo aiuta a comprendere problemi e soluzioni.
Quando Tremonti (il nostro project manager nel difficile mare dell’economia) ha mostrato di essere in difficoltà nel produrre un piano credibile per uscire dalla morsa dell’alto debito e della bassa crescita, Berlusconi (l’Amministratore Delegato, che mi perdonerà l’irriverenza del paragone con lo scrivente) ha deciso in sostanza di prendere il suo posto, senza peraltro rimuoverlo dall’incarico. Ha parlato solo con la Lega ed una parte del PdL (i soci di maggioranza), senza considerare tutti gli altri (l’altra parte del Pdl e la minoranza), senza la necessaria trasparenza verso gli italiani e le autorità europee.
Nemmeno lui riesce a fare un piano credibile, nonostante l’architetto (la BCE) gli abbia inviato un progetto abbastanza dettagliato (che è altra cosa da un piano).
Quindi ora anche lui è parte del problema e non può più trovare la soluzione.
Per me salvare il progetto è vitale. Se sbaglio tutto ciò di buono che ho fatto prima non varrà nulla e il mio futuro in azienda sarà compromesso.
Pensi solo a questa crisi, Presidente, non al prima né al dopo. Chieda a tutti i soci di nominare un nuovo amministratore delegato ed un nuovo project manager, che godano di una fiducia largamente condivisa. Un amministratore delegato al quale possa trasmettere ciò che rimane della sua visione e dei suoi obiettivi, un project manager che sappia fare i piani, non guardi in faccia a nessuno e non perda tempo.
Uscire dall’emergenza è più semplice di quanto non sembri. Poi, tra un anno, un nuovo governo potrà affrontare – da pari a pari con gli altri grandi Paesi europei – i veri problemi che pongono nubi nere sul futuro del nostro continente. Quelli per i quali nessuno ancora riesce ad immaginare le soluzioni.
Ottima la metafora dell’azienda. Personalmente credo che non sia facile uscire da questa crisi, ma nemmeno impossibile.
Bisognerebbe soltanto eliminare alcuni “cancri” che attanagliano la nostra Italia, come ad esempio l’evasione fiscale, il problema del clientelismo, i costi della politica. Tuttavia, un buon project manager saprebbe farlo. Ora, bisogna chiedersi: riuscirà l’a.d. ad avere l’umiltà di ricominciare da capo? Avrà l’umiltà di dire “non ci siamo mossi bene fino ad ora?” O, come sarebbe normale, avra’ l’umiltà di fare un passo indietro?