L’Italia e l’energia, quale modello di sviluppo?
Tutela dell’ambiente, riduzione delle emissioni, valorizzazione delle energie rinnovabili e sostegno alle imprese che investono in tecnologie sostenibili e risparmio. Sono alcuni dei temi trattati venerdì 23 aprile nel corso del convegno “La Green Economy per un nuovo modello di produzione e consumo”, organizzato dall’Udc alla Camera dei deputati e moderato dal deputato Roberto Rao.
Rao: green economy nuova prospettiva di crescita. “C’è una nuova consapevolezza in Italia rispetto al tema dell’ambiente, e alle politiche ad esso legate – ha dichiarato Rao – Le politiche a favore dell’ambiente invece che rappresentare un “freno”, possono divenire “volano” per lo sviluppo economico soprattutto nel settore energetico, ma non solo. La green economy può determinare, anche nel nostro Paese, una nuova prospettiva di crescita, di benessere e di ricchezza economica a patto che si studino bene anche gli effetti che le politiche ambientali hanno sulla competitività delle imprese”.
Gli investimenti sulle energie rinnovabili sono realtà in numerose regioni italiane, ma nel complesso manca al nostro Paese una chiara politica energetica.
Numerosi studi dimostrano che un massiccio investimento sulle fonti rinnovabili permetterebbe all’Europa di avere una copertura per il 100% del suo sistema elettrico nel 2050. Lo spiega ad esempio il Rapporto dell’istituto di ricerca economica McKinsey, che analizza le varie opzioni per un sistema energetico ‘carbon-free’ del vecchio continente.
Secondo la ricerca, il nuovo sistema è attuabile e affidabile tanto quello attuale, e ridurrebbe i costi che l’Europa deve sostenere per l’importazione dei combustibili fossili.
Un massiccio investimento sulle energie rinnovabili inserito in un mix energetico che comprenda anche il nucleare – cavallo di battaglia dell’Udc in questi ultimi anni – potrebbe contribuire a rendere il nostro Paese più autosufficiente dal punto di vista energetico.
Libè: la sfida parta dai gesti quotidiani. La sfida deve partire però anche dai comportamenti quotidiani, come sottolinea il capogruppo dell’Udc in commissione Ambiente alla Camera, Mauro Libè: “I grandi comportamenti non servono se non c’è una sommatoria di piccoli comportamenti virtuosi. Bisogna senza dubbio sostenere le imprese che fanno innovazione e ricerca, ma serve anche promuovere piccoli comportamenti quotidiani orientati al risparmio, come spegnere la luce o chiudere l’acqua quando non n serve”.
“Sui temi ambientali – continua Libè – l’Udc si pone in una posizione di mediazione: tutela dell’ambiente, ma senza ammazzare le aziende, sviluppo del fotovoltaico ma stando attenti a non danneggiare l’agricoltura. C’è bisogno inoltre di figure preparate che sappiano guidare il processo di trasformazione nel campo ambientale, che conoscano i temi dello sviluppo legato all’ambiente per evitare errori in una giungla normativa che rischia di produrre gravi danni”.
Il sostegno alla Green economy deve quindi andare di pari passo con politiche di rifiuti zero, gli incentivi alla bioedilizia, la defiscalizzazione per le industrie che mettono in atto interventi di risparmio energetico.
Ciascun intervento va inoltre valutato sulla base del modello di sviluppo economico e delle esigenze del territorio.
Proposte Udc. Riportiamo, di seguito, alcune delle proposte avanzate negli ultimi anni dall’Udc.
– diversificazione delle fonti di energia
– rilancio della produzione di energia nucleare e riattivazione del patrimonio scientifico e tecnologico esistente
– diffusione e semplificazione degli incentivi per l’impiego delle fonti rinnovabili: sole, vento, biomasse (vegetali e rifiuti), riducendo l’impatto ambientale
– promozione ed incentivazione della diffusione di energia prodotta da privati mediante piccoli – medi impianti alimentati da fonti rinnovabili
– promozione della produzione congiunta di energia elettrica e calore nei singoli edifici
– aumento del numero di rigassificatori
– trasformazione dei rifiuti da problema a risorsa mediante la costruzione di termovalorizzatori
– sviluppo di una nuova capacità produttiva di energia elettrica privilegiando progetti di ristrutturazione di impianti esistenti
– promozione dell’efficienza energetica e del risparmio energetico a lungo termine, incentivando l’estensione della certificazione energetica degli edifici e il miglioramento dell’efficienza energetica dei trasporti (specialmente urbani)
– previsione di strumenti finanziari per attrarre investimenti in progetti di efficienza energetica e nelle società che forniscono servizi energetici
– potenziamento della capacità e dell’efficienza delle reti di distribuzione dell’energia e, in particolare, delle reti di interconnessione che trasportano e distribuiscono energia collegando più paesi europei.
