postato il 8 Febbraio 2011 | in "Giustizia, In evidenza, Riceviamo e pubblichiamo"

La triste maschera del processo breve

Vedere Silvio Berlusconi e il suo governo occuparsi della riforma della giustizia è come stare a guardare un bracconiere che riforma la legislazione sulla caccia o affidare al peggiore capitalista di questo mondo la riforma del diritto del lavoro. E’ mai possibile che in Italia si debba occupare di riformare il processo penale un signore che passa gran parte delle sue giornate a confabulare con i suoi avvocati per evitare i processi e dunque allungarli all’inverosimile fino all’agognata prescrizione? Si aggiunga a questo paradosso l’assenza di un progetto nuovo di riforma, magari scritto come ha sottolineato il vicepresidente del Csm Michele Vietti, e l’idea di catapultare Marco Pannella al Ministero della Giustizia per compiere la “grande riforma”. In realtà non esiste nessuna grande riforma, ma esiste solo l’esigenza di salvaguardare il Premier dai suoi guai giudiziari. Così dopo che la Corte costituzionale ha azzoppato il “legittimo impedimento”, creatura dell’avvocato Ghedini, l’entourage del Presidente del Consiglio ha ritirato fuori dal cilindro il mitico “Processo breve”.

Peccato che in questa riforma di breve ci sia solo il tempo per azzerare i processi, non solo quelli del Premier. Effettivamente se uno ci pensa bene l’idea è geniale: visto che non possiamo eliminare i processi (eppure gli piacerebbe tanto) li rendiamo monchi, li priviamo della decisione. Togliendo anche un po’ di risorse economiche a forze dell’ordine e magistrati il gioco è fatto: il Cavaliere può dormire sogni tranquilli e con lui tutti i potenti che hanno guai seri con la giustizia. Il processo breve sarebbe infatti una vera e propria manna dal cielo per gli imputati di altri grandi processi in corso (casi di Eternit, ThyssenKrupp, Cirio, Parmalat e diversi casi di malasanità) che vedrebbero in breve tempo estinguersi i loro processi. Ciò che è sconcertante non è solamente il fatto che per risolvere i suoi problemi personali con la giustizia il Presidente del Consiglio metta a rischio prescrizione  il 50% dei procedimenti pendenti a Roma, Bologna e Torino; il 20-30% a Firenze, Napoli e Palermo, ma che disegni una giustizia dove giungano a termine solo i processi dei poveracci che rubano nei supermercati e che non hanno l’avvocato Ghedini, mentre tutti gli altri processi, anche quelli per i reati più gravi, la cui linea di confine con i reati di mafia è assai sottile, andranno in fumo.

Nel governo non c’è nessuna volontà di riformare la giustizia, c’è solo un’azione coordinata su più campi per tentare di mantenere a galla un Premier che rischia di andare a fondo per il suo immobilismo e per i suoi problemi personali. In questa strategia di sopravvivenza il “Processo breve” è solo un bel nome, una maschera d’oro che parla di riforma epocale del rapporto tra cittadino e giustizia, ma che in realtà nasconde il triste volto di un uomo, attaccato al potere e che non vuole, come tutti i comuni mortali, rispondere delle proprie azioni alla giustizia.

“Riceviamo e pubblichiamo” di Adriano Frinchi

3 Commenti
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13 anni fa

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luisella
luisella
13 anni fa

Urge un accordo tra tutte le opposizioni per cambiare Governo e maggioranza.Poi cambiare la legge elettorale ed tornare ad una politica seria!

Adriano Frinchi
Adriano Frinchi
13 anni fa

Cara Luisella,
concordo sulle priorità che fissi, ma temo che prima sia necessario un passo indietro del Cavaliere che potrebbe anche avvenire sotto la spinta giudiziaria o la rabbia della Lega.



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