postato il 10 Settembre 2011 | in "In evidenza, Politica, Riceviamo e pubblichiamo, Spunti di riflessione"

L’orgoglio di una scelta (giusta)

“Riceviamo e pubblichiamo” di Giuseppe Portonera

Pier Ferdinando Casini ha appena concluso il suo discorso conclusivo alla convention di Chianciano 2011. È stato un discorso bellissimo, forte e chiaro come ormai quasi tutti quelli che fa nell’ultimo periodo: sono quei discorsi che, pur non cadendo mai nella banalità o nella foga retorica, puntano tutto sui contenuti, sulle proposte e sui progetti, abbandonando quella cripticità e quell’ambiguità che a giudizio comune facevano troppo vecchia Dc; sono quei discorsi che non fanno sconti a nessuno, senza per questo giocare con il vecchio vizio dello scaricabarile; sono quei discorsi che a partire dall’intervento alla Camera del mese scorso, hanno fatto guadagnare a Casini molti e nuovi consensi e stima anche sul mondo della Rete, di solito non esattamente tenero nei nostri confronti. Oggi, mentre Casini sul palco tuonava contro l’insufficienza del governo e rilanciava le nostre ricette per il salvataggio del Paese, ha trasmesso un entusiasmo e un’energia ai militanti e alla platea incredibili. A un certo punto alcuni settori del pubblico non si sono più potuti trattenere e sono esplosi in un’ovazione, urlando “Casini Presidente, Presidente, Presidente!”, in modo così spontaneo ed energico da far scattare in piedi anche me, che non sono certo un novellino di queste iniziative e so bene come spesso cose del genere siano concordate ex ante: ma non era questo il caso.

Stavolta in quell’esplosione di gioia e di festa c’era un sentimento sincero e antico: l’empatia e la soddisfazione che si provano quando ci si sente pienamente rappresentanti dal proprio leader. Eppure, per me, non è stato solo questo: c’è un’altra motivazione che mi ha spinto a “esplodere”: ed è, principalmente, una questione di “orgoglio”. Sì, proprio “orgoglio”. Perché l’edizione di Chianciano 2011 è stata per me la riprova “finale” che la scelta fatta l’anno scorso di restare nell’Udc siciliana, in un momento in cui sembravamo tutti destinati ad essere trascinati via dalle follie dell’autunno di un vecchio patriarca, in un momento in cui tanti amici preferirono lasciare la casa comune e veleggiare verso lidi che non potevano e non potranno mai essere “nostri”, non era solo “coraggiosa” o magari “ingenua”. Era giusta.

Grazie Pier, per avermelo confermato.



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