Il tema dell’indipendenza energetica dell’Italia è strettamente attuale, ed è stato al centro dell’incontro di oggi tra Berlusconi e Putin. Il presidente del Consiglio ha dichiarato che, entro tre anni, cominceranno i lavori per la costruzione della prima centrale nucleare in Italia.
Quale pensate sia la strada migliore da percorrere? Dite la vostra
se si parla di efficienza energetica, produzione di energia rinnovabile, ecc, perchè poi si torna al nucleare? io non la vedo una scelta lungimirante. una volta un ragazzo diceva: di nucleare si poteva parlare 15-20 anni fa, allora si potevano fare le centrali, ma non ora. infatti, ora è tardi, troppo tardi. e non mi si venga a dire che le altre nazioni ancora costruiscono centrali nucleari. ma loro già ce le hanno e le integrano solo con nuove per sopperire a possibili guasti dovuti alla obsolescenza degli impianti in produzione. avete citato il wwf e il suo rapporto, e poi cadiamo sul nucleare… è una visione vecchia.
Io credo che adesso il nucleare in Italia serve solo
alla lobby del nucleare e non al paese,
sarei più favorevole ad insistere sulle energie alternative almeno
fin quando non ci mettiamo al passo con altri paesi europei come la Germania, anche perchè sono investimenti che tornano produttivi in brevissimo tempo, a differenza del nucleare, poi tra qualche anno si vedrà se proprio non se ne può fare a meno.
scusate, e poi si parla tanto di federalismo? c’è quello fiscale, c’è quello amministrativo, perchè non fare quello energetico? ogni regione produce quello che consuma. e poi sono problemi loro come produrre energia. mi sembra opzione ovvia. federalismo e federalismo. lombardi, veneti, laziali e campani (che sono i più grandi popoli italiani) avranno le loro centrali nucleari e gli altri no. sono problemi loro.
vorrei una Italia coraggiosa…la green economy è un’opportunità da approfondire
Siamo in un momento di crisi finanziaria, serve un forte investimento nelle opere pubbliche, per far ripartire l’economia, la green economy è un buon punto di partenza, sapendo che il nostro paese è quasi del tutto dipendente dall’energia straniera, purché sia economicamente vantaggiosa, se no, meglio puntare sul nucleare, di sicuro l’Italia dovrebbe essere più indipendente in campo energetico.
green economy. Il nuleare andrebbe discusso in Europa.
Le proposte qui elencate sono tutte ragionevoli, ma l’UDC dovrebbe avere il coraggio di aggiungerne altre, doverose, ma su cui ci saranno forti opposizioni:
– potenziamento della rete elettrica di trasmissione
– elaborazione di un Piano Energetico Nazionale
– eliminazione della concorrenza legislativa fra Stato e Regioni in materia di energia
e poiché nessuna forza politica ne sta parlando, l’UDC grazie a tali proposte si differenzierebbe dalla povertà di idee degli altri Partiti in tema di energia.
Occorre andare nella direzione esattamente opposta del federalismo energetico proposto in un commento qui sopra, sfidando la Lega e chi pensa di accodarsi ad essa. L’energia è una materia che riguarda geografie ben più ampie delle Regioni.
Prendiamo l’energia elettrica: poiché
1)non può essere immagazzinata
2)il suo consumo non può essere programmato con precisione (perché p.es. se la giornata è più calda del previsto c’è parimenti bisogno di più aria condizionata del previsto)
3)le centrali elettriche possono variare la produzione solo entro certi limiti
deve essere possibile esportarla / importarla da una Regione all’altra in maniera da avere sempre e solo quella che serve bilanciando la produzione di centrali elettriche anche lontane; mentre la rete elettrica di trasmissione in Italia manca di alcune linee fondamentali per risolvere “colli di bottiglia” fra Regione e Regione che rendono più problematico (e più costoso) del dovuto questo bilanciamento.
Se pensiamo invece ai combustibili fossili, è chiaro che in Lombardia non si può mettere un rigassificatore, e quindi dovrà avvalersi di altre Regioni, così come le raffinerie sono concentrate in “nodi” logistici ben precisi, e così via.
Anche le centrali nucleari devono essere dislocate in punti ben definiti, ed in questo si accomunano a parchi eolici e grandi impianti fotovoltaici.
Nella società in cui viviamo i beni ed i servizi vanno messi in rete, scambiati da un posto all’altro, e questo vale più che mai per l’energia.
La proposta dell’UDC cita genericamente le reti di distribuzione dell’energia (forse alludendo all’energia in generale, non solo l’energia elettrica), ma dovrebbe evidenziare con un punto a parte la risoluzione delle “sezioni critiche” nella RTN (Rete di Trasmissione Nazionale).
Un altro punto da aggiungere assolutamente è la predisposizione di un Piano Energetico Nazionale, e nell’ottica dell’integrazione con i Paesi limitrofi, perché l’energia deve essere trattata a livello nazionale, sia per motivi tecnici, come si vede dagli esempi precedenti, sia perché essa è strategica per la sicurezza nazionale e dell’Europa, nostra casa comune.
Inoltre, l’UDC deve proporre la revisione del Titolo V della Costituzione eliminando l’energia fra le materie in cui c’è legislazione concorrente fra Stato e Regioni. E’ così dalla riforma costituzionale varata dal Governo D’Alema nel 2000, e approvata dal referendum del 2001 in cui l’ex-maggioranza non si sentì di ripudiare la riforma che aveva concepito, e la nuova maggioranza a sua volta non si sentì di contraddire la Lega, ovviamente favorevole a tale riforma, ritornata in suo seno ed in grado di far cadere il Governo come nel 1996. Il risultato fu che tutte le forze politiche appoggiarono il “Sì” a quel referendum, ma fu un errore, come è chiaro in base a quanto esposto finora, e dal fatto che a causa del punto in questione si sono creati conflitti legislativi e rallentamenti burocratici o, viceversa, troppa facilità di autorizzazione a seconda delle Regioni. Risultato: un’Italia “a pelle di leopardo” nell’energia, come in tanti altri temi. Con aumento dei costi. E indovinate chi paga? E le prefiche del federalismo su questo stanno zitte.
non si cita mai nelle proposte e nelle energie rinnovabili, l’unica che ha valore residuo alla fine degli incentivi: il MINI IDROELETTRICO ad acqua fluente. Una centralina su un corso d’acqua apporta notevoli benefici perchè il gestore cura la pulizia del corso d’acqua stesso e lo controlla. In Italia ci sarebbero ancora molte possibilità di sviluppo.
Il ritorno al nucleare in Italia sembra che potrebbe creare diecimila nuovi posti di lavoro. Pur con questa notizia positiva io sono contro l’energia nucleare in quanto l’Italia potrebbe sfruttare di più e meglio le energie rinnovabili. La Germania entro pochi anni può arrivare a soddisfare il 60% del proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili e non ha una posizione geografica ottimale come la penisola italiana. Le nuove centrali nucleari in costruzione nel mondo andranno a sostituire quelle della precedente generazione. La realizzazione di queste centrali hanno costi talmente alti che quei soldi potrebbero essere spostati per la realizzazione e per il miglioramento delle nostre vie di comunicazioni, per la banda larga e lo sviluppo dell’intero paese.
il punto non è nucleare si, nucleare no… la tecnologia nucleare si sta ammodernando moltissimo, ma noi ci prendiamo tecnologia che è già matura (quella francese): negli USA sperimentano minicentrali da 500-1000 megawatt che funzionano per molti anni coni una unica carica e per di più con uranio impoverito, quindi poche scorie (vedasi i progetti delle centrali toshiba). In gran Bretagna hanno inizato a costruire 3 centrali che dovrebbero essere a “fusione”.
Noi invece central idi terza generazione.
Si pensa ad un’Italia migliore e poi si vogliono fare le centrali nucleari, termovalorizzatori e rigassificatori? Ma ci stai prendendo in giro? Il nucleare non servirà affatto per produrre energia ma per speculazione del denaro pubblico. Per creare una centrale nucleare ci voglio tanti di quei milioni che sono pure difficili da mettere insieme, e poi bisogna creare anche un’altra centrale per mantenere le scorie fredde…è solo speculazione pubblica. Al posto di pensare al termovalorizzatore, si pensi e si agisca di più sulla differenziata! E al posto di costruire ancora rigassificatori e gassificatori construiamo strade, autostrade e treni (anche non troppo veloci) perché quà in Sicilia siamo al 4° mondo per quanto riguarda i trasporti!
L’articolo è molto interessante e credo che l’argomento energia e fonti rinnovabili sia molto delicato e necessiti di un ulteriore approfondimento specie per quanto riguarda la certificazione energetica. A tal proposito vi segnalo un sito che parla appunto di quest’ultimo tema e delle nuove disposizioni entrate in vigore il mese scorso.