postato il 20 Giugno 2010 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo"

I Fantastici 4 e gli sprechi in salsa leghista: Brancher nuovo ministro del federalismo

lega ladrona

di Giuseppe Portonera

E con questo siamo arrivati a quattro. Dopo Raffaele Fitto (Ministro degli Affari Regionali), Umberto Bossi (Ministro per le Riforme Istituzionali) e Roberto Calderoli (Ministro per la Semplificazione Normativa), infatti, arriva Aldo Brancher, nominato ieri Ministro per l’Attuazione del Federalismo. Quattro (quattro!) ministri tutti deputati al lungo (e farraginoso) processo di federalizzazione della nostra repubblica: un ottimo inizio per quella che da tempo ci viene propagandata come la soluzione ad ogni spreco economico italiano. Di cui però, si ignorano i dettagli: quanto costerà, se funzionerà, quando entrerà in vigore. Forse è per questo che si è sentito il bisogno di assegnare a quattro uomini diversi (tutti adeguatamente stipendiati) la sovrintendenza a questo processo? O perché, molto più probabilmente, questo Federalismo altro non è che un vero e proprio terno a lotto.

Dal punto di vista politico, il perché della nomina del ministro Brancher è fin troppo chiaro: questi è infatti contemporaneamente sia un fedelissimo di Berlusconi che uomo di contatto tra il PDL e la Lega. Assomiglia molto al prototipo del nuovo partito tremontian-leghista: metà post-forzista e metà post-bossiano.  Dal punto di vista amministrativo invece è assolutamente superflua: si tratta solo di un ministero vuoto, una poltrona simbolica che vorrebbe coprire le difficoltà che sta incontrando il Federalismo, sempre più in bilico e incerto. Senza contare poi il fatto che il presidente del Consiglio abbia preferito procedere a questo tipo di nomina, quando il ben più importante ministero delle Attività Produttive è ancora vacante e che, in questo modo, il governo ha raggiunto quota 64 membri, in piena crisi economica e con minacce di tagli durissimi all’orizzonte: il comune sentire avrebbe assai gradito che a fare le prime rinunce fossero i super stipendiati politici, che invece preferiscono continuare a ingrassare felicemente. Con che faccia poi si possono chiedere sacrifici agli italiani? In tempo di austerity e di crisi, l’unica soluzione utile propagandata sembra essere quella del Federalismo, di cui però, conti ufficiosi, fissano il costo alla bellezza di 130 miliardi di euro! Fondi la cui provenienza non è proprio chiarissima: in un paese in cui il debito pubblico (nel 2009) ammontava al 115,80% del nostro PIL totale (1.761.191 € contro 1.528.546 €), dove troveremo tutti questi soldi? In quadro complessivo di riordino amministrativo si potrebbe benissimo procedere a un taglio drastico delle provincie o dei comuni federalismosuperflui. Ma abbiamo visto come la Lega di lotta e di governo abbia minacciato la guerra civile se si sarebbero mai tagliate amministrazioni a loro vicine: e allora, che senso ha tagliarne solo alcune? Noi di Estremo Centro, grazie alle ottime analisi di Antonio Di Matteo, di Andrea Ugolini e di Gianluca Enzo Buono, queste domande ce le siamo poste e abbiamo anche cercato delle risposte, vi consiglio di leggerle attentamente. Per questo hanno ben detto sia il nostro capogruppo al Senato, Gianpiero D’Alia, che ha parlato di un maldestro tentativo di  “rimediare all’assenza di risorse e alla nebulosità dei costi di questo Federalismo, moltiplicando i ministri che dovranno occuparsi di far decollare una riforma nata male e ammazzata nella culla dalla manovra correttiva”, che il nostro leader Casini, che ha spiegato come ci voglia più “serietà e determinazione: bisogna pensare alle risposte che servono, perché la crisi  c’è oggi, non domani. Bisogna tagliare la spesa pubblica e le provincie”. Se solo qualcuno avesse il buon senso di ascoltarci.

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antonio di matteo
antonio di matteo
13 anni fa

lega lega lega… sempre e solo lega… e l’italia???



